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Liguria e Basso Piemonte

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Borghetto S.Spirito e la chiesa di S.Matteo. Una storia comune e qualche mistero celato nei dipinti


Lo stemma di Borghetto Santo Spirito è una croce di colore rosso in campo oro, che ricorda la sua fondazione voluta da Albenga. La soprastante colomba richiama l’antica chiesa-ospedale che sorgeva sul Capo d’Anzio.

di Ezio Marinoni

E qui va ricercata l’origine del termine “Santo Spirito“, annoverato nelle tradizioni storiche locali, dal nome del complesso intitolato al Santo Spirito, fondato dai frati Ospedalieri di Roma l’11 marzo 1154; fra il XII e il XIII secolo la struttura passa ai monaci dell’abbazia di San Pietro in Varatella (1), di Toirano.

Goffredo Casalis scrive di Borghetto, che all’epoca aveva 675 abitanti (2): “Borghetto S. Spirito (Burgellus ad Sancti Spiritus), com. nel mand. prov. dioc. di Albenga, div. di Genova. Dipende dal senato di Genova, vice-intend. insin. d’Albenga, prefett. ipot. di Finale, posta di Loano.

Dal nome d’un antico spedale, divenuto poscia convento sotto l’invocazione dello Spirito Santo, venne distinto Borghetto di Albenga.

Esistevi tuttora una strada che fu aperta dai francesi sulla rupe alle falde della montagna; e vi si veggono ancora gli avanzi di un convento, già spettante ai PP. minimi, che fuvvi atterrato a quell’uopo.

Olive, cereali d’ogni sorta, canapa, lino, uve, cavoli, cipolle, porri, ed altri erbaggi, legumi d’ogni specie, patate, buone frutta di varie qualità, e foglie di gelsi formano la ricchezza del paese, che fa quasi tutto il suo traffico col comune di Loano.

La parrocchia è sotto il patrocinio di s. Matteo apostolo. Vi sono due oratorii, uno che serve ai fratelli disciplinanti e intitolato a santa Maria Maddalena; l’altro, che appartiene alla confraternita della morte, ha il nome da S. Giuseppe”.

La prima chiesa parrocchiale di Borghetto viene costruita sul finire del Duecento, nel medesimo spazio in cui sorge l’attuale. La struttura originaria era orientata con l’abside verso levante, così che il sole la illuminasse al suo sorgere, e la facciata a ponente, per ricevere l’ultimo raggio della sera. Per la cultura del Medioevo il sole è simbolo di Cristo e della sua luce che, se accolta, illumina la vita degli uomini, dalla nascita fino al tramonto della morte.

Con il passare dei secoli, Borghetto si ingrandisce e ricostruisce la sua chiesa.

Un’opera manoscritta del Seicento, Il Giardinello, descrive la Diocesi e narra che gli abitanti, spinti dall’ispirazione del loro patrono, l’11 ottobre 1621 incominciano una nuova fabbrica di chiesa, nella quale San Matteo spicca, con la data del 1628 ai suoi piedi. Le famiglie più in vista del paese si prendono cura degli altari nelle navate laterali e vi fondano le loro cappellanie e giuspatronati.

Il 4 ottobre 1643 il vescovo, Mons. Pier Francesco Costa (3), inaugura l’organo. Lo stesso giorno il prelato incorona la statua di Nostra Signora della Guardia e il giorno seguente, la chiesa e l’altare maggiore.

La facciata, ampia e luminosa, è frutto di un restauro del 1902, condotto per la munificenza di Santiago Marexiano, su progetto di Giovanni Richinotti. Nella parte inferiore della facciata campeggiano tre bassorilievi dello scultore savonese Antonio Brilla. In tempi recenti, sono importanti gli interventi del 1978 e quelli che vanno dal 1991 al 1993, per ripulire e rinfrescare la volta centrale e tutte le decorazioni all’interno.

L’interno custodisce pregevoli quadri di Giuseppe Badaracco (1605 – 1657) detto il “Sordo”, pittore genovese, allievo – dopo un inizio sotto Bernardo Strozzi – di Andrea Ansaldo. Egli ha lavorato a Borghetto fra il 1644 e il 1655, lasciando tele firmate, siglate e datate.

I suoi dipinti raffigurano: Martirio di San Matteo, nell’abside, rappresenta l’uccisione di Matteo: l’Apostolo è raffigurato al centro della tela mentre celebra la Messa in abiti sacerdotali. Sullo scalino in primo piano, le iscrizioni dedicatorie, la data dell’esecuzione (1644) e la firma del pittore, “Joseph Badaracus”.

Martirio di Sant’Agata: la santa, legata a una colonna in marmo, è sottoposta a tortura e il carnefice le taglia i seni con una tenaglia.

Madonna con bambino e i santi Pietro, Erasmo ed Antonio Abate, pala dell’altare in capo alla navata sinistra. La composizione è articolata su due piani: nel registro superiore, al di sopra di una coltre di nubi, vediamo le figure sacre; in basso è la veduta del “Borghetto murato”, il paese ritratto da Badaracco nella sua struttura primitiva, con una testimonianza topografica di grande rilievo. Firma e data (1655) sono visibili sulla porzione destra della cinta muraria.

In chiesa troviamo anche la Statua di San Matteo – opera della scuola del Maragliano, inizi del sec. XVIII. L’elegante altare, al centro dell’abside, è frutto di un rifacimento del 1715 (secondo un manoscritto contenuto nell’archivio storico comunale di Borghetto S.S. – fogli sparsi) e ha le sembianze di un paliotto a forma di “vascello” decorato.

Non conosciamo il nome dell’autore della Sacrestia, che risale al primo quarto del Settecento.

Tre pitture presenti nella chiesa si richiamano ai Vangeli Apocrifi e alla Legenda Aurea di Jacopo da Varagine.

Ifigenia fa voto di verginità. Secondo una delle “passiones” apocrife, Matteo va in Etiopia e converte il Re Egipo., dopo aver resuscitato sua figlia Ifigenia. Alla morte del Re, il successore Hirtaco pretende di sposare la figlia, che si è consacrata a Dio. Hirtaco fa uccidere Matteo e Ifigenia gli fa costruire una basilica, usando il suo patrimonio.

L’angelo appare a Matteo e gli detta, secondo la Legenda Aurea, il Vangelo. Il testo di Matteo, infatti, è rappresentato dall’angelo che incarna in sé la natura umana e quella ultraterrena. Secondo la legenda Aurea, l’angelo ispirerà a Matteo la sua sacra scrittura.

I simboli degli Evangelisti. Vi sono rappresentati i quattro simboli, ancora con un riferimento a Jacopo da Varagine, perché la sua Legenda Aurea narra che Giovanni, esiliato sull’isola di Patmos, beneficia della costante compagnia di un’aquila che gli fa da leggio per scrivere il quarto vangelo e l’Apocalisse.

L’Oratorio di San Giuseppe, sede dell’omonima Confraternita, contiene un’altra opera del Badaracco. Il Miracolo della Mula rappresenta un episodio della vita di S. Antonio da Padova; con i volti di alcuni borghettini del tempo, sullo sfondo una loggia guarda a tramontana con le sue arcate, ancora oggi visibile appena si esce dalla porta verso Ceriale, affacciata sulla piazza Madonna della Guardia. Questo Oratorio, edificato nel 1685, era denominato “della Misericordia” o “della buona morte”

La pesante opera di cementificazione che ha coinvolto il paese nella seconda metà del Novecento non ha scalfito il fascino della sua parte vecchia, appunto il “Borghetto”, che sale verso il recente Castello Borelli (4). Il carrugio che inizia di fronte alla Panetteria Oxilia (del 1914) è fiancheggiato dai vecchi caseggiati, si conclude in una piazzetta con la Porta di Ceriale.

Una moderna passerella sul mare collega adesso Borghetto e Ceriale, ed ha rotto una secolare divisione sul lato mare. Il colpo d’occhio, fra il Capo d’Anzio, il Castello Borelli soprastante e l’isola Gallinara di fronte, è suggestivo e vale la pena di essere ammirato.

Ezio Marinoni

Note

(1) L’Abbazia di San Pietro in Varatella sorge alla sommità del monte Varatella, in posizione dominante e panoramica. Fondata prima del Mille dai monaci benedettini, la tradizione popolare fa risalire la fondazione del luogo all’epoca carolingia. Il primo documento che attesta la presenza dei monaci porta la data del 29 giugno del 1076 quando il vescovo ingauno Diodato concede all’Abbazia un mulino in Toirano.

(2) Goffredo Casalis – Dizionario geografico, storico, statistico, commerciale degli stati di S. M. il Re di Sardegna, 28 voll., Torino, 1833 – 1856

(3) Monsignor Pier Francesco Costa è vescovo della Diocesi di Albegna – Imperia dal 29 aprile 1624 – 14 marzo 1655, la cui prima menzione fa riferimento ad un vescovo Quinzio, nell’anno 451.

(4) Costruito nel secolo scorso (iniziano i lavori intorno al 1870) dall’Ing. Borelli, il castello è un raro esempio di dimora storica nata con il concetto dell’autosufficienza abitativa ed energetica. Il complesso edilizio si presenta come un castello-abitazione in stile neo – gotico. L’insieme di strutture si sviluppa in orizzontale, lungo il mare e in verticale, lungo le pendici del monte Piccaro, con un articolato susseguirsi di corpi abitativi, cammini di ronda, scale, torrette e piazze, terminando con la torre di guardia. Bartolomeo Borelli (Pieve di Teco 1829 – Borghetto Santo Spirito 1905) è stato ingegnere ferroviario, ha collaborato con Germain Sommeiller alla progettazione del Traforo del Frejus sulla linea Torino-Lione, tra il 1857 e il 1871, ha diretto i lavori dello scavo del versante sud, da Serre la Voute fino all’imbocco di Bardonecchia. Deputato, dal 1892 è senatore del Regno d’Italia, ricopre anche la carica di consigliere comunale al Comune di Borghetto Santo Spirito.

 


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Ezio Marinoni

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