La testimonianza di una madre 45enne che nel 2003 aveva avviato un’attività: “Assurdo che lo Stato pretenda quasi un milione di euro a chi ne guadagna a malapena 1200”.
di Eraldo Ciangherotti
In questi giorni sono stato contattato da una madre disperata. La storia di questa donna è l’emblema di uno Stato che si accanisce contro i cittadini in difficoltà avanzando pretese irrealistiche (come gli 889 mila euro richiesti alla donna lo scorso anno) a fronte di uno stipendio percepito che arriva a malapena a 1200 euro. L’errore fiscale non può pregiudicare il presente e il futuro di un’intera famiglia, esponendola, come in questo caso, ad un ergastolo fatto di debiti.
È questa la testimonianza di una 45enne dell’albenganese che nel 2003 aveva avviato un’attività. Dopo essere rimasta incinta e poi sola nel 2005 una madre ha deciso di lasciare la sua parte di società per appianare i debiti. In quel momento particolarmente difficile viene aiutata da amici e parenti. Poi però iniziano ad arrivarle le cartelle esattoriali e poco dopo viene anche contattata dall’ufficio dell’Agenzia delle entrate”.
Nel 2022, poi, arriva il colpo più duro. Come fa lo Stato a chiedere ad una madre già in difficoltà di pagare 889 mila euro in cinque giorni? Stiamo parlando di una lavoratrice che riesce a guadagnare a malapena 1200 euro al mese, e con un figlio da crescere e mantenere. Esiste la possibilità di fare ricorso, ma il costo per la donna è proibitivo. Dove potrebbe trovare 10 mila euro per il ricorso una madre che ne guadagna poco più di mille e che è arrivata al punto di mangiare gli avanzi della pappa del figlio per continuare a sopravvivere?
Arriviamo quindi a 10 giorni fa, quando il messo si presenta davanti a lei preannunciandole che le avrebbero ipotecato la casa, il suo unico bene (cointestato). Questa madre ammette di aver avuto le sue colpe in vigilando, anche perché all’epoca dei fatti era giovanissima (27 anni), ma come si può condannare in questo modo una persona ad una non vita?
Il grido di aiuto di questa donna è come quello di tante altre persone nella stessa condizione, ma non per questo va lasciato cadere nel vuoto. Questa madre non può guardare al futuro con serenità e non può farlo nemmeno suo figlio. Sentiamo spesso parlare di società civile ed evoluta, ma in questa storia non vi è traccia di tutto ciò. In alcuni casi lo Stato fa il duro con i più deboli e lascia liberi e impuniti coloro che, al contrario, meriterebbero le pene più severe. —
dr. Eraldo Ciangherotti
Odontoiatra
Consigliere comunale (FI) di Albenga
Consigliere provinciale di Savona