Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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La situazione globale dell’economia e della guerra. L’Italia è meglio di altri paesi del mondo


Sembra diminuire la pressione mediatica putiniana sull’Occidente. Dopo la “trovata” che il Papa avrebbe detto, un paio di mesi prima dello scoppio della guerra, che un “Capo di Stato” (Mattarella) gli aveva parlato di “abbaiare della NATO”, nessun’altra trovata rilevate.

di Sergio Bevilacqua

Allora io scrissi che era ora di finirla di strattonare di qua o di là le posizioni sagge, anche se a volte irrituali, espresse da Francesco, per una parola appropriata e letterariamente corretta ed efficace. Che la NATO abbai, come fa un cane da guardia, che è la interpretazione autentica della locuzione franceschina, è solo corretto, in quanto è la sua funzione, e aveva ben di che: un cane da guardia non provoca, reagisce a segnali di pericolo, quando è un buon cane da guardia, come è la NATO.

Meglio senza? Se non ci fossero pericoli bellici e di oscurantismo, di moderna barbarie sì, meglio senza. Ma oggi la NATO ha convinto anche me. Magari domani no, e ieri a tratti nemmeno, ma oggi sì. Un altro mito falso della propaganda putiniana è la comparazione Euro/Rublo, 2 valute non comparabili per meccanica proprio valutaria. Il commercio in rubli è una parte minima del commercio in Euro, e relativa a pochissime poste materiali, cambiando le quali si altera la dinamica valutaria. Non è indicativa. Puro ideologismo opportunistico.

Ora vedremo, ma il problema europeo è metodologicamente sociatrico e non filosofico. La dinamica cambia l’oggetto. Infatti, in quest’epoca, la storia stessa ci dice di non essere magistra vitae. Riguardo comunque alla storia russa, non si può dimenticare l’autocombustione che va dal 1890 almeno al 1922 e che ha sempre accompagnato la sua storia del XX. La Russia non è una grande potenza moderna.  Il suo PIL è la metà di quello dell’Italia. Molto fumo (di bombe) e poco arrosto. Le sue materie prime sono importanti, ma sostituibili.

In pochi anni Islam e Russia dovranno fare i conti con il crollo del valore dei combustibili per l’energia (petrolio e metano soprattutto), gravissimo per le masse islamiche, che sono il decuplo dei russi, e ciò grazie alla fusione atomica.  La difesa del precario potere economico, e non della civiltà russa, è stata congegnata da Putin con preveggenza e tempismo. Ciò non toglie che, facendolo con le proprie forze e cultura primitive, ha scelto forse non la ipotesi migliore. La mano militare e le continue minacce all’uso dell’atomica, che da varie parti istituzionali russe continuano a prodursi, sono viste come volgare e disastrosa arroganza dal mondo intero, che è spaventato. Nel terzo millennio, alla fine, non è spaventando che si ottiene consenso, ma incoraggiando e congiungendo. E Putin e il suo entourage non hanno le caratteristiche per agire in quel senso. Peccato, per l’umanità, per noi e soprattutto per i russi, la cui economia popolare presto crollerà, avviando forse il Paese a una delle consuete rivoluzioni, che si sono alternate alle guerre per più di tutto il XX. La Russia vale moltissimo per la civiltà moscovita pietroburghese e di Kiev/Odessa e poi per la esperienza comunista, che, pur perdente, ha cambiato il mondo. Ma si tratta di un Paese dalle enormi difficoltà politiche in una fase come questa, globale e olistica e lo dimostrano le sue reazioni primitive.

Dall’altra parte, il problema dell’Europa era già grave prima della crisi ucraina e ora è diventato urgente; uno stadio di gravità ulteriore, introdotto dalla pandemia e acutizzato dalla corruzione grottesca scoperta dagli inquirenti belgi con i sacchi di denaro contante Qatariano. La crisi ucraina è capitata a fagiolo per gli USA, che dimostrano di essere ancora il baluardo dell’Occidente. La Russia (o, meglio, un pugno di detestabili oligarchi) deve salvare il salvabile per il suo petrolio e metano, in vista della loro sostituzione nel mondo secondario, industriale nel quale sono praticamente assenti. Opacità di visione e incapacità di integrarsi in modo moderno, globale e olistico, vecchiume civile e illusione da ipertrofia militare, limiti culturali spiegano la arretratezza della politica e società putiniana. Le materie prime, di cui la Russia abbonda, non valgono nulla se non le si trasformano, e la terra ne è comunque piena.

La propaganda putiniana per cui gli Usa avrebbero sostenuto questo conflitto per un divide et impera non regge in questo caso. E, comunque, la congiunzione non avrebbe dovuto essere tra Russia ed Europa, ma tra Europa e Asia, Cina. E tutti sarebbero stati d’accordo: attenzione, anche gli USA. Gli unici a non avere interessi sono i soli oligarchi russi, neanche il popolo russo, a dimostrazione di un potere di governo di squallida e pericolosa retroguardia, con l’opportunismo anti-societario nascosto dietro ideologie, bombe e miti, velleità di una grandeur apparente e superata. A differenza loro, la NATO può moltissimo perché ha dietro una enorme industria avanzatissima in tutti i settori, che fa confluire con facilità le tecnologie all’ambito militare. La Russia ha perso il treno almeno 50 anni fa, un pò come l’Italia ma, a differenza di quest’ultima, per cause proprie. E occorre fare attenzione ai filosofi teorici, in un’epoca ove serve la conoscenza clinica dei sistemi operativi del mondo, perché sopravvalutandoli la politica diviene sempre più ridicola politichetta da five o’clock tea.

I grandi gruppi globali muovono LA Presidenza americana, di cui IL Presidente è semplice emblema. E i grandi gruppi industriali vogliono il mercato aperto, globale, comunicativo e coeso, e le guerre a volte soltanto vanno nel senso di abbattere barriere, giuste o sbagliate che siano le barriere: in questo caso le creano, quindi sono malviste. La Russia putiniana ha capito che la cessione di sovranità economica nell’ordine delle cose è un gravissimo danno per la oligarchia e un enorme opportunità per il popolo russo. Finirà male per la Russia putiniana, ma speriamo non per il suo popolo.

E quella USA non è ipertrofia, ma adeguato pendant economico e strategico rispetto alla sua enorme economia e strategia di tutto il XX secolo. Inoltre lo stato tecnologico consente agli USA di ipotizzare forme di deterrenza molto diverse dai carrarmati (che poi, come spiegavo sopra, hanno tutt’altro senso rispetto a quello apparente).

La diversa integrazione economica (riconoscimento della dimensione globale del mercato e della produzione del valore) fa crescere tutti, e si chiama Microsoft, Amazon, Google, Facebook, Samsung, ad esempio (chi non le usa ormai!) e invece il mantenimento del passato rende davvero schiavi dell’oscurantismo, che spesso si traveste da cultura e tradizione, che, oltretutto, si difendono solo rimanendo up-to-date. Noi italiani non siamo schiavi ma indotto, e non di chi ci ha tagliato le gambe negli anni ’60 (casi Mattei, Ippolito, Olivetti e Rovelli) ma della comune casa europea. UK ha tutta un’altra struttura economica rispetto all’Italia: è soprattutto terziario globale e poca manifattura. Il corpo europeo è fatto di ventre continentale a guida tedesca, con sguardo a oriente e parte latina di litigiosi cugini.

Non è ipertrofica l’organizzazione militare in rapporto all’economia USA e occidentale in genere, mentre lo è in modo gigantesco quella russa. Gli USA e la NATO non mandano al macello il loro popolo come fa Putin e i suoi disgustosi complici di governo e ridicoli generali alla Enrico Baj. Le produzioni economiche, poi, sono tutte e sempre patrimonio dell’umanità, e questo quanto mai oggi. In Italia lavoriamo, e molto. E continueremo a farlo. E potremo farlo anche meglio quanto più il mondo si integra e completa, perché siamo molto sviluppati, creativi e adattivi. Certo, poteva andare meglio… ma così è la vita.

E io continuo a pensare, anzi a sapere che è meglio l’Italia di qualunque altro Paese del mondo, soprattutto in comuni ambienti continentali e occidentali. La comune casa europea è la presa d’atto di una dimensione determinante della vita sociale e civile che è l’economia, la quale conta l’80 % della società umana. Non Germania allargata, che è una ignorantata tardo-leghista, ma concreto sistema produttivo e dato di fatto e una Russia biecamente opportunista e ripiegata su se stessa, o meglio sugli interessi di disgustosi plutocrati, è incompatibile con la UE, come a suo tempo con la NATO. Rimane che i difetti della mano sinistra non giustificano quelli della mano destra: un establishment che guida in modo non democratico il popolo russo sta facendo errori gravissimi per opportunismo scellerato confondendo le idee ai russi e cercando di confonderle anche al mondo, che però non ci casca.

In Russia l’oligarchia sta causando il disastro è si beccheranno un altro 1905 o 1917 o 1992, in mezzo le guerre più orrende, anche questa ucraina, seppur di taglia militare minore, per nascondere le pecche del sistema. La globalizzazione è economia, ed è natura. L’economia agisce per la creazione del valore e non per la sua distruzione: e non si vive di solo Tolstoj. [16/6, 08:57] Sergio Bevilacqua: L’Islam ha tutto serissimi problemi di adeguatezza e quando tra poco gli sceicchi e i signori del petrolio non potranno più buttare denaro su Casablanca, Cairo, Teheran perché con la fusione atomica se lo dovranno tenere, allora saranno guai. Lo stesso accadrà alla Russia che, come un mercante spregiudicato, gioca l’accompagnamento militare per costringere gli altri a pagare, sapendo che sarà presto finita. Un Paese che non ha saputo gestire il trapasso macropolitico post ’92 con dignità (Eltsin) e che è passato nella disattenzione del suo popolo dal comunismo alla peggiore plutocrazia, per di più con tendenze militari croniche, prima di entrare nel mondo civile democratico doveva dimostrare qualcosa… Putin si è cambiato astutamente le leggi a suo favore abusando della fiducia di un popolo che lo vedeva vicino all’Occidente e non certamente in guerra sanguinosa con lo stesso. Se anziché in guerre Putin avesse investito in infrastrutture eurasiatiche sarebbe rimasto nella storia come un benefattore dell’umanità e invece è destinato altrimenti.

Vediamo allora alcuni punti generali della situazione d’oggi:

  1. I nuovi feudatari mondiali Occidentali non collimano con questa visione geopolitica, anzi hanno bell’e superato LA geopolitica.
  2. Il loro interesse è alla coesione complessiva del mercato mondiale e dell’abbattimento di tutte le barriere, logistiche, politiche, culturali. Loro comandano i politici negli USA e all’ONU.
  3. Nel consolidamento eurasiatico (non europeo soltanto), conta la geografia economica e la produzione industriale nel mondo ormai si fa in Cina. L’Europa è soprattutto terziario e innovazione. Dunque occorre considerare l’intera Eurasia.
  4. Vista da questa parte nuova e straniante, lo sfaldamento dell’Europa è negativo per i feudatari Occidentali e gli USA non trameranno perché avvenga
  5. Il mercato cinese è ghiottissimo, e sempre di più. Ottime opportunità d’integrazione commerciale e fortissime congiunzioni di finanza pubblica (con gli USA).

La società russa entrerà presto in fibrillazione per motivi tecnico economici e la gente come ha già fatto ribalterà l’infausto regime oscurantista, arretrato e fuorviante. La Cina è d’accordo con l’Occidente. Gli interessi sono gli stessi, e le risorse della Russia fanno gola anche ai cinesi. Se dovesse succedere un patatrac, la Russia europea entra nella UE e la Russia asiatica se la prende la Cina, sotto forma di una sorta di protettorato.

Nessuno è autonomo nel mondo di oggi, né in economia, né in civiltà.

La Russia, cioè poi l’establishment putiniano, che non è nemmeno il già ridicolo 2% dell’umanità che parla russo, non il 25% che parla cinese o il 25 % che parla inglese, deve accettare le logiche para-mercatistiche del secondario, terziario e quaternario olistico. È un atto di doverosa civiltà che tutto il mondo chiede e che solo poche élite, drogate di superbia e originalismo mediatico hollywoodiano, contrastano, senza fondamenti dinamici. E di dinamismo il mondo del futuro ne ha moltissimo bisogno. Il diluvio del Globantropocene mediatizzato ginecoforico spazza via tutto metaforicamente e le metafore stesse, mentre resta un organismo intero, faticosamente coeso, di cui tutte le forze e funzioni sono quasi strategiche.

Potrei andare avanti a lungo, nello spiegare la pochezza del progetto putiniano, la sua astuzia e la sua inaccettabile retroguardia e oscurantismo.

Io sto con Ryanair, Windows, Samsung, Apple, Amazon, Italo, e c. e non con 4 minerari viziosi, smaniosi di non perdere il vantaggio finanziario da spendere o investire nei bordelli del mondo (i migliori quelli occidentali). I nuovi feudatari globali, che dominano tutti i sistemi politici con sempre maggiore padronanza, non temono l’UE, assolutamente. Ostacolano coloro che vogliono porre limiti o barriere all’operato economico-imprenditoriale tout-court nel mondo. E oggi questo è soprattutto l’establishment russo, con un popolo mezzo orbo intorno…

Una strategia globale vera, vede la Russia su molti piani fondamentali (demografia, PIL, innovazione tecnologica) una briciola del mondo. È chiaro che si tratta di una mossa disperata, quella Ucraina, anche se magari intelligente da parte di Putin. I Nuovi Feudatari globali del secondario, soprattutto occidentali ma anche cinesi e asiatici, non possono consentire l’involuzione e agendo con pressioni, o forse anche provocazioni, faranno fallire oggi o nel tempo (comunque pochi anni) le astuzie putiniane. I russi presto si ribelleranno, perché nessuno al mondo può e vuole vivere senza il globale. E, per quanto riguarda i “signornò” nostrani, il punto non è l’invasione del Globale ma come preservare la molteplicità in presenza delle stratosferiche tecnologie globali che abbiamo a disposizione. E non credere ingenuamente a Orwell o altri deliri: la strategia corretta non è la ripulsa del globale, ma il suo sfruttamento per la miglior crescita e valorizzazione della varietà locale, in imprescindibile integrazione. LO-BAL, cioè, in congiunzione con GLO-CAL: I vecchi vedono solo i disagi del GLOCAL e non capiscono che occorre cavalcare il Globale (LO-BAL) per valorizzare la varietà umana e quindi aumentare qualità e quantità della produzione del Valore.

Sergio Bevilacqua


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