Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Racconto/ Ho viaggiato in Svizzera 47 anni fa. Sono tornato nei Grigioni. La bella sorpresa del ‘biglietto Unesco’. Gli ‘incroci’ aboliti in Italia


Beh, la prima volta che ho viaggiato in Svizzera ero rimasto incuriosito. Era, ohibò, 47 anni fa.

di Fabio Buonanno

Ai marciapiedi delle stazioni non c’erano i teleindicatori, ma una semplice combinazione di un orologio di metallo con le lancette che un apposito incaricato girava a mano per mostrare l’ora di partenza del prossimo treno, cui si abbinava un ingegnoso sistema di indicatori a leva: alcuni mostravano la categoria del treno, altri la destinazione. Alla fine, la combinazione dell’orologetto e di due velette mostrava, per esempio, che il prossimo treno era lo Schnellzug delle 8.46 per Basilea. Da noi c’erano già da anni i teleindicatori prodotti dalla ditta Solari.
Ricordo anche, alla stazione di Ginevra, un grande cilindro alto circa un metro, illuminato dall’interno, sul cui perimetro era fissato un enorme lucido con i quadri orario di tutte le linee ferroviarie svizzere.

In Italia invece c’erano grandi tabelloni, almeno una ventina, con gli orari di tutte le linee italiane (ricordo che nella stazione di Redipuglia trovai gli orari della Sicilia).
Allora in Svizzera c’erano le cabine telefoniche entro cui c’erano gli elenchi telefonici cartacei di tutta la nazione… proprio roba del secolo scorso!

La scorsa settimana abbiamo fatto una vacanza nei Grigioni, compiendo le ultime tappe di una lunga camminata da Bergamo oltre le Orobie e lo Spluga fino a Coira. Prima della pandemia avevamo percorso la tratta da Bergamo ad Andeer, che si trova suppergiù dove il Reno Posteriore si incontra col Reno di Lei.
Partiti in treno da Bergamo verso Tirano, a Colico siamo incappati nell’autoservizio sostitutivo che percorre tutta la Valtellina. C’erano 4 autocorriere, ognuna con un grande cartello “Tirano“. A terra due “assistenti alla clientela” di Trenord, muti. Siamo saliti in una corriera a caso, ed abbiamo scoperto che era quella “rapida” che saltava tutte le fermate fino a Tresenda. Il bello è che né l’autista né il personale Trenord hanno avvisato che le fermate intermedie non sarebbero state servite! Lungo il viaggio (la strada corre a lungo parallela alla ferrovia) non abbiamo visto alcun lavoro in corso sui binari. Nonostante una lunga coda dalle parti di Sondrio siamo arrivati a Tirano con un quarto d’ora di anticipo.
Poichè la nostra vacanza durava 4 giorni, avevo comprato sul sito della ferrovia retica il “biglietto UNESCO“, che per 72 franchi permette di viaggiare per 2 giorni entro 4 illimitatamente fra Tirano e Thusis. Sia all’andata che al ritorno ci siamo sventolati sui simpatici carri panoramici aperti fra Tirano e Pontresina.

Il dramma è stato quando un capotreno con la testa quadra ha chiesto il biglietto ad uno di noi. Il foglio A4 su cui era stato stampato era stato piegato in quattro, e la piegatura era proprio sul codice QR. Il suo lettore non riusciva a leggere il codice QR, ma sul biglietto c’erano scritte per esteso le stesse cose. Egli ha mugugnato, ha borbottato, ha sudato freddo, ha fatto tre telefonate, e poi ha sentenziato che avremmo dovuto ristampare il biglietto. Come? Dove? Quando, con pochi minuti di interscambio a Pontresina e a Samedan? Alla fine egli, sicuramente con gran sofferenza interiore, ha lasciato perdere e si è incamminato lungo il treno borbottando e scuotendo la testa.
Successivamente, l’incrocio con treni in leggero ritardo mi ha fatto preoccupare perchè a Thusis avevamo solo 4‘ di interscambio con l’autopostale della linea di Mesocco. Ho segnalato la cosa al capotreno che, tranquillo, mi ha detto che avrebbe telefonato all’ufficio movimento dell’autopostale per chiedere la coincidenza. Volevo quasi abbracciarlo, in Italia una roba simile è fantascienza!
A Sils im Domleschg (dove i treni non fermano più da anni) abbiamo scoperto che l’ufficio postale è stato chiuso. Nel vano ove c’era il telefono pubblico abbiamo trovato due frigoriferi pieni di roba da mangiare, in vendita, con accanto una scatoletta ove mettere i soldi. Che bello che esista ancora un posto dove la gente ha ancora fiducia! Da noi il frigo e la scatoletta sarebbero stati depredati!
Il “biglietto UNESCO” dà diritto a ritirare in stazione un gustoso libretto del valore di 15 franchi con la descrizione delle linee del Bernina e dell’Albula patrimonio UNESCO. Andando noi a piedi e non volendo portarcelo in zaino, ho scritto alla ferrovia retica di farcelo trovare alla fine del percorso, in stazione di Coira. Ho specificato giorno, ora e nome delle persone che sarebbero andate a ritirarlo. Un’e-mail della RhB mi aveva tranquillizzato “vada, i libretti saranno là“.

Arriviamo a Coira, e mettiamo in panico gli addetti della biglietteria SBB. I libretti erano là sul banco, pronti per noi, ma sopra c’era un foglio con su scritto “consegnare questi libretti solo dopo aver ritirato il relativo coupon”. Il bello è che non esiste alcun coupon, per il ritiro basta mostrare il biglietto nominativo. Insomma, dopo 20 minuti dovevamo proseguire con un treno verso Arosa, e l’addetta allo sportello era ancora al telefono per chiedere lumi. La ho lasciata là, dicendole che saremmo tornati l’indomani mattina. Durante la notte per fortuna la faccenda si è risolta, così l’indomani abbiamo potuto ritirare i libretti, previo fotocopia dei nostri biglietti.
Da Coira siamo andati al museo ferroviario di Bravuogn, dove abbiamo trovato con piacere la ABe 4/4 491 della ferrovia Bellinzona – Mesocco, lucidissima.
Per entrare nel museo, io avevo un buono per un biglietto di ingresso scontato acquistato su un sito londinese specializzato in biglietti ferroviari svizzeri. La cassiera lo ha guardato, se l’è rigirato fra le mani, ha preso un librone ed ha cominciato a sfogliarlo. Dopo mezzo minuto si è fermata, ha detto “Ah, so!” e mi ha dato il biglietto di ingresso stampato su un cartoncino Edmonson (su cui ha timbrato la data con una vecchissima pesante macchinetta alta 30 centimetri).
I miei amici invece avevano diritto al prezzo ridotto dietro presentazione del biglietto UNESCO. Apriti cielo! Non si è mai visto alcuno che con un biglietto UNESCO chieda il biglietto di ingresso scontato! Dopo alcuni minuti di ricerca senza esito sul librone, sono andato con la cassiera allo sportello della biglietteria RhB di Bravuogn. Là l’addetta si è attaccata ad internet, cercando ispirazione e soprattutto cercando di farmi desistere. Nulla. Alla fine io, irremovibile, le ho chiesto di leggere là in basso, ed era scritto proprio “ingresso ridotto al museo ferroviario”. Bene, finalmente! Però, ridotto, si, ma quanto ridotto? Se il biglietto intero costa 15 franchi, il museo poteva vendere biglietti ridotti a 13, 11 e 7.50 franchi. Un vero problema! Alla fine, dopo un quarto d’ora, ha stabilito 7.50. Il museo meritava, è veramente interessante, parte dall’epoca delle diligenze ed arriva ai giorni nostri, mostrando anche il treno ospedale della RhB per l’esercito svizzero. C’è anche un percorso “sotterraneo” in cui i bambini possono divertirsi permettendo ai genitori di vedere il museo con calma. Mi è piaciuta anche la macchina detta “la dama” che a suo tempo stampava i biglietti Edmonson di tutta la ferrovia retica.
Il ritorno a Tirano è stato disturbato da lievi ritardi che, sommati, hanno causato spostamenti di incroci che alla fine ci hanno fatti arrivare con un quarto d’ora di ritardo.
L’autocorsa sostitutiva per Colico, che partiva dall’autostazione di Tirano (ma il biglietto andava obliterato alla stazione ferroviaria!) è arrivata in orario nonostante una lunga coda a metà strada.
Insomma, durante questa breve vacanza ho visto tante cose interessanti. La ferrovia retica ha creato dei brevi tratti a doppio binario per consentire incroci in località ove non esistono stazioni (proprio il contrario di quanto avviene in Italia, dove in alcune stazioni levano il secondo binario impedendo l’incrocio). Ho trovato carenze dal punto di vista commerciale (il capotreno quadrato, gli sportellisti imbranati), ed ho ritrovato con piacere la 491 mesolcina.

Fabio Buonanno

COMMENTO DELL’ING.MASSIMO FERRARI – Beh, a me sembra proprio la Svizzera di sempre: servizio impeccabile e, ogni tanto, qualche addetto un poco rigido che, tuttavia, preso per il verso giusto, si riesce a far ragionare. Grazie per l’interessante testimonianza.

 


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