Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Liguria, quanto è bello il Centro regionale per dialetti e tradizioni popolari. La Regione lo dimentica dal 2013. E il consigliere Sansa chiede…


Secondo il sito della Regione sarebbe esistente nelle strutture regionali un Centro Regionale per i Dialetti e le Tradizioni Popolari della Liguria con una importante documentazione che viene anche, in parte, messa a disposizione proprio tramite appositi links.

di Danilo Bruno

Vi sarebbero infatti a disposizione:  circa quaranta ore di registrazione di Mauro Balma (etnomusicologo) e Paolo Giardelli (Antropologo); tutto il materiale dell’Archivio di Edward Neill relativo anche alla musica popolare ligure;
 materiale audio e video acquisito dalla sede regionale RAI; per un totale di circa 2500 tra volumi, riviste, opuscoli, dischi, CD…
In questo contesto sorgerebbero tante domande a cui la Regione non fornisce informazioni sul sito e su cui ho interessato il consigliere regionale Ferruccio Sansa, che ha presentato una specifica interrogazione alla Giunta.
Provo a riassumere alcune domande:
a) Perché la Regione non ha mai sostenuto finanziariamente almeno dal 2013 un simile Centro, che potrebbe permettere di acquisire notizie storiche su una regione posta in un luogo di passaggio fra Alpi ed Appennini e soprattutto posta in un continuo scambio di esperienze culturali e sociali di grande valore?
b) Perché non è mai stato formato un comitato scientifico per dare una autonomia di indirizzo ad un simile centro o meglio ancora perché un simile Centro non ha mai assunto una propria reale autonomia finanziaria e culturale in modo da poter contribuire alla ricerca e alla conservazione del patrimonio demo-etno-antropologico regionale?
c) Perché la collezione “ferma a soli 2500 testi” non è mai stata implementata in modo da costituire un punto di conservazione e di ricerca anche per studenti impegnati in tesi sul patrimonio regionale?
d) Perchè la Regione non ha mai in generale, ma anche nello specifico finanziato borse di studio per ricerche nei temi demo-etono-antropologici in modo da consentire una valorizzazione dei giovani ricercatori ed impedire la continua fuga all’estero anche di chi semplicemente voglia laurearsi in discipline di carattere umanistico?
Si tratta di alcuni dei tanti quesiti, che bisognerebbe porre ad una politica “sorda e grigia”, che non ha mai valorizzato le esperienze di ricerca e ha sempre ritenuto inutili le attività culturali in particolare nei campi della linguistica e delle tradizioni popolari in senso lato.
Che fare ora?
Io credo che, come sto tentando di fare, esistano due piani di azione.
a) Uno educativo affinchè nascano nuove generazioni di giovani coscienti del patrimonio culturale nazionale e vogliano partecipare a costruire una cittadinanza europea basata anche su comuni valori culturali come, ad esempio, aveva sempre sostenuto Mazzini in particolare nel suo libro “Della letteratura europea”;
b) Uno politico di denuncia, che chiami tutti gli studiosi e non solo a pretendere una adeguata tutela dei beni culturali e su questa base denunciare tutto ciò che non funziona a cominciare dall’assurdità del precariato presente nel settore fino, ad esempio, al bando di questi giorni pubblicato dal Comune di Sora (FR), che per il museo della media valle del Liri sta cercando un archeologo pensionato, che vada a dirigerlo senza stipendio o rimborso spese per dodici mesi.
Danilo Bruno

 

 


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