Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Ranzo la ‘terza vita’ del ristorante Moisello. Un primato unanime di giudizi positivi. Senza ‘stelle’ Michelin e senza ‘forchette’ del Gambero Rosso


Ranzo fa parte dei Comuni dell’Unione Valle Arroscia. Tra i gioielli culinari mancava un fiore all’occhiello: la terza o la quarta vita del ristorante Moisello. Non è un cimelio storico pur essendo aperto dai primi anni ’60. Ma oggi, con i giovani fratelli Federico e Ludovico, è una vera eccellenza. Ripetiamo eccellenza che fa onore all’entroterra imperiese e non solo.

di Luciano Corrado

Il ristorante Moisello nel centro storico di Ranzo (IM), Valle Arroscia (vedi facebook…….)

Qualora qualcuno nutrisse dubbi o scetticismo può visitare i siti internet, compreso quello che molti criticano perchè l’imparzialità e la competenza di chi scrive, a volte, lascia a desiderare e comunque resta il più ‘cliccato’: Tripadvisor. Chi posta una recensione potrebbe avere poche nozioni di cosa sia la qualità della materia prima e la corretta preparazione di un menù. Oppure non avrà mai letto dell’esistenza e dei testi di Pellegrino Artusi autore del libro di ricette più popolare di sempre: La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene. Anche se non è del tutto sbagliato diffidare di libri e ‘guide culinarie’, dei curatori di riviste che trattano di quest’arte a tavola messa alla prova ad ogni pasto. Il ‘vangelo Artusi‘ con le ricette più classiche dei libri in cucina commentate, confrontate, addirittura corrette da due dietologi che hanno condiviso un’alimentazione  fantasiosa, appagante e soprattutto sana. E Iddio sa quanto sia importante per la nostra salute, ragazzi, giovani e terza età.

Il ‘miracolo’ del ristorante Moisello è presto raccontato. Per i suoi avventori, appartenenti alle più eterogenee classi sociali, per il 98 per cento merita un giudizio ‘eccellente‘.  Non ce n’è uno, diciamo uno, negativo. Eppure Moisello non lo troverete su  guide prestigiose, almeno così vengono considerate da molti, come la Michelin e Gambero Rosso, anche per la loro diffusione nazionale e oltre. La ‘guida rossa’, ad esempio, è assai seguita da una certa clientela medio alta soprattutto in Francia e in alcuni paese della Mittel Europa.

Lo chef Ludovico Moisello 33 anni

A Ranzo arriviamo al paradosso che il ristorante Moisello non ha bisogno di ‘spintarelle’ mediatiche. La sua forza, oltre che ai fornelli di chef Ludovico, 35 anni, ai menù quasi sempre azzeccati per il palato della clientela o del passante, è la professionalità e l’affiatamento del team cucina-sala, il savoir-faire del fratello Federico, 33 anni, coadiuvato da una attentissima moglie, Alessandra. A coronamento del terzetto c’è la sapiente ‘manina’, nella preparazione di alcuni piatti della nostra tradizione, di mamma Cinzia. Papa Fabrizio che per un periodo ha mandato avanti il locale, ha scelto di fare un passo indietro, “largo ai giovani volenterosi e nessuna intrusione”.

Non è per una facile demagogia riflettere con quale gioia e

Federico Moisello, 35 anni, si occupa del servizio ai tavoli

orgoglio nonna Maria Luisa in cucina e nonno Filiberto ai tavoli vedrebbero all’opera i loro cari nipoti. Chi ha avuto, come chi scrive questo testo, occasione di conoscerli e frequentare il ristorante, può testimoniare, raccontare, confidare i loro patemi sul futuro dell’attività.

Non solo l’impegno, la sfida continua, non sempre comune e costante nell’entroterra, a migliorare, a ristrutturare, ad arredare, a non essere sempre supportati. La nuova generazione dei Moisello può esibire posate, piatti, bicchieri, tutto di prestigiose marche; dai tavoli alle tovaglie, ai tendaggi, agli arredi semplici ed appropriati.

Certo quando l’età ha fatto venir meno le forze, il ristorante Moisello ha vissuto qualche difficoltà, per tre anni dato in affitto e per 17 anni rimasto chiuso. Poi la scommessa, vinta, di Federico e Ludovico. Senza cavalcare la presunzione, semmai l’ascolto, la modestia, la soddisfazione e l’impegno a non essere mai appagati. Non cullarsi nelle illusioni dell’ormai siamo arrivati. Semmai proporsi non solo con la gentilezza, senza dimenticare quel vecchio detto che potrebbe apparire esagerato: “il cliente ha sempre ragione”. E non è proprio così, aggiungiamo. Ogni caso fa a se.

Per i fratelli Moisello contano davvero i risultati, essere consapevoli che la professionalità, la serietà, alla fin fine paga. Si lavora, c’è il passaparola, dalla opulenta riviera, ai paesi dell’entroterra, a quelli montani, alla coppia, alle famiglie, ai turisti. Si crea una formidabile catena umana che sa valutare e non delude.

Se dovessimo giudicare da veterani assaggiatori delle nostre antiche tradizioni culinarie, da quelle trattorie, osterie, ristoranti dove era impossibile trovare posto senza prenotare e ti alzavi da tavola soddisfatto e felice. Come dimenticare la cucina e le mani d’oro, la sapienza delle nostre nonne e spesso delle figlie. Altri gloriosi tempi si dirà. Era l’italia del miracolo economico e della montagna, con i suoi abitanti, che faceva faville e per quanti l’hanno vissuta lascia una lunga scia di buoni ricordi ed ammirazione.

Ebbene una delle strategie vincenti dei Moisello è la ‘pasta fresca’ fatta in casa. Una tradizione che si è quasi esaurita. Vanno di moda e sono più comodi, ai ristoratori, i pastifici artigianali, se non l’invasione della pasta industriale. E il secondo valore aggiunto dei Moisello è la maestria nella preparazione e cottura del tradizionale e popolare coniglio che non sarà più quello allevato dal contadino; resta il buon gusto, i sapori, la digeribilità. Un piatto semplice che non ‘rinviene’ perché non è servito riscaldato.

Se chiediamo a Ludovico dove ha appreso l’arte risponde che non ha il diploma dell’alberghiero e “non mi sono mai montato la testa”. Ha cercato di imparare dalla nonna, dal papà. Ha ‘studiato’ da Grani di Pepe ad Ortovero,  da Scola a Castelbianco. “Con mio fratello siamo all’opera dal 2017, non possiamo davvero lamentarci, né invidiare qualche concorrente. Se riusciamo si va a pranzo o a cena da bravi e storici colleghi come Muraglia-Conchiglia d’Oro a Varigotti, Pernambucco di Albenga, il Posticino di Mirella Porro ad Albenga, Surf di Calata Cuneo a Oneglia  ed altri. Anche per l’acquisto dei vini facciamo del nostro meglio per valorizzare e proporre prodotti locali delle cantine famigliari più apprezzate”.

Maria Luisa e Filiberto Moisello il giorno delle nozze

Grazie per il tempo che mi aveva dedicato. La Valle Arroscia che nei decenni poteva vantare ristoranti che attraevano clienti da ogni dove, pagavano il conto soddisfatti e tornavano, ha bisogno di affrontare e vincere la sfida dello spopolamento, della perdita di esercenti, del piccolo commercio, con la riscoperta di ‘stelle’ o ‘forchette’. Non necessariamente quelle ‘Michelin’ o ‘Gambero Rosso’. Il successo di un locale, con la ristorazione, non ha bisogno di rincorrere le mode che cambiano dall’oggi al domani. L’esempio dei fratelli Moisello dovrebbe far scuola, trasformarsi in stella polare. Senza illudersi di assurgere a primi della classe. Qui non vale il ‘basta poco’ per essere appagati e felici.

Luciano Corrado

ALCUNI COMMENTI SOCIAL SIGNIFICATIVI

1) CINQUANTA ANNI FA – Frequentavo questo locale alla fine degli anni 60 quando era gestito dal nonno di FILIBERTO. Entrando nel locale “dopo 50 anni” ho notato un grandissimo cambiamento, è stato completamente ridisegnato e offre al cliente un ambiente molto accogliente, nell’ arredamento tutto è studiato nei minimi dettagli, nulla è lasciato al caso, i tavoli sono ben distanziati e l’ ambiente è molto rilassante e silenzioso, l’attenzione per l’ospite da parte di Federico e sua moglie Alexandra è al top, il menù è abbastanza vario ma imperniato sulla cucina del territorio che tende ad esaltare i sapori e i profumi degli ingredienti a chilometro zero.
Squisiti nella loro semplicità i ravioli fatti a mano con una sfoglia delicatissima, quasi vellutata che racchiude all’interno come in uno scrigno profumi di erbe e sapori di timo, ottime le costine di agnello impanate al profumo di menta, per gli amanti delle lumache è un piatto da non perdere veramente ottime! La cima alla genovese “simma” accompagnata da una salsina verde e panissa fritta è un altro capolavoro dello chef Ludovico, ben fornita anche la carta dei vini che predilige cantine di piccoli produttori locali….
Consiglio questo locale per cenette romantiche a lume di candela ed ai buongustai…

2) Abbiamo riscoperto un ristorante da noi frequentato negli anni ‘80 e ora gestito per la terza generazione dai nipoti del suo fondatore e le aspettative non sono state disattese. Ottime le pietanze ed il sevizio in un ambiente del tutto rimodernato ma che ricorda molto da vicino le proprie origini. Da assaggiare le polpettine di verdure ai funghi porcini e il coniglio alla ligure, speciale.

3)Locale raffinato, proprietario accogliente e preparato. Carta dei vini all’altezza, lumache ottime, così come i dolci. Forse più adatto a serate romantiche che agli incontri conviviali tra amici.

4)Consigliati dal nostro bagnino di Laigueglia siamo venuti in questo ristorante nell’entroterra di domenica a pranzo dopo aver prenotato dicendo che avevamo due cani. Arrivati ci hanno sistemato in un comodo tavolo rotondo con ampio spazio per i nostri pelosetti. Ottima impressione, gentili e disponibili, piatti buonissimi e abbondanti, ottimo vermentino e dolci stupendi. Conto onesto e adeguato. Torneremo di sicuro.

5)Ottimo tutto, dal servizio assolutamente molto curato, al cibo e, per finire, alla cantina. Veramente una piacevole scoperta! Materie prime (locali) di qualita’ sapientemente proposte con ricette tradizionali ed alcune interessanti rivisitazioni. Secondi piatti veramente top!! Complimenti: torneremo di sicuro.

6)Se si capita in zona non si può perdere una così bella sorpresa. Gestione giovane ma estremamente professionale, con materie prime di ottima qualità lavorate con maestria ma in seno alla tradizione. Se vi capita fatevi raccontare la loro storia……


L.Corrado

L.Corrado

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