Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Disservizi e miopia. Ferrovie nel Basso Piemonte e l’assessore regionale. Non vi è più cieco di chi non voglia vedere. Da 11 anni cancellato il servizio su un terzo della rete. Ecco la ‘fotografia’


In poco più di tre settimane e, precisamente, da venerdì 17 novembre a martedì 12 dicembre 2023, diverse testate, tanto a diffusione locale, quanto a diffusione Nazionale, su carta e nell’etere, hanno dato conto del malcontento che serpeggia tra gli utenti del trasporto pubblico.

di Roberto Borri

Marco Gabusi. Si legge sul sito istituzione della Regione: Assessore ai Trasporti, Infrastrutture, Opere pubbliche, Difesa del Suolo, Protezione civile, Gestione emergenza profughi ucraini. Nato a Canelli il 26 settembre 1980, sposato, papà della piccola Alice. Nel suo mandato Gabusi mette al centro i territori, puntando su un servizio più capillare di trasporto locale anche nei territori marginali, il rinnovamento dei mezzi di trasporto pubblico e una rete di infrastrutture più efficiente. Ha portato avanti importanti battaglie per il territorio, come il potenziamento del servizio dei trasporti locali, l’implementazione della rete dei trasporti di emergenza nell’astigiano, la valorizzazione del ruolo dei territori nei confronti dei grandi centri urbani. (Non un solo cenno al trasporto pubblico ferroviario ndr)

Gli argomenti più ricorrenti sono la scarsità delle corse, in ispecie quelle ferroviarie, in una Regione (Piemonte) che, colpevolmente, da undici anni, ha cancellato il servizio su di un terzo della rete, per ripristinarne una quantità trascurabile, la modesta composizione dei treni, con conseguente sovraffollamento, i ritardi e la mancanza di coordinamento tra gli orari di mezzi diversi, il che comporta il mancato rispetto degli appuntamenti o degli orari di studio e di lavoro.

L’attuale Amministrazione Regionale si ostina pervicacemente con una politica fortemente ostativa nei confronti delle ferrovie, ma questo mal operare non è cosa di questi ultimi giorni, ma è una deplorevole tendenza in atto da almeno mezzo secolo: così, infatti, è stato testimoniato da ferrovieri, ormai in congedo, a margine di una presentazione editoriale tenutasi sabato 2 dicembre a Bastia Mondovì.

Lo scopo dell’adunanza, per partecipare alla quale chi scrive si pregia di avere ricevuto un invito formale dall’ill.mo Sig. Sindaco del Comune, tramite posta elettronica certificata, era quello di presentare l’ultima pubblicazione del p. i. Aldo Riccardi, persona appassionata e competente, che ha dedicato alle ferrovie, ma anche ad altri sistemi di trasporto a guida vincolata, come le tramvie, della Regione Piemonte una collana di libri di alto valore documentario e corredati da un’iconografia di prim’ordine, oltre che d’informazioni attendibili e verificate.

L’opera in questione, dal titolo Binari tra le valli dell’Ellero e del Tanaro riguarda principalmente tre tratte ferroviarie: la Bra – Ceva, parte del primigenio collegamento tra Torino e Savona, realizzata nel 1874, distrutta dall’alluvione del 1994 e mai ripristinata, non ostanti i fondi stanziati, anzi, formalmente dismessa, la Bastia Mondovì – Mondovì, costruita nel 1875 per collegare Mondovì prima e Cuneo poi con la linea Torino – Savona, giacché l’attuale collegamento Fossano – Mondovì – Ceva fu realizzato soltanto nel 1933, ma, purtroppo, caduta sotto la scure della dismissione con la fine del 1985 e la Ceva – Ormea, terminata nel 1893 e concepita come linea internazionale, destinata ad essere proseguita e raccordata alla linea costiera Genova – Savona – Ventimiglia.

I posti erano quasi completamente occupati e vi sono state relazioni da parte di molti Pubblici Amministratori: se dalle parole dell’ill.mo Sig. Consigliere Regionale traspariva un certo imbarazzo per il doversi allineare ad una certa linea politica e, pertanto, l’intervento si limitava a considerare eventuali ripristini a scopo meramente turistico ed a sottolineare come l’attuale Amministrazione sia a termine del mandato, numerosi ill.mi Sig. Sindaci hanno caldeggiato a gran voce tanto la ripresa del servizio ordinario tra Ceva ed Ormea, tenendo anche conto degli incidenti cui, più di una volta, sono andati incontro gli autobus sostitutivi, quanto il riposizionamento dei binari posati nel biennio 1874 / 1875, poiché, come da più parti osservato, la ferrovia offriva un servizio in risposta alle esigenze di mobilità della popolazione, servizio che gli autobus non sono in grado di assicurare, né in termini di sicurezza, né in termini di comodità, né in termini di velocità e di regolarità, anzi, per stessa ammissione della popolazione locale tramite i suoi rappresentanti, quegli areali sono andati incontro a depressione e spopolamento, perdendo, oltre che abitanti, anche attività economiche.

Come poc’anzi accennato, anche a ferrovia in esercizio, fin da qualche decennio fa, gli orari non erano coordinati con quelli delle autolinee ed a poco serviva il lodevole impegno di alcuni ferrovieri nell’adoperarsi per far sì che le coincidenze fossero effettivamente rispettate: era l’inizio dell’erosione da parte di un tarlo costituito dal mondo della gomma, considerata e considerantesi antitetica e non già complementare del ferro.

Venendo ad analizzare quanto succede più ad Oriente, il servizio ferroviario tra Alba ed Asti, da poco ripristinato, riscuote notevole successo, ancorché con scarso numero di collegamenti, composizioni minimali, con inevitabile calca di viaggiatori in piedi, orari talora poco confacenti alle esigenze dell’utenza, congegnati altresì in maniera tale da rendere le coincidenze con altri treni e con gli autobus pressoché impossibili e totale assenza di servizio nei giorni festivi e prefestivi.

Nondimeno, dal Grattacielo, non vi è alcuna intenzione di porre rimedio a questi disagi, anzi, pare che l’edificio sia popolato da persone affette dalla proverbiale quanto grave cecità propria di coloro che non vogliono vedere: infatti, se il motivo addotto per la sospensione del servizio era una presunta scarsa utilizzazione del medesimo e, per sopire le proteste, venivano accampate cifre senza senso per la manutenzione straordinaria della linea, ora che il servizio è presente ed utilizzato, non ci sono nemmeno dichiarazioni d’intenti per migliorare e potenziare questo servizio, anzi, qualcuno sembrerebbe rammaricato di questa frequentazione, con svuotamento degli autobus, i quali, pur con scarsa o nulla utenza, continuano a circolare, senza che alcuno accenni, almeno a parole, a sospendere o, quantomeno, a ridurre questo servizio automobilistico.

A quanto riportato, invece, l’asse Ovada – Alessandria sembrerebbe essere congelato, almeno per quanto riguarda il trasporto viaggiatori: la motivazione addotta è sempre la stessa, ovvero una scarsa utenza, anche già prima della sospensione del servizio, ignorando o facendo finta di ignorare che gli orari sono stati congegnati appositamente per disaffezionare l’utenza stessa, essendo programmate, in altre epoche, anche sette coppie feriali e quattro festive, poi via via ridotte, sospendendo il servizio nel mese di agosto, poi anche nei giorni festivi del resto dell’anno ed, infine, l’incresciosa situazione che tutti stanno vivendo; ancora una ventina d’anni fa, i viaggiatori su di uno dei primi treni da Acqui Terme (in tempi più antichi, da Asti, ma la regionalizzazione ha portato anche a questo) ad Ovada, avrebbero trovato coincidenza per Alessandria, su di un treno già occupato da un numero di viaggiatori non proprio trascurabile. Alla luce di tutto questo, viene da domandarsi in base a quale criterio l’ill.mo Sig. Assessore e l’ill.ma Sig. Presidente dell’Agenzia per la mobilità Piemontese dichiarino improponibile la ripresa del servizio ferroviario tra Ovada ed Alessandria, anche tenendo conto che le autolinee, assoggettate alle inclemenze meteorologiche ed al traffico, impiegano un tempo di gran lunga superiore a quello del treno, ma, anche in questo caso, non vi è più cieco di colui che non voglia vedere.

All’estremo orientale della Regione, la tratta Casale Monferrato – Mortara non è immune da disservizi, anzi, sembrerebbe la più bersagliata, pur essendo un collegamento interregionale, ma, evidentemente, gli orari programmati senza alcuna logica, magari solamente per ottimizzare i turni del materiale e non il servizio offerto ai Sig. Viaggiatori, per di più su di una tratta gestita a spola e con una sola fermata intermedia, non rappresentano, di certo, la condizione più favorevole per dare linfa vitale a quei binari, che sono stati solcati da treni come il Diretto Cuneo – Milano, oggi, impossibile ad effettuarsi per l’impossibilità di percorrere la tratta compresa tra Asti e Casale Monferrato, oggi in stato di colpevole e, forse, pilotato abbandono.

Nella prossima primavera, si terranno le elezioni per il rinnovo dell’Amministrazione Regionale: considerando che la scarsa considerazione nei confronti delle ferrovie sembrerebbe trasversale, indipendente dal partito o dai partiti di maggioranza, vi è da temere che le popolazioni ed i vari Comitati che le rappresentano abbiano ancora molto da lottare per vedere riconosciuto ciò che spetta loro di diritto, non fosse altro che per non sfigurare nei confronti dei turisti che visitano questi angoli del nostro bel Paese e che desiderano farlo potendo contare su di una rete di trasporto pubblico, la quale consenta loro anche di risparmiarsi la fatica di guidare su strade sconosciute.

Roberto Borri

 

 

BORRI ROBERTO


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