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Liguria e Basso Piemonte

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Savona. ‘Il Rosso non è il Nero’: prospettiva regionale. Perché siamo subalterni a Lombardia e Piemonte


Attraverso l’avvio di un progetto di collaborazione con altre realtà politico – culturali della Regione (principalmente con l’Associazione “Le radici e le Ali” di Genova) “Il Rosso non è il Nero” sta partecipando da qualche tempo a un progetto di indicazioni programmatiche riguardanti la Regione Liguria.

L’obiettivo di questo impegno è quello di costruire una ipotesi di lavoro chiaramente alternativa a quella proposta dalla destra attualmente al governo in Regione.

Ipotesi di lavoro da offrire alla discussione dei soggetti democratici e progressisti collocandosi in una prospettiva che sicuramente traguarderà le elezioni regionali previste per il 2025 ma con ambizioni di maggiore profondità sia di pensiero sia di visione rispetto alla stessa scadenza elettorale.

In questa sede si riassumono alcuni tratti essenziali di una possibile base progettuale così come emersi da un incontro svoltosi il 2 luglio a Genova.

1) Rimane assolutamente centrale l’opposizione all’idea governativa dell’autonomia differenziata e l’apertura di una riflessione maggiormente compiuta sulla trasformazione istituzionale subita dall’Ente Regione a seguito della modifica del titolo V della Costituzione e dell’elezione diretta del Presidente della Giunta (impropriamente definito “Governatore”);

2) Punto di partenza: il riconoscimento della perdita di importanza della Liguria e dell’arretramento di competitività dei suoi “asset” strategici;

3) Rilevamento di squilibri e di fragilità. Negli ultimi 2 anni sicura ripresa di turismo, edilizia, portualità ma accentuazione degli squilibri che la rilevante occasione presentata dal PNRR deve assolutamente affrontare;

4) Il quadro degli squilibri dipende sia da fattori congiunturali esterni, sia da difficoltà interne: ad esempio il grande divario tra Genova e Imperia, il rapporto tra valore della rendita e valore delle attività produttive, la forte precarizzazione del lavoro;

5) Nel settore terziario che rappresenta l’80% dell’economia regionale tra il 2011 e il 2019 si è avuta una forte penalizzazione dei comparti che creano occupazione qualificata;

6) L’andamento demografico pone in difficoltà i settori della sanità, della scuola, del welfare. Sulla sanità è previsto un intervento specifico considerata l’importanza del comparto sia nelle funzioni regionali ma soprattutto rispetto ai bisogni emergenti di una popolazione in diminuzione demografica ma in sicura crescita rispetto all’età media;

7) Crescono le quote di popolazione in stato di povertà e le scelte degli operatori economici puntano oggettivamente ad accrescere il dato delle disuguaglianze;

8) Appare obbiettiva la subalternità a Lombardia e Piemonte;

9) Il settore portuale, che rimane al centro di qualsiasi ipotesi progettuale, è calato in questo semestre del 7,22% rispetto al 2022. Così come sono calate le ore lavorative della Compagnia Portuale di Genova

10) Rispetto alle Grandi Opere va evidenziata la necessità del potenziamento infrastrutturale;

11) L’ambiente va considerato fattore di sviluppo, in questo senso l’utilizzo dei fondi del PNRR e la considerazione della fragilità di un territorio offeso da molto tempo da una esagerata cementificazione e da un utilizzo del suolo che ha creato vere e proprie situazioni di “strappo”;

12) Rispetto a Savona, alla Città, al comprensorio, alla provincia deve essere sottolineata l’accentuazione del quadro di squilibri rispetto alla realtà regionale. A Savona si vive l’intreccio tra post/industriale e la fragilità e precarietà del terziario in una situazione di forte separazione tra le 3 diverse realtà geografiche: quella centrale post-industriale; quella a ponente turistica; quella del rapporto costa/entroterra;

13) La questione infrastrutturale appare assolutamente decisiva nelle tre direttrici: strada, ferrovia, mare. Le opere infrastrutturali necessitano di un progetto di messa a sistema soprattutto rispetto alla strategia della portualità;

14) Può essere proposta una nuova progettualità fondata su presenze produttive mirate sull’innovazione tecnologica lavorando nel contempo su di un progetto di recupero delle aree ex-industriali in specie in Valbormida (considerato il fallimento della strategia basata sull’area industriale di crisi complessa) e di evoluzione tecnologica delle industrie esistenti (ad esempio: Per Piaggio è questo il punto fondamentale di scelta rispetto agli eventuali acquirenti);

15) In sintesi va proposta una progettualità alternativa fondata sulla qualità di un nuovo modello di sviluppo che contrasti la mera ricerca della quantità;

16) La priorità rimane quella dell’utilizzo delle risorse verso l’innovazione per la crescita del valore aggiunto con l’allargamento di ruolo dell’Università e del rapporto tra questa e i centri di ricerca con grande tensione rivolta alle due grandi transizioni in atto : ecologica e digitale.


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