Trucioli

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Il prete: Sono triste per il Duomo di Milano trasformato in una tragica passerella di vanità narcisistica


Sono amareggiato che la Chiesa abbia concesso il Duomo di Milano per Berlusconi. Anche l’ultima promessa è stata una beffa che, però, lo ha beffato. Diceva di essere sicuro di arrivare a 120 anni e anche oltre (modesto, esso), ma aveva qualche problema, non di salute, ma di contorno: i capelli di mucca trapiantati senza attecchire, la pompetta prostatica per simulare, le scarpe col rialzo consistente. Il suo problema fu sempre il «cm».

di Paolo Farinella prete

Il presidente Silvio Berlusconi

Ognuno sta solo sul cuore della terra, / trafitto da melma e bugie: /ed è subito sera e speriamo che passi presto e finisca questo scialo di osanna e grandezze, cui nessuno crede, nemmeno i più accaniti «laudatores temporis acti» (Orazio Ars P., 173). Lo rimpiangono perché li aveva sistemati tutti, facendogli fare le comparse sue, ma spese dello Stato.
   La sua genialità fu quella di estendere il suo sistema di corruzione il più possibile per dare corpo al proverbio latino: «simul stabunt, simul cadent – o stanno insieme o rotolano insieme». Diffuse la corruttela a ogni livello, trasformò le istituzioni in luoghi di amena oscenità. Non rispettò nemmeno le minorenni, assetato di carne fresca come un satrapo banale. Il popolo, le vestali dai sogni perduti e i loro genitori, veri lenoni d’occasione, si ubriacarono di lui, sognando l’eldorado che non arrivò mai per amore, ma perché mentissero ai giudici.

Il punto più basso degli ultimi 30 anni fu in Parlamento quando la sua maggioranza votò, giurando sulla testa dell’Italia, che Mubarak era lo zio di una ragazzina, violentemente trasformata in merce da mezzane, con mezzane vere, come le igieniste dentarie travestite da suore per il gusto del brivido erotico, esotico, similpelle-religioso. Anche lui, come oggi sora Giorgia, si definì sempre cristiano e nessuno in quel covo di miscredenti, gli diede un calcio nel sedere, mandandolo a bagno nel fiume della redenzione. Il card. Bagnasco nei suoi 10 anni di presidenza della Cei, non lo nominò mai, nemmeno quando bestemmiò e assurse all’apice dell’immoralità, con la scusa – come mi confidò personalmente – che lui doveva rispettare il protocollo. Ah! Il protocollo, il vangelo, no, eh?

L’uomo «unfit», per definizione estera, meritava la scomunica pubblica perché pubblici furono i suoi delitti, dalla maggioranza dei quali si salvò comprando giudici, facendosi leggi su misura (il parlamento una sartoria come un Al Capone qualsiasi), e inventando malattie con la complicità di medici compiacenti e amici di bisbocce: non poté andare in tribunale perché aveva «l’uveite»: obbligo di occhiali scuri.     Fece solo gli affari suoi e lo chiamano «uomo di Stato»; frodò lo Stato e il governo della sora Giorgia gli tributa i funerali di Stato, cioè noi dobbiamo pagargli i funerali?
Facciamo anche questo, se serve a chiudere per sempre il capitolo e possa l’Italia tirare un sospiro di sollievo per la fine di un inganno, durato quasi 30 anni, sempre a spese nostre e a favore dei corrotti che con lui ebbero successo, fortuna e condoni a non finire.

La Chiesa ha perso, ancora una volta, l’occasione della profezia, perché doveva vietare i funerali solenni nel Duomo di Milano, il secondo per importanza, dopo San Pietro, e in qualsiasi altra chiesa. Poteva solo imporre i funerali privati con la sola famiglia, nella parrocchia di residenza, un funerale sobrio, senza codazzo di preti e frati, senza apoteosi, ma un funerale penitenziale, per le immondezze di cui fu autore, per i delitti e il cattivissimo esempio che è stato per la nazione, per avere frodato lo Stato, per avere rubato denaro della sanità, della scuola pubblica, dei poveri.

Ha impoverito l’Italia, portandola sull’orlo del fallimento, presa per i capelli dall’Europa nel 2011, quando letteralmente lo cacciarono dal governo per incompetenza e fallimento: pagammo e stiamo pagando ancora noi. L’uomo, vero populista antesignano, che si fece da se? Con i soldi della mafia.
Tutto il resto lo taccio per amore di patria, ma non quella meloniana, ma quella della dignità che lui calpestò, abituato com’era a muoversi nella melma più torbida, «senza vergogna» (copyright Daniela Santanché). Ah, se la legge fosse uguale per tutti! Oggi il governo italiano si comporterebbe con «disciplina e onore», ma costoro non sanno cosa siano né la disciplina né l’onore. A loro basta essere di una «razza» propria. Sicuramente io non sono né sarò mai della loro, perversa e puttaniera.

Chi volesse leggere il pezzetto sul «RIPUDIO» che feci nel 2009 e che rinnovo, pubblicato oggi su Il Fatto Quotidiano on-line, può farlo cliccando il bottone rosso in fondo pagina «Senza disciplina e senza onore».

Un abbraccio a tutte e a tutti con amicizia e affetto. Genova 13-06-2023. Paolo Farinella, prete. San Torpete GE

2/ Sono amareggiato che la Chiesa abbia concesso il Duomo di Milano per Berlusconi

Il 9 settembre 2009 scrissi una Lettera di ripudio a Silvio Berlusconi, di cui riporto l’incipit (in cui parlo di un video che tutti hanno dimenticato) e la conclusione con la formula di ripudio.Il mio nome è Paolo Farinella, prete della Chiesa cattolica residente nella diocesi di Genova. Come cittadino della Repubblica Italiana, riconosco la legittimità formale del suo governo, pur pensando che lei abbia manipolato l’adesione della maggioranza dei pensionati e delle casalinghe che si formano un’idea di voto solo attraverso le tv, di cui lei ha fatto un uso spregiudicato e illegittimo. Lei in Italia possiede tre tv e comanda quelle pubbliche nelle quali ha piazzato uomini della sua azienda o a lei devoti e proni. Nel mese di agosto 2009 ha inaugurato una nuova tv africana. Nessuna, a cui ha fatto pubblicità, sfruttando illecitamente la sua posizione di presidente del Consiglio e dove ha detto il contrario di quello che opera in politica e con le leggi varate dal suo governo in materia di immigrazione. Se lei è pronto a smentire, come è suo solito, ecco, si guardi il suddetto filmato e giudichi da lei. (Vedi video……) 

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P. Farinella

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