Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

Settimanale d’informazione senza pubblicità, indipendente e non a scopo di lucro Tel. 350.1018572 blog@trucioli.it

Savona: conoscenza e futuro. Il ‘Campus’ universitario di Legino. La sinergia


L’esito del convegno organizzato dal “Rosso non è il Nero” il 22 febbraio sul tema “Savona in cui rimanere (o tornare) può essere richiamato attorno all’individuazione di una questione fondamentale.

di Franco Astengo

Il Campus universitario di Savona

Così come è stato indicato negli interventi il tema da sviluppare prioritariamente rimane infatti quello dell’intreccio da realizzare tra crescita della conoscenza e sviluppo del futuro.

Nel corso del dibattito, infatti, ci si è richiamati al ruolo del “Campus” universitario di Legino da svilupparsi in funzione di una idea di crescita culturale verso la Città, il suo comprensorio e l’intera provincia.

Una ricerca di costruzione di un intreccio che finora è apparso poco incisivo sulla nostra realtà economica, sociale, culturale .

Una sinergia campus/ territorio che va però evocata in maniera diversa da come, pochi giorni or sono, era stata tracciata dalla presidenza dell’Unione Industriali che- affrontando il tema – non è riuscita ad oltrepassare il vecchio schema del rapporto diretto tra lo sviluppo del ciclo di studi realizzato direttamente in funzione di esigenze aziendali immediate. Tema che esiste che non può essere sviluppato semplicisticamente soltanto in quella direzione.

L’organizzazione del sistema scolastico e universitario in una situazione come quella di Savona nell’identificazione della Città come capoluogo di area vasta ha bisogno di alimentare una crescita di capacità cognitiva nella giovani generazioni in una dimensione molto articolata, in modo da preparare quadri e ingegni alle effettive sfide del futuro.

Nel periodo dell’identità industriale esistevano sul nostro territorio scuole capaci di preparare nell’immediatezza dirigenti tecnici capaci di far funzionare aziende di produzione dal forte know-how.

Questa situazione di rispondenza diretta tra scuole tecniche e industria non esiste più e la struttura scolastica e universitaria va dimensionata diversamente, in una prospettiva di adeguatezza verso due punti decisivi: internazionalizzazione del cultura e innovazione tecnologica nei campi ambientali e della robotica.

Il punto sta proprio nella direzione di rotta che si intende intraprendere e che non può che essere quella della ricerca di dimensioni di alto valore aggiunto, dopo il fallimento della scelta deindustrializzazione – terziario – speculazione edilizia attuata nel corso della seconda metà del ‘900.

Questo avviene in un Savona scarsamente attrattiva anche per l’immigrazione, rimasta sostanzialmente stabile nel corso di quest’ultimo tumultuoso svolgersi del decennio; tutto questo mentre ha continuato a svilupparsi il fenomeno della fuoriuscita dal territorio delle giovani leve in cerca della migliore preparazione culturale e professionale.

Beninteso: in discussione non va soltanto il rapporto campus/città ma anche come si sta muovendo l’Università di Genova in una direzione – appunto – di adeguamento verso le esigenze del futuro: una Università che, in questa dimensione, dimostra una certa fatica.

Il rapporto campus/Città (comprensorio, provincia, asse metropolitano di riferimento: nel corso del convegno si è individuato quello Genova – Nizza) ha però bisogno anche di indicazioni concrete di riferimento, anche dal punto di vista di una proposta di nuova dimensione e di nuovi spazi.

Prima di tutto serve costruire il discorso sull’internazionalizzazione: il deficit nell’apprendimento delle lingue straniere che si registra nel nostro territorio rappresenta soltanto un aspetto del problema da affrontare che deve essere visto non semplicemente dal punto di vista dell’apprendimento linguistico ma più complessivamente sul piano culturale, inteso in senso lato di svecchiamento da una certa patina di provincialismo.

In secondo luogo serve un’innovazione di cultura umanistica , sociologica, della comunicazione nello spettro di discipline inserite nell’attività della nostra presenza universitaria (sviluppando di conseguenza anche l’indirizzo dei licei).

Per far questo servono nuovi spazi da collocare nel centro della Città per far sì che questo ampliamento del raggio di visuale della presenza universitaria a Savona si realizzi in un tessuto urbano direttamente coinvolto nella presenza di docenti e studenti e nella capacità di organizzare momenti di confronto costante facendo vivere questa dimensione nella realtà quotidiana.

Torna così il tema dell’utilizzo dei contenitori storici: il progetto previsto per il recupero di Palazzo Della Rovere potrebbe già contenere alcuni passi in avanti per la soluzione del problema ma è necessario orientarci verso l’affrontamento del tema dei contenitori storici rivolto nella direzione della presenza di sedi di studio ad alto livello e non semplicisticamente ad uso turistico (evitando così di ripetere lo stesso errore compiuto con lo scambio deindustrializzazione/speculazione edilizia).

In conclusione , come esempi indicati sommariamente pensare all’utilizzo dell’ex-carcere di Sant’Agostino e del Palazzo della ex-Banca d’Italia per il quale va reclamato un utilizzo pubblico evitando quanto già accaduto con l’edificio dell’ex-Ospedale San Paolo recuperato forse pregevolmente dal punto di vista urbanistico ma in una limitata funzione di interessi privati quando quell’edificio avrebbe potuto rappresentare il “cuore” della Savona intesa davvero città della Cultura.


Avatar

F.Astengo

Torna in alto