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Liguria e Basso Piemonte

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Erosione costa ligure, reportage del Decimonono. In cantiere 150 progetti. Interventi 167 milioni. E tre ipotesi dei Balneari su concessioni demaniali


Un interessante reportage del Secolo XIX fa il punto sull’erosione della costa-spiagge della Liguria. Coni interventi  di difesa costiera  finanziati negli anni 2019-2021. E ancora l’emergenza 2018 finanziata nel 2019- 2020-2021 con ‘somma urgenza’. Per un totale previsto di 167 milioni, 150 interventi progetto, suddivisi tra le 4 province.

53 finanziamneti ai comuni della provincia di genova per 69.612.383, 16. In provincia di Savona 31 interventi per 37.617.926,13. In provincia di Imperia 39 interventi 42.382.309,70. In provincia La Spezia 27 interventi per 15.947.957.39. Complessivamente sono 16 i comuni costieri savonesi, 12 gli imperiesi, 14 i comuni genovesi, 8 quelli spezzini.

Giuseppe Ricci

Leggi anche a fondo pagina un nuovo articolo pubblicato da Mondo Balneare sulla tematica delle concessioni balneari demaniali che, dopo la sentenza del Consiglio di stato, si va dritti, dal 2023, alle ‘gare europee’ per l’assegnazione delle spiagge. Utile, a completezza, dell’informazione leggere anche alcuni commenti e testimonianze a corredo del servizio giornalistico firmato da Giuseppe Ricci Presidente Itb Italia, associazione degli imprenditori turistici balneari.

E l’assessore regionale Marco Scajola, imperiese: “.…Abbiamo ribadito al governo Draghi la vicinanza delle regioni al comparto dei balneari e come Regione Liguria….”

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INTERESSANTE ARTICOLO PUBBLICATO  DAL SECOLO XIX

UN PROGETTO SALVA ARENILE DELL’ING. SERGIO GARMERINI PER NOLI PONENTE

MA CHE POTREBBE ESSERE ‘TRASFERITO’ ANCHE IN ALTRI LITORALI LIGURI

ALTRO TEMA D’ATTUALITA’

MOBILITAZIONE DEL ‘MONDOBALNEARE’ ITALIANO CONTRO LE NORME EUROPEE CHE PREVEDONO DAL 2023 DI METTERE ALL’ASTA LE CONCESSIONI BALNEARI.

Pubblichiamo un articolo scritto da Giuseppe Ricci Presidente Itb Italia, associazione degli imprenditori turistici balneari con base a San Benedetto del Tronto.

Tre ipotesi sul futuro delle concessioni balneari. Il settore è davanti a tre possibili scenari, ognuno con i suoi vantaggi e svantaggi.
Nel mondo del turismo balneare ormai sono troppe le parole inutili, come anche troppe sono le promesse e le minacce ancora più inutili, quali quelle, per esempio, di togliere il lavoro a persone e famiglie come le nostre che hanno creduto e investito nel turismo balneare e da sempre lo hanno fatto nel rispetto delle regole vigenti. Tanto per chiarirci le idee, esaminiamo quale potrà essere il destino dei nostri stabilimenti balneari, che secondo alcuni che dovrebbero andare a gara fra qualche anno. Ben altre erano le aspettative, in base all’articolo 37 del Codice della navigazione e all’articolo 10 della legge 88/2001; ma vediamo le tre ipotesi che attualmente si prospettano per il nostro futuro: Verranno indette nuove gare cui parteciperanno anche imprenditori europei e non solo, ma anche riciclatori di denaro sporco e speculatori di ogni genere, e soprattutto certi “compari” e amici degli amici. I Comuni assumeranno in prima persona la gestione degli stabilimenti balneari. Verranno consolidate le attuali situazioni e assegnate le concessioni definitivamente a chi da anni e da generazioni se ne è preso cura, concedendo, come da sempre sperato da Itb Italia (si veda a questo proposito la nostra proposta “Limpida”), le aree dove sono poste le nostre strutture e la spiaggia resterà di pertinenza delle attuali imprese balneari. Analizziamo ora nel dettaglio quali sono le conseguenze di queste tre ipotesi.
Ipotesi 1: nuove gare aperte a tutti La prima ipotesi può sicuramente portare nuovi e più alti incassi di affitto allo Stato, ma con un rischio: gli stabilimenti migliori potranno essere affittati a condizioni migliori delle attuali, mentre quelli di livello più basso rischiano di rimanere deserti. Ci sarebbe, inoltre, un’imprenditoria più anonima e meno legata al territorio; e non da ultimo, i costi sicuramente aumenteranno per i turisti e quindi probabilmente diminuiranno le presenze sulle nostre spiagge e gli introiti degli stabilimenti Il rischio è poi che aumentino anche i costi di gestione a carico dei Comuni per lo svolgimento delle attività che inesorabilmente andranno a loro carico (la pulizia delle parti comuni, il servizio di sicurezza…), nonché le attività di gestione dell’ordine pubblico e di salvataggio in mare. Il tutto prescindendo dagli spaventosi contenziosi che sicuramente seguiranno a causa delle richieste di risarcimento degli innumerevoli investimenti fatti dagli attuali concessionari volti al miglioramento dei servizi negli stabilimenti e nelle pertinenze; investimenti autorizzati dai piani regolatori di spiaggia e redatti localmente dai Comuni interessati. Tutto ciò comporterà dunque un pesante carico di lavoro per la magistratura per un lungo periodo, con il rischio di bloccare il lavoro delle imprese balneari stesse.
Ipotesi 2: gestione diretta del Comune Questa seconda ipotesi prevede dei costi diretti per l’assunzione stagionale, la selezione e l’organizzazione del personale, la gestione diretta dei controlli di spiaggia, la sicurezza in mare, gli investimenti per la sicurezza e la pulizia e la cura delle pertinenze, come accade oggi sulle spiagge libere. Ma tutto ciò comporterebbe nei confronti del Comune una serie di contenziosi da parte dei concessionari uscenti per tutte le migliorie e gli investimenti fatti negli anni. In pratica c’è il rischio, in una situazione di minore flusso turistico o di una stagione con clima avverso, di un forte aggravio dei costi per il Comune a fronte di minori incassi.
Ipotesi 3: consolidamento delle attuali gestioni Questa è l’ipotesi a nostro parere migliore, perché garantisce una serie di vantaggi: assicura la presenza di gestori degli stabilimenti di grande esperienza, con grande conoscenza delle necessità dei turisti e amicizie consolidate nel tempo, nonché una professionalità maturata in anni e anni di servizi di spiaggia. La conoscenza da parte dei gestori attuali del territorio e dei suoi aspetti più interessanti per i turisti, la familiarità maturata addirittura da generazioni nei rapporti con loro, sono la migliore garanzia per tutti gli operatori locali (ristoranti, bar, locali di divertimento, mercato e mercatini, eccetera) di continuità nel tempo. Questa soluzione genererebbe, inoltre, un flusso economico di denaro per lo Stato, che potrebbe essere investito per il miglioramento e il consolidamento del turismo balneare, primario elemento trainante dell’economia nazionale. La qualità dei servizi forniti è quella che fa la qualità del territorio ed è stata la passione degli operatori balneari a far diventare tutte le realtà rivierasche italiane un must del turismo internazionale. Inoltre con il mantenimento degli attuali operatori si evita il rischio di una serie di cause legali per gli investimenti fatti per il turismo, quali il consolidamento delle strutture di spiaggia e i servizi di sorveglianza del territorio, che sarebbero toccati al Comune, così come i servizi di pulizia gli investimenti in strutture comuni, i servizi di salvataggio, eccetera: tutte attività che sarebbero state di competenza della pubblica amministrazione ma che svolgiamo noi balneari. Ecco perché diventa per noi necessario procedere con le sdemanializzazioni delle aree dove insistono le nostre strutture. Insistere che questa soluzione porti a uno scontro fra Stato e concessionari è un errore: bisogna uscire dalla logica “io vinco e tu perdi” per entrare nella logica del “win-win” ovvero del vincere in due. Questa logica, infatti, è giustamente mirata a consolidare il lavoro fin qui svolto e gli investimenti fatti, a norma di legge, dalle nostre famiglie da tanti anni a questa parte. La sdemanializzazione deve essere, pertanto, la degna conclusione di un iter politico mirato al consolidamento del lavoro svolto fin qui svolto e degli investimenti fatti negli anni, in maniera legale, dai balneari italiani. Per questo noi dell’Itb Italia rinnoviamo la nostra richiesta di sdemanializzazione delle aree dove insistono le nostre strutture.
Conclusioni – Nel settore balneare c’è un prodotto che non si può comperare nei supermercati, poiché ci vogliono anni a farlo maturare: è la capacità di fare turismo e di stabilire quelle relazioni di fidelizzazione della clientela che ha portato le nostre città costiere a diventare un’eccellenza nel mondo. Questo ha permesso, inoltre, uno sviluppo importante di attività economiche e lavorative perché, in realtà, le nostre strutture turistico balneari sono state sono ancora fonte di ricchezza e lavoro per interi territori costieri di tutta Italia. Per avere lavorato per creare tutto ciò, le gare non possono essere la ricompensa.
MOLTE DECINE COMMENTI ANCHE ISTRUTTIVI:
“CINESI E LE MULTINAZIONALI SONO IN AGGUATO
PER COMPRARE LE SPIAGGE ITALIANE”
Dario – Solo in Italia esiste la follia degli ” stabilimenti balneari” a tutto campo. 4000 km di coste blindate da baracche per cambiarsi le mutande. A Saint Tropez nel centro del paese c’è una deliziosa spiaggetta libera con tanto di doccia comunale gratuita. Dal lato opposto la spiaggia della Pamplona e’ per tutti e se si vuole si affitta un ombrellone da un “concessionario”. Basta con queste rendite di posizione protette da funzionari corrotti che si girano dall’altro lato.
Giovanni – Per capire cosa sia oggi uno stabilimento balneare basta andare in una agenzia immobiliare e chiedere di acquistare uno stabilimento…vi si aprirà difronte uno scenario che non avreste mai immaginato.
Beatrice-  Sono 8 toto mesi di lavoro,per 12,14 ore al giorno,ininterrottamente,non puoi permetterti nemmeno di ammalarsi,tu che lavoro fai,8 0re al giorno,sabato,domenica,malattie,ferie,a casa e pagate,cosa metti in gioco,forse qualcosa di tuo?Fatti due conti,l’invidia rende ciechi e incapaci di ragionare.E vorrei dire anche che noi facciamo spesso 15 ore di lavoro al giorno per fare si che persone irriconoscenti come lei si sentano dei signori alle loro ferie al mare!!!
Luca –  Noi bagnini non vogliamo niente per regalo e ricorda che quello che abbiamo costruito negli anni l’abbiamo sempre fatto con le nostre mani nelle nostre spiagge si paga solo il noleggio di ombrelloni e lettini tutti gli altri servizi sono gratis a partire dal servizi di salvataggio parco giochi docce calde ecc. ecc. E puliamo la merda anche per chi non ci lascia un centesimo perciò prima di parlare a vanvera sciacquati la bocca.
Maurizio  Negli anni 70 e 80 siamo stati invitati dall’amministrazione comunale ad investire nel settore turistico balneare perché puntualmente ignorate aste ed affidi di gestione. Molte amministrazioni comunali e regionali hanno addirittura rilasciato concessioni a titolo gratuito purché sulle nostre coste ci fossero ombrelloni e turisti. Quindi noi deficenti abbiamo investito denaro acquisito dalle banche per creare turismo adesso improvvisamente siamo diventati imprenditori milionari…meditate e riflettete perché dopo sarà troppo tardi….con cinesi mafiosi e multinazionali peggio delle prime e due…….
Celestina  La storia delle concessioni balneari parla da sola e ha già in sé la sua soluzione. Basta prevedere una revisione analitica di ciascuna concessione da parte di esperti nominati dai vari comuni, che leggano ciascun fascicolo delle concessioni balneari, facciano una ricognizione della situazione dalla data del rilascio ad oggi ed esprimano un parere sulla qualità della gestione di quel tratto di demanio concesso. Se la concessione risponde a requisiti di qualità ambientale, conformità urbanistica, paesaggistica e demaniale, regolarità nel pagamento dei canoni, allora perché revocarle? Inoltre, dal punto di vista economico, lo Stato ha lo strumento della definizione annuale delle tariffe, perciò faccia una seria stima del valore delle aree demaniali marittime per zone a diversa rilevanza turistica e faccia pagare ai concessionari le tariffe più congrue rispetto alla faccia di appartenenza. É un concetto semplice, rispettoso del bene pubblico e dell’economia. La concorrenza di mercato viene rispettata perché, superata la selezione sulla certificazione di qualità di cui sopra per avere diritto a mantenere la propria concessione da parte del concessionario, é il cittadino che sceglie in quale stabilimento andare, più concorrenza di così!
Ania – Questa è pura ignoranza in materia.ma hai mai analizzato la vita dei balneari che stanno attenti al loro pezzo di spiaggia per 12 mesi.pulendola tutto l anno da quello che porta il mare con libeccio ecc. E poi il ripristino di tutte le strutture dalla a alla zeta per arrivare a maggio quando arrivano i primi clienti. Ma cosa ne sai del nostro lavoro e poi.tutto.quello.che si paga fra concessioni e non 1500 ma 15.000 poi TARI IMU CONCESSIONE REGIONALE .CONCESSIONE COMUNALE E via discorrendo. Nonche tasse.e via….prima venite sui bagni e poi parlate.
Tony – Mi metto nei panni dei concessionari e posso immaginare la loro preoccupazione, e non mi permetterei mai di riderli con commenti pungenti. D’altro canto però mi chiedo, ma come si può ritenere che un pezzo di spiaggia dato in concessione al bisnonno possa rinnovarsi negli anni in modo quasi automatico fino alle nuove generazioni? Come si può giustificare la conversione di un diritto a tempo in un vero e proprio privilegio ? Santo cielo…il Demanio dello Stato è di tutti, non può pretendere di considerarla come proprietà privata. Qualcuno dira’…”abbiamo investito, abbiamo speso in strutture…”, ma forse hanno dimenticato cos’è scritto nell’originale concessione sottoscritta dal bisnonno ? ISTALLAZIONE DI OPERE DI FACILE RIMOZIONE…, scritto così, non a caso…ma proprio a sottolineare la temporaneita’ della concessione. Capisco la voglia di fornire un livello di qualità, ma gli stabilimenti con piscine, doppi livelli , cemento armato e chi più ne ha più ne metta !Eddai su, mettetevi una mano sulla coscienza….sieti voi concessionari ad avere equivocato tutto questo tempo, e lo Stato ha la sola colpa di non avervelo ricordato mai quali erano le regole del gioco che avete voluto dimenticare. Dopo di voi ci saranno altri gestori, ed altri servizi sicuramente di pari livello. Vi auguro tanta fortuna.
Alberto – Francamente ritengo utile e opportuna una gara per almeno due motivi: Incentivare concorrenza, nuova imprenditoria e nuove idee Adeguare i prezzi delle concessioni al reale valore commerciale a beneficio delle casse pubbliche. Diversamente, se non vi fosse una temporaneità delle concessioni, ben si dovrebbe parlare di diritti feudali. Gli imprenditori che fino ad ora hanno goduto di concessioni potranno far valere la loro esperienze nei progetti e nelle offerte oggetto di valutazione. Ovviamente si scardina un centro di interessi forte, ma ciò avviene ovunque di voglia ristabilire dei principi di concorrenza e quindi non vedo nulla di terribile, nè nuove gare nè resistenze. Ad esempio a me piacerebbe cimentarmi un una attività del genere, investendo….
CONCESSIONI BALNEARI MARITTIME, ASS MARCO SCAJOLA: “CHIEDIAMO UN CONFRONTO TECNICO SU EVENTUALE DISEGNO DI LEGGE. GOVERNO DEVE TRACCIARE LA STRADA, REGIONI PRONTE A SEGUIRLO”.
GENOVA. L’assessore al Demanio Marittimo Marco Scajola ha preso parte oggi agli “Stati Generali del Turismo Balneare Ligure per la tutela del nostro futuro”, a cui hanno partecipato anche tutte le associazioni di categoria: “Abbiamo ribadito la vicinanza delle regioni al comparto dei balneari e come Regione Liguria – ha spiegato l’assessore Scajola – abbiamo scritto al Governo perché sia disponibile ad un confronto tecnico su un eventuale disegno di legge, da condividere con le regioni stesse e con le associazioni di categoria. Da parte nostra c’è grande disponibilità ma anche preoccupazione perché dal 9 novembre, data in cui è uscita la sentenza del Consiglio di Stato, non è stata presa alcuna decisione da parte del Governo per tutelare le nostre imprese, chiarendo quali saranno i prossimi passi. La nostra paura è quella di un’invasione delle nostre coste da parte delle multinazionali. Il Governo deve tracciare una strada che le regioni saranno pronte a condividere”.

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