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Liguria e Basso Piemonte

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Professione reporter: aria nuova a Gedi. Licenziano in tronco il direttore. E in Liguria con Telenord non si scherza


Licenziato in tronco. Su due piedi. In una manciata di minuti. Da Gedi, la società presieduta da John Elkann che edita la Repubblica, La Stampa, L’Espresso e le testate locali del vecchio gruppo Finegil del principe Caracciolo. Dopo 8 anni, meno due mesi, di direzione della Gazzetta di Mantova, il più antico giornale d’Italia, dove è entrato nel 1987. E nel 2009, prima di guidare La Gazzetta, ha diretto per tre anni La Nuova Ferrara. In Tv nazionali non c’è spazio da dedicare all’accaduto, fatti privati ?

Sessant’anni il prossimo novembre, Paolo Boldrini del giornalismo ha percorso tutti i gradini. Vanta un medagliere ricco di attestati, eppure è stato mandato a casa la mattina di mercoledì 13 gennaio, senza preavviso. Senza giusta causa. Senza un perché. Nemmeno un “grazie, scusi”. Ventiquattrore prima, martedì 12, nello stesso modo è stato licenziato anche Alberto Bollis, vicedirettore del Piccolo di Trieste.

Il punto è che dopo la cessione delle quattro testate locali ex Finegil (Il Tirreno, le Gazzette di Modena e Reggio Emilia, La Nuova Ferrara) nel gruppo che controlla la Repubblica c’è un esubero di direttori e l’organico va sfoltito. Queste, in sintesi, le ragioni ufficiali. Alcuni direttori sono stati riciclati, altri no. Boldrini e Bollis fanno parte di questa seconda schiera. Sommersi e sacrificati.

Il Comitato di redazione del giornale si dice “esterrefatto dalle modalità con cui è stato gestito questo passaggio”, anche perché “l’impegno di Boldrini per questo giornale non è mai venuto meno in questi anni, basti ricordare l’organizzazione delle celebrazioni per i 350 anni del giornale, oltre all’assidua presenza accanto a tutta la redazione. (…) Non c’è giornalista che più di lui abbia creduto nell’importanza storica della Gazzetta di Mantova”. Tanto più che “i dati dell’ultimo anno ci parlano di un aumento delle copie vendute”, sottolinea il Cdr. Così, “al di là della incomprensibile scelta editoriale -prosegue il comunicato- non capiamo perché l’azienda voglia rinunciare a un professionista di questo livello, che ha contribuito alla crescita e ai successi del giornale e che non merita di essere congedato in questo modo”.  Centinaia gli attestati di solidarietà a Boldrini da parte di tutte le autorità locali e regionali.

Boldrini, nell’editoriale di congedo dai lettori, ha semplicemente scritto: “Si può amare un giornale? La risposta è sì e la Gazzetta di Mantova è stata la mia compagna di vita per 30 anni. Non nascondo la sorpresa e il dolore per tempi e modi dell’addio”, ma ricorda pure che “ho rischiato di svenire per l’emozione quando mi hanno proposto di dirigere questo giornale. Idem ieri mattina quando mi hanno annunciato l’esonero. Ho la coscienza a posto, i miei redattori mi hanno sempre trovato per ogni necessità, un consiglio, un dubbio su un titolo. Non sono mai andato a dormire senza controllare la prima pagina, anche dal letto d’ospedale, dopo un’operazione o in vacanza”.

Gli succede Enrico Grazioli, che fa ritorno a Mantova dopo le esperienze di direzione a Modena e a Trieste, al Piccolo, dove invece ora assume la direzione Omar Monestier, che però guiderà anche Il Messaggero Veneto, quotidiano di Udine. In entrambe le testate sono stati nominati anche due condirettori, Roberta Giani per il Piccolo e Paolo Mosanghini per il Messaggero.

Il cambio di clima nel gruppo editoriale è stato dunque repentino. In pochi mesi, dalla Federazione di Stati, di cui si componeva il vecchio Gruppo Espresso con il cuore pulsante nella capitale dove i piccoli principi hanno avuto sempre ciascuno diritto di parola, si è passati alle decisioni provenienti da Torino, nuovo polmone del sistema editoriale. Tanto che l’assemblea dei redattori del Piccolo di Trieste non manca di sottolineare in un comunicato come sia “diffusa in questa redazione l’idea che oggi, dopo 140 anni, si sia conclusa una storia: quella di un Piccolo totalmente indipendente, come volle il suo fondatore Teodoro Mayer”. Così come “non ritiene altresì sufficiente la decisione comunicata dall’azienda di nominare come condirettore la collega triestina Roberta Giani e si dichiara sconcertata dalle modalità con le quali, da un giorno all’altro, il direttore uscente Enrico Grazioli è stato destinato ad altri incarichi all’interno del gruppo e il vicedirettore Alberto Bollis è stato sollevato dall’incarico”.

L’assemblea del Piccolo ha votato all’unanimità il gradimento del nuovo direttore Monestier, ma ha indetto uno sciopero immediato di una giornata contro il metodo utilizzato dall’editore per i cambi di guida del giornale con un preavviso di meno di 24 ore rispetto all’entrata in vigore effettiva del nuovo assetto, “modificato in maniera radicale anche da un punto di vista storico-culturale, che prevede una direzione unica regionale tra il Piccolo e il Messaggero Veneto, di cui Omar Monestier è già direttore”. (A.F.) 

E IN LIGURIA….

Vigilia di Natale dell’anno più tribolato di questo millennio ancora giovane ma che già aveva colpito duramente con la crisi economica del 2008, la più lunga e acuta della storia. Gli auguri si fanno, ma sussurrati, con pudore. Ma poiché al peggio non c’è limite, ecco che stamane il postino che ha suonato alla porta di un collega di Telenord non ha consegnato una strenna natalizia – quelle arrivano solo ai direttori, quelli con cui saremmo sulla stessa barca – ma una raccomandata. Con la comunicazione peggiore che un collega a due anni dalla pensione possa temere di leggere: licenziamento. Il collega è Michele Varì, una vita da cronista – firma del Corriere Mercantile, poi, dopo il fallimento della testata, mesi di collaborazioni fino all’assunzione a Telenord – è stato messo alla porta alla vigilia di Natale. Adducendo, l’editore, un pretestuoso quanto inconsistente motivo disciplinare: una radio rotta con la quale il collega avrebbe dovuto, asserisce il padrone dell’emittente genovese, intercettare non si sa bene chi e perché, posto che nessuno si scambia più per radio e in chiaro neppure gli auguri.

Nell’augurare a Michele ed ai suoi cari tutto il meglio al quale possano aspirare, confermiamo che il sindacato dei giornalisti della Liguria sarà al suo fianco perché in ogni sede – politica, istituzionale, legale – siano tutelate le sue ragioni e la dignità del lavoro.

Associazione Ligure dei giornalisti Ligure

E ACCADE AL MATTINO DI NAPOLI FONDATO NEL 1892 –…. “Gli articoli fino a 2.500 battute, quindi la maggior parte dei pezzi, passeranno dalla cifra, già bassissima, di 9 euro lordi a 7 euro. Peraltro, tale intervento che penalizza i colleghi delle province, aumenta ulteriormente il divario inaccettabile tra i colleghi che lavorano a Napoli e quelli che lavorano nel resto della Campania dividendo di fatto i giornalisti in quelli di serie A e di serie B”.

 


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