Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Savona e le ‘bombe chirurgiche’
Quel professore di provincia non si arrende
sta già lavorando al suo terzo libro di storia


Chi se lo aspettava che un professore di provincia fosse in grado di indagare a fondo, scrivendo a ‘mezzo mondo’, CIA compresa, a terroristi neri e rossi, personalità della politica e delle istituzioni, sul mistero ‘Bombe di Savona’ ? Sulle ultime conclusioni (bombe di pacificazione, chirurgiche, con funzione stabilizzatrice tra due fazioni) c’è una certa incredulità ma molto interesse. Gli unici a ‘ignorare’ il libro (Una Storia di Paese di Massimo Macciò) il Secolo XIX e la Stampa. Il primo ha citato in breve la presentazione. La Repubblica, edizione ligure, con Marco Preve, ha riservato mezza pagina e titolato: “Quelle bombe contro Taviani”. Un servizio commentato positivamente da alcuni giudici che hanno seguito, negli anni, anche la ricostruzione storica. Tra i presenti all’incontro, alla libreria Feltrinelli di via Astengo, l’ex procuratore della Repubblica Maurizio Picozzi. L’autore già impegnato nel terzo volume, riservato soprattutto alle testimonianze raccolte nel paziente peregrinare alla ricerca di nuovi indizi, piste e verità.

La presentazione del secondo libro sulle Bombe di Savona con l’autore Massimo Macciò e Maurizio Biagini a sua volta scrittore di successo
Massimo Macciò firma la dedica del suo libro al dr. Maurizio Picozzi, ex pretore a Cairo, già procuratore della Repubblica e Gip a Savona

La presentazione, del volume e dell’autore, affidata a Maurizio Biagini, savonese, laureato in Lingue straniere moderne, autore, nel 2009, della raccolta di racconti Tempo determinato che ha vinto numerosi premi e segnalato alla XXII. ma edizione del  “Premio Italo Calvino”. Nel 2012 pubblica Rock and roll, romanzo di ribellione e passione sulla cultura musicale per eccellenza. Nel 2013 Condominio Italia, vince il premio il “Il Racconto nel cassetto”.

E’ il secondo libro che Massimo Macciò, docente, dedica alle “Bombe di Savona’ di 45 anni fa. Biagini: “….Massimo ha tre lauree, una in Diritto…alle prese con una storia che nasconde, come lui ripete, un segreto straordinariamente grande….dove capita che durante un attentato venga trovato un tesserino neofascista e nessuno vada a vedere di che si tratta”Macciò ricorda l’evoluzione della sua ricerca che parte dalla ‘strage di Ustica’, da un processo  e da una sentenza dei giudici di Roma, dalle informazioni  dell’avv. Andrea Speranzoni, difensore dei familiari delle vittime nei processi sulle stragi di Montesole, Marzabotto, Casalecchio di Reno ed altri, dai faldoni dell’Ufficio Affari Riservati del ministero dell’Interno. Da nuove interviste su chi poteva sapere della strategia del terrore messa in atto a Savona. Sette bombe in 15 giorni e “non poteva essere la mano di una sola persona, un solo gruppo“. E ancora “Ho vagliato tutte le piste, ponendomi sempre delle domande, molte verità mancate e parlando di quei giorni forse c’è qualcuno che potrebbe ricordare un particolare magari insignificante, ma utile a tessere….”.

Il pubblico intervenuto nei locali della Libreria Feltrinelli di via Guidobono

L’autore accenna ad un’intervista che Paolo Emilio Taviani, capo partigiano, politico Dc e docente Universitario, concesse e poi smentì: “Le bombe di Savona ce le siamo messe noi….”.  Che significherebbe lo Stato. Taviani che nel 1956 firmò un accordo con un settore del governo degli Stati Uniti per la nascita e l’operatività di Gladio e che dal 23 novembre 1974 si trovò sistematicamente escluso dal governo del Paese, Lui che  era stato più volte ministro, anche della Difesa.  E che sosteneva: “Gli attentati, tutti, sono opera dei servizi segreti italiani, eccezion fatta per le bombe di Savona“.  Macciò: “La rottura tra Taviani e altri poteri avvenne quando i capi dei servizi volevano mettere neofascisti a capo di Gladio “. Le altre ipotesi dello scrittore desunte dalle sue ricerche: una pista Savonocentrica, prova per un colpo di stato, Savona per testare la reazione popolare, ma il test fallisce, il popolo reagisce scendendo in piazza con i presidi, la mobilitazione democratica. “Certo, esiste pure lo scenario della base militare Usa di Pian dei Corsi, cosa sapevano delle bombe savonesi, ho scritto pure alla Cia, top secret. C’è un latro particolare non trascurabile, solo con l’attentato del 23 novembre ’74, sull’autostrada, gli autori  lasciano indizi“. C’è un’altra interessante conclusione a cui è giunto Macciò: “Con le bombe e la dinamite non volevano uccidere, semmai contrastare un personaggio di spicco, Taviani, che entra in contrasto con settori dei Servizi Segreti”, vedi Miceli, Maletti.

Nelle prossime settimane trucioli.it approfondirà i contenuto del nuovo libro che, a detta dell’autore, sta riscuotendo più interesse di quanto immaginava.  E’ racchiuso in 23 capitoli, dalla bomba di via Paleocapa, alla cronologia 1972- 1975. Dove si racconta della ‘pista locale’ (c’è un personaggio che aleggia tra Savona e la Toscana, emigrato all’estero dove è deceduto lo scorso anno), quella genovese, iberica, ingauna. Un capitolo è riservato alla massoneria, alla strana storia della Tana del Lupo, al partigiano amico della Nato, al soldato politico e soprattutto “la quadratura del cerchio con l’operazione Taviani, il parà…. e la signora di Rocchetta. Finora  – conclude Macciò nel pomeriggio alla Feltrinelli – ho omesso nomi di alcune testimonianze, di chi c’era ed ha vissuto in prima persona, con vari ruoli in quei giorni. Nel terzo volume spero di contribuire ad un’ulteriore svolta e spronare chi ‘ricorda’, ‘chi sa parli’, anche piccoli tasselli possono rivelarsi utili nella ricostruzione storica.  Mi sono convinto che in questa storia vi siano molte verità che non sono ancora state narrate. E non dispero di arrivare ai depositari di verità, oltre agli atti giudiziari finora emersi. Dopo i decreti di archiviazione e le sentenze senza colpevoli, ispiratori, mandanti, esecutori”.

 

 

 


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