Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Savona e area di crisi complessa
la stessa ‘musica’ di Pasa & Cgil
disoccupati in crescita da tre anni.
Patto di lavoro turismo: 3 milioni nel 2018


La notizia di 28 maggio 2019. “Si è tenuto questo pomeriggio in Regione Liguria l’incontro richiesto da Cgil, Cisl e Uil di Savona con al centro l’iter dell’area di crisi industriale complessa del Savonese. Erano presenti i funzionari della Regione, l’assessore regionale Benveduti, il presidente della Provincia di Savona Pierangelo Olivieri, l’Autorità di Sistema Portuale e Confindustria Savona.”

di Franco Astengo

Andrea Pasa, segretario provinciale Cgil

“Buone notizie, i bandi regionali per le nuove attività produttive – 12,5 mln di euro – saranno disponibili a fine giugno per essere pronti a ricevere progetti nel periodo di luglio settembre” afferma il segretario provinciale della Cgil di Savona Andrea Pasa.”

E’ impressionante come si continui a seguire una strada che dal luglio 2016 (tre anni fa) non ha prodotto alcun risultato mentre nel frattempo il numero dei disoccupati è cresciuto, le residue principali industrie hanno conosciuto la cassa integrazione, non si è mosso nulla sul terreno delle infrastrutture necessarie a un rilancio industriale.

Tre anni fa avevamo posto in partenza alcuni quesiti nell’ambito di un discorso molto più complesso riguardante anche la natura giuridica della dichiarazione di area industriale di crisi complessa. Riportiamo di seguito uno stralcio di quell’intervento che può ben essere giudicato ancora come di attualità: E insisteremo a riproporlo fino a quando non ci saranno risultati tangibili.

LUGLIO 2016 – Manca la comprensione dello strumento economico complessivo di riconversione del modello di sviluppo territoriale. Oltre, infatti, a un rischio commissariamento Regione -Invitalia, che va scongiurato con patti seri e certificabili, c’è la questione delle risorse strutturali disponibili. Guardiamo ad esempio il destino dei fondi ex FAS, oggi coesione e sviluppo che possono rientrare nella cornice dell’accordo sulle aree a crisi complessa. Per sbloccare questi fondi bisogna capire quando c’è “disponibilità di bilancio in conseguenza delle scelte del legislatore (Governo e Parlamento) nella determinazione delle manovre correttive di finanza pubblica e delle annuali sessioni di bilancio”.

Il rischio che si corre e che è già stato segnalato da situazioni analoghe è quindi di legarsi ad accordi di governance dove, ci venga scusato il gioco di parole, non si governa. Magari si partecipa come oggetto dell’intervento di crisi, come oggetto d’intervento su fondi e politiche d’immediata emergenza. Ma dove, alla lunga, i soggetti forti sono altri, come la sinergia Regione -Invitalia, e dove i fondi reali appaiono fortemente vincolati dalle politiche di tagli del governo.

Ci sono poi altre questioni di fondo che non possono essere trascurate. Questioni che non ci risultano finora essere state discusse, in modo approfondito, in sede istituzionale. Prima tra tutte: si ha un’idea dell’impatto che ha un accordo sulle aree a industrializzazione complessa ha sull’economia complessiva del territorio? C’è poi la questione della sinergia politica industriale -ambientale (tema particolarmente delicato nel frangente) e politica economica complessiva del territorio e strumenti finanziari (dalla macro e microcredito).
Di conseguenza è necessario porsi alcune questioni:

  1. Se la richiesta dell’ottenimento di aree di crisi industriale complessa sia più adatta per l’emergenza, vedi questione fondi che la Regione può attivare, che non per la programmazione reale.
  2. Se non ci siano delle criticità rispetto a un ruolo subordinato degli enti locali entro questo genere di architettura istituzionale. Se l’architettura istituzionale che vede un ruolo forte della possibile sinergia Invitalia -Regione sia adatta per le esigenze della nostra città.
  3. Se ci siano effettivamente fondi adatti a programmare in tempi certi, e da parte di chi, la riconversione e la bonifica del territorio e in quali tempi.
  4. Quanto queste politiche possano produrre saldi occupazionali positivi, di lungo periodo ed economicamente significativi. Quale modello possa poi coprire il resto ovvero la parte significativa di popolazione che non verrà raggiunta dalle politiche industriali e del lavoro.
  5. Come in sede locale si possa ricavarsi un proprio incisivo spazio di governance multilivello fatto concretamente di collaborazioni, sinergie, istituzioni che cercano e indirizzano fondi bypassando lo spazio nazionale. E sterilizzando il primato dell’impresa così come è previsto dal diritto comunitario.
  6. Quale modello complessivo di territorio emerga anche su un punto non eludibile: l’uscita di Vado Ligure dalla situazione di nocività ambientali.

I risultati finora stanno a zero e nessuna risposta è venuta a questi nostri interrogativi.

Franco Astengo

NUOVO PATTO DI LAVORO PER IL TURISMO

L’assessore regionale al turismo avv. Giovanni Berrino: con 8 mesi di lavoro nel 2019 scatta l’indennità di disoccupazione Naspi

Comunicato stampa – Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl, Uiltucs-Uil) ed enti datoriali (Confindustria, Confcommercio, Confesercenti). L’intesa dà continuità al patto siglato il 2 febbraio 2018, varato per favorire la destagionalizzazione del turismo e una maggiore stabilità dei molti lavoratori stagionali impiegati nel settore in Liguria.
A seguito della firma del 2018 era stato emanato un bando, in chiusura in questi giorni, che ha avuto un ottimo riscontro e ha esaurito tutte le risorse disponibili (3 milioni di euro da fondi FSE) che sono servite a erogare bonus assunzionali per oltre mille contratti (ad oggi 1086) della durata minima di otto mesi. “Abbiamo raggiunto un accordo con le parti sociali – ha detto l’assessore al lavoro e al turismo Gianni Berrino – e abbiamo introdotto qualche novità per rendere ancora più efficace una misura che è arrivata alla sua scadenza con ottimi risultati. Il rinnovo del patto, e il nuovo bando che seguirà, si rendono necessari per le molte domande arrivate che soddisfano i requisiti ma che sono rimaste pendenti per l’esaurimento dei fondi.

Oltre ai bonus assunzionali già previsti dal bando del 2018 (3000 euro per il datore di lavoro che fa un contratto a tempo determinato di almeno otto mesi, 6000 euro per chi fa un nuovo contratto a tempo indeterminato) abbiamo introdotto un nuovo livello intermedio tra i due: 4000 euro per contratti a tempo determinato di almeno nove mesi. Il nuovo bando inoltre varrà anche per contratti già in essere di sei mesi che il datore di lavoro voglia estendere ad almeno otto mesi. Cerchiamo così di incentivare ancora di più la destagionalizzazione e soprattutto di dare tranquillità ai lavoratori, che con almeno otto mesi di attività raggiungono il requisito per ottenere l’indennità di disoccupazione (NASPI) nei mesi restanti”.


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F.Astengo

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