Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Albenga, storia di un glorioso carnevale
in migliaia da Liguria e Piemonte
Poi denuncia all’Ovra di gerarchi fascisti
causa le scimmiette dei Fratelli Franchi


Il Carnevale nell’Ottocento era un periodo interamente dedicato al divertimento, sia per le classi abbienti sia per i diseredati. Nel Teatro Civico per gli aristocratici il Comune sovvenzionava una compagnia di comici con un ampio repertorio di commedie. Alcune serate, che duravano sino all’alba, erano dedicate ai “Veglioni”, feste danzanti in maschera con orchestra sul palcoscenico e la platea trasformata in sala da ballo. Per i poveri o i meno ricchi vi era la possibilità di feste analoghe, popolari e in saloni meno blasonati, ma non meno coinvolgenti e frequentati all’inverosimile. Nei giorni culminanti del Carnevale gruppi mascherati improvvisati percorrevano le vie cittadine fra schiamazzi e motteggi vari.

Albenga sfilata di carnevale del 1939 (Foto archivio Vecchia Albenga). Con un click si può ingrandire l’immagine
Il manifesto del carnevale di Albenga opera del pittore Vittorio Fiori. Fai un click per ingrandire l’immagine

Da questa usanza e ad imitazione di altre località, nel 1904 si tiene ad Albenga il primo corso mascherato ufficiale, con sfilata di carri allegorici lungo un percorso recintato e premi finali fra i migliori partecipanti. Il corso ha un notevole successo, non solo fra gli albenganesi, ma anche per la massiccia partecipazione di pubblico dalle città vicine, e diventa una costante ripetuta negli anni a venire. Interrotto durante il periodo della Grande Guerra, il Corso Mascherato di Albenga diventa, negli anni Venti e Trenta, una manifestazione classica per l’intera Riviera di Ponente.

Sul viale del Re, tra ali di spettatori partecipi, in mezzo ad un frenetico scambio di battute, sfilano carri allegorici, in genere una dozzina, con equipaggio di musici e cantanti, altrettanti gruppi mascherati e un’infinità di maschere isolate, tra le immancabili nuvole di coriandoli e stelle filanti. I motivi dei carri sono ispirati a fatti di cronaca (non politici) che hanno caratterizzato l’anno trascorso, ed oltre l’apparato scenografico devono far sfoggio di una ‘sorpresa’ davanti al palco della Giuria, fattore talvolta determinante per l’assegnazione del punteggio e la classifica finale dei singoli concorrenti.

Nel 1939 “La macchina della Pioggia”, satira di una fantasiosa invenzione del tempo, inonda la Giuria con un inatteso quanto gradito getto di… acqua di colonia. Il carro, piuttosto banale, balza al secondo posto proprio per l’apprezzata ‘sorpresa’. La mancanza o la cattiva riuscita dell’effetto finale può comportare viceversa un doloroso declassamento: un vecchio albenganese ad ogni Carnevale ricordava che proprio l’insuccesso dell’improvvisata era costata al suo gruppo il primo posto sino all’ultimo istante apparso quasi certo.

Ardita e pericolosa la ‘sorpresa’ del carro dei Fratelli Franchi,C’era una volta”, nel 1939. Ispirato al mondo musicale, di fronte alla Giuria un grande tamburo di cartapesta si apre e compare un’orchestrina composta da tre maschere-scimmiette vestite di verde, bianco e rosso che suonano motivetti jazz di ispirazione americana. L’indignazione dei gerarchi fascisti presenti è notevole, il carro viene squalificato e gli organizzatori rischiano una denuncia all’Ovra. È vero che ‘a Carnevale ogni scherzo vale’, ma non per il Regime per di più in rotta con gli Stati Uniti.

Migliaia di persone provenienti dalle Città della Liguria di Ponente si riversano in Albenga con treni speciali partiti da Genova a da Imperia. In certi anni si arriva a contare una presenza di oltre ventimila spettatori, una cifra davvero ragguardevole. Con la demolizione del Teatro Civico, nel 1938, per l’allargamento di via D’Aste e la mancata realizzazione del Cinema Teatro, che doveva sostituirlo, la stagione carnascialesca risulta sensibilmente ridotta. Vengono meno le rappresentazioni dei Commedianti, che avevano attirato in passato estimatori di molteplici classi sociali di Albenga e dei dintorni.

I sontuosi Veglioni sono sostituiti da più modeste feste nel Cinema Odeon. Consapevole del declassamento, il Podestà Amero nel 1939 potenzia il Corso Mascherato elaborando un itinerario complesso, che si snoda lungo il viale del Re, la parallela via dei Mille, via Genova sino a Porta Molino. Qui il corteo dei carri e dei gruppi ritorna lungo via Genova verso piazza Impero (ora piazza del Popolo), entra nel nuovo accesso alla Città (l’attuale largo Doria), arriva sino in piazza San Michele accolto dalla banda e si conclude davanti al Comune e al palco della Giuria. Una sfilata che si ripete la sera di sabato 18 febbraio, domenica 19 e il giorno di Carnevale martedì 21. L’imponente apparato organizzato dall’Opera Dopolavoro attira un pubblico esorbitante, mai visto, quantificato in circa trentamila persone.

Durante la Seconda Guerra Mondiale non si parla di Carnevale e al suo termine la difficile ricostruzione, la mancanza di una struttura stabile com’era il Teatro, la concorrenza di altre località porta alla scomparsa del Carnevale albenganese.  E i carri allegorici con le loro ‘sorprese’, i gruppi mascherati, le sfilate sul viale del Re, i Veglioni, le rappresentazioni teatrali entrano nel mondo delle memorie perdute.

Mario Moscardini

 

 


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