Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

Settimanale d’informazione senza pubblicità, indipendente e non a scopo di lucro Tel. 350.1018572 blog@trucioli.it

Il saluto e il ricordo dell’albenganese illustre e colto.Il manifesto a lutto al’Fratello Decano’


Sincero cordoglio, espressioni di stima, per quanti l’hanno conosciuto e frequentato. Danilo Sandigliano non era soltanto un personaggio nella sua Albenga. Non è stato solo vice sindaco, assessore, consigliere comunale socialista (mai voltagabbana) di maggioranza e minoranza. Non era solo uno scapolo con l’hobby della cultura, delle frequentazioni importanti, di una conoscenza del territorio e delle persone quasi senza pari. Da massone mai pentito, mai in sonno, mai in disparte, pure Decano in loggia, conosceva tutto di tutti, si fa per dire. Memoria di ferro, tanti segreti non diciamo inconfessabili. Negli ultimi incontri casuali con il vecchio cronista ci eravamo presi l’impegno di un’intervista a tutto campo. Colpa nostra, non siamo stati di parola, alle prese con un volontariato ed un blog che con la precaria salute assorbe le nostre giornate.

Non era difficile incontrare il geometra Sandigliano nel centro storico di Albenga nei pressi dell’abitazione. Era il giorno di Natale del 2016, ci siamo scambiati auguri e una discreta chiacchierata.

Onore da cronista di questa terra al geometra Sandigliano, a ciò che ha rappresentato ad Albenga, in provincia, in Liguria e fuori dai confini regionali, quale veterano affiliato alla muratoria del Grande Oriente d’Italia di Palazzo Giustiniani. Quando eravamo al Secolo XIX, occupandoci di giudiziaria, capitava di incontrarlo e confrontarsi. E di fronte ad articoli ed approfondimenti, indagini, inchieste giudiziarie, era solito ripetere: “Con quelli…non voglio avere a che fare, non sono dei nostri….preferisco stare alla larga…..”. Si riferiva ai fratelli muratori di altra obbedienza, a logge anche spurie della zona e a La Gran Loggia d’Italia, Obbedienza di Piazza del Gesù.

Quando il sostituto procuratore della Repubblica, dr. Filippo Maffeo, nei primi anni ’80, dispose perquisizioni ed acquisizioni a tappeto, erano quasi 200 gli iscritti  nel savonese. Una decina con procedura di messa in sonno che poi aumentarono proprio a seguito dell’inchiesta. Seguì l’operazione ‘piazza pulita’  al proprio interno e che un grado 33, avvocato penalista, ci ricordava alla stregua di una liberazione.  Molte logge costrette a chiudere, trasferimenti, altre accorpate, il centro di raccordo a Sanremo.

Il massone Sandigliano come la stragrande maggioranza dei massoni savonesi non è mai stato coinvolto in inchieste di particolare gravità. E’ capitato che da pubblico amministratore fosse finito nel mirino per pratiche edilizie, indagato e prosciolto con

Il cugino Teo che nella malattia, nella lunga convalescenza, gli è sempre stato vicino, insieme anche commensali a pranzo. Un legame forte e fraterno.

formula piena. Una paio di casi neppure finiti nel tritatutto della cronaca locale. Sandigliano, gran signore e orgoglioso di se stesso che non stravedeva per i suoi oppositori, né per il cronista di nera, tuttavia mai un gesto di rancore o di cattiveria. Ti diceva in faccia ciò che riteneva opportuno, senza giri di parole. Capitava di ascoltare: “Attento a cosa scrivi, io non minaccio, querelo e chiedo i danni”.

Quando pubblicammo la lista degli iscritti (o almeno così risultava) a Propaganda 2 trovata nella villa di Licio Gelli, in quel di Arezzo, durante una perquisizione disposta dai magistrati di Milano, affrontammo anche il ‘caso Sandigliano‘. Compariva il suo nome eppure sorsero dubbi: era indicato abitante ad Arenzano. Una lista definita ‘riservata‘, ma per i fratelli del Grande Oriente di Albenga, Savona, Genova, il geometra e politico Sandigliano – è stato anche  perito del tribunale di Savona soprattutto per controversie di terreni, acque, pozzi – non era affatto un ‘segretato’.

Lui si limitò a chiarire: “Si vede che sono uno che conta in Italia, a mia insaputa”. Forse la circostanza che fosse indicato Arenzano, anzichè Albenga, poteva far pensare ad una ‘forzatura’ gelliana. Un modo per esibire, in alto, quanto consistente e forte fossero i suoi ‘discepoli’. In verità della provincia di Savona in Propaganda 2 (non la P2 anche se parecchi affiliati risultano gli stessi e pare si trattasse comunque del primo stadio) figuravano quattro ‘fratelli’: uno di Alassio,  uno di Albisola, due di Albenga, uno di Savona. Nessuno di loro, comunque risultava elevato al Grado di Maestro Venerabile.

Il geometra Sandigliano ha vissuto gli ultimi anni di vita alle prese con problemi di salute, una sofferenza dignitosa che lo tormentava. Una gentilezza ed educazione, a tratti curiosa, che ne faceva un signore d’altri tempi. Sempre amorevolmente e pazientemente seguito, accompagnato, dal fedele e riservato cugino Teo. Ogni giorno appuntamento al ristorante pizzeria, in centro storico, Al Falcone da Toto Immordino.  Sempre lo stesso tavolo, il menù prediletto, l’occasione per incontrare e salutare amici commensali.

Sarebbe stato utile ed interessante ascoltare la chiave di lettura, di uno studioso e storico qual’era, su come vedeva il futuro della sua città, quali gli errori che lui da sindaco non avrebbe fatto. Sandigliano non era quello che porgeva l’altra guancia e poteva ripetere, con malcelato orgoglio, al giornalista di strada: “Posso andare a testa altra, non abbassare mai gli occhi, ho vissuto rispettando la Costituzione e le leggi dello Stato, ho stimato e detestato, non ho mai apprezzato i ciarlatani in politica e in Comune, forse avrei meritato di fare il sindaco,  in questo puoi definirmi presuntuoso”.

L’avv. Renzo Brunetti, in chiesa, nella cattedrale di Albenga, alle esequie di Sandigliano

Ai funerali era presente una  figura storica della massoneria savonese ed italiana, un galantuomo, retto, colto e dotto: l’avv. Renzo Brunetti che ha fatto parte del gran giurì che ha ‘processato’ ed espulso Licio Gelli dalla massoneria. Brunetti, 87 anni, vedovo, una figlia, iscritto all’albo professionale dal 1957, tra i repubblicani storici, per un periodo assessore al Comune di Savona (eletto nella lista del Pri), aveva studiato le carte dell’istruttoria Gelli con quella meticolosità, rigore, scrupolo che l’ha sempre accompagnato nella professione e in politica.

Un esempio per tutti. Quando furono depositati gli atti istruttori del maxi processo Teardo e i giorni erano ‘contingentati’, fu l’unico a farsi chiudere in tribunale dove per tre giorni tre notti lesse dalla prima all’ultima pagina. Oltre 250 mila fogli, quasi un centinaio di faldoni. Brunetti  fratello muratore che ha ricoperto in loggia diversi gradi e ruoli. Più di ogni altro custodisce la storia massonica della  Liguria e che ha rispettato il giuramento di riservatezza. I verbali degli interrogatori, da testimone massone, per indagini su logge savonesi, sono tuttavia lo specchio della sua trasparenza.

Luciano Corrado

 


S.Fasano

S.Fasano

Torna in alto