Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Savona, Lelio Speranza partigiano:
né spia, né traditore, salvò suo padre
La Resistenza deve ringraziare i contadini, ci hanno sfamato e preti, ci hanno confortato


“Quando ho letto il titolo ‘ Lelio Speranza mitico presidente partigiano o doppiogiochista.. poi l’articolo (vedi…….)‘ ho riflettuto parecchio se querelare, non potevo accettare… ho deciso di approfondire, conoscere tutto ciò che era consultabile e dopo aver letto un precedente servizio su papà proprio su trucioli. Avrei preferito fosse l’ILSREC a fare chiarezza, ripristinare la verità storica, l’onorabilità di mio padre con la documentazione…”. Carlo Speranza jr non appartiene agli esagitati, parla con calma, pesa le parole. Così come aveva fatto in chiesa nell’ultimo saluto a papà Lelio: “… si impegnava  senza ricevere nulla in cambio. E’ stato un combattente, ma non ci ha mai imposto nulla, ci lasciava libera scelta. Un ribelle anche verso i compromessi, le ingiustizie. Nella lotta per la libertà  non si è mai sentito sconfitto. Ha formato generazioni di sportivi ed era orgoglioso di quello che fatto. Oggi gli rendete merito”. Ora è utile fare chiarezza, chiarire dubbi ed interrogativi.

Il vescovo Lupi benedice il feretro accanto a don Gino Peluffo. Il giorno dell’addio a Lelio Speranza, Al centro della foto, tra i celebranti, il figlio Carlo e la sorella Anna

“Se papà può aver lasciato delle ombre, seppure piccole, l’ha fatto unicamente per salvare mio nonno, suo padre che si trovava incarcerato a Savona. Per la polizia fascista erano sovversivi. Ci sono altri due aspetti che da figlio sento il dovere di ricordare. Il suo impegno a favore della comunità, disinteressatamente ed  buon messaggio, l’esempio rivolto al mondo giovanile”.

I funerali, il figlio Carlo e la sorella Anna, il prof. Quaglieni, l’arch. Arecco e il giornalista Pizzorno

Era il 31 maggio 2018. Trucioli pubblicava una ricerca – documentazione giornalistica che coinvolgeva Lelio Speranza, nel 1948 tra i fondatori  della  FIVL (Federazione italiana volontari della Libertà) con Taviani, Martini Mauro, Mattei, Cadorna. Speranza Stella d’oro del Coni. I documenti, in particolare nella sequenza delle date, gli elementi che scaturivano dall’Archivio di Stato e dalla banca dati del ‘partigianato ligure‘ inducevano non diciamo in errore (carta canta), semmai nascondevano la ragione vera di certe scelte del giovane Lelio,  seppure in un arco temporale molto ristretto.

Lelio Speranza


CHIAMATA ALLE ARMI –  Riguarda i giovani  delle classe 1923- 24- 25 (Lelio è nato il 18 ottobre 1926). Per chi non si presenta, così come i militari in forza l’8 settembre (Carmelo Speranza) è previsto: pena di morte e rappresaglie contro le famiglie. Per i disertori, cioè gli ex militari, c’è pure la pena di morte che in molti casi verrà eseguita.

PRIMO EPISODIO DI ANTIFASCISMO –  “Avevo 16 – 17 anni, nel ’40, – scrive Lelio – papà antifascista…”. La famiglia Schiapacasse (la moglie) di Savona erano noti commercianti, molto conosciuti.  Lelio ha vissuto momenti difficili anche nell’ambito scolastico, da figlio unico, a scuola dai Salesiani di Alassio, fiore all’occhiello degli istituti scolastici savonesi. Lelio, nelle sue memorie, ricorda  Andrea Voarino, caduto nella Langhe, compagno di scuola: “Ci siamo ritrovati insieme  nel gruppo dei Mauri, formazioni autonome comandante da Enrico Martini Mauri…”. E ancora: “...alcuni del gruppo di giovani non sapevano, Voarino sapeva, grande solidarietà, amicizia di don Sinestrero. Prete Olego (?) e don Bora, insegnante di Francese, don Legnetti, piemontese delle Langhe…non nascondevano i loro sentimenti nei confronti del fascismo“.

1940 NON TUTTI SONO FAVOREVOLI ALLA GUERRA – Il 25 luglio, ricorda Lelio, “noi giovani eravamo sempre insieme in piazza a manifestare, I poliziotti fascisti aveva fatto  delle foto al Bar Suria…qui incontro ‘Cicci’ Noberasco, poi medico psichiatra, che mi avverte. Ti hanno fotografato. Ti conviene nasconderti. I primi giorni dell’8 settembre  la gioia della libertà. L’avvio  dei rapporti tra studenti, tra giovani, l’orgoglio. Il confronto democratico, i partiti si sviluppano. Si andava  ai bagni Colombo, Diramare, Sirena, Sant’Antonio.  Ci si raggruppava, sempre nei ricordi di Lelio,  nelle attività sportive, nelle competizioni balneari, ricreative, nella maniera più spensierata. Ci sembrava che fosse tutto finito. “L’8 settembre avviene qualcosa di misterioso che oggi ci sembra un miracolo. Nessuno aver ordinato di raggrupparci in piazza…La notte dopo ci incontriamo al bar Suria e nessun ci aveva ordinato di incontrarci li, ma spontaneamente. I soldati che scappavano… Andiamo alla caserma dell’Aviazione al Prolungamento e la troviamo vuota. Raccogliamo armi e fucili…un amico aveva un magazzino vicino alla chiesa di San Pietro….li abbiamo trasportati in Vico dell’Ancora.  Siamo 8- 10 ragazzi, nascondiamo armi e munizioni. Il primo arsenale portato mesi dopo nella zona di San Bartolomeo di Montenotte…

Si ritorna da Corso Italia verso Piazza Mameli, è lì che il popolo savonese si è sempre ritrovato. Lelio: “Vediamo arrivare dalla stazione 3 jeep tedesche, vengono verso di noi, passano velocemente  e sparano. Ci nascondiamo dietro le colonne. Poi gli occupanti vanno nella sede della Federazione fascista in Piazza Saffi. ..E’ scaturito in noi un senso di odio, rancore….da allora tutti Volontari della Libertà. “.

Il primo impegno narrato da Lelio:  il Fronte della Gioventù, “io Pri, Pagnini Pli,  Franco Bruno Dc, Giacomo Frumento Psi, Vegliecca Pci, poi Morachioli…eravamo il Comitato Provinciale del Fronte della Gioventù…la mente, l’ispiratore, il coordinatore del Fronte della Gioventù era Stefano Peluffo (Penna) e con lui l’on. Noberasco che, individuato, si trasferisce a Genova con le SAP…. “Mio padre nel frattempo, rientrato dopo l’8 settembre, pur se di ispirazione repubblicana – mazziniana, viene delegato a rappresentare il Psi nel CLN provinciale, perchè il Pri è rappresentato da Francesco Bruzzone. …C’è stato un periodo in cui abitavamo in via Boselli, sopra il cinema Moderno. Le riunioni si facevano in casa nostra perchè ci si mischiava alla gente che usciva dal cinema. In modo da non essere individuati.” …Poi l’arresto di Carmelino Speranza, la cella, le sevizie, la condanna a morte del Tribunale Speciale di Torino, sentenza da eseguire entro il 30 aprile….

Lelio cambia tre volte il nome di battaglia:  Rossi nel Fronte della Gioventù, poi Ratto e in montagna Speranza. Segue la formazione  della Divisione Fumagalli.Io, Mimmo Astengo e Furio Sguerso veniamo in città…, durante l’ultimo venerdì di giugno hanno ucciso Furio. Con Astengo torniamo in città per metterci d’accordo su come raggruppare due formazioni in una. Seguono i rastrellamenti….Mi prendono alla periferia di Savona, mi portano al Sant’Agostino. Un certo ‘Ninc’, partigiano napoletano, è la spia fascista, quattro interrogatori, nervate da bue, chi parlava veniva fucilato…ero ben conscio…resto in carcere 20 giorni… poi nella caserma Sant’Agostino….Fino all’arrivo di un gruppo di partigiani….portano via tutto e lasciano la caserma vuota. …Alle 17 incontro con Ronzello in casa dell’avv. Pessano, era in divisa da repubblichino, insieme ad altri tre pure in divisa.  Pessano rappresentante  del Pri nel Comitato Provinciale Militare. C’era un piano per attaccare le carceri a colpi di bombe a mano e liberare i prigionieri. Ronzello: ” Basta spargimenti di sangue”….faccio un finto attacco  per evitare l’arresto dei San Marco….Dalle carceri non ho visto uscire mio padre….tanta era la pressione, la confusione, la tensione. …C’erano tre vicoli per arrivare alle carceri…una persona di guardia al vicolo, RSI con mitra Beretta fuggì….I fascisti per noi erano i nemici perchè tradivano i loro fratelli, li denunciavano, li facevano arrestare, c’era anche il fascista per denaro e più pericolosi dei tedeschi…dichiaratamente nemici e se ti prendevano armato ti uccidevano…i fascisti invece ti seviziavano, poi ti portavano dai tedeschi, morte assicurata.“.

Una confidenza, un’ammissione di Lelio: “ Abbiamo cercato alcune volte di metterci d’accordo con dei fascisti per evitare di combatterci, ma purtroppo gli eventi non ci hanno permesso di continuare le trattative…molti hanno subito il fascismo perchè pavidi, perché dovevano sopravvivere. Non possiamo considerarli fascisti. Molti hanno aderito per necessità, fame, posizione di lavoro. Dunque bisognerebbe fare dei distinguo. …Diciamo che i fascisti della Repubblica Sociale volontari, le Brigate Nere, la Guardia Repubblicana, i capi, erano  criminali al servizio del nemico e quindi da noi avversati e condannati senza riserve….Abbiamo subito le maggiori atrocità più fai fascisti che dai tedeschi…Il tedesco ti considerava un essere inferiore, un nemico, né odio, né rancore… con freddezza uccideva…Non vale sole per le SS, anche per la Wehrmacht….Allora ci riconoscevamo nella bandiera italiana, nel messaggio di Badoglio, ben sapendo che dall’altra parte  c’era l’esercito italiano. …italiani identificati nel tricolore con lo stemma dei Savoia, allora per noi non era concepibile pensare alla Repubblica. Non avevamo la cultura e l’esperienza  per considerarci tali. Ci riconoscevamo nel Capo dello Stato e nel Re, come nel capo della religione nel Papa…”.

Sempre Lelio: “ Credo che la prima sconfitta per il fascismo sia stato il fatto che noi giovani ci siamo ribellati. Porto l’esempio di Teresio Olivelli (vedi il libro di don Berto). E’ stato ‘ribelle  e patriota per amore’.  “Se la Resistenza è riuscita a sopravvivere e svilupparsi, espletare il ruolo che si era prefissa, singolarmente e collettivamente, lo dobbiamo solo ai contadini ed ai sacerdoti. I primi ci hanno dato da mangiare. Ci hanno sempre aiutato. Nelle montagne delle Langhe e dell’entroterra savonese dove non esisteva  gente filotedesca e filo fascista. L’aiuto spontaneo e cristiano che viene dall’educazione cristiano dell’agricoltore che non ci ha mai tradito….Il sacerdote ci ha confortato, è stato il nostro garante, ci ha considerato ed assistito sul piano spirituale e morale. Ci ha servito per fare degli scambi, per difendere noi e la popolazione”.

Carmelo Speranza comandante di nave e Capitano di lungo corso, antifascista

CHI ERA CARMELO SPERANZA –  Comandava  l’incrociatore ausiliario ‘Amsterdam’, la scorta dei convogli tra Italia e Africa. Una notte vengono affondate 20 navi, compresa la sua, colpita da aerosiluranti.  La scheda personale conferma una seconda incarcerazione dal 15 febbraio 1945 al 24 aprile dello stesso anno. La scheda del figlio Lelio attesta l’incarcerazione, da studente partigiano, Divisione Fumagalli, Brigata Valbormida, dal 31 gennaio 1945  al 18 febbraio dello stesso anno. Se ne deduce che per tre giorni padre e figlio furono reclusi. E dalla copia del Comitato di Liberazione Nazionale, comando 2 a Zona Ligure, Brigata Val Bormida, con dichiarazione personale, Lelio attesta di essere stato ‘comandante di plotone dal 24 agosto 1944 al 28 maggio 1945 e “se ha prestato servizio o collaborato con i nazifascisti”: risposta  si  (vedi scheda sotto…) per il periodo dal 28 febbraio  al 20 aprile 1945. Da chi è stato autorizzato: “Dal F.d.G.  di Savona e dal G.L.N. provinciale  di Savona”.  Attività politica precedente  all’8 settembre 1943: nessuna.

SINTESI CRONOLOGICA DEGLI EVENTI DI CARMELO E LELIO SPERANZA – Il padre (Carmelino) subisce il primo arresto il 16 novembre 1940. Per essere rilasciato il 29  novembre previa diffida  e nessun confino per decisione del maresciallo Graziani. I giorni cruciali di Lelio che spiegano il dramma di un figlio preoccupatissimo delle sorti del padre incarcerato. Un periodo temporale che spazia tra gennaio ed aprile 1945. Il 5 gennaio rastrellamento a Savona (l’arresto dichiarato da Lelio indica il 31 gennaio) Nello stesso giorno inoltra domanda di ingresso nella Polizia RS. E’ qui che nascono gli interrogativi e potenziali contraddizioni. Seguiamo dunque le date che acquistato importanza ai fini di fare chiarezza sul ruolo reale di Lelio, i suoi comportamenti. Il 31, dunque, entra in carcere. Il 15 febbraio uguale sorte tocca al padre. Il 17 febbraio viene rilasciato Lelio.  Tra il 18 febbraio ed il 20 febbraio 1945 risulta l’adesione alla RSI autorizzata da FDG e CLN.  Il 24 aprile ’45, Lelio partecipa nella notte con Emilio Venturelli (e un terzo)  ad incursioni e liberazioni  e fa parte del gruppo che libera le carceri  dove è detenuto il padre (Carmelino). Il registro delle carceri viene consegnato al CNL (24 aprile). La fonte è Giovanni Carlevarino. Testimonianza  di Bagetto  detenuto liberato  che rese  ad dr. Martinot.

Per concludere. Non c’è dubbio della richiesta di arruolamento di Lelio nella polizia fascista in seguito al Bando Graziani, ma autorizzata dal CLN per salvaguardare la vita di Carmelino Speranza , a sua volta, membro dello stesso CLN. Carmelino che muore a Savona nel 1953. “Mio padre – conclude il figlio Carlonon ha mai negato di aver presentato quella domanda  e la sua buona fede è certificata  dal CLN, con l’unico scopo di salvare la vita a mio nonno, non un doppiogiochista dunque. Tutto il resto non mi interessa e non ho approfondito“.

Il registro del carcere Sant’Agostino di Savona al n. 547 indica la presenza di Speranza Carmelino in data 15 febbraio 1945  e fino al 24 aprile 1945. L’Ufficio politico  della Guardia Nazionale Repubblicana il 24 febbraio 1945 denuncia: Speranza Carmelino,  classe 1894, Capitano di Lungo Corso,  via Boselli 4-5. E’ stato iscritto  al Partito Nazionale Fascista  dal 28  ottobre 1932, ma moroso da 4 anni, si legge  nelle informazioni della Guardia Repubblicana del 24 febbraio 1945 e nella denuncia  penale a carico di Speranza, Luigi Ruggeri (classe 1903), Aldo Tarozzi (1898) e Annibale Ferrari. Tutti residenti a Savona.  Rapporto giudiziario inviato alla Procura Generale  del Tribunale speciale dello Stato, per conoscenza al Comando generale  del G.E.R – servizio politico;  all’Ispettorato regionale  G.E.R. della Liguria, serv. pol. al Procuratore di Stato. Accusati di “continui atti delittuosi, come per esempio, aggressioni, sabotaggi, sequestri di persona, in special modo a danno di elementi appartenenti a bande ribelli aderenti al Comitato Segreto di Liberazione Nazionale  per la Liguria.  Una squadra volante al soldo del nemico, generalmente operanti mascherati commetteva atti delittuosi catturando elementi iscritti al P.F.R. ed appartenenti alle forse Armate Repubblicane e compiendo vari saccheggi. Delitti che avvenivano generalmente tra le 18,30 e le 19,30 provocando panico fra la laboriosa cittadinanza Savonese. …I sentimenti contrari alla Repubblica Sociale Italiana  dello stesso Speranza Carmelino erano già ben noti a questo Servizio Politico. Il 5 febbraio u.s. è stato fermato da elementi di questo nucleo  e ossia rilasciato per aver già regolarizzato la sua posizione militare il di lui figlio Delio perchè già militante in bande ribelli. “.

Prosegue il rapporto: ” Non vi è dubbio che lo speranza  sia uno dei maggiori  esponenti di Comitato di Liberazione Nazionale, ciò è convalidato dall’interrogatorio reso dal  Tarozzi e dal Ruggeri. E’ indubitato che l’interessato come i componenti e la di lui famiglia nutrino  sentimenti avversi alla Repubblica Sociale Italiana. Le indagini  per arrestare  Ferrari Annibale hanno dato fino ad oggi esito negativo inquantochè resosi latitante….tutti arrestati, ad eccezione del latitante dovendo rispondere  dei reati di cui agli articoli 241- 284-253-266-270-271.272 3 305 del CP e rinchiusi presso le locali Carceri Giudiziarie a disposizione di codesta Procura Generale.” Firmato : Il colonnello comandante provinciale,  Gaspare Boca, 13 gennaio 1945.”

Nell’interrogatorio il 14 gennaio, ad opera del ten col. Zafferino Gastaldo, comandante UPI,  Carmelino dichiara di conoscere  e frequentare Ruggeri (nel suo negozio), Tarozzi, Ferrari. E  all’ultima domanda: ” Dichiaro di essere sempre stato antitedesco, ma sono stato fascista fino alla dichiarazione  della guerra, e divenni antifascista per la chiamata di tedeschi in Africa. Non ho altro da aggiungere”.

Luciano Corrado


L.Corrado

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