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La scuola savonese nel caos. La ‘ballata’ dei docenti migratori. Ecco cosa accade in classe


La scuola savonese è nel caos. La confusione generata dalla legge 107/2015 -definita assai impropriamente BuonaScuola” – ha fatto sì che ad oltre un mese dall’inizio dell’anno scolastico in molti istituti della provincia manchino ancora più del 30% dei docenti. Con quali conseguenze sulla didattica è facile immaginare. Sembra di essere tornati all’inizio degli anni ’70: da decenni, infatti, non si vedeva una situazione tanto confusa e avvilente per tutti.

L’attuale caos prende le mosse da una serie di mosse dilettantesche del ministero: la prima è quella di aver previsto in sostanza, l’assunzione in servizio dei vincitori del concorso quando ancora in molte regioni non erano state esaurite le procedure del concorso stesso; la seconda, un errore nell’algoritmo per definire la sede di servizio dei docenti. La conseguenza, in un caso e nell’altro, è stata una valanga di ricorsi che sta intasando gli uffici scolastici provinciali (che hanno dovuto distaccare al loro interno una serie di docenti per aiutare a definire i vari contenziosi) e ha già raggiunto anche la via giudiziaria. A questo si aggiunge che le assegnazioni provvisorie e gli utilizzi interprovinciali, che normalmente venivano definiti entro il 31 agosto, in modo da permettere la partenza regolare dell’anno scolastico, sono slittati ai giorni attuali. Così, una serie di professori, spesso già penalizzati dal maledetto algoritmo e costretti a spostarsi da Cosenza o Palermo per prendere servizio a Savona o a Cairo Montenotte, non sa ancora se potrà tornare nel paese di origine. Ma, se ciò avverrà, bisognerà provvedere a nuove nomine per sostituire i docenti trasferiti. I tempi, insomma, sembrano destinati ad allungarsi ancora.

Nel frattempo, ancora in quest’ultimo fine settimana i dirigenti scolastici hanno dovuto fare a una serie di nomine (spesso “fino alla nomina egli aventi diritto“), ulteriormente ostacolate dal fatto che molti professori, di fronte alla prospettiva di un viaggio all’altro capo d’Italia dagli esiti incerti, preferiscono rispondere negativamente alla proposta del preside per aspettare una supplenza (istituto tutt’altro che esaurito, nonostante i proclami del governo) più vicino a casa. Finisce per verificarsi, quindi, una situazione davvero paradossale: non sono i professori inseriti nell’ “ambito” (la zona geografica al cui interno hanno chiesto di andare ad insegnare) a dover sperare in una chiamata dei dirigenti scolastici, ma sono questi ultimi a dover pregare in ginocchio i docenti di accettare la proposta di assunzione in servizio.

Intanto, per ovviare a questa grottesca situazione gli insegnanti di potenziamento, originariamente destinati ai progetti scolastici e che dovrebbero essere il fiore all’occhiello della “Buona Scuola“, finiscono per sostituire gli insegnanti assenti in tutte le classi dove si verifica il problema. Così può capitare di trovare un docente di matematica cui viene chiesto di spiegare i poeti latini o un insegnante di diritto cui viene chiesto di cimentarsi con protoni e neutrini. Il tanto decantato “organico dell’autonomia” si traduce, nel concreto, in una cattedra vuota che un professore, spesso senza alcun competenza nella materia, deve andare provvisoriamente a riempire.

Discorso a parte meritano gli insegnanti di sostegno, ossia i docenti chiamati ad agevolare il percorso di studi degli studenti con disturbi specifici di apprendimento variamente denominati. In moltissimi istituti scolastici della provincia di Savona ad un mese dall’avvio dell’anno scolastico ci sono allievi che ancora non possono contare sul sostegno a cui hanno diritto. Siamo lontani anni-luce dal rapporto 1:2 (una cattedra di sostegno ogni due alunni con disabilità, auspicato nella Legge 244/07 come “rapporto medio nazionale”): anche in questo caso, è facile immaginare quali possano essere le conseguenze per la vita scolastica e sociale di questi ragazzi.

Secondo i sindacati si arriverà a regime tra la fine di ottobre e l’inizio del mese successivo, il che aprirà la via ai ragazzi – soprattutto delle classi terminali – che non dovessero essere promossi ad un ricorso, con buone possibilità di vittoria. Chi potrebbe sostenere, infatti, che una scuola senza professori per oltre un mese ha attuato tutti gli strumenti necessari per dotare l’allievo degli strumenti necessari a conseguire la promozione ?

Massimo Maccio

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