Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Lettera / Immigrati a Ormea, una storia di ….


L’articolo de ” La Stampa ” – 06/09/2016 – dal titolo “Avevamo paura dei profughi: dopo un anno sono parte di noi”, con la fotografia del Sindaco di Ormea, Giorgio Ferraris, intento a vigilare e a controllare un gruppo (due !!) di richiedenti asilo impegnati nei lavori domestici (uno ritira la biancheria dalla lavatrice mentre l’altro osserva!!), oltre ad essere di eccelsa elevatura giornalistica, è la testimonianza che avevamo sbagliato. Leggi anche la risposta del sindaco e la lettera di un lettore. Avevamo paura, ora invece sono parte di noi o di qualcuno di noi o forse di nessuno di noi o forse solo del Sindaco e del suo staff. Quando nessuno ormai se lo aspettava, è nato un progetto unico in Italia e forse nel mondo, una storia di successo. A lungo abbiamo sperato che i padri fondatori dell’Europa che non c’è (e che non ci sarà mai) riuscissero a creare le condizioni affinchè queste persone non fossero costrette a fuggire dalle loro terre. Riunioni, pranzi, cene, costi alle stelle per un bel “nulla di fatto” con Renzi ormai chiuso nell’angolo.

E invece in un piccolo paese di questa Italia ormai alla frutta un Sindaco, condottiero di tante battaglie, ha fatto il miracolo. Il progetto, che coinvolge gli immigrati nella sistemazione dei castagneti del territorio di Ormea, avallato anche dalla Regione Piemonte, è decollato ed i primi risultati sono eccellenti. Il primo castagneto, di proprietà del presidente dell’ente che li ospita, Luciano Obbia, è stato pulito a dovere e la produzione di castagne si annuncia molto abbondante. Naturalmente è solo un primo passo perché più saranno i castagneti sistemati, più aumenterà la produzione del pregiato frutto e dal ricavato dalla vendita arriveranno così i fondi necessari affichè gli ospiti possano vivere decorosamente, pagare le tasse come noi ormeesi, essere indipendenti economicamente, nonché rispettosi delle regole. E soprattutto, cosa molto importante, non avranno più bisogno degli aiuti pubblici che potranno essere destinati finalmente agli italiani in difficoltà. Anche i muri a secco, facenti parte dell’innovativo progetto e caratteristici del paesaggio agricolo, saranno ricondizionati e Ormea ritornerà all’antico splendore.

Uno sforzo enorme, una grande sfida ed opportunità che anche la Merkel ed Hollande potrebbero fruttuosamente cogliere e sperimentare nei loro rispettivi paesi. Abbiate fiducia, cittadini di Ormea, il solco è tracciato e sui social Networks stanno già circolando fotografie che immortalano i migranti seduti ad aspettare che la lavatrice (quella della foto) finisca un altro ciclo oppure mentre rovistano nei cassonetti della spazzatura: tranquilli, fa parte del progetto e non c’è bisogno del Sindaco a vigilare, d’altra parte è giustamente sempre molto impegnato.

(Lettera  email da Ormea)

P.S. : E’ notizia dei giornali di oggi che in Italia i fondi per i migranti sono esauriti e che nei conti dello Stato vi è già un buco enorme, per cui abbiamo il diritto di sapere dal Sindaco come è effettivamente la situazione della nostra struttura di accoglienza, perchè, se è anch’essa in rosso, il denaro alla bisogna d’ora in poi lo metterà di tasca sua ?

LA RISPOSTA DEL SINDACO 

A proposito della “Lettera/Immigrati a Ormea, una storia di…”, pubblicata sull’ultimo numero di “Trucioli”, a prescindere dal contenuto della stessa, visto che la lettera termina con una domanda al Sindaco, non ho alcuna difficoltà a rispondere, purché la richiesta sia firmata. Non merita certo risposta chi non ha neppure il coraggio di firmare quello che scrive.

Distinti saluti.

Giorgio Ferraris

IL SINDACO DI ORMEA NON MI HA MAI RISPOSTO

Premesso che non sono l’autore della lettera in oggetto, sono sorpreso dalla replica del Sindaco Ferraris, in quanto alle mie lettere firmate (nome e cognome) del maggio/giugno c.a., lo stesso non è mai stato in grado di dare risposte concrete in merito a quanto richiesto nel loro contenuto, ma si è solo lasciato andare in ridicole offese personali.

Grazie anticipate per l’attenzione.

Giorgio CAVALLERI


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