Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

Settimanale d’informazione senza pubblicità, indipendente e non a scopo di lucro Tel. 350.1018572 blog@trucioli.it

Savona e la sua cappella della Crocetta. Il presidente Cerva (A Campanassa) accusa la Diocesi e l’Ente Santuario: 9 quesiti


Savona cattolica e praticante è shoccata e incredula. Questa volta non c’entra scandalismo e moralismo sul malcostume, i vizi immondi di una frangia minoritaria del clero, i silenzi imbarazzati, il rimpallo di colpe e peccati. E’ una vicenda scritta ufficialmente sulle carte. E’ passati quasi inosservata il rinnovo della Convenzione (e relativa parcella legale) tra le Opere Sociali  e la Diocesi di Savona – Noli, rappresentata dall’Ente Santuario con il rettore  don Venturetti che, a sua volta, è stata designato dal vescovo Lupi. A ribellarsi, a rompere clamorosamente il silenzio bipartisan si direbbe, è Carlo Cerva, un passato da consigliere comunale d’opposizione, vice segretario regionale della Dc ai tempi di Paolo Emilio Taviani e Carlo Russo. Un moderato che i soci della benemerita A Campassa hanno scelto a presidente. E anche in questa vesta denuncia la ‘gravità eccezionale’ della rinuncia alla gestione della storoica cappella della Crocetta, venerato luogo della seconda apparizione di Maria Madre della Misericordia.  E che con il Palazzo delle Azzarie  era indicata dal vescovo Franco Sibilla tra “i due pilastri su cui si regge il complesso del Santuario”.

Il presidente Cerva ha scelto per il suo clamoroso – appello denuncia, le pagine del periodico A Campamassa con due mila abbonati, una diffusione assai capillare.  Cinque pagine ricche di informazioni, dati di fatto e riproduzione di articoli che don Lorenzo Ivaldo, da direttore del Letimbro, pubblicava  il 13 maggio 1970. La firma è di Giuseppe Peirone.  Altre due pagine firmate da Gian Vittorio Castelnovi.

Qual è il leit motiv dell’intervento del presidente Cerva, non è in corsa per incarichi, né deve mettersi in mostra per aspirare a qualche poltrona. Pare prima di tutto un tema di contenuti e di spessore per chi ha a cuore il patrimonio religioso della comunità, evitando dissennate scelte.  “Apprendiamo con profondo sconcerto – esordisce il rag. Carlo Cerva – che nel rinnovare la convenzione con le Opere Sociali ( e di cui i giornali hanno dato notizia piuttosto scarna, da comunicato stampa, copia e incolla ndr) , la Diocesi di Savona – Noli, qui rappresentata dall’Ente Santuario, ha rinunciato tra gli altri beni, anche alla gestione della Cappella della Crocetta, venerato luogo della seconda Apparizione…giustificando tale fatto con la poca frequentazione… In che stato di totale degrado versa la Via Crucis, che porta alla Cappella”. Un inciso pare utile.  Oltre al percorso della via Crucis, impraticabile, esiste una strada carrozzabile, ma c’è un cartello  con la scritta ‘proprietà privata’ in seguito all’acquisto di una casa unifamiliare di 3 piani e alineata dalle Opere Sociali.

Non lascia spazio a giri di parole la presa di posizione di Cerva: né politichese, né linguaggio diplomatico. Si domanda provocatoriamente: “ Ma vogliamo scherzare ? Vogliamo rifiutare, ancora una volta, di assumerci le naturali responsabilità, adducendo bugie, penose giustificazioni?  Domandiamoci:

1) Quali sono state e quali le iniziative della Diocesi e dell’Ente Santuario, nel promuovere eventi religiosi. ?

2)  Quali sono state e quali sono le iniziative della Diocesi e dell’Ente Santuario, nel promuovere eventi culturali legati alla Valle ed al Santuario ?

3) Quali sono stati e quali sono le iniziative della Diocesi e dell’Ente Santuario, nel promuovere eventi di sensibilizzazione sociale, tenuto conto che parliamo di un Santuario Mariano che per di più vede sul suo territorio istituzioni sanitarie ed assistenziali?

4) Quale è l’accoglienza che il pellegrino riceve al Santuario ?

5) Qual è la disponibilità dell’Ente Santuario nel promuoevre l’accoglienza e l’adeguata conoscenza del Santuario ?

6)  Cosa ne è della Locanda del Pellegrino ? Siamo frose in attesa di qualche operazione di alta politica ? Mistero: non si sa.

7)  Cosa ne è del Palazzo delle Azzarie, di cui il vescovo monsignor Franco Sibilla promosse il recupero ed il restauro, per essere usato come sala convegni, mostre, ed altro ancora, in relazione al Santuario ? Mistero: non si sa.

9) In che cosa è consistito ed in che cosa consiste il tanto pubblicizzato rilancio del Nostro Santuario ? Non si riesce proprio a capire” conclude Cerva.

Per un Santuario che si regge su due pilastri, i quesiti non pare facciano una piega. Certo non è immaginabile che tutti i savonesi conoscano la storia della Cappella della Crocetta.  Le apparizione al Beato Botta, la devozione popolare scaturita, l’attenzione di molti vescovi che hanno la primaria responsabilità della promozione della fede, ma anche di una gestione efficiente, adeguata all’importanza, attraverso gli stretti collaboratori.  La Crocetta punto di riferimento anche culturale, di pregio. Con affreschi di Guido Bono.  Con mostre, oltre i confini, a Firenze, a Roma. Il primo importante restauro  interno è stato fatto nel 1960 dalle Opere Sociali.  Nel 2009 i lavori hanno interessato l’esterno dove sono andate ‘distrutte’ tracce di affreschi.  Il Palazzo delle Azzarie di cui è stato rifatto il tetto e dato in gestione alla chiesa.  Negli anni recente rettore del Santuario è stata don Giusto, poi il vescovo ha scelto don Venturetti. L’avrà fatto sulla base di un currilum, della fiducia sulle capacità di pastore, di manager, di amministratore. Nel  tempo il vescovo Vittorio Lupi, imperiese di Ceriana, ruoli importanti prima della sua promozione sulla quale è sempre aleggiato lo zampino e l’impronta dell’allora potente ministro Claudio Scajola, avrà avuto il modo di fare verifiche, confrontare i risultati, affrontare con tempestività possibili interventi migliorativi del complesso del Santuario con i suoi cinque punti di riferimento (negozio dei ricordi incluso).

Si sarà pure informato che l’8 settembre nel tradizionale pontificale della Natività di Maria, in un passato non lontano, il Santuario non riusciva ad accogliere tutti i fedeli. Quest’anno c’erano le panche e le sedie con posti liberi. La piramide delle responsabilità vede al primo posto il vescovo, la diocesi che rappresenta con i responsabili dei vari settori, l’Ente Santuario. Adeguarsi ai tempi, il rinnovamento di una Papa che ha portato tanta gente (giovani e meno giovani) a riavvicinarsi alla fede, alla chiesa, dovrebbe imporre, consigliare che alla periferia si sia rigorosi o quantomeno trarre le conseguenze, non far incancrenire i problemi, accelerare le soluzioni. Nessuno ha la bacchetta magica, ma capacità, meritocrazia, risultati non possono appartenere solo al mondo della politica, dell’economia, delle aziende pubbliche e private. Stessa cosa per dimissioni, trasferimenti.  Decidere e non rinviare.

Da  monsignor Vittorio Lupi – e non vogliamo coinvolgere il presidente Cerva –  ci si attenderebbe non solo la capacità di analisi che senz’altro avrà. Dovrebbe dimostrare concretezza decisionale, determinazione almeno quando sono in ballo i beni e l’amministrazione della Diocesi che gli è stata affidata. Trarre le conseguenze di un’incapacità, un’impotenza, una mediocrità non spetta solo alla società laica e civile. Prima di aggravare i danni, accrescere il solco con i fedeli, compresi quanti contribuiscono al 5 per mille incluso, alla diffusione e difesa delle nostre radici cattoliche. A meno che, si sussurra a Savona, continui ad aleggiare il potere invisibile, ma non troppo di un’eminenza grigia cardinalizia.

Luciano Corrado    


L.Corrado

L.Corrado

Torna in alto