Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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I sindaci Doria, Berruti (ex craxiano) e la questione morale


Il sindaco Berruti è un renziano della prima ora, infatti dopo 20 anni di politica e di politica quasi sempre deficitaria, non cambia mestiere, non torna a fare, benedetto, il commercialista, anzi si candida alle Regionali. Non bastano i danni a Savona: le massacranti addizionali alle famiglie e alle imprese, il debito accumulato nei primi 5 anni insieme a Ruggieri, il cooperativismo di Stato e i tentacoli del Partito Democratico ovunque. Dai primari alle opere sociali quasi tutti iscritti o in alta quota PD.

 

La sede di Albenga dell’ufficio del sindaco di Savona, Federico Berruti

La partitocrazia va bene a Savona se torna a suo favore, ma se si candida a Presidente della Regione, dibattendo con gli ex comunisti di Sel, sclerotizzati nell’ideologia marxista, al sodo no, in Liguria non gli conviene.

Già in campagna elettorale, si sveglia con le insegne luminose dei titoli dei giornali, e la polvere di Savona sotto il tappeto.

Ma forse Berruti o Doria governano bene a Savona e Genova?

La propaganda fide del marchese lievita nel nome della bellezza e dello stile, l’ex craxiano Berruti ci spiega invece che bisogna finirla con un partito alla Ceausescu, moralmente inquinato e clientelare.

Ma cosa ha fatto – non detto – Berruti a Savona?

Il debito enorme di Savona si è aggravato di 5 milioni nel suo primo mandato e la cosa mi stupì molto, come consigliere entrante. Notai il suo mare magnum di promesse, la differenza tra il dire e il fare.

Il Welfare, di cui conosce bene, come l’Assessore Sorgini, la declinazione pauperistica cattocomunista, invece di andare incontro alla fasce deboli, ha aumentato il numero dei poveri nonostante sia dal 2011, come responsabile Welfare del PdL prima e di Forza Italia dopo, che chieda, senza ottenerlo, un aumento di 2-3 milioni per le assicurazioni sociali.

In cambio, con costrutto, ho chiesto di diminuire le spese secondarie per le associazioni ludiche e i festival effimeri, di non fare ulteriori speculazioni edilizie, di spendere meno per lo sport (600.000 euro per il campo da hockey, 200.000 euro per campi di calcetto e 3 milioni per la piscina), ma, testimoni sono i 32 consiglieri, nulla è stato recepito, calpestando addirittura la Costituzione. Savona matrigna come Roma.

Le aziende partecipate sono piene di debiti e anche sulle Opere Sociali, esposte, credo, per 700.000 euro, il sindaco non si scandalizza.

Tra l’altro, il rafforzamento del welfare ha sempre portato ad un aumento dei consumi, favorendo la ripresa del commercio e del manifatturiero. Ma questo sindaco e questa giunta, mi sento di dire, in tutta onestà intellettuale, non conoscono l’ABC di uno Stato Sociale degno di tale nome.

NOTA BENE: nel linguaggio del sindaco manca sempre la parola corruzione, che sta devastando il paese. E’ quindi un politichese italianissimo.

 

                                                                         FAUSTO BENVENUTO

                                                                         Consigliere comunale

                                                                         Forza Italia – Savona

Cellulare: 347 5 12 384

 

OSPEDALE VALLORIA  – Mi è difficile capire le cortine fumogene innalzate dal vicesindaco Di Tullio sul ulteriori accorpamenti in provincia di Savona, un tema, tra l’altro, che non attende esattamente al suo compito.

Tuttavia si continua a parlare di fumo, mentre gli anziani per entrare in un centro geriatrico, oggi Residenza Protetta, arrivano a spendere mediamente 1700 – 1800 euro al mese, giacché la Asl fa eccessivamente leva sugli aiuti del welfare “familiare”, chiamando in causa parenti più o meno stretti. Per capire il presente, bisogna osservare il passato.

I miei nonni sono morti gratuitamente o versando la loro pensioncina nelle camerate geriatriche del S. Martino, ma visto il grasso che colava si è speculato anche sulla parte terminale della vita. Inoltre siamo gravati, in proporzione agli abitanti, dal più alto numero di dottori rispetto agli altri paesi europei, i quali, giustamente, negli anni 80, misero il numero chiuso in base alle reali esigenze della popolazione, offrendo eccellenze che in Italia latitano, perché non viene premiato il merito, ma la cupola dei camici bianchi tesserati che fungono da potenti esattori di voti.

 

                                                                                          Fausto Benvenuto


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