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Liguria e Basso Piemonte

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Alassio, l’ultima moda di baristi e camerieri


Va di moda, da tempo, nella stragrande maggioranza dei bar, delle pizzerie e ristoranti di Alassio, un abbigliamento che turisticamente chiamiamo “abiti di casa”. Sono passate di moda le divise dei camerieri e dei baristi. Solo un compianto presidente di categoria si permise di criticare l’assenza di decoro non consono all’attività svolta. Fu lasciato solo e ignorato. Alassio, già regina del turismo ligure, non ha più bisogno di seguire l’esempio – senza andare lontano – dei locali pubblici della vicina Costa Azzurra, oppure del professionale Alto Adige, non parliamo della Svizzera. Del resto sono i titolari stessi che servono ai tavoli e ritengono che l’abito non faccia il monaca e non disturba i clienti.  Consumano lo stesso. I prezzi non cambiano.

Ormai tutti hanno fatto l’abitudine. Altro aspetto. Nei bar, in pizzerie, in ristoranti capita spesso di ‘trovarsi’ servizi igienici che lasciano a desiderare. E’ vero che nel centro di Ormea, nel bar più frequentato, mettono ancora a disposizione il wz alla turca, ‘ottimo e comodissimo’ per il gentil sesso, per le donne anziane. Ad Alassio, almeno a questo, hanno rimediato da tempo. Resta il fatto che bisognerebbe istituire un premio-concorso non solo per la buona cucina, il miglior cocktail, l’accoglienza, la conoscenza delle lingue straniere, ma anche per lo stato dei servizi igienici. Tra l’altro, luogo obbligato se non si vuole utilizzare i quasi scomparsi gabinetti pubblici, in centro.

Resta il tema e lo scriviamo senza obiettivo polemico, di come si presentano camerieri e baristi. Non si fa distinzione tra zone: sul lungomare affollato di turisti, in centro o in periferia. La scelta vincente è abbigliamento casual, se serve anche un cappellino colorato, scarpe a seconda dei gusti personali e della comodità, mancherebbe altro. Si direbbe, contenti loro! Che ne pensano i clienti, i turisti? Be, ci è capitato di assistere a questa divertente, diciamo così, scenetta. Ad un tavolo di stranieri si avvicina un cameriere-titolare vestito non proprio in divisa, lo scambiano per un vu cumprà che vuol vendere o chiedere l’elemosina. Gli dicono di no e restano seduti in attesa. Passa un quarto d’ora, il ‘cameriere-titolare’ torna al tavolo, altro secco no. I turisti si alzano e vanno alla cassa del bar, scoprono che è proprio lui. Si erano sbagliati. Si sono allontanano indispettiti. Via uno arriverà un altro, ad Alassio ci hanno fatto il callo e lo smalto.

E’ ormai un’eccezione lavorare dietro il banco o tra i tavoli, al dehor, in divisa consona al mestiere. Si può lavorare benissimo senza divisa. Nessuno farà obiezioni. Perchè?  Vissero tutti felici e contenti. Ad iniziare dai rappresentanti di categoria locale e provinciale. Buona fortuna, non disturbatevi. Anche i vu cumprà hanno bisogno di non essere troppo disturbati sul lungomare. Commissariato di polizia permettendo.

Tra i tavoli del bar col berretto verde in testa
Il cameriere-titolare sul lungomare di Alassio con berretto e divisa pret -a- porté
Il titolare cameriere-barista, a sinistra nella foto, conversa con i clienti, sul lungomare in una pausa del lavoro
La cameriera in maglietta e pantoloni variopinti sul lungomare in centro città
A far compagnia ai turisti del lungomare il solito mercatino e per fortuna che il commissariato di polizia rimane grazie alla Lega Nord

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