Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Borghetto S.Spirito / Vascello con fantasma


 Era da molto tempo che voleva farlo.


Ogni mattina, recandosi al lavoro, si distrae per un solo attimo dalla guida per osservare la nave “STELLA” ormeggiata nelle acque calme dell’approdo. Non è molto grande, anzi, ma messa lì dentro ne occupa quasi tutto lo spazio, conferendogli una dimensione che non si merita. E’ lì da mesi, ferma, inanimata, non usata, quasi che l’abbozzo del porto borghettino fosse il suo esilio, condannata a stare lontana dalla sua Napoli, per colpe che non conosceremo mai.

E lo fece.

Ai primi di febbraio, nelle prime ore di una mattina umida e ventosa, quando ancora sembra che il buio abbia vinto la luce e l’Uomo è assalito dall’ancestrale paura che il sole non sorgerà più e solo il raziocinio ferma e guarisce quest’angoscia, imbacuccato in una tutta nera e col viso coperto dal passamontagna, il Signor X si dirige verso il grande molo con le vele di acciaio.

Il fiume, gonfio per le ultime piogge, entra prepotente in mare, stranamente tranquillo considerata la stagione e colora di un giallo ocra il verdeblu dei bassi fondali.

Passato il ponte, si dirige rapido sulla spiaggia e percorre la distanza che lo separa dalla diga frangiflutti dell’approdo. Sale sugli scogli, trova il varco ed entra nel porto in costruzione, attento agli intralci di cui è disseminato il grande piazzale cintato dalle transenne. Si avvicina alla banchina e cerca il gommone che sa essere ormeggiato da quelle parti e che serve per il trasbordo dei marinai sulla nave. Lo trova, molla la cima e col remo si da una forte spinta. L’abbrivio lo porta sotto la murata dove c’è la scala a tarozzi e poi, cauto, sale fino a ritrovarsi in coperta.

A poppa c’è una struttura di ferro che sorregge la plancia, con un’unica porta di accesso chiusa da un lucchetto, che lui fa saltare con una spranga di ferro. Entra, accende una piccola pila e scende la scala che porta alla sala macchine. Non sa perché sta facendo questo. E’ come se seguisse un inspiegabile istinto, attratto e affascinato da questo vascello che giace abbandonato da mesi.

Arrivato in sala macchine, angusta e puzzolente di gasolio misto all’acqua stagnate della sentina, passa in rassegna ogni parte del grosso motore diesel che ormai sembra morto e mai più in grado di generare la forza da trasmettere alle eliche.

L’imbarcazione cigola, si lamenta e i cavi di ormeggio gemono sollecitati dal lento respiro del mare.

“Salve”

Quell’unica parola pronunciata con delicatezza da una voce femminile alle sue spalle non lo spaventa. Anzi, quasi se l’aspettava.

Si volta e osserva la figura che è apparsa improvvisamente in quel luogo trasformandolo, nella sua mente e solo per un momento, in una grotta o un anfratto o un dirupo, posti avvezzi a ben altre apparizioni.

Ha bellissime sembianze. I capelli, lunghi fino alle spalle, di un color rame dorato, incorniciano un volto dall’ovale perfetto in cui gli occhi verde smeraldo spiccano in maniera vagamente insolente sul pallido incarnato della pelle. Un abito bianco aderente segna le forme perfette e le conferisce un aspetto elegante anche se un po’ distaccato, quasi fosse, come in effetti è, un’abitante di un altro mondo.

“Chi sei?” le chiede.

“Sono Stella, il fantasma di questa nave”

“A vederti non si direbbe, sembri molto concreta”

“Se non ci credi prova a toccarmi” – lo invita Stella. Il Signor X allunga una mano all’altezza delle sue labbra e stringe il nulla.

“Quindi è vero ciò che dice la gente”

“E cosa dice la gente?”

“Dice che questo è un vascello fantasma”

Stella sorride. “L’unica cosa certa è che io sono un fantasma; della nave direi piuttosto che tende alla morte per ruggine”

“E cosa ci fai qui?”

“Ci vivo, o meglio animo l’imbarcazione con la mia presenza, perché anche le imbarcazioni hanno un’anima”

“E tu sei sempre qui, anche quando ci sono i marinai?”

“Sempre. Io sono sempre presente su questo vascello e spesso rifletto sul fatto che sono meno fantasma io di quanto lo sia il progetto di questo cosiddetto “approdo”, proprio perché non si sa quando finirà e, se andiamo avanti di questo passo, forse ci dimenticheremo anche di quando è iniziato. Ma io non disturbo mai i marinai quando lavorano, forse disturbo le coscienze…”

“Tu sei molto bella, anche se quasi trasparente, e la bellezza non disturba mai. Ma dimmi come ti trovi tra i vivi?”

“Vivi? E tu chiami vivi quelli che mi hanno dimenticata qui? Nel più totale abbandono? Quelli non sono vivi, erano già morti ancor prima di nascere”

“Beh, dicevo così per dire, tanto per fare un po’ di conversazione. Non volevo farti arrabbiare”

“Lasciami sfogare un po’, è troppo tempo che sono sola. Tu almeno hai dimostrato un po’ di curiosità nei miei confronti e del vascello, mentre gli altri passano indifferenti e non si chiedono neppure cosa ci stiamo a fare lì a bagnomaria. Figurati che non portano neppure i bambini a vedere la nave, le paperette alla foce del fiume sono più interessanti”

“Mi spiace che tu soffra, ma non credere che noi, a Borghetto, stiamo molto meglio”

“Scusa se giro il coltello nella piaga, ma ve l’ha già detto anche il Marziano che la colpa è solo vostra, della vostra mentalità, della vostra inerzia che vi impedisce di cambiare le cose e lascia spazio a personaggi inadeguati”

“Ma che sorpresa!!” – esclama il Signor X e chiede – “Conosci anche tu il Marziano?”

“Certo. Tutte le volte che viene a Borghetto passa a salutarmi, ma è un po’ che non lo vedo”

“Anch’io è molto tempo che non lo vedo, forse perché non sogno più”

“Meglio così. I sogni sono pieni di fantasmi e non tutti piacevoli come me. Adesso però devo andare, sta per sorgere il sole e io sparirò”

“Perché?”

“Non lo sai? Quando sorge il sole noi fantasmi diventiamo invisibili”

“E poi?”

“Non preoccuparti: al tramonto torniamo sempre, per farvi compagnia”.

Silvestro Pampolini


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S.Pampolini

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