Scoprire il vecchio album delle ‘foto storiche’ che conoscere la nostra storia e chi merita di essere ricordato. Ma anche rivisitare il significato di leggende popolari. Questa settimana: a Ceriale c’era il cantiere navale Giuseppe Patrone e quando nella cittadina si organizzava una delle prime sagre della Riviera, quella del cundigiun. E ancora, il trasporto a dorso d’asino (scuolabus) degli scolari a Upega. E da Viozene la leggenda del Buco del Manco.
Giovanni Cerruti- Il cantiere di Giuseppe Patrone ha dato tanto lavoro ai nostri giovani, ha formato dei maestri d’ascia, i quali hanno aperto nuovi cantieri nautici, dato nuovo lavoro a tante famiglie e fama al paese con le su meravigliose barche. Peccato che la riconoscenza non ha casa in Ceriale, ci siamo dimenticati di un grande personaggio, si poteva intestare il pontile, almeno la zona dove era il cantiere.
IL PANE PER LA SAGRA DU CUNDIGIUN A CERIALE: le mega grisse di pane
UPEGA, LO ‘SCJUOLABUS’ DEGKLI ANNI ’50 – POST DI MARIO LANTERI
VIOZENE LEGGENDE DEL BUCO DEL MANCO
VICINO AL RIFUGIO MONGIOIE
ll “buco”, il “foro”, si staglia, tenebroso e incombente, al centro di una vertiginosa parete di roccia. Lungo quarantacinque metri, ha un diametro di sei metri e si apre proprio là dove la roccia è più unita e liscia. Il che lo rende praticamente inaccessibile, se non a mezzo di funi, dall’alto. “Garb dër Manc”,
La leggenda dice che il “buco” era un tempo abitato da un frate, il quale filava di continuo e tesseva la tela della vita perenne e felice: ne bastava un solo pezzetto per sfuggire alla morte ed alla miseria. Chiaramente ispirato all’antico mito pagano delle Parche, il racconto ci tramanda che il frate, avendo un giorno steso la tela al sole, non si era accorto che questa si era svolta giù per il pendio, fino a raggiungere Pian Rosso, dove una donna I’aveva notata e aveva cominciato a ripiegarla per portarsela via. Poiché, peraltro, la tela era praticamente senza fine, la donna aveva deciso di tagliarne un pezzo e, occorrendole le forbici, era andata a casa a prenderle. Il che la fece rimanere a mani vuote, perché il frate, nel frattempo accortosi della sua sbadataggine, aveva provveduto a ritirare la tela nel suo “garbo”, cioè nel suo buco: il “buco del monaco”,