Uno spazio di 300 mq., 18 dipendenti, l’ottava sede dopo Parma, Alessandria, Alba, San Sicario, Caste Gandolfo, Salice Terme, dallo scorso anno pure alle Canarie. E ora il porticciolo più grande della Liguria, decimo al mondo per la dimensione degli yacht ospitati, fino a 77 metri. Una struttura- non sono molti a saperlo – che frutta alle casse comunali 250 mila € l’anno, da lavoro a 25 persone che aumentano ad una quarantina nella stagione estiva. Lostecco è il decimo ristorante della cittadella portuale anche se dietro l’angolo c’è la sorte dello sfratto per ‘scadenza contrattuale’ del Sestante, il primo e più longevo locale sorto quando era ancora attivo il vecchio scalo. Prima a gestione comunale, quindi passato attraverso cinque privati: Frey, Miramonti, Grassetto, Ligresti e finalmente al colosso assicurativo bancario Unipol – Sai. Si lavora giorno e notte per aprire al pubblico le serrande de Lostecco di proprietà dell’omonima società srl, con sede a Tortona in via Carducci, amministratore unico, dal 2013, Massimo Sanna, 44 anni, residente a Valenza; quote societarie a Ilma srl per 16 mila euro e Picasso per 4 mila euro. La tabella di marcia annunciata da Ivg.it che con Edinet Srl, di Matteo Rainisio, Pietra Ligure, ha ricevuto l’incarico di curare il marketing di Marina di Loano (ciò non le impedisce di fare ‘libera informazione’ senza condizionamenti e anche per questo riscuote successo tra i lettori) era stata indicata il 29 giugno festa di San Pietro Apostolo, padre e pescatore ai tempi della predicazione di Cristo Gesù. Ritardi che non sono un’eccezione quando si devono affrontare lavori ed arredamenti. Importante è il traguardo ed il risultato finale.
L’arrivo del colosso commerciale italiano può essere letto in una duplice ottica. Per due anni la ‘Marina di Loano‘ , nelle strategie dei dirigenti designati a reggere le sorti della cittadella portuale, ha cercato di rivolgersi e coinvolgere in primis gli operatori della città. Un obiettivo raggiunto solo in parte, anche perchè non sono molti sulla dita di una mano le realtà imprenditoriali locali disposte a raccogliere la sfida di un vero rilancio della grandiosa struttura marittima. I motivi ? Non è semplice integrare con il territorio un porto pur con caratteristiche in qualche caso uniche. Si pensi che rispetto ai porti di Finale, Alassio, è di fatto nel cuore della città, un tutt’uno. Si pensi alla felice posizione della stessa passeggiata a mare di levante, prosecuzione naturale di quella di ponente che si dirama fino a Borghetto Santo Spirito ed ora con la panoramica prosecuzione verso capo Santo Spirito e Ceriale. Lo ‘spettacolo’ suggestivo di un panorama senza pari mare – monti, il fascino della vista notturna, cartoline incantevoli da album.
Tutto questo non è stato sufficiente per dare un colpo d’ali alla ‘galleria’ commerciale all’interno del porto. E qui siamo all’altro aspetto. Lo scalo per certi versi è considerato il ‘paradiso dei ricchi‘, dell’opulenza, ovviamente con una scala di imbarcazioni il cui valore va da poche migliaia di euro a somme faraoniche. Da interi palazzi galleggianti. L’interrogativo: un miliardario, vuoi italiano o straniero, uno sceicco, un nababbo, sceso a terra cosa trova nel mondo delle ‘vere eccellenze’ a cui è solitamente abituato ? Il ‘salotto’ superaffollato di via Garibaldi ? Il lungomare impreziosito dalle fontane artistiche ? Piazza Italia accarezzata dalle vecchie mura ? I palazzoni di corso Europa e via Aurelia ?
E’ fuori dubbio che la trasformazione dell’industria alberghiera a ‘industria privilegiata delle seconde case’, persistendo in scelte socio urbanistiche autolesioniste, ma elettoralmente paganti, abbia di fatto creato un turismo di massa, popolare, da week end. Solo ora fa capolino grazie al terrorismo e alla crisi di altre mete più o meno esotiche.
E’ dunque giocoforza, nell’ottica prettamente commerciale, che occorra investire in attività di ‘largo consumo‘, a discapito delle ‘eccellenze‘ per ricchi. Si pensi, per un attimo, alla più blasonata Alassio dove quasi simultaneamente, negli anni scorsi, hanno aperto due strutture che possiamo chiamare per un turismo d’elite: il Grand Hotel e Villa Pergola; quest’ultima di proprietà dei coniugi Ricci – Arnaud aveva alzato il prezzo massimo delle 5 suites a 900 € a notte. Quest’anno diminuito a 795, mentre il Belmond Splendido di Portofino ha potuto adeguare in salita i suoi prezzi massimi fino a 1.600 €. a notte.
Il Grand Hotel, dall’inaugurazione di fine gennaio 2011, ha cambiato sei direttori e nonostante una proprietà solida (Imprenditori del cuneese) non è facile far quadrare i conti, non a caso a fronte di un’iniziale volontà di apertura annuale si è passati a nove mesi. Non meno significativa la parabola del G. H. Garden Lido di Loano, affacciato sul porto, inaugurato nel ’68 come ‘5 stelle’, ha avuto alti e bassi e solo grazie ad una proprietà di industriali torinesi ha potuto resistere, pur con tagli robusti (la cucina aperta solo nella stagione estiva), in compenso si è passati all’apertura annuale, ma con una drastica riduzione del personale. In compenso ha acquistato (si parla di 4 milioni di euro) la spiaggia In di Loano: Lido Sole, conglobata con quelle di in proprietà del Grand Hotel e Varesine.
E’ in questo scenario socio – economico- commerciale che non ci si poteva attendere dalla ‘Marina di Loano‘ di proliferare in un ‘mare di eccellenze’. La settimana scorsa abbiamo pubblicato (siamo stati gli unici a farlo, seppure in ritardo) l’abbandono, alla vigilia dell’estate di Marco Zeffirino Bellomi, arrivato a Loano come il ‘marchio di garanzia’ di un porto d’avanguardia che avrebbe fatto favile (vedi……). E’ finita male ed il velo di silenzio sul divorzio con la Marina di Loano ha fatto più male che bene. Non bastano le buone intenzioni, la professionalità, occorre un contesto di aspetti positivi. Bisognerebbe trovare imprenditori hanno la vocazione di ‘fare squadra’, di avere la lungimiranza della ragione e non dei sogni astrusi.
Sbagliano, ad esempio, quanti criticano la gestione della Marina di Loano sul fronte del caro affitti ? Certo, la calmierazione in certi momenti soprattutto può essere il toccasana per un’azienda che parte da zero. Ma non può essere solo questo a salvare i conti degli inquilini, delle attività commerciali, a moltiplicarsi. Occorre saper investire avendo come proiezione ciò che offre ora la città ed in prospettiva quale evoluzione del mercato, della concorrenza. Dieci ristoranti presenti nell’area portuale sono tanti, sono troppi ? Forse no, possono rappresentare una sana concorrenza. Non c’è dubbio la possibilità di parcheggio nelle città di mare (Andora esclusa) offre alla zona portuale grande utilità e potenzialità. Poi ogni locale deve sapersi ritagliare la sua clientela tipo, non solo giovane o meno giovane, ma anche nella proposta del menù, del rapporto qualità, prezzi, servizio.
La scelta di Lostecco, forte del suo spot ‘birreria italiana‘ è proiettata su brace, birra e divertimento‘,appare vincente, pur con qualche aggiustamento tenendo conto che siamo in ‘mezzo al mare’. Ed è probabile che oltre al ‘piatto forte’ del marchio, ovvero le specialità cotte su un braciere a vista, con carne suina (?), di manzo, pollo, costata, controfiletto, pollo disossato, si aggiunga qualche piatto di pesce. Tenendo conto delle dimensioni non è difficile immaginare che Lostecco punterà sui giovani, quelli più propensi a fare calca, folla, i giovani degli Hamburger, i giovani che amano fare gruppo, tirare tardi. Con i soldini contati, figli e figlie di papà esclusi.
Per un locale che arriva, un altro che lascia senza rinunciare alla protesta. Parliamo dell’annuncio plateale ad opera della Captain Marine Store (sede a Sanremo in via Volta, negozi a Oneglia, Genova, La Spezia, Viareggio, Olbia, Cagliari) che commercializzava una vasta gamma di prodotti per la nautica. Ha lasciato i locali della Marina di Loano esponendo un cartello gigante in cui ‘denuncia’ l’esosità dell’affitto e la chiusura. A quanto si sussurra la società dapprima ha chiesto ed ottenuto di ridurre l’affitto pensile da 1500 a 1000 € per sei mesi, poi avrebbe fatto presente che sarebbe stato necessario un periodo di due anni ad ‘affitto zero’. Proposta ritenuta irricevibile, da qui lo ‘sfratto’.
Forse viene sottovalutato il fatto che la Marina di Loano ha un suo bilancio e deve far quadrare i conti. C’è il personale e non è difficile ascoltare lamentele sul fatto che si applichino stipendi minimi, dai marinai in su. E con la gestione diretta del bar – ristorante, dopo la partenza di Zeffirino, anche alcune figure professionali di livello debbano accontentarsi di inquadramenti e livelli all’insegna del risparmio. Ci sarebbe da chiosare perchè la spesa per i dipendenti top può essere un investimento soprattutto nel campo della ristorazione e servizi collaterali.
Il risparmio, si diceva. Non è difficile rendersi conto che spesso più punti luce della ‘pedonale’ restano spenti anche per mesi, creando obiettive discrasie. Non è difficile osservare come dei seimila mq di verde, ci sono aiuole che lasciano a desiderare in quanto a decoro, cura, pulizia. La replica è che in gran parte sono ‘luoghi pubblici’ comunali e la Marina di Loano “non può vietare o interdire l’accesso ai cani’. Nè colpire chi sporca e getta mozzoni di sigaretta. In realtà si tratta di non trasformare diversi tratti di aiuole, nella zona di levante, in particolare, tra l’ingresso centrale ed il mercato del pesce, in ‘orinatoi per i quattrozampe’. Visto che non ci sono neppure cartelli indicanti il divieto.
Curioso, tra le altre cose, il caso di un ‘vagabondo straniero’ che ha sistemato la sua ‘abitazione’ nell’area portuale. Pare che la Marina di Loano abbia chiesto invano aiuto ai vigili urbani, ai Carabinieri, alla Capitaneria, senza risultato. Curioso, senz’altro, che Loano sede del Comando della Capitaneria del ponente savonese, non possa mettere in atto un intervento risolutivo, anche se la persona in questione non da fastidio, semmai costituisce un precedente. Ne potrebbe arrivare un secondo e così via. Meglio prevenire subito.
Forse una maggiore incisività nella ‘comunicazione’ può aiutare a far breccia nel cuore e nella mente con i loanesi, in netta maggioranza acquisiti, creare sinergia di ideali tra la Marina di Loano ed il tessuto sociale cittadino di cui la Marina è parte integrante e non un corpo estraneo. Un cambio di passo reciproco, si direbbe. (L.C.)