Ada Negri e la “Casa in Liguria”, a Spotorno: descrizione del paese e di un affresco scomparso di N. S. della Misericordia.
di Ezio Marinoni

Nel 2020 il Circolo Socio Culturale Pontorno ha partecipato ad un bando promosso dal Comune di Spotorno, rivolto alle associazioni senza scopo di lucro operanti sul territorio comunale, per la programmazione di attività culturali nel medesimo anno. Il progetto presentato dal Circolo, intitolato Ada Negri a 150 anni dalla nascita, è diventato un pregevole fascicolo di letteratura, storia e memoria.
Le opere di Ada Negri oggi non sembrano “di moda”, di certo sono dimenticate fra i giovani, anche se affrontano tematiche ancora attuali. Sono, altresì, assai poco conosciute le composizioni musicali scritte su testi di sue poesie da compositori quali Ottorino Respighi e Francesco Paolo Tosti, riscoperte e recuperate grazie al tenace lavoro di ricerca del musicologo e compositore Mario Giuseppe Genesi.
Qual è il legame fra la scrittrice e la Liguria, in particolare con Spotorno?
Ada Negri soggiorna nella località rivierasca negli Anni Trenta del Novecento, ospite di Cesira Giongo (1871 – 1956), esponente della cultura locale che sarebbe il caso di riscoprire, moglie di Pio Vallega, al quale è intitolato il molo attiguo ai Bagni Sirio.
In quegli anni, Venite a Spotorno è la pubblicità di un paese che, da inizio secolo, cerca di affermarsi quale stazione turistica balneare, grazie ad un paesaggio suggestivo dato dalla vastità del suo golfo, caratterizzato da un isolotto roccioso, rara apparizione nel mare di Liguria, e dalle bellezze naturali un poco nascoste nella cerchia collinare retrostante. Quell’invito viene recepito anche da Ada Negri, insieme a tanti altri (alla fine degli Anni Trenta Spotorno vivrà la breve stagione dei Premi Bagutta – Spotorno).
La pubblicazione realizzata dal Circolo Pontorno contiene il racconto Casa in Liguria, una prosa inserita nella raccolta Erba sul sagrato, ultima opera pubblicata in vita dalla scrittrice, nella quale, con il suo spirito di osservazione, tratteggia una descrizione magistrale e approfondita di Spotorno, sotto l’aspetto architettonico e umano. Le varie parti della casa in cui ella soggiorna sono descritte in modo accurato: dalla ripida scala che, a guardarla, «dà il capogiro», ai pavimenti segnati dal tempo, che conservano il ricordo di passi familiari, quasi «echi di passi perduti» che nessuno ode più, ma che «l’atmosfera della casa ha misteriosamente conservato per gli orecchi che li sanno intendere».
Il centro storico del paese è reso in modo particolareggiato: la «lunga e stretta strada sterrata più bassa ai lati per lo scolo delle piogge», le «facciate delle case dai vivaci colori», i «vicoli angusti con i ponti ad arco» che li «cavalcano». Per non parlare della molteplicità delle persone, e delle loro peculiarità, che animano un paese ormai affermatosi come stazione balneare.
A suo tempo, la pandemia in corso nel 2020 ha impedito la manifestazione pubblica che era prevista per celebrare l’evento del centocinquantenario; sono state, comunque, posate due targhe ricordo a fianco del portone della casa, di cui una riproducente l’affresco, non più visibile in seguito ad una ristrutturazione interna, che raffigurava Nostra Signora della Misericordia di Savona, descritto anch’esso, nei dettagli, nel racconto Casa in Liguria. L’affresco scomparso donava alla casa una armonia che fa scrivere a Ada Negri: «Si, questa è veramente una casa nel senso patriarcale della parola, non delle solite che si affittano per la stagione dei bagni». Nel racconto emerge anche la sua religiosità, grazie alle parole utilizzate per descrivere l’immagine d’una «protettrice divina», «una Madonna dal manto chiaro, dalle braccia aperte in atto di misericordia che accoglie «chiunque s’affaccia alla soglia».
Inoltre, le tematiche relative alla emancipazione e al lavoro femminile, argomenti presenti nelle opere di Ada Negri, affiorano nella osservazione di ciò che vede nella strada sotto casa e sono evidenti nella contrapposizione di due situazioni: il veloce passaggio di snelle bagnanti cariche di una «generosa patina solare» e il passaggio di donne impegnate nel lavoro di lavandaia.
«Passano le donne che portano al lavatoio pubblico cumuli di biancheria e la riportano indietro detersa nei capaci mastelli retti sul capo».
«Già dalle cinque del mattino, nel silenzio ancor pieno di sonno, dalla finestra le vedo (…) camminare spedite a piedi nudi» e conclude con una nota di amarezza, forse scettica su prospettive future per le donne, «e le figliole le avezzan presto al lavatoio anch’esse».
La fotografia di copertina del fascicolo ci riporta agli Anni Trenta del secolo scorso, quando le case di via Cavour sono ancora a ridosso degli stabilimenti balneari, prima che le costruzioni successive (il Premuda e altre) chiudano la vista del mare. A destra, la casa in cui ha soggiornato Ada Negri è identificabile dalla altana a tre arcate, che appare scura in controluce, e dagli alberi del vicino giardino. A sinistra, Villa Corinna, sulla Aurelia, il cui corpo di fabbrica più occidentale, arretrato rispetto al resto della villa, è stato da poco costruito al posto della demolita chiesetta di San Sebastiano la cui retrostante piazzetta, piccola e a triangolo, è descritta da Ada Negri nel racconto.
Spotorno, come tutta la Liguria, è molto cambiata nel secondo dopoguerra, con una edificazione a volte esagerata. Nulla rimane delle lavandaie e dei luoghi che ospitavano i lavatoi, se non la memoria nostalgica di qualche anziano; chissà che non mi venga l’ispirazione, in un prossimo viaggio, di ripercorrere le orme di Ada Negri e raccontare oggi “quella” Spotorno.
Ezio Marinoni