Un mio personalissimo ricordo. Mario Caviglia, conosciuto da tutti come Mariuccio, pescatore per tutta una vita.
di Carlo Gambetta
E’ mancato all’età di 76 anni dopo una lunga e fastidiosa malattia: lascia la sorella Bruna e la sua famiglia, l’inseparabile fratello Antonello, i parenti, la comunità nolese. Senza ombra di dubbio era uno di noi! Lo ha dimostrato la folla che ha partecipato al suo funerale, Sindaco (Repetto) in primis, pur sotto la pioggia.
Emozionante (per uno come me) il gesto dei suoi compagni pescatori presenti e appartenenti alla storica Cooperativa Pescatori “Luigi Defferrari”: la deposizione della loro bandiera sul feretro durante le esequie. Figlio di Angelo (Bellangiu) e mamma Gentile Tissoni, dal nonno paterno “Nenè” Mario ha “copiato” l’andatura: passo lungo, lento, ondulato.
Ricordo….da bambino, l’hobby di nonno Nenè, pure lui pescatore professionista: la pesca con una lunga e grossa canna fissa con terminale di bambù. La praticava dalla strada (oggi paramassi) quando la mareggiata era in fase calante; allora, anni 40, l’onda frangeva contro il muraglione protettivo. Per esca adoperava pasta di pane (forse mischiata con formaggio? con un po’ d’olio?): l’usava per coprire l’amo e, dopo averla inumidita di saliva, il lancio. Saraghi di grossa taglia a non finire. Nessuno come lui! Bei tempi!
Mariuccio è stato uno dei pochi pescatori nolesi che ha esercitato con grande professionalità, prima con il padre e sempre con il fratello, tutti i tipi di pesca tipici del nostro golfo usufruendo delle sue imbarcazioni e attrezzature: sciabica, lampara, palamiti, tremaglio, fraschè (pesca notturna con fioccina), oltre che essere un impareggiabile pescatore di “fiamme” con il bollentino. Chi non ha comprato un pesce dal suo banco sulla passeggiata?
Ringrazio l’amico Gino Gamuto che mi ha raccontato un episodio di Mariuccio giovane che ha dell’incredibile. Siamo in un’estate inizio anni 70. Erano tre – quattro mattine che i pescatori, mentre salpavano il tremaglio nella “caa da gianca” (cala della bianca – scoglio in mare prima del Capo), vedevano un gruppo di grossi tonni aggirarsi tra le anse della rete. Sulla spiaggia si era sparsa la voce di questa presenza anomala.
Mario prepara l’attrezzatura per la cattura: sostituisce ad una asta di legno con la fioccina “u fugu” (arpione) con saldato un anello e 500-600 metri di cima. Sulla sua barca “madre” a motore entrobordo, Mariuccio, con gli amici Bruno Saporito, il cugino Angelo Buschiazzo, un signore di Milano e Gino, raggiungono il pescatore (Luigi Maffei, sopranome “Cunò”) che stava recuperando il tremaglio. Mario arpiona un tonno verso la coda; si alza una colonna d’acqua, l’asta dell’arpione si spezza e vola in aria. Il tonno prende velocemente il largo oltre Capo Noli con l’arpione nella carne, traina la barca verso il largo, fuori dalla vista della costa direzione levante.
Nel pomeriggio, il tonno sfinito, muore e viene recuperato da un fondale di 500 metri circa. Una volta in superficie, viene assicurato al bordo della barca. Durante il viaggio di ritorno cresce l’onda e, a causa del rollio, il tonno viene catapultato a bordo: un colpo di fortuna, rientrare più in fretta.
Stremati dalla fatica, dalla sete e dalla fame, al largo senza riferimenti, senza bussola, navigano orientati verso il calar del sole (a Ovest) fino a quando ricompare la linea di costa con il profilo di Capo Noli in lontananza. All’arrivo, verso le nove di sera, sono stati accolti da “una marea” di gente, dagli amici e dai nostri genitori preoccupati. Bell’avventura! Avevano catturato un tonno di 170 kg!!!!”.
Mariuccio aveva perfetta memoria visiva di tutte le mire utili delle zone di pesca con palamiti sul nostro golfo ligure, da Varazze (qui una stagione per naselli l’ho fatta con lui) a Loano. Oltre a quelle per la cala dei “barracuda”, rete di posta al largo.
Buono, disponibile, con il suo modo di “essere”, è diventato un “personaggio” che verrà a mancare. Perchè si è fatto voler bene.
Carlo Gambetta