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Lettera 4/ La società ebraica israeliana ha un problema: la maggioranza è sionista


Alla direzione di Trucioli.it. A proposito della questione israelo-palestinese anzitutto vorrei mettere in chiaro una verità ignorata o negata dai governanti europei e dalla maggior parte dell’informazione.

di Ireo Bono*

Fin dalla proclamazione da parte di Ben Gurion, nel 1948, dello Stato di Israele, tutti i governi israeliani hanno attuato, nei confronti della popolazione indigena araba della Palestina, una politica espansionistica con un’occupazione senza fine, la negazione del diritto al ritorno, la pulizia etnica e il terrorismo di Stato, la colonizzazione d’insediamento e un regime istituzionalizzato volto ad affermare la supremazia ebraica sulla popolazione palestinese, per la costruzione di uno Stato ebraico, secondo il progetto sionista, dal Mediterraneo al Giordano.

Ilan Pappé storico

Ciò è narrato nei libri di storici ebrei come Ilan Pappé in ” La pulizia etnica della Palestina“,  Baruch Kimmerling in “Politicidio“,  Yacov RabkinUna minaccia interna-Storia dell’opposizione ebraica al sionismo“, da ebrei sopravvissuti alla deportazione nazista come Israel ShahakStoria ebraica e giudaismo” ma soprattutto denunciato da anni dai Relatori dell’Onu per i diritti umani (Richard Frank- Virginia Tilley- Nevanethem Pillay- Michael Lynk- Francesca Albanese) dal CERD (Comitato delle N.U. per l’eliminazione delle discriminazioni razziali), da Associazioni internazionali come HRW e Amnesty International ed Associazioni ebraiche come B’Tselem, JVP, Zocroth, dal recente libro “J’accuse” della Relatrice Onu, Francesca Albanese.

L’occupazione, l’apartheid, il trasferimento della popolazione palestinese e l’insediamento in territorio palestinese degli ebrei, l’isolamento ed i bombardamenti di Gaza, attuati per anni dai governi di Israele, fanno parte dell’ideologia del Sionismo politico, un movimento nazionalista, teocratico, etnocratico,  razzista, e sono considerati, dal diritto internazionale, crimini contro i diritti umani, crimini di guerra e contro l’umanità ma Israele gode una impunità unica e totale, garantita dallo scudo della Shoah e dalla protezione degli Stati Uniti con al seguito i governi europei, che hanno bloccato decine di Risoluzioni Onu contro Israele.
Anche in questi giorni, dinnanzi ad un massacro, con i caratteri del genocidio, del Popolo palestinese, gli Stati Uniti, con grande ipocrisia, inviano casse aviotrasportate di cibo ai Palestinesi ma bloccano la risoluzione dell’Onu per la cessazione del fuoco, finanziano con miliardi di dollari e forniscono al governo Netanyahu bombe da una tonnellata che fanno stragi della popolazione gazawi, mentre, parole di Dov Weinglass, potrebbero fermare il governo Netanyahu in qualunque momento.                
Nel 2018, il governo Netanyahu approvò nella Knesset la legge dello Stato-Nazione, confermata nel 2021 dalla Corte Suprema, che definiva ufficialmente Israele come Stato ebraico, la nazione degli Ebrei, dando il via libera alla colonizzazione di tutta la Palestina, violando il diritto internazionale e ponendo fine all’opzione dei due Stati ed alle speranze di libertà dei Palestinesi senza alcuna reazione, anzi con la complicità dei governi statunitensi ed europei. I politici che si dicono favorevoli all’opzione dei ‘due Stati’ ma non riconoscono lo Stato palestinese e non si oppongono alla colonizzazione, mentono.      
L’attacco palestinese del 7 ottobre non sarebbe avvenuto se Israele avesse rispettato i diritti umani dei Palestinesi ed il diritto internazionale, se la maggioranza della società ebraica israeliana non fosse sionista, ma l’attacco palestinese ed il bombardamento criminale israeliano indicano che il Popolo palestinese resiste e segnano l’inizio della fine del sionismo, perché come ha detto lo storico Ilan Pappé, nel Convegno sulla Palestina a Firenze il 24 febbraio, non é possibile creare uno Stato ebraico e democratico in un Paese in cui una parte della popolazione é araba musulmana e cristiana, circondato da Paesi arabi, a meno che non si voglia giungere ad un genocidio, come sta avvenendo, che è troppo anche per l’impunità israeliana. 
Infatti i crimini del governo Netanyahu stanno sollevando un’ondata di antisemitismo in tutto il mondo già prevista da intellettuali ebrei come Israel Shahak che 30 anni fa scriveva “Israele come Stato ebraico costituisce un pericolo non solo per se stesso e per i suoi abitanti, ma per tutti gli ebrei e per tutti gli altri popoli e stati del Medio Oriente e anche altrove”.
Purtroppo la maggioranza della società ebraica israeliana è sionista, il 70% condivide l’operazione militare del governo Netanyahu, ma c’é anche un parte piccola ed importante anti-sionista che riconosce ai  Palestinesi il diritto alla libertà e all’uguaglianza dei diritti e sotto la spinta degli avvenimenti la situazione israelo-palestinese potrebbe cambiare, come quasi con preveggenza, si augura l’editore di Jewish Currents, il giornalista ebreo statunitense Peter Beinhart.     
Peter Beinhart docente universitario della Scuola di giornalismo

Peter Beinhart, docente della Scuola di giornalismo della City University of New York, intervistato da Lucio Caracciolo nella Rivista mensile n.3/ marzo 2023  “Israele contro Israele” , dopo aver premesso che Israele è uno Stato di apartheid, che il problema di Israele é la supremazia ebraica e che nel prossimo futuro potrebbe effettuare una nuova espulsione di massa (dopo la Nakba), alla domanda se Israele, in quanto Stato nazionale ebraico, é in pericolo esistenziale, risponde, in sintonia con lo storico israeliano Ilan Pappé, che se scoppiasse una rivolta palestinese di intensità tale da mettere in difficoltà lo Stato israeliano ed i governi statunitensi ed europei smettessero di supportare Israele potrebbero crearsi le condizioni per la fine dell’occupazione e del apartheid  israeliani. Questo diceva Peter Beinart a marzo del 2023 e ad ottobre l’attacco palestinese che è stato come uno shock per gli Ebrei israeliani. 

Oggi quindi i governi europei e degli Stati Uniti si trovano davanti ad un bivio: continuare a coprire i crimini dei governi israeliani, come hanno sempre fatto, rendendosi complici di un genocidio palestinese oppure fermare, anche con sanzioni, il massacro del Popolo palestinese e determinare una nuova politica dei governi israeliani che, nel rispetto del diritto internazionale, garantisca ai Palestinesi gli stessi diritti degli Ebrei, il diritto alla libertà e all’autodeterminazione con la fine dell’occupazione, della colonizzazione e dell’apartheid.
*Ireo Bono- Savona 
(medico oncologo in pensione)

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