Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

Settimanale d’informazione senza pubblicità, indipendente e non a scopo di lucro Tel. 350.1018572 blog@trucioli.it

Eccellenze di Liguria: Giovanni Berio in arte Ligustro. ‘Pittore del mondo fluttuante’. Ponte di bellezza che ha unito Italia e Giappone partendo da Imperia


Giovanni Berio (in arte Ligustro) nasce ad Imperia il 1° Gennaio 1924 ed ivi muore l’11 Dicembre 2015. Nella sua attività artistica si è dedicato principalmente allo studio della tecnica di incisione della xilografia giapponese, in particolar modo secondo la tecnica di stampa policroma Nishiki-e, legata soprattutto al periodo Edo.

di Gianfranco Barcella 

Giovanni Berio in arte Ligustro 

Significativa è la sua produzione artistica, raffigurante immagini della Liguria, utilizzando il tipico stile espressivo giapponese. Operò sempre in uno studio, situato alle spalle del porto di Oneglia, dove manteneva rapporti artistici sempre misurati, ma costanti, con altri artisti dell’area del Ponente Ligure come Scarella (Luciano Bianchi), con il quale condivide gli inizi tra il figurativo ed il paesaggistico con tecniche miste per poi virare sull’incisione a partire dagli anni ’80. Le sue opere sono state esposte tra l’altro a Berlino e Bruxelles, numerosi suoi quadri di vario genere sono collocati presso la Biblioteca Civica di Imperia; importanti e pregiate opere si trovano nel Museo Chiossone di Genova, presso l’Archivio Centrale dello Stato a Roma e presso la Fondazione Mario Novaro di Genova.

Il Maestro imperiese inoltre ha ricevuto molti riconoscimenti tra cui il premio Circolo Parasio per la cultura (Imperia 1995) ed il premio Mario Novaro per la cultura ligure (Genova 2009). Con le sue stampe, i surimono, gli e-goyomi, gli hashira-e, gli ex libris, i mitate, gli haiku e con i kaimei (cambi di nome), Ligustro ha incarnato in vita un ponte di bellezza che ha unito idealmente Italia e Giappone e anche grazie a lui il legame tra i due paesi si è rafforzato. Nel libro patrocinato dal comune di Imperia per celebrare i cento anni dalla fondazione della città, avvenuta il 21 ottobre 1923, Ligustro viene ricordato come uno dei cento personaggi illustri che hanno dato lustro alla città. Di certo Ligustro, un vanto per la Liguria e per l’Italia tutta, è salito agli onori della cronaca internazionale, realizzando stampe con le antiche tecniche giapponesi, lavori che hanno stupito ed interessato anche gli esigenti critici ed esperti nipponici. A rendere ancora più affascinanti queste opere è la loro origine, frutto di una vocazione tardiva: Giovanni Berio era un perito chimico che dopo aver lavorato per anni nel tradizionale settore dell’industria olearia, nel 1972 viene colpito da un infarto. Durante la convalescenza si accosta alla pittura. Dipinge usando in prevalenza pastelli, gessetti ed approfondisce la tecnica dell’acquarello. Tema naturalistico ricorrente è il paesaggio familiare della Liguria (i campi, gli uliveti, il porto), elaborato attraverso un’intensa analisi del colore e della prospettiva. Accanto ai pastelli, compaiono opere più complesse realizzate, per esempio, attraverso l’aiuto di polveri di cipria spalmate con le dita assieme ai pastelli o polvere di colori, stesi su carte abrasive. Un percorso che lascia già intravedere gli sviluppi futuri in opere nelle quali il colore, stampato con la tecnica xilografica, raggiunge accenti di poesia originale, attraverso campiture e linee che dialogano in maniera sorprendente con gli elementi narrativi dell’immagine.

Prima di allora Ligustro aveva un carattere rude e combattivo, come disse lui stesso. La sofferenza della malattia e il sollievo seguito alla guarigione lo rendono più sereno e sensibile, predisposto ad una più intima comprensione della natura. Non a caso assume come artista lo pseudonimo di Ligustro, una pianta delle oleacee endemica in Liguria e della quale ne I limoni, una delle più famose poesie degli Ossi di seppia, Montale si era fatto cantore (Ascoltami, i poeti laureati/si muovono soltanto tra le piante/ dai nomi poco usati: bossi, ligustri, acanti). Nel 1983 Ligustro scopre a Genova la tecnica di stampa policroma dell’Ukiyo-e su carta impressa con matrici di legno. Una scuola, quella dell’Ukiyo-e, fiorita tra il XVII e il XX secolo a Edo, l’antico nome di Tokyo, che allontanandosi dalla tradizione iconografica della religione buddista, fa propri anche temi profani, che eserciteranno, fra l’altro, anche una notevole influenza sul postimpressionismo europeo.

Al 1985 risalgono le prime xilografie policrome di Ligustro alle cui esecuzioni si dedicherà esclusivamente dal 1986, elaborando ed affinando una sua personalissima tecnica. Realizza particolari strumenti incisori e colori ottenuti riducendo perle e altri materiali preziosi in polvere, e stampa a mano su una carta giapponese prodotta ancora con metodi tradizionali. Trasforma così in straordinarie visioni, colte tra sogno e realtà, i prediletti angoli di Oneglia nell’alternarsi delle stagioni ed esalta i figli più illustri della sua terra, da Edmondo De Amicis a Mario Novaro, dal musicista Luciano Berio al Nobel Giulio Natta e Renato Dulbecco. Leggiamo ancora da un ricordo, scritto da Marco F. Picasso, geologo e giornalista pubblicista dal 1990 (nel 2020 ha pubblicato, tra l’altro, per la Marsilio Libri, il romanzo “Il segreto dei dieci laghi”): “Il suo è ormai un mondo ligure – giapponese, la sua fama si diffonde anche in Oriente, da dove alcuni giovani artisti raggiungono la Liguria per imparare da lui”.

Dando notizia della sua scomparsa sulle pagine de ”La Repubblica” dell’11 dicembre 2015, Donatella Alfonso aveva ricordato che Ligustro era solito tirare solo quattro copie di ogni sua incisione, regalandone alcune solo ai familiari ed agli amici. Poco prima di morire, in data 9 Maggio 2015 è avvenuta l’apertura della sala dedicata al Maestro Giovanni Berio presso la biblioteca Civica Lagorio, quale traguardo successivo dopo l’importante donazione (legni incisi, corrispondenza, calligrafie giapponesi, libri ed opere d’arte personali e di altri autori, l’archivio completo di una vita artistica) del Maestro alla Città d’Imperia, che lo ha più volte commemorato e ricordato come illustre cittadino ed artista.

La sala è fruibile pubblicamente come punto di riferimento di eccellenza, per consultare tutto il materiale donato per approfondimenti personali ed eventi divulgativi. Numerose iniziative, dibattiti e percorsi culturali sono stati organizzati tra Imperia, Genova e Roma, tra cui vanno segnalate le quattro pubblicazioni della rivista monografica “Cantarena”, stampata a Genova dal prof. Mario Fancello che in più di 800 pagine raccoglie quasi vent’anni di studi e articoli sull’artista imperiese. Giusto riconoscimento per l’unico artista che è stato definito “l’Hokusai d’Occidente” è stato proprio Ligustro perché ricorda il grande maestro giapponese proprio nel disegno e nelle incisioni. E come lui ha cambiato nome a seconda delle opere e delle vicende della propria vita, filtrata attraverso le emozioni. Ligustro si è dedicato dal 1986 esclusivamente allo studio della xilografia policroma giapponese e delle sue tecniche Nishiki e in uso nel periodo Edo (1603-1868), realizzandone la stampa a mano sulle preziose carte prodotte in Giappone ancora con antichi metodi artigianali e utilizzando molteplici colori. Questi ultimi si ottengono mediante la composizione di diverse polveri e foglie di argento e di oro, polveri di perle di fiume, frammenti micacei, conchiglie di ostriche macinate (in giapponese gofun), terre colorate ed altri procedimenti da lui inventati. Attualmente è conosciuto e stimato in tutto il mondo, in particolare da studiosi giapponesi, inglesi ed italiani.

Le stampe di Ligustro sono un mondo poetico dove la Musa suona l’arpa e partorite da uno studio che non misurava più di una decina di metri quadri dove erano accumulate alte pile di materiali e di opere, di tavolette incise e di carte giapponesi, a tal punto che quasi mancava lo spazio per muoversi.

In un’intervista concessa anni addietro e pubblicata sulla rivista giapponese Marco, confessava: “Ora dispongo di una montagna di libri e di materiale documentario, ma quando iniziai a sentire un irrefrenabile desiderio di dipingere non avevo neppure un libro d’arte. Avevo tuttavia l’impressione che qualcuno guidasse la mia mano. Sentivo che qualcuno stava usandomi come uno strumento. Dopo il risveglio dallo stato comatoso in cui ero precipitato a causa della paralisi cardiaca, presi in mano la penna e disegnai una figura dopo l’altra, con l’estrema facilità e rapidità, quasi fossi stato un autentico artista. Medici, familiari ed amici guardavano stupiti. Ma il più sbalordito di tutti ero io. Fino a quel momento non avevo mai pensato all’arte. Ero persino alieno alle visite ai musei ed alle chiese che reputavo un inutile sperpero del tempo. A causa della guerra non ero riuscito a completare gli studi e nei cinquant’anni intercorsi fino al giorno dell’infarto mi ero dedicato solo al lavoro. Viaggiavo senza sosta in tutta la nazione per svolgere la mia attività di perito chimico nel campo della produzione dell’olio d’oliva. Come è noto, strade e piazze d’Italia sono ricche di opere d’arte meravigliose. Ma avendo la possibilità di ammirarle non ne apprezzai mai neppure una. Quando tornai dal confine tra il mondo terreno e quello ultraterreno sorse in me un improvviso interesse per l’arte. Ero come un albero colpito da un fulmine. Fu un impulso: provai un senso di vertigine; tutto poi apparve nuovo e meraviglioso, la mia vita cambiò completamente. Chi guidava la mia mano? In quel momento azzardai diverse supposizioni. Ora a distanza di tempo presumo di sapere chi sia. Strani eventi accaddero in seguito, numerose volte. … Fu così che fui intensamente attratto dal fascino dei colori. Desideravo perfezionare la mia capacità di disegnare; feci dunque incetta di libri mentre sentivo che “qualcuno” dentro me stava usandomi come uno strumento..Clinicamente ero stato in agonia eppure non avevo mai perso la coscienza di ciò che accadeva accanto a me. Quei quattro giorni di “stato comatoso” furono un paradiso per me. Una sensazione di gioia, una purissima felicità mai provata fino ad allora, che mai più proverò. Indefinibile. Un senso di appagamento come quello di un neonato che sorride senza motivo apparente. Avrei persino voluto che i medici mi lasciassero tranquillo, senza più applicarmi flebo e tubicini di cui ero cosciente”.

Nel mese di novembre 2023, in occasione del 190° anniversario della nascita di Edoardo Chiossone, fondatore del Museo d’Arte Orientale, è stato presentato un volume dal titolo: “LA SINGOLARITA’ GIAPPONE” di Renato Frabasile, Casa Editrice Peacock di Osaka al Museo Chiossone di Genova. In questa nuova pubblicazione sono presenti le immagini di otto stampe (xilografie e surimono), con le relative schede, realizzate da Ligustro con tecniche nishiki-e in uso nel periodo Edo in Giappone. L’evento ha riscosso molto successo grazie anche alla presenza di molti partecipanti provenienti da varie regioni italiane. La direttrice ha gentilmente esposto diverse opere di Ligustro in copia unica: un pregiatissimo libro – 12 HAIKU DI BASHO’, fatto appositamente per il Chiossone, surimono e stampe che Ligustro aveva donato al Comune di Genova per il museo stesso. E sarà un esposizione in divenire. E’ necessario a questo punto ripercorrere la vita e le vicende storiche che hanno in seguito, portato alla nascita del più importante museo d’arte giapponese in Italia. Edoardo Chiossone nacque ad Arenzano nel 1833 e morì a Tokyo 1898.

Fu un artista incisore e successivamente divenne un collezionista. Il suo legame giovanile e familiare con la città di Genova si salda grazie alla frequentazione della sua scuola madre: l’Accademia Ligustica di Belle Arti, dove il suo talento artistico di disegnatore e di incisore fu ben presto riconosciuto a livello internazionale. Rilevante fu anche la sua abilità nella progettazione di banconote e carte valori, aspetto che gli propose un’offerta lavorativa da parte dell’Impero Giapponese determinando il più famoso caso di emigrazione di alta professionalità italiana nel Giappone di periodo Meiji (1868 1912); qui prenderà forma il suo interesse per il collezionismo, alimentato dal suo fusto artistico che con lungimiranza e generosità ne fecero uno straordinario collezionista di arte estremo – orientale. Una particolare sezione della mostra, indicava delle maggiori categorie collezionate, veri e propri capolavori della storia dell’arte giapponese tra cui dipinti, stampe xilografiche, porcellane bronzi. Se Genova ha un museo di questi capolavori, lo dobbiamo proprio a Edoardo Chiossone. E proprio grazie a Chiossone e Ligustro è stato tracciato un percorso di luce e di bellezza che ha unito due culture molto distanti. Sono stati un esempio per il mondo intero che crede nella cultura come veicolo di conoscenza e di pace.

Gianfranco Barcella 


Avatar

G.F. Barcella

Torna in alto