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Noli e la domenica si festeggiava con la torta di Pierina


A Noli, da bambino, se ero stato bravo, la Domenica si festeggiava con la torta Pierina.

di Massimo Germano

Noli – Chiesa di Sant’Anna. (Foto V. Viviano)

Il negozio di commestibili della Signora Pierina era uno dei miei preferiti, e la sua torta, una torta semplice, con i pinoli, era di una fragranza e di una bontà posseduta solo dai ricordi. Chi ne decideva l’acquisto era mia nonna Anna, ed il suo giudizio non si discuteva.
Oggi l’ambiente in cui vivevo lo potremmo definire patriarcale e anche un poco maschilista. In casa però chi comandava era mia nonna. Le volevamo molto bene, ma nel pomeriggio, appena pranzato, mio nonno ed io tagliavamo la corda, si percorreva la spiaggia, si risaliva Capo Noli, spettacolari fornitori di piccole e grandi curiosità.

Con mia nonna si usciva più tardi, per le spese importanti ed il passeggio serale, un rito che lei gestiva con grande autorità.
Bisognava vederli, mio nonno con il cappello in testa, pronto a levarselo per omaggiare le amiche della nonna, lei con quei guanti fini di allora, lavorati, con la punta delle dita scoperte, pronte a tastare e a controllare ogni cosa che le capitasse a tiro.

Baci e carezze poche, mai uno scappellotto, bastava lo sguardo. A parte la torta Pierina pochi lussi, qualche cioccolatino d’un nero scintillante e d’un amaro da scoraggiare qualsiasi tentazione.

Nata in una famiglia di militari, il fratello morto in una delle tante battaglie sull’Isonzo, amava il libro Cuore che io invece odiavo cordialmente. Preferivo i libri di mia zia, quelli della Medusa con la copertina verde, che lei nascondeva. Li leggevo di nascosto, lì c’erano vicende più interessanti, ne capivo poco.

Allora il mio gioco preferito era dispiegare sul pavimento una vecchia gigantesca carta geografica dell’Europa, edita dal Touring Club Italiano, divisa in molti fogli separati. Partivo dall’Italia sistemandola nel salotto, la Francia finiva in cucina e l’impero Germanico e quello Austriaco nell’anticamera. I Balcani invadevano le due camere da letto ed il grande nord
finiva invariabilmente nello sgabuzzino della legna, difficilissimo distenderne le lontane immensità.
Una sera scivolai inavvertito con le mie carte nella camera da letto dei nonni. Erano vicini alla finestra, nella penombra, e mio nonno l’abbracciava. Lei piangeva.
Massimo Germano

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