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Perché con Israele, con l’Ucraina e con le donne


Il mondo sta vivendo un momento di disvelamento delle condizioni conseguenti alla Quadrivoluzione, che segneranno il prossimo futuro stabile dell’Uomo sulla Terra.

di Sergio Bevilacqua

La Globalizzazione ha portato elementi comuni mai esistiti: l’economia è ormai un campo comune a tutta la specie umana. Non ci sono più sistemi economici alternativi, travolti da un fattore tecnico “naturale” che ha condotto tutti i prodotti-mercato a una dimensione mondiale. L’abolizione delle frontiere commerciali e produttive, dovuta alla pervasività delle logiche industriali manifatturiere, ha portato con sé tutto il resto, primario e terziario, stili di vita e di consumo, concetti di benessere e relative condizioni pratiche. L’attuale economia (e quella futura) è ormai “antropica”, non di Stati o nazioni, non di Est e Ovest, di Sud e Nord (pur con significative differenze) ma è d’intero pianeta e d’intera umanità.

La moltiplicazione dell’Umanità, aspetto eclatante dell’Antropocene, in modo mai visto ha fatto emergere elementi comuni alla specie a tutte le latitudini e longitudini, riducendo le condizioni particolari che fino a pochi decenni fa facevano delle culture e civiltà, degli usi e costumi una mappa estremamente variegata. La quantità di esseri umani ne ha sommerso la varietà, e le migrazioni stanno velocemente riconfigurando il genoma diffuso dandogli sempre più omogeneità. È infatti oggi già abbastanza normale trovare famiglie e nuclei societari multietnici, ove la fusione genetica e la definitiva miscela delle vecchie caratteristiche razziali è ormai pura questione di tempo.

L’ipermediatizzazione sta portando la diffusione di strutture desideranti comuni a tutti i componenti dell’umanità: nessuno, dall’Africa Nera alla foresta amazzonica, alle terre polari è esente dalla comunicazione che attraversa l’intero globo e scarica pressoché ovunque gli stessi segni. I grandi temi delle differenze sono quasi tutti sfumati e ovunque esiste una conoscenza diffusa di aree del mondo ove l’umanità vive con maggior benessere e aspettativa di vita, agevolezza nell’esistenza, in un certo senso libertà e rispetto reciproco, e ove l’ostilità, a volte necessaria per le repressione di comportamenti irrazionali e anti-social/societari degli uomini, è abbastanza saggiamente bilanciata nelle mani di strutture specializzate quali sono le forze dell’ordine, condizionate da leggi definite collegialmente e non da pericolose propensioni individuali.

Parallelamente ai 3 punti sopra, la Quadrivoluzione mostra la sua quarta gamba, forse la più importante antropologicamente, e proprio quella che funge meglio delle altre, insieme alle altre, per capire chi ha ragione nei 3 conflitti violenti in corso nel mondo, più celebrati dai mezzi di comunicazione: 1. Il conflitto israelo-palestinese; 2. il conflitto russo-ucraino; 3. Il conflitto uomo-donna. Questa quarta gamba, la quarta rivoluzione (ma non quarta in ordine d’importanza, perché probabilmente è la prima) è quella che ho chiamato Ginecoforia, cui hi dato il significato di “emersione della donna in tutte le società umane”. Non mi dilungo qui su quanto la Ginecoforia del terzo Millennio sia diversa e più potente del femminismo del passato e delle tante battaglie per l’eguaglianza dei diritti con l’uomo, di cui abbiamo memoria sporadica nella storia, con un’acuizione fortissima nella seconda metà del XX secolo. Basti un semplice punto, che riguarda la possibilità concreta ed esclusiva, rispettosa oltretutto di fattori etici e riproduttivi, nonché della grande roulette della selezione naturale, delle donne di riprodursi senza ricorrere in alcun modo alla presenza diretta o indiretta del maschio.

Si può stimare che, dal punto di vista sociologico, tale prospettiva possa essere molto vantaggiosa per la vita in generale, anche se a costo di una clamorosa mutazione nell’umanità, facendola transitare da specie mammifera dioica (cioè, basata sulla compresenza di due sessi diversi, maschio e femmina appunto) a specie mammifera monoica, basata su una riproduzione non sessuata, dunque priva della differenza sessuale: e cioè diremmo oggi solo femminile.

A occhio questa prospettiva piace a pochi, ma chi invece l’abbraccia non vive alcun genere di patema: dalla sua ci sono grandi evidenze positive e pochi aspetti davvero intollerabili. Uno però in particolare: il passaggio da specie dioica a specie monoica comporta un sacrificio di patrimonio genetico, la esclusione dal genoma del cromosoma Y. Tale esclusione può essere a tutti gli effetti perequata a un genocidio, e anche di enormi proporzioni. Certo, è diverso cercare di eliminare un genotipo in persone viventi (ad esempio la pelle nera nel razzismo, ad esempio, del Ku Klux Klan, la origine ebraica nella Shoah o la etnia Tutsi nel Kwibuka) e invece farlo in termini propedeutici, evitandone la nascita, ma dal punto di vista del crimine contro l’umanità le due cose assomigliano non poco. Sappiamo peraltro dai dati dei ministeri degli Interni dei paesi OCSE, che oltre il 60 % dei reati e delle implicite violenze nell’Umanità derivano proprio dalla composizione ad attrito tra uomo e donna: eliminare la causa logica di quest’attrito (la differenza sessuale), mantenendo tale e quale la capacità filogenetica della vita della specie umana, sembra una ottima opportunità sul piano ecologico.

Non c’è dubbio che l’Occidente sia molto avanti su questa via della parità uomo-donna e che, viceversa, l’Islam sia tenacemente assestato su posizioni conservatrici del patriarcato e di negazione di un ruolo discrezionale equivalente delle donne nella società, nella politica e nelle famiglie. L’Occidente giudaico-cristiano non ha mai ecceduto giudiziariamente nella sottomissione della donna all’uomo. È sempre esistito un patriarcato (era la forma più efficiente ed efficace per l’adattamento della specie umana all’ambiente esterno) ma oggi non lo è più. Il sistema patriarcale e maschile di gestione fondamentale dell’umanità lascia il passo agli Stati moderni, che spostano su organizzazioni e forze specializzate pubbliche l’esigenza di protezione certamente di piccoli e anziani, ma anche di fasi della vita femminile in cui le donne trovavano nel maschio la protezione opportuna, come durante le gravidanze e in certe fasi specifiche ricorrenti della loro vita biologica.

La Modernità non avviene soltanto con rose e fiori, questo è chiaro, ma è pur sempre tale, e la resistenza dei poteri superati e anacronistici è altrettanto normale… Certo è, però, che una volta conosciuta la possibilità concreta del miglioramento, solo particolari, scandalosi atti di violenza e d’intimidazione possono ritardare quel miglioramento. L’impianto islamico e tutto incentrato sul potere del maschio sulla femmina umana. Molti astuti Imam e tanti musulmani fingono di considerare quell’aspetto come uno tra i tanti, pur sapendo benissimo che è proprio su quel potere dell’uomo sulla donna che si basa l’intera società islamica, e che tutto il resto, benessere concreto (non solo economico…), strutture di potere, organizzazione sociale e societaria trovano un equilibrio grazie alla sottomissione femminile all’uomo. Un “valore economico” cioè, quello della donna, del suo corpo, dei suoi affetti, dell’utilità dei suoi comportamenti, viene espropriato alle legittime proprietarie e dato all’uomo, che ne fa quasi ciò che vuole. E, intanto, soddisfa senza fatica, bisogno di conquista, considerazione della volontà della donna, le proprie esigenze fisico sessuali e riproduttive. Con ampie e diffuse tutele giudiziarie in molti Paesi islamici, sotto forma di facoltà sopra la donna di giudizio e sanzione.

Donna come risorsa controllata dall’uomo per legge, per cultura o per legge-e-cultura. Insostenibile, nel Terzo millennio. Due miliardi di donne occidentali non accetteranno mai più condizioni servili come queste, che oltretutto non hanno mai subito allo stesso livello parossistico dell’Islam. Soprattutto oggi che possono strappare e, con un po’ d’ingegno e d’ingegneria, tenere fuori i maschi dalla propria vita con benefici probabili ed estesi, anche a livello olistico, rispetto all’umano che conosciamo…

Siamo nel bel mezzo di questo guado di cambiamento dell’umanità, anche come specie alla luce della Ginecoforia. E quindi:

  1. Sul perdurare dei femminicidi in tutto l’Occidente non c’è possibilità di gradazione: il maschio deve cambiare, con l’educazione, la coltivazione personale, le pratiche corrette, la ripulsa della violenza fin da bambini, ad esempio con la repressione del bullismo e delle baby gang
  2. Il conflitto israelo-palestinese vede la modernità della visione civile, sociale e familiare della società israeliana contro una civiltà venata d’integralismo islamico come quella palestinese: è certo che non saranno tutte le colpe da una parte, ma è solo da una parte la prospettiva di modernità dell’umanità. Quindi, si deve stare dalla parte di Israele
  3. Il conflitto russo-ucraino è un pò meno chiaro rispetto alla ginecoforia; l’atteggiamento politico russo non è certamente ginecoforico, perché la società russa non è democratica bensì oligarchica e si sa che quanto più ci si allontana dal ceppo democratico, tanto più i diritti delle minoranze e delle donne vengono sacrificate. L’Ucraina non è un Paese emblematico dal punto di vista della democrazia interna, ma è schierato con l’Occidente e avrà poi tempo di trovare magari forme migliori nella sua gestione politica, mentre se cadesse nelle mani russe, certamente la sua evoluzione civile ne soffrirebbe. Quindi, malgrado l’orrore della guerra, forza Ucraina.

Esistono molti aspetti che possono fare apparire questi tre gravissimi conflitti in modo differente, ma nessuno di questi è più potente della chiave d’interpretazione ginecoforica.

Per evitare peggiori disastri, mantenere il controllo del progresso nell’era diluviana della Quadrivoluzione e in particolare riguardo alla ginecoforia, forza Donne, forza Israele e forza Ucraina.

Sergio Bevilacqua


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Sergio Bevilacqua

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