Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Capo Noli raccontato da Carlo Goldoni nel 1762


Capo Noli è tanto bello d’estate, incoronato come un re da imbarcazioni che si cullano nelle sue acque profonde, ma quando si arrabbia te lo raccomando.

di Massimo Germano

Quando è tempo di burrasca da Capo Noli escono montagne d’acqua che attraversano furiosamente il golfo e vanno a frangersi contro l’Isola di Bergeggi, che si difende come può. Quante ne ha viste il Capo in giorni come questi! Tiro fuori il binocolo del tempo e vedo una feluca che cerca di risalire il vento. A bordo c’è grande agitazione, i marinai si affannano e ci sono due persone che disputano tra loro. Guardo meglio, una è un frate e l’altra…. non credo ai miei occhi, è Carlo Goldoni, il grande commediografo, il celebre autore del Ventaglio, delle Baruffe Chiozzotte e delle Smanie per la Villeggiatura!
Il gustoso episodio ce lo racconta lui stesso nelle sue Memorie. Siamo nel 1762 ed il grande commediografo ha deciso di lasciare per sempre la sua cara Venezia. Si congeda dal suo pubblico con una commedia dal titolo struggente, Una delle ultime sere di Carnovale, sistema le sue faccende famigliari e parte per la Francia con l’amata moglie ed un nipote. Arrivato a Piacenza la strada più semplice per Parigi sarebbe quella del Moncenisio, ma la moglie vuole dare un ultimo saluto ai suoi parenti che abitano a Genova. Il congedo è straziante, la coppia promette di tornare, ma nessuno ci crede, e finalmente ”tra gli addii, gli abbracci, i pianti e le grida” partono, imbarcandosi sulla ”feluca del corriere di Francia” che fa vela per Antibes. Le cose però non vanno così lisce: ”costeggiando la sponda detta Riviera di Genova un uragano
ci allontanò dalla rada. Rischiammo di perderci doppiando il capo di Noli”.
Ma anche in questo frangente Carlo Goldoni non manca di essere lui: un appassionato e divertito osservatore della vita in tutti i suoi aspetti. Leggiamo nelle sue Memorie: ”Una scena comica diminuì la mia paura. C’era sulla feluca un carmelitano provenzale….” che quando arriva un’onda urla a voce spiegata ”la voilà, la voila”, eccola, eccola. Carlo Goldoni parla poco il francese, crede che il frate voglia invitare i marinai ad aumentare la ”voile”, la velatura, e cerca di dissuaderlo. Finalmente il capo è doppiato, l’equivoco viene chiarito ed il viaggio prosegue. Ma ”il mare era sempre burrascoso” e Carlo Goldoni e sua moglie ne hanno abbastanza: ”Scesi a Nizza, dove le strade erano praticabili, abbandonai la feluca e feci cercare una vettura”.
E’ fortunato, trova una berlina per Lione e d`a all’Italia il saluto definitivo: ”Partii da Nizza l’indomani, traversai il Var che separa la Francia dall’Italia, rinnovai gli addii al mio paese e invocai l’ombra di Molière che mi scortasse
nel suo.”
Le Memorie di Carlo Goldoni sono una delle pi`u interessanti letture del settecento. Assolutamente da non perdere l’invito a cena del nostro commediografo da parte del grande filosofo Jean Jacques Rousseau, che certo non brillava per doti di convivialità. Purtroppo neppure la Francia gli darà quel riconoscimento e quella sicurezza che si meritava. Carlo Goldoni morirà in estrema indigenza e dimenticato in una soffitta della grande Parigi nei giorniterribili del Terrore.
Massimo Germano


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