Trucioli

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Silvio Craviotto, poeta varazzino (1930-2020). Ricordo di un animo delicato


Tre anni fa, il 19 ottobre 2020, ci lasciava Silvio Craviotto. Nato a Varazze nel 1930, inizia a scrivere versi fin da giovane. Le sue prolifiche pubblicazioni iniziano dal 1958 e avranno una “cadenza” quasi semestrale, cantando un grande amore per il mare e per la natura.

di Ezio Marinoni

Il poeta Silvio Craviotto

Egli è stato dirigente di banca in Italia e in Svizzera. A questa attività, ha sempre affiancato la passione per la poesia, con versi sinceri e a volte graffianti per difendere l’ambiente e il mare che tanto amava, che lo ha visto partecipare a numerosi cimenti invernali di nuoto sia a Varazze che in altre località della Riviera.

Diverse sue poesie sono state tradotte in tedesco, lingua che aveva appreso nel lungo periodo di lavoro in Svizzera.

Il suo realismo si rivolge nasce da un’osservazione complessa e totale della realtà: persone, animali, oggetti, fino al cosmo. Il suo animo, profondamente ligure, lo porta a descrivere così la sua terra: «ove all’ulivo s’alterna il pino, il faggio e il castagneto, e ove giunge il profumo d’erica col vento di maestrale».

La sua ricerca non ha escluso i temi religiosi, come nel volume L’eredità (2002), che si conclude con tre salmi biblici, che ebbero l’approvazione di Mons. Lafranconi (ci informa l’autore). In quest’opera dichiara che il “Sommo Bene” lasciatogli dal padre è «l’assenza d’ogni invidia».

La sua eredità poetica si trasmette anche nell’ultima pubblicazione, “Nuova Odissea”, in cui ripercorre il cammino di Ulisse per ritrovare la sua Itaca, una sorta di presentimento di un viaggio verso nuove terre.

Vogliamo ricordare alcuni passaggi della sua poetica, che nelle descrizioni delle minute cose, ci riporta ai tratti felici di Camillo Sbarbaro.

Scarti e scorie, 1998-  Si tratta di 26 composizioni «espressione di consapevolezze capaci di frastornare il borghese filisteo, di mettere in discussione il perbenista dalle finte certezze in noi… Per nulla casuale il fatto che la prima… nasca proprio dalla lezione, solo in apparenza negativa e negatrice, del “poeta maledetto” Camillo Sbarbaro».

La poesia Il nettapipe è a metà fra Gozzano e Sbarbaro, che non riusciamo più a definire “maledetti”: «Il nettapipe di metallo freddo, / dono d’un vecchio amico, eredità / di suo padre, rimane una reliquia. / S’alzano i primi soli su le nevi / di gennaio, da un angolo in disparte / del locale tornato silenzioso / occhieggia un Buddha redivivo, sazio / di silenzi e visioni. Ammonimento / unico nella pace d’ombre alterne / a solicelli obliqui, un estintore / di color rosso fuoco. Altra è la fiamma / che in me divamperebbe se sapessi / scioglier nodi gordiani in cui da sempre / m’avviluppo chiudendomi ogni via. / L’Illuminato guarda il tutto e sembra / sorridere con placida ironia»

I minuti di recupero, 2001- La raccolta è dedicata a Varazze, «non si tratta, è chiaro, d’un ritorno ad Itaca poiché credo di aver sempre amato e cantato la mia piccola patria – chiarisce l’autore – … ogni cittadino ha il compito di custode della sua città, piccola o grande che sia». Ed ecco un’immagine metaforica e calcistica dei minuti di recupero: «…Siamo disposti a tutto. / C’è ancor vino in cantina. / Intanto il cronometro gira / e l’arbitro di Marassi / indica i minuti di recupero / nella strana partita detta vita».

Bestiario, 2003- Meditazione d’un autunno tardo.

«…il Destino che unisce / l’uomo all’aquila e entrambi / al lombrico; che fa / tutt’uno della stella Aldebaran / con la fogna e il liquame / entro cui mi dibatto senza mai / sentirmi vinto o disperato, pago / solamente d’esprimere / col mio silenzio alterno a questo grido / la mia insonne protesta e assieme ad essa / la mia forza, la gioia di sentirmi / vivo, padrone e insieme / schiavo di un’impossibile promessa».

Alcuni versi possono riassumere la sua inesausta sete di vita e di conoscenza: «Cose nuove ed eventi / stranissimi riaccadono eppur so / che ad ogni ciclo, a ogni ritorno ingrossa / il fiume della Storia. / Sarò pago / d’una borraccia, d’una sola, d’acqua / trattenuta dall’onda che mi sfugge. / Ne basterebbe un goccio a vincere la sete che mi strugge».

Mi piace pensare che in Svizzera, tra una cassaforte e una cassetta di sicurezza, egli abbia trovato la chiave di volta per aprire il caveau delle Muse, dove si cela il mistero della poesia.

Ezio Marinoni

2/VARAZZE – “Parliamone in Biblioteca” ormai appuntamento fisso per gli amanti dei libri e non solo torna anche a ottobre. Da questo mese i giorni dedicati agli incontri saranno il primo e il terzo sabato di ogni mese.
Una serie di eventi voluti dall’amministrazione Comunale e dall’Assessore alla Biblioteca nonché alla Cultura del Comune di Varazze, Mariangela Calcagno.
Il 7 ottobre alle ore 17,30 sarà la volta della presentazione del libro: “Canto d’amore alla Terra”, di Gabriella Gasparini.
Nel libro la poesia viene usata come forza motrice che costringe il lettore a meditare su tutto ciò che ci circonda, dall’ambiente avvilito dalla nostra colpevole indifferenza, ai drammi umani che sono la cronaca del nostro vivere quotidiano, problemi captati da una sensibilità che diventa partecipazione sofferta.
Illustrazioni degli Artisti: Antonietta Preziuso, Alessandro Fieschi, Rossella Ricci, Giulio Tassara, Riccardo Accarini, Grazia Genta, Giuseppe Trielli, Matilde Falco, Gianfranco Fiori e omaggio a Eso Peluzzi.

Il 21 ottobre sempre alle ore 17,30 l’autore Luigi Spiota presenterà il giallo: “La neviera delle Faje”.
Il maresciallo Gianballetta svolge orgoglioso la sua professione presso la caserma di Varazze. Tra i piccoli casi di delinquenza e le varie pratiche quotidiane da sbrigare, spicca un caso che riporta a galla il passato, facendo rivivere ricordi dolorosi. Per giungere a una soluzione è necessario un attento svolgimento delle indagini. La neviera delle Faje, luogo isolato e misterioso, fa da sfondo alle vicende narrate da Luigi Spiota in questo giallo ricco di colpi di scena e puntellato da espressioni dialettali. Vi aspettiamo nella nostra Biblioteca comunale E.Montale, ingresso libero.

 


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Ezio Marinoni

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