Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

Settimanale d’informazione senza pubblicità, indipendente e non a scopo di lucro Tel. 350.1018572 blog@trucioli.it

Pietra Ligure da primato: tra le più cementificate della provincia


Pietra Ligure: è una delle città più cementificate della Provincia di Savona. Non lo diciamo solo noi, ora lo attesta anche il rapporto nazionale ISPRA – “Istituto superiore protezione ricerca ambientale” che è una fonte ufficiale dello Stato.

di Mario Carrara*

Esiste una città, che, per di più, è anche una capitale, in prossimità del centro della quale vi sono vasti prati, nei quali le pecore possono, placide, pascolare liberamente. Non stiamo parlando di un paese del terzo mondo, ma di una città al centro dell’Europa, di Berna, capitale della Svizzera. Infatti, il suo centro storico, posto tra il percorso del fiume Aar che lo cinge, “a ferro di cavallo” da tre lati, ha i due “costoni” e le rive che costeggiano lo stesso fiume, conservate e preservate come lo sono state nei secoli; e, per farle mantenere “vive”, sono aperte alla frequentazione delle persone ed al pascolo degli animali. Così in un paese “civile” come la Svizzera.

C’è da supporre che, se ad amministrare Berna ci fossero quelli che ora amministrano Pietra Ligure tutta questa massa di spazi verdi liberi, aperti alle passeggiate delle persone ed al pascolo degli ovini, sarebbero visti come un inutile “spreco” di aree che potrebbero meglio essere considerate e diventare aree “fabbricabili”, ospitare condomini, palazzi, nuclei, “piani casa”, ecomostri, ecc., cioè tutta roba che, sul momento potrebbe avere ben maggior valore, sotto il profilo del danaro, che non quello di ospitare le pecore al pascolo. Ma soltanto “sul momento“, perché poi il valore complessivo di tutti gli immobili della città crollerebbe svalutato e svilito da tutto quel cemento.


Per fortuna per Berna, gli amministratori di là non vedono il territorio solo sotto il profilo dell’edilizia e dello sfruttamento edificatorio. Come, invece, sembrano vedere gli amministratori che operano qua.

Infatti, vediamo dall’ultimo rapporto nazionale ISPRA che Pietra Ligure detiene il ben poco invidiabile primato di essere la seconda città, nella classifica di tutta la provincia, come “consumo del territorio e del suolo“, rispetto al totale della Regione, circa l’espansione della cementificazione nel suo territorio comunale.

Pietra Ligure ha una percentuale di territorio occupato da nuovo cemento pari al 24,09; peggio di Pietra Ligure riesce a fare (superandola.., ma di poco) solo Albisola Mare con il 25,45.

Come dire che “al peggio non c’è limite “.

Questo è un dato che, più che a preoccuparsi, induce, più che altro, a rassegnarsi perché la situazione appare, ormai, come compromessa.

Ci riferiscono che chi guarda Pietra Ligure dal cielo, da un aereo, vede ormai pressoché solo una lastra continua di tetti e cemento, interrotta da sparute chiazze di verde.

Infatti, il territorio di Pietra Ligure, di per sé, è piccolo, limitato: ci vuole…, anzi, …c’è voluto poco per coprirlo di fabbricati.

Se il territorio di Pietra non fosse stato “ingrandito” negli anni ’20 con l’incorporazione di quello del soppresso Comune di Ranzi, prevalentemente montano, il territorio pietrese vero e proprio, individuato nelle zone pianeggianti e nelle colline circostanti, sarebbe già pressoché tutto saturo.

Solo che a qualcuno non sembra mai saturo “abbastanza“, perché si continua a costruire, ma, soprattutto, a lasciar costruire in modo dissennato.

Ricordiamo quel detto che la speculazione edilizia non può esistere se non dove non si fa niente per fermarla. La colpa non è tanto degli speculatori, quanto del potere pubblico che consente che si speculi.

Non solo il cemento “avanza” invadendo e occupando tutti gli spazi ancora liberi, in linea perfetta con quanto scritto dal rapporto Ispra secondo il quale “…la perdita annuale di territorio si concentra nelle aree cittadine cancellando proprio quei suoli candidati alla rigenerazione“, ma si mira anche ad ingrandire più che si può gli edifici già esistenti.

Ecco, quindi, che graziose casette e villette, diventano palazzotti sproporzionati inguardabili: là dov’erano due piani, si arrivano a contare anche cinque solette. Dov’erano “palazzi” si assiste alla trasformazione in abnormi plessi più simili ad ecomostri che ad un’edilizia a “misura d’uomo”. Ma questa è un’edilizia che non mira tanto agli esseri umani, quanto, soprattutto alle “volumetrie” degli edifici: a costruire il più grande possibile le nuove volumetrie ed ad ingrandire ancor più le cubature degli edifici esistenti; “questa edilizia gli esseri umani li considera solo per contenerne il maggior numero possibile, stipati e compressi in miriadi di minialloggi per il periodo delle vacanze dei bagni di mare. Ed il bello (o il brutto..) è che questo modo di agire sembra, “a occhi vedenti” da tutti gli “esempi” sparsi per la città, che goda in tutto della benevolenza della presente Amministrazione comunale di Pietra Ligure.

Il risultato sociologico di questa dissennata politica di sfruttamento edilizio intensivo del territorio è la trasformazione delle piccole cittadine turistiche in luoghi più simili ai formicai ed agli alveari nei periodi di punta ed, al contrario, in desolati ambienti desertici, nei periodi cosiddetti “morti”. Città in cui la “vivibilità” è ben messa a dura prova, come pure la stessa sostenibilità delle infrastrutture e dei servizi; tutti gli “imbellettamenti” possibili non bastano a rimediare al danneggiamento irrimediabile e per sempre del tessuto territoriale e sociologico arrecato dall’espansione e dall’ulteriore appesantimento cementizio

A Pietra Ligure, come abbiamo già avuto modo di scrivere, tutto questo è possibile perché oltre all’applicazione “benevola” ed estensiva della legge regionale dei “piani casa”, vige una sostanziale “deregulation” dovuta alla NON rielaborazione ed adozione di un nuovo Piano Regolatore, essendo quello precedente scaduto da ben oltre
20 anni!

Qualcuno” che ha interesse a minimizzare la cosa, dirà (come ha già detto in Consiglio comunale) che è una cosa già accaduta a Pietra, perché questo fatto, di un piano regolatore scaduto per un lungo tempo, già successe ai tempi della prima Repubblica…. Già, è vero. Ma la differenza sta nel fatto che nella prima Repubblica le amministrazioni comunali si succedevano con grande frequenza ed i Sindaci cambiavano a ritmo continuo. Oggi, invece, con l’elezione “diretta” dei Sindaci c’è quella “stabilità” che allora non era neanche immaginabile, per cui, nella prima Repubblica, ad ogni cambio di Amministrazione, la questione “Piano regolatore” doveva ricominciare daccapo ed il tempo trascorreva. Oggi la situazione è talmente più “stabile” che il Sindaco De Vincenzi, che amministra Pietra adesso, nel 2023, è lo stesso che già era Sindaco nel 2004. Se si eccettua il quinquennio dell’Amministrazione Valeriani, ma composta in gran parte con Assessori della giunta attuale, la “continuità” e la “stabilità” sono in una linea di totale continuità e coerenza per tutti questi ultimi 18 anni, rappresentate dalla stessa persona, anzi: dalla gestione dell’urbanistica e dell’edilizia privata esercitate, per la maggior parte di questi stessi 18 anni, sempre dalla stessa persona.

Perché dunque non si vuole fare il nuovo piano regolatore e si procede così, come nelle navigazioni antiche, “a vista“? Probabilmente, perché è più comodo per chi comanda, in quanto una situazione del genere gli attribuisce enormemente più potere. Infatti, il modo di procedere si attua tra “Varianti” e “piani casa”. Si fa così: se un impresario vuol costruire un progetto edilizio “consistente”, per fare più “cubatura” possibile, ha la strada obbligata di doversi accordare con l’Amministrazione, cioè col Sindaco (che, sia come Sindaco, che titolare di tutte le deleghe urbanistiche, è l’unico nell’Amministrazione abilitato a trattare la materia), e l’accordo viene raggiunto se viene riscontrata la sussistenza di una sorta di
interesse pubblico” che possa sostenere e giustificare quellintervento edilizio. E “l’interesse pubblico” lo riscontra, a seconda dei casi, la Giunta (che è omogenea col Sindaco), che approva le relative convenzioni edilizie o, nei casi di “Variante”, il Consiglio comunale, che decide a maggioranza, cioè con la maggioranza del Sindaco.

La “deregulation” nella quale siamo ha effetti perversi perché, col fatto che ” non è possibile nulla e tutto è possibile“,
porta a casi paradossali per cui, se si trova un accordo con l’amministrazione comunale, alla fine, risulta fattibile, con una “variante” o col “piano casa” qualsiasi costruzione…, basta che venga trovata la giustificazione, come dicevamo, di una sorta di “interesse pubblico” a supportarla. Ciò provoca “l’impazzimento” dei prezzi dei pochissimi terreni ancora disponibili, anche di quelli che sarebbero “non costruibili“, ad esempio nelle zone “sature” perché lì ci si possono trasferire volumi di edifici abbattuti e premiati con la maggiorazione fino al 35%.

Per cui si assiste al fatto che, anche là dove si poteva star certi che non si sarebbe più costruito, invece, si può tirar su un palazzone.

È il caso delle “ormai celebri” due ville antiche del Trabocchetto, fulcro di un progetto di “piano casa” che ne prevede l’abbattimento per farne pura “volumetria trasferibile”, con il premio dell’incremento di quest’ultima, fino al 35%.


Questa pratica “colpisce” perché, nonostante tutte le sue peculiarità, ha avuto un iter rapidissimo, senza che nessuno sentisse il bisogno di valutarla ed esaminarla con più attenzione, pur “facendo acqua” in pressoché ogni suo aspetto con evidenti errori, incongruenze e contraddizioni di carattere relazionale, ambientale, del rispetto storico, della preservazione di esistenti caverne, degli standards, sui parcheggi, degli aspetti geologici, di quelli viabilistici, ecc, ecc. Nonché per essere il primo caso riguardante un grosso edificio che si vuole costruire, addirittura, proprio a
ridosso del cimitero
, giovandosi, “fortunatamente” di una gentile riduzione della distanza di rispetto dal cimitero stesso, per caso quasi in concomitanza con l’iter progettuale, ridotta dal Consiglio comunale, il 18 Ottobre 2022, a soli 50 metri, limite “minimo” di legge.

Per di più, in una zona che nel piano regolatore era già di per sé assolutamente “inedificabile” essendo destinata a “servizi comunali“, ma che, per il fatto che il piano regolatore è “scaduto” da 20 anni, ora vi si può anche costruire…

Ciò ha provocato la levata di scudi di molti cittadini, costituitisi in comitato, specialmente per l’indignazione suscitata dall’abbattimento delle due ville antiche solo per farne “cubatura
trasferibile“. Due ville di oltre 200 anni il cui primo restauro fu effettuato nel 1889 (come attesta un’iscrizione di una foto che alleghiamo),

una delle quali costruita in “pietra faccia vista” secondo lo stile eclettico inglese del primo ottocento, che avrebbero dovuto già, di per sé stesse, esser preservate e tutelate direttamente dal Comune in quanto più uniche che rare nell’intero panorama architettonico della città.

Invece, la Giunta, su relazione del Sindaco De Vincenzi, unico “competente” sulla materia urbanistica nell’Amministrazione, anche quale detentore delle deleghe all’edilizia privata ed all’urbanistica, il 15 Novembre 2022 ha deliberato la Convenzione urbanistica con cui veniva sostanzialmente approvato il piano casa di demolizione delle due ville antiche e di tutta la progettazione che ne è ad esso collegata, compiendo l’ultimo “passo procedimentale” prima del rilascio del permesso a costruire; la Giunta ha deliberato senza nulla rilevare, senza nulla eccepire: andava tutto bene.

Nel Consiglio comunale che ha discusso la mozione presentata sull’argomento, il 21 Dicembre 2022, il Sindaco si è rifiutato di revocare quella convenzione, che, pur presenta tali e tanti motivi di perplessità sulla sua regolarità, ma ha dovuto comunicare l’avvenuto “coinvolgimento” della Sovrintendenza ai monumenti, in merito alla storicità ed al pregio architettonico delle stesse due antiche costruzioni. Ma per far ciò, osserviamo noi, c’è stato bisogno che la questione fosse sollevata con un intervento formale nel Consiglio comunale e di una quasi sollevazione popolare. Se questi due elementi non ci fossero stati, la strada verso il permesso a costruire e la conseguente demolizione sarebbe stata spianata.

Ci chiediamo e ripetiamo noi: ma il valore storico architettonico delle due ville antiche non poteva rilevarlo lui stesso, il Sindaco, “prima“, rinviando alla commissione edilizia la pratica per i più che opportuni approfondimenti? Lui che si vanta di conoscere a menadito tutti gli aspetti urbanistici della città, almeno qualche dubbio non l’ha avuto? Non lo sappiamo, perché in Consiglio comunale, di fronte ad otto pagine di rilievi, osservazioni e richieste di chiarimenti circostanziati, si è rifiutato di dare anche una sola risposta.

Conosciamo la serietà della Sovrintendenza ai monumenti della Liguria che, siamo certi, effettuerà con scrupolo la valutazione sul valore storico ed architettonico delle due ville antiche; scrupolo già constatato in passato in ogni circostanza e, addirittura, quando, ad esempio, non esitò a porre “sotto vincolo” di preservazione un muro di un reliquato di giardino di via Nunzio Cesare Regina.


Quindi, nella presente situazione di “deregulation“, con i sistemi più sopra descritti e, soprattutto, con un’Amministrazione ed un Sindaco che sembrano proprio “cementofili”, un nuovo piano regolatore generale, che “regolasse” e disciplinasse “prima” “come” e “quanto” sviluppare la città e, quindi, stabilisse “prima” le possibilità ed i limiti edificatori, in modo tale da mettere chi vuol costruire in condizioni di conoscere “da solo” ed autonomamente, gli stessi limiti e le possibilità edificatorie, senza il teorico bisogno di accordarsi con nessuno, può diventare anche un intralcio.

Un inutile “fardello”, che limita le “capacità di manovra” dei potenti.

Perché, nell’attuale situazione, in assenza di un piano regolatore approvato ed operativo, il “piano regolatore” lo si fa, invece, volta per volta, caso per caso, su ogni singolo, particolare “progetto” che sia presentato e trattato. E contrattato.



Forse questo è il motivo di fondo per cui Pietra Ligure non ha ancora, il piano regolatore: dopo oltre 20 anni.

Forse è questo il motivo per cui a Pietra Ligure i palazzoni crescono come i funghi in Autunno.

Forse è questo il motivo per cui l’ISPRA ha certificato che Pietra è ai poco invidiabili vertici provinciali per la cementificazione del suo territorio.

*Mario Carrara consigliere comunale 


Avatar

Carrara

Torna in alto