Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Noli, il fascino discreto di una politica prêt-à-poter. Saggia e documentata ‘lezione’ ai candidati


Da molto tempo, a Noli, i famigerati lavori di scavo tuttora incompiuti, altresì tristemente noti come “buchi”, non hanno fagocitato soltanto asfalto e quattrini, ma anche l’attenzione generale, monopolizzando il dibattito politico-amministrativo locale.

di Stefano Sciacca

Stefano Sciacca, scrittore, autore dell’articolo, è laureato in giurisprudenza. “Noli, località che la mia famiglia frequenta da molto tempo e alla quale sono sinceramente e appassionatamente affezionato”.

Esistono però altre questioni che, pur non essendo meno rilevanti per il bene della comunità, appaiono di ben più semplice e immediata soluzione. Ammesso naturalmente che ricorrano la volontà e la competenza necessarie a provvedervi.

Da amante di Noli vorrei sottoporre all’attenzione dei lettori di Trucioli le seguenti problematiche che credo meriterebbero di essere prese in considerazione da parte dei candidati sindaci attualmente impegnati nella campagna elettorale in vista delle prossime elezioni amministrative.

RIPRISTINARE I CASSONETTI PER UN PAESE PULITO – Noli, negli ultimi anni, è diventata un paese sporco. Qui come altrove, questa condizione dipende innanzitutto dalla mancanza di senso civico, educazione, cultura e amor proprio di coloro che ne frequentano le vie. Nondimeno a Noli esistono ulteriori criticità che di sicuro non incoraggiano o agevolano un atteggiamento diverso da parte degli utenti. La raccolta differenziata rivolta perlopiù ai possessori di esercizi commerciali, prime e seconde case, si svolge attraverso strutture di stoccaggio fisse, che non possono essere pulite in maniera efficace, determinano un accumulo di rifiuti esondanti, non consentono un pratico conferimento a causa di accessi di dimensioni limitate e possono essere utilizzati esclusivamente dai possessori di specifici dispositivi di riconoscimento, escludendo chiunque, e in estate evidentemente sono tanti, non abbia titolo a riceverne una. Sarebbe certamente auspicabile ripristinare il ricorso a cassonetti tradizionali che possano essere all’occorrenza rimossi, lavati, igienizzati e utilizzati da chiunque.

POCHI I CESTINI PORTARIFIUTI – Allo stesso tempo, appaiono altrettanto opportuni, urgenti e facilmente eseguibili la sostituzione e l’incremento dei cestini nei quali gettare i rifiuti più piccoli. In tutta la lunghezza della centrale via suor Letizia, tanto per fare un esempio, non se ne incontra neppure uno (essendo stato recentemente rimosso il solo un tempo disponibile).

Lo stesso vale per le vie che, partendo da questa strada, procedono verso il fronte mare del paese, via Musso, via Acerbo, via Arduino, via Transilvania nonché la loggia e piazza Dante. E la mancanza di cestini si nota anche in via Tissoni, via Serravalle, via Bruno, piazzetta Canano, vico dei Romeri, via Sartorio, piazza Cappellini, piazza Mariconi, via Gregorio IX e il tratto di loggia ancora aperto tra questa e via Anton da Noli – essendo, in zona, presenti solo un cestino nella piazzetta dedicata al poeta Emilio Praga, uno alle spalle della cattedrale in via Vignoli e uno in tutta via Anton da Noli, tra le più lunghe dell’intera Zuacca. Si delineano così intere aree di centinaia di metri quadrati perlopiù sprovviste di cestini per l’immondizia.

È altresì evidente, poi, che i cestini attualmente presenti sul territorio, oltre a essere appunto scarsi in numero, risultano anche del tutto inadeguati alla loro funzione presentando, almeno nel loro aspetto originario sovente oggetto di successivi danneggiamenti, un imbocco troppo stretto e, dunque, facilmente esposto a un rapido congestionamento. La conseguenza è che nei periodi dell’anno di maggiore affluenza di visitatori sono più numerosi i rifiuti abbandonati fuori o accanto ai cestini di quelli conferiti al loro interno.

LA PULIZIA DELLE SPIAGGE – Di cestini e bidoni si avverte un gran bisogno anche sulle spiagge. La loro pulizia è certamente onere dei concessionari (come del resto ricorda l’ordinanza n. 01/2013 emessa dall’Ufficio del demanio marittimo del Comune di Noli, http://ww2.gazzettaamministrativa.it/opencms/export/sites/default/_gazzetta_amministrativa/amministrazione_trasparente/_liguria/_noli/010_dis_gen/020_att_gen/2014/0003_Documenti_1390316726944/1390316733575_ordinanza_balneare_1-2013.pdf). Nondimeno, in assenza di costanti controlli e adeguate sanzioni da parte del soggetto concedente, tale onere finisce per restare lettera morta, specie nel caso di quei soggetti che gestiscono il tratto di spiaggia senza finalità di lucro e non sono evidentemente motivati a provvedervi dal proprio senso civico e del decoro. Mi riferisco, in particolare, al tratto di spiaggia concesso ai soci della società pesca sportiva Anton da Noli che, nella mia esperienza personale, costituisce uno dei passaggi più sporchi (insieme a quello sottostante villa Pisapia), infestato in qualunque momento dell’anno da ogni genere di rifiuto, anche di natura pericolosa per l’incolumità dei passanti (ami, cocci di vetro, lastre di metallo arrugginito).

Ai gestori dell’imbarco dovrebbe essere ricordato che il principio cuius commoda eius et incommoda non è soltanto una regola di diritto ma anche e prima ancora un cardine della convivenza civile e che, se impiegassero il medesimo zelo con il quale rivendicano i loro diritti esclusivi su quell’area demaniale marittima aperta al pubblico transito nel prendersene anche cura, eserciterebbero in maniera assai più virtuosa le proprie prerogative di custodi, alle quali peraltro non è concesso loro sottrarsi.

Anche la pulizia del manto stradale all’interno del centro abitato desta un grande allarme. In anni recenti era stato adottato un regolamento in forza del quale sui proprietari di animali domestici grava l’onere di limitarne l’impatto sull’igiene pubblica. Anche in questo caso, la mancanza di controlli e sanzioni adeguati determina l’assoluta inefficacia della previsione normativa.

LA CITTA’ DI SERA E’ UNA BRUTTA CARTOLINA – La sera, attraverso le vie centrali del paese, è facile vedere abbandonati in terra tutti i tipi di imballaggi alimentari: sacchetti di plastica, tovaglioli di carta sporchi, scatole della pizza usate, pellicole di cellofan o di stagnola. Di notte, si aggiungono bottiglie e bicchieri di plastica o di vetro, oltre alle tracce del passaggio di certi bevitori che considerano gli angoli più bui del paese alla stregua di un orinatoio a cielo aperto. E spesso l’indomani mattina essi si ritrovano ancora lì, esattamente nella medesima posizione.

A proposito di orinatoio, una specifica menzione merita il sottopassaggio – all’interno del quale, appunto, è ospitato un bagno pubblico – che, solo a essere percorso, pare costituire una minaccia di contagio di qualche malattia infettiva. Buio e lugubre, a dispetto delle gioiose sculture di ceramica colorata realizzate dai bambini nolesi, si trasforma sovente nel deposito di tutti i rifiuti che il vento trascina giù dalla passeggiata sul mare, all’altezza della spiaggia libera.

EDIFICI IN STATO DI ABBANDONO – Infine, nota assolutamente dolente, dell’aspetto urbano di Noli sono i diversi e ingombranti edifici che versano in stato di abbandono e di degrado come l’ex hotel Ponte Vecchio (oggetto di vendita all’asta più di un anno fa, ma ancora nelle medisime condizioni di dissesto degli ultime decenni, benché proprio in questi giorni sembri essere stato avviato un cantiere), l’ex hotel Diana, l’ex colonia Rignon  e la vicina villa Letizia. Si tratta di strutture che, ormai da anni, sono lasciate a se stesse e, oltre all’evidente danno estetico, rischiano con il loro progressivo deperimento di determinare gravi pericoli per l’igiene e la sicurezza pubbliche.

A questo riguardo, c’è da augurarsi che l’amministrazione entrante valuti quanto prima l’adozione di misure sul modello di quella genovese (https://smart.comune.genova.it/comunicati-stampa-articoli/modifiche-al-regolamento-edilizio-contrastare-il-degrado-urbano) che contempla la possibilità di convertire per finalità pubbliche strutture private da tempo abbandonate e degradate. Oltre a monitorare, a livello legislativo nazionale, le iniziative volte a introdurre strumenti di espropriazione di edifici in stato di degrado e di abbandono. (http://documenti.camera.it/leg18/dossier/pdf/Am0127.pdf).

LA DENUNCIA DEL PROF. GARZOGLIO – E, a proposito di abbandono, anche alcuni dei più significativi monumenti storici – che, per numero e valore, contraddistinguono Noli rispetto a molte altre vicine località balneari – non se la passano meglio. La torre di Papone corre evidenti rischi di cedimento strutturale, come ripetutamente denunciato alle autorità e alla popolazione dal professor Luigi Garzoglio (come, recentemente, riporta anche un articolo apparso su trucioli.it https://trucioli.it/2022/04/14/noli-un-sindaco-rosa-dopo-20-anni-di-mala-amministrazione-primo-incontro-pubblico-denunciate-storie-paradossali-le-proposte-eppure-tornano-repetto-niccoli-favoriti/), per non parlare delle condizioni avvilenti nelle quali, invece di essere valorizzata per la sua rilevanza storica e architettonica, essa ha finito per divenire la sentinella di un deposito di automobili e altri vari mezzi di trasporto, recintato in maniera approssimativa e assai sgradevole.

DUE CHIESE A RISCHIO DEGRADO – Ci sono poi le chiese di San Michele e di San Francesco che, tra danni già patiti e danni imminenti, rischiano di essere presto compromesse in maniera irreparabile. Da riparare sarebbe, quindi, anche il Ponte antico che di antico, all’apparenza, non ha assolutamente più nulla, se non la parte del camminamento interno. Ridotto ormai a un manto di cemento chiazzato dalle infiltrazioni di acqua piovana, sarebbe necessario attivarsi per ripristinarne l’aspetto originario e ancora visibile sino a qualche anno fa, sul modello degli altri ponti antichi liguri (come, tra i molti, quello di Taggia, quello di Dolceacqua, quello sul Nimbalto, quello così detto delle giaire, il ponte romano del borgo di Loano, quello romanico di Andora).

LE AUTO CHE ASSEDIANO – San Paragorio, monumento di interesse nazionale, in ben altre nazioni sarebbe stato senza dubbio circonfuso di attenzioni. Qui, invece, è assediato di automobili che sfilano davanti e dietro l’angusto perimetro della chiesa e le sostano di lato e alle spalle. Ma, soprattutto, su essa ormai incombe da tempo, ogni anno sempre più minaccioso (benché per fortuna su iniziativa di una minoranza vigile e coscienziosa sia stato, almeno per il momento, scongiurato il rischio di un ulteriore innalzamento) un obbrobrio cementizio in luogo del quale, quantomeno a livello superficiale, avrebbe potuto trovare posto del verde pubblico coerente con il nome della via sovrastante, via Belvedere, la quale oggi, invece, affaccia su uno spettacolo a dir poco indecoroso. Spettacolo completato dalla galleria di via Poggio che, per aspetto e dimensioni, troverebbe più adeguata collocazione nella squallida periferia di una grande e sovraffollata metropoli. Con i muri male intonacati, i manifesti pubblicitari sporchi e strappati e ogni genere di prova d’artista dei graffitari che infestano questo piccolo borgo.

LE MURA DEL CASTELLO – Infine, anche le mura del castello destano un certo allarme. In passato era stato ipotizzato un intervento che consentisse di ripristinare il tratto residuo del camminamento ma non è stato mai realizzato. Oggi, però, sarebbe già molto intervenire allo scopo di metterne in sicurezza e preservarne torri e merli, naturalmente esposti all’azione degli agenti atmosferici. Purtroppo sarà impossibile riparare alla incoscienza e alla insensibilità che, negli anni, hanno ammesso la costruzione di edifici, non certo dotati di pregio estetico, proprio a ridosso del bastione, la vista della prima parte del quale risulta offesa e soffocata. Uno di questi venne destinato niente meno che a ospitare il comando dei carabinieri, roccaforte della legalità, suscitando l’indignazione del professor Lamboglia che, come è solito raccontare il professor Garzoglio, all’epoca suo allievo, si domandò argutamente Quis custodiet custodes?

L’EX VASCA DELL’ACQUEDOTTO – Inutile piangere sul cemento come sul latte versati, tuttavia la nuova amministrazione potrebbe quantomeno prendere in considerazione la situazione di uno di questi edifici: si tratta della struttura un tempo adibita a vasca dell’acquedotto, della quale si potrebbe valutare la perdurante necessità funzionale e il cui aspetto attuale, in ogni caso, dovrebbe divenire oggetto di un intervento. Dal momento che risulta innegabilmente trasandato e costituisce un vero e proprio pugno nell’occhio di chiunque, dal paese, alzi il proprio sguardo in direzione di uno dei monumenti più rappresentativi di Noli.

LA CURA DEL VERDE PUBBLICO –Un’altra delicata sfida per la prossima amministrazione è indubbiamente rappresentata dal verde pubblico. Ricordo che, quando ero piccolo, mio nonno trascorreva buona parte delle più calde mattinate estive a leggere il giornale nel fresco e ombreggiato giardinetto di San Paragorio, oggi ancora accessibile solo grazie all’iniziativa dell’associazione de Gli amici di San Paragorio i quali, per il loro impegno e la loro dedizione, meritano non soltanto profonda stima ma anche sincera gratitudine. Purtroppo non esistono altre aree del genere: l’ex circolo del tennis di Gambetta, è stato sostituito da costruzioni a uso abitativo (la cui edificazione è stata condizionata dal Comune alla contestuale realizzazione di un circolo delle bocce che, a quanto mi consta, non è mai stato adeguatamente sfruttato e potrebbe oggi essere altrimenti convertito).

LA FAME DI PARCHEGGI E OCCASIONI PERSE – Le zone alberate circostanti l’ex Colonia Monzese sono attualmente oggetto di edificazione a uso abitativo e di realizzazione di box e posti auto pertinenziali. L’ex fabbrica di mattoni, il cui abbattimento offriva un’opportunità unica di realizzare in un luogo decentrato un pratico parcheggio silos e destinare il resto ad area verde, ha invece lasciato il posto a numerose nuove abitazioni che hanno acuito anziché lenire il problema dei parcheggi, aumentandone ulteriormente la domanda senza provvedere a un corrispettivo incremento dell’offerta. E, nella realizzazione del progetto portato avanti da Liguria 17, non sono stati contemplati né una significativa area verde (a eccezione di quella per i cani, del tutto sconosciuta ai più) né un giardino per i bambini, pur non mancandone allo scopo gli spazi.

L’analisi delle aree attrezzate per il gioco dei bambini presenti sul territorio, a cominciare da quella sottostante il complesso che ospita asilo e scuole primarie, dimostra che si tratta perlopiù di strutture obsolete, danneggiate, poco sicure, sporche e non sempre accessibili, con la conseguenza che la maggior parte dei bambini continua a giocare nella piazza Chiappella, quando questa è libera. Una circostanza che produce evidenti rischi per l’incolumità pubblica (non essendo la medesima piazza provvista di una superficie adeguata a questo genere di utilizzo ed essendo comunque luogo di passaggio continuo e promiscuo) nonché un innegabile disturbo per tutti coloro che abitano nelle immediate vicinanze. Mentre il divieto (sancito da un cartello tutto presente) di giocare a pallone utilizzando i muri delle abitazioni come porte da calcio viene ripetutamente violato a qualunque ora del giorno e della notte.

LUNGOMARE E GIOCHI PER BAMBINI – Sul lungomare esistono, poi, due zone destinate ai giochi per i bambini più piccoli. Una, all’altezza dello stabilimento balneare Madri pie, versa da anni in condizioni di degrado alle quali, di recente, si è cercato di ovviare mediante l’apposizione di un nastro segnaletico bianco e rosso che pretenderebbe di avvertire i giovanissimi utenti e i loro genitori del pericolo legato alle superfici taglienti (dei cilindri del tris poste sulla struttura dello scivolo), senza tuttavia eliminarne la natura pericolosa ed esponendo pertanto il Comune, secondo una consolidata giurisprudenza in materia di responsabilità civile da custodia, a eventuali azioni ex art. 2051 c.c.

L’altra è costretta tra il distributore di benzina, la trafficata via Aurelia e il posteggio sovrastante la spiaggia libera di levante, in uno dei punti sicuramente più inquinati dell’intero paese e, dunque, meno adatto alla frequentazione dei bambini. I quali pure, in una località balneare per famiglie, dovrebbero essere al centro di una politica assai più attenta alle loro esigenze. Esistono, per così dire dietro l’angolo, esempi molto virtuosi (come tra gli altri il parco giochi di Borgio, appena prima dell’ingresso delle grotte) che potrebbero essere prese a modello dalla futura amministrazione.

PIU’ ATTENZIONE AL PATRIMONIO NATURALISTICO – Allo stesso modo è auspicabile che i prossimi governanti rivolgano la dovuta attenzione al patrimonio naturalistico del Comune e, in particolare, ai sentieri collinari e ai fondali marini. Si tratta di ricchezze che attraggono sempre più sovente appassionati di trekking e di immersione subacquea, ma, anche in riferimento a questo genere di attività, è inevitabile riscontrare gravi carenze. Manca, per esempio, un luogo di riferimento per i camminatori dove costoro possano trovare cartine, mappe, guide, indicazioni. E, più in generale, si osserva che non esiste un ufficio del turismo dotato della visibilità di quelli di comuni vicini, come Spotorno, pur provvisti di assai minori attrazioni sia sul piano storico-culturale, sia su quello paesaggistico-ambientale. E sì che non mancherebbero i locali necessari a ospitare un tale centro, come quelli già utilizzati allo scopo in corso Italia presso casa Pagliano o quelli che un tempo erano occupati dal comando della polizia locale in via Anton da Noli. Entrambi oggi desolatamente abbandonati.

Considerata la preminente vocazione balneare del paese è difficile sperare in una proliferazione di esercizi dedicati all’attività di trekking sul modello di Finalborgo, tuttavia il merchandising legato a questa tipologia di attività potrebbe non soltanto costituire una fonte di guadagno per il Comune, ma anche aumentarne la visibilità e la preferenza da parte dei camminatori rispetto ad altre località del circuito finalese dalle quali per accedere alla collina la distanza è ben maggiore rispetto a quanto lo sia a Noli. Naturalmente condicio sine qua non per sfruttare questa risorsa naturale è la sua adeguata manutenzione. Questo aspetto, invece, lascia attualmente a desiderare, se si considera, per esempio, che da mesi i camminatori lungo il Sentiero del Pellegrino sono costretti a una deviazione che, dalla chiesa di Santa Margherita, porta all’eremo del capitano D’Albertis. Non risulta infatti possibile proseguire lungo il sentiero principale perché questo, in seguito a un incendio, versa ancora in condizioni di dissesto senza essere stato messo tempestivamente in sicurezza. Lo stesso eremo è in stato di evidente abbandono e pone seri rischi di sicurezza e incolumità pubbliche.

I SUB E LE BELLEZZE DEI FONDALI –Un discorso analogo riguarda l’attività dei numerosissimi sub attirati dalle bellezze del fondale. Manca del tutto un centro organizzato su impulso dell’amministrazione pubblica (che potrebbe trovare ospitalità all’interno della ex colonia Rignon, come del resto proposto già durante la passata campagna elettorale dalla lista di In Repubblica 2.0). Manca un’adeguata pulizia delle spiagge che scongiuri il rischio di veder accumulare sui fondali rifiuti di ogni genere e in particolare rifiuti in plastica che rappresentano una grave minaccia per la sopravvivenza delle specie di fauna marina e la salute pubblica. E, purtroppo, viene da sospettare che manchi un più generale interesse alla preservazione e alla valorizzazione della costa, se è vero che appena qualche anno fa fu autorizzata la scellerata cementificazione degli scogli di ponente, quasi a ridosso di Capo Noli, per dare vita all’ennesimo stabilimento balneare.

Infine, non è possibile concludere questa disamina senza considerare le condizioni della passeggiata lungomare, autentico biglietto da visita di una località rivierasca di villeggiatura.

La galleria paramassi (la costruzione della quale, forse non del tutto necessaria a fronte di possibili alternative meno invadenti, ha reso quasi del tutto invisibile l’antica batteria delle fortificazioni) dà un ben triste benvenuto a Noli, con il suo cemento a vista e le scritte volgari che ne imbrattano le colonne.

La superficie calpestabile della passeggiata presenta almeno tre diverse tipologie di rivestimento che si alternano tra loro in meno di un chilometro di lunghezza e, a un certo punto (all’altezza dell’hotel Monique), si interrompe persino lasciando il posto, per 200 metri circa, a cemento nudo. Fortunatamente sembra che di recente siano stati concessi dalla Regione fondi per un ammontare di 200.000,00 Euro destinati al completamento della passeggiata. A levante, in direzione di Spotorno, la passeggiata poi si interrompe di nuovo, all’altezza della Lega Navale, costringendo i camminatori a passare attraverso un terreno non asfaltato e non illuminato che pone loro disagi e pericoli.

Lungi dal pretendere di individuare la soluzione ai problemi trattati, mi auguro attraverso la loro segnalazione di aver contribuito se non altro a sollecitare un dibattito che contempli anche essi, certo che coloro che aspirano ad assumere la responsabilità dell’amministrazione di Noli vorranno prendere in considerazione le osservazioni svolte in questa rassegna, sicuramente non esaustiva e passibile di critiche e censure che considererò ben accette, grato dell’opportunità che mi viene comunque concessa di offrire il mio contributo alla vita pubblica nolese.

Stefano Sciacca

 


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