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Liguria e Basso Piemonte

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Savona e provincia. Le urgenze per fermare declassamento socio economico. Ritrovare l’identità perduta superando gap infrastrutturale e l’emarginazione sul piano politico e progettuale nei confronti del baricentro regionale genovese


Le urgenze per fermare il declassamento socio economico della provincia di Savona. Ritrovare l’identità perduta superando il gap infrastrutturale, la crescente emarginazione sul piano politico e progettuale nei confronti del baricentro regionale genovese, il costante allontanamento dal mondo produttivo, il calo demografico, la mancata distribuzione del dividendo sociale della ripresa economica

di Franco Astengo

Alcune annotazioni contenute nell’ultimo rapporto CENSIS sembrano sposarsi perfettamente con la fotografia della situazione economico – sociale della Liguria e, in essa, della Provincia di Savona (lo ha fatto notare anche Aldo Lampani in un suo articolo apparso il 1 febbraio 2022 sulle colonne delle pagine genovesi di Repubblica; pagine che conservano ancora la sotto testata del glorioso “Lavoro” che fu anche di Sandro Pertini).

Andando per ordine: nella situazione della Liguria (e della Provincia di Savona) si notano fenomeni di un “costante allontanamento dal mondo produttivo” e “ritmi più lenti adatti all’età media della propria popolazione” perciò “persistono trascinamenti inerziali da maneggiare con cura: il rimpicciolimento demografico, la povertà del capitale umano immigrato, la polarizzazione dell’occupazione che penalizza l’ex-ceto medio” e ancora “non si è distribuito il dividendo sociale della ripresa economica e il blocco della mobilità sociale crea rancore”, infine “ la paura del declassamento sociale”.

In altre pagine dello stesso quotidiano Maurizio Maresca traccia alcune linee di intervento riguardanti l’area metropolitana genovese individuando come punti d’attacco la transizione energetica (attraverso il ruolo dell’IREN), l’utilizzo delle aree ex-ILVA, l’Expò, il tunnel sotto il porto e i treni veloci definendo il tutto come “le cinque sfide – chiave di Genova”.

Si impone allora una domanda: come si colloca in questo contesto la provincia di Savona, tenendo ben conto del ruolo di Genova “Città – Regione” ?

Nel quadro di una possibile risposta sintetica a questo quesito non si può non partire da un giudizio riguardante l’evidente difficoltà dimostrata dall’Amministrazione Provinciale soprattutto sul piano programmazione: sul terreno più propriamente politico dovrebbe essere impostata allora una rivendicazione (ovviamente di dimensione nazionale) circa la restituzione del pieno ruolo costituzionale delle Province, con il ritorno del voto a suffragio universale. ANCI , la ricostituita sotto l’insegna “ALI” Lega delle Autonomie Locali, una rinnovata UPI potrebbero intestarsi una vera e propria battaglia politica in questo senso.

Qualche anno fa il CNEL aveva definito la provincia di Savona come divisa in tre parti: oggi invece si può dire che due parti, quella del savonese costiero e della Val Bormida debbano trovare nuovi criteri di armonizzazione economica e territoriale.

La costa Savonese e la Val Bormida presentano, infatti, caratteristiche socio – economiche complessivamente affatto diverse da quelle del Ponente (fatta salva la presenza industriale della Piaggio a Villanova d’Albenga).

Non si può negare che, a differenza del Ponente e non soltanto per ragioni meramente geografiche, il Savonese e la Val Bormida facciano parte di un’ “area centrale ligure” le cui caratteristiche di “allontanamento dal mondo produttivo” finiscono con assimilarne le questioni di fondo ai temi dominanti nella grande Genova.

Questo dato richiede quindi una capacità di elaborazione riguardante specificatamente l’area costiera e quella della Val Bormida.

Occorre prendere atto allora della suddivisione economico – sociale delle diverse parti della nostra Provincia e progettare un adeguato quadro istituzionale che potrebbe realizzarsi attraverso tre soggetti di diversa comprensorialità tra gli enti locali: Savonese e Val Bormida; Ponente; entroterra di Ponente.

In questo quadro di riequilibrio istituzionale e di rinnovata capacità di confronto con la Regione troverebbe spazio una possibilità di equilibrio del “dividendo sociale” attraverso un recupero di progettualità per un armonico modello di sviluppo basato prioritariamente sulle infrastrutture ferroviarie.

L’adeguamento delle infrastrutture ferroviarie dovrebbe trovarsi al primo posto nelle proposte da avanzarsi nel quadro dell’attuazione del PNRR: il raddoppio Finale – Andora non dovrebbe così essere posto in competizione con il raddoppio della Savona – Torino e il potenziamento della Savona – Alessandria.

E’ obbligatorio, infatti, che le potenziali linee di sviluppo riguardino sia la linea verso la Francia, sia il riferimento di Torino di cui il porto di Savona rimane lo sbocco naturale, sia il passaggio verso Milano che rappresenta l’inaggirabile porta d’accesso al cuore dell’Europa.

E’ necessario un cambiamento di fondo nell’impostazione concettuale della prospettiva riguardante le diverse aree. Soltanto il superamento del gap infrastrutturale potrò consentirci di affrontare le due grandi transizioni, ecologica e digitale, per le quali dalle nostre parti appare del tutto carente una adeguata progettualità.

Ad esempio nell’ipotesi dell’area industriale di crisi complessa (operante dal 2016 senza il raggiungimento di risultati tangibili) è stata assente la comprensione dello strumento economico complessivo di riconversione del modello di sviluppo territoriale.

Al posto dell’area industriale di crisi complessa va costruito un soggetto nel quale la Provincia assuma un ruolo di coordinamento e veda protagoniste le amministrazioni comunali prima fra tutte quella di Savona (che non fa parte della già citata area industriale di crisi complessa). Emergono inoltre alcune questioni assolutamente dirimenti poste sul piano della sinergia politica industriale -ambientale (tema particolarmente delicato nel frangente) , della politica economica complessiva del territorio e degli strumenti finanziari disponibili (macro e microcredito).

In assenza di uno strumento posto in grado di aprire un dialogo concreto con Governo e Regione si corre il rischio che è già stato segnalato da situazioni analoghe è di legarsi ad accordi di governance dove alla fine non si governa. Magari si partecipa come oggetto dell’intervento di crisi e sulla ricerca di fondi e politiche d’immediata emergenza. Ma si finisce con il soccombere dove, alla lunga, i soggetti forti sono altri, come la sinergia Regione -Invitalia, e dove la destinazione dei fondi reali, PNRR e non solo, appare vincolata da scelte di esclusiva natura di convenienza geo-politica.

Ci sono poi altre questioni di fondo che non possono essere trascurate. Questioni che non ci risultano finora essere state discusse, in modo approfondito, in sede istituzionale:

  1. Si tratta di far uscire la struttura istituzionale da un ruolo di subordinazione.

  2. E’ necessaria l’individuazione di politiche che possano produrre saldi occupazionali positivi, di lungo periodo ed economicamente significativi.

  3. Come in sede locale possa ricavarsi un incisivo spazio di governance multilivello fatto concretamente di collaborazioni, sinergie, istituzioni che cercano e indirizzano fondi bypassando lo spazio nazionale. E sterilizzando il primato dell’impresa così come è previsto dal diritto comunitario.

  4. . Per quel che riguarda la transizione digitale è necessaria l’elaborazione di una piano strategico destinato ad affrontare sia il tema dell adeguamento all’incalzante sviluppo tecnologico, sia la differente capacità d’intervento della pubblica amministrazione, sia il “digital divide” a livello sociale;

  5. Occorre una capacità programmatoria anche rispetto alla partecipazione della nostra provincia alla transizione ecologica, con il tema energetico al primo posto; va quindi pensato quale modello complessivo di territorio emerga anche sull’uscita dalle situazioni di nocività ambientali , di presenza di fonti energetiche alternative, di capacità di affrontamento dei termini di innovazione tecnologica e digitale. Una colmatura di differenza che costituisce la vera frontiera possibile per una riunificazione del territorio rispetto alle divisioni correnti, superando chiusure e corporativismi settoriali.

  6. Vanno così individuate alcune priorità, poste sul terreno della sanità, dell’uscita dall’isolamento, dal rilancio delle attività produttive :

a) il rovesciamento territoriale dell’intervento sanitario e il mantenimento del ruolo pubblico degli attuali presidi;

b) il completamento delle infrastrutture ferroviarie dalla Maersk verso Savona e il raddoppio ferroviario sia sulla direttrice per Torino sia su quella per Alessandria. Operazione da condurre assieme ad una riflessione sul tracciato del raddoppio della linea Finale – Andora che pure andrà realizzato e all’antico progetto del tratto autostradale Albenga – Predosa;

c) la bonifica delle aree industriali dismesse sulla costa e in Val Bormida e l’individuazione di concrete alternative di utilizzo.

Franco Astengo


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