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Savona, a Legino la villa romana, chi se ne accorge? Annunci, promesse e tettoia in bella mostra. La sindaca, l’assessora


Qualche settimana fa è stato pubblicato il notiziario di archeologia online Archeomedia, che riporta un articolo tratto dalla Stampa del 24 settembre 2020 in cui Michele Costantini, autore dell’articolo, ricordava le vicende dell’importante scoperta della villa romana di Legino con un famoso mosaico rimasto in situ, avvenuta circa dieci anni fa. (Trucioli.it il 25 settembre del 2014 scriveva…..)

di Danilo Bruno

L’area archeologica della villa romana a Legino

Una inaugurazione con grandi assunzioni di impegni da parte dei presenti, la stipula di un protocollo d’intesa da parte della Soprintendenza e del Comune di Savona nel 2014 per concludere che “attualmente l’unica opera visibile è una tettoia di vetro sostenuta da un telaio di acciaio inossidabile per proteggere i resti della villa ed il prezioso mosaico”.

A questo punto ritengo che sia inutile esprimere solo lo sgomento e la delusione, che emerge da una simile situazione, di cui ben si possono conoscere i responsabili ovvero  le amministrazioni che si sono succedute a Palazzo Civico dal 2014 ad oggi. Ma piuttosto bisogna porsi un problema: perché succedono queste cose? Sarebbe troppo facile parlare di leggerezza e di pessima amministrazione, ritengo che ciò che manca nella classe politica italiana e non solo è il senso della comunità ed in particolare di ciò che dovrebbe costituire l’elemento fondamentale della storia del nostro paese come lo aveva identificato molto bene Giuseppe Mazzini e come è ben scritto nell’art. 9 della

La tettoia unico intervento dopo la ‘scoperta’ della villa romana nel 2012

Costituzione: la tutela del paesaggio e del patrimonio storico, artistico, archeologico e naturale della nazione.

Quando si parla di tutela infatti in una accezione più vasta della semplice conservazione, che è competenza esclusiva dello stato, si aprono , tra gli altri, due importanti filoni:
a) la ricerca scientifica, che è alla base della moderna interpretazione degli allestimenti ma anche dello studio e della conoscenza degli stessi, articolata sotto molteplici aspetti dai materiali usati, agli stili dei mosaici, all’identificazione del ruolo agricolo della piana di Legino;
b) la conoscenza del monumento,che deve essere parte del vivere quotidiano della cittadinanza affinché lo possa valorizzare ma anche integrare nella importante storia della piana di Legino, dove si trovano alcune tra le poche testimonianze romaniche di Savona (San Pietro e Paolo, S.Ambrogio) oltre alle case torre.
Poste queste premesse, ora cosa si può fare?
Nel settembre 2012 anche una articolo del Secolo XIX: Un’area abitativa con un elegante mosaico e una parte con un torchio per produrre vino o olio. Sono i resti romani scoperti a Legino: “Un unicum nel savonese – spiega il soprintendente Massabò – un’area da valorizzare con l’aiuto dell’amminisrazione”

In Italia esistono numerosi siti di ville romane valorizzate dalle comunità locali o direttamente dallo stato: la villa del Varignano  frazione del Comune di Portovenere (La Spezia) fino a quella di Massaciuccoli in Toscana senza giungere fino all’esempio più alto come la villa del Casale.

Intorno ad esse sono sorte strutture espositive, laboratori didattici, percorsi attrezzati, che coinvolgono i dintorni,visite guidate,…
Qui però si torna ad un discorso già fatto: per garantire una adeguata tutela e conoscenza del monumento, oltre ad una doverosa e rispettosa pulizia, occorrono professionalità adeguate, che ne garantiscano lo studio, la conoscenza e la divulgazione poiché, come al solito, non bastano un gruppo di simpatici volontari (qui peraltro neppure esistenti) che aprono e chiudono i cancelli improvvisandosi anche “ciceroni” . Anche l’attività di guida richiede anni di studio e di continuo aggiornamento e non si può sempre e costantemente non spendere mai un centesimo nella cultura quando è noto che i soldi qui investiti garantiscono un ritorno sia economico in termini di visite che di accrescimento della coscienza collettiva locale e nazionale.
Come al solito ancora una volta vorrei rivolgermi alla Sindaca di Savona e all’Assessora alla cultura: ma perché non chiamano la Soprintendenza competente, la Regione Liguria e l’Istituto Internazionale di Studi Liguri, sez.Sabazia, di cui sono vicepresidente e si rimette mano alla convezione firmata nel 2014 con l’obiettivo di aggiornarla e di valutare cosa ci sia da fare?
Perché  il Comune, che in questo periodo pare avere improvvisamente disponibilità economiche, non elabora un progetto per la fruizione del sito insieme all’Istituto di Studi Liguri a cui potrebbe affidare la gestione magari per organizzare in un primo momento cicli di visite guidate, considerando che l’Istituto gestisce il museo archeologico cittadino?
Perché in prospettiva non si adegua il sito della villa in modo che possa anche ospitare pannelli descrittivi sugli altri insediamenti romani liguri ( Locus Bormani, Costa Balenae, Albingaunum, Albintemelium,..), ponendo in luce la specificità della piana di Legino nel contesto storico e topografico romano?
Perché non si considera la possibilità di ospitare alcuni film del Festival Internazionale del Cinema Archeologico, curato dalla rivista Archeologia Viva che a Noli con grande successo diressi solo per due anni?
Sono alcune idee sul possibile utilizzo del sito e sul possibile coinvolgimento della città in un processo di riscoperta delle proprie origini e su un diverso modo di guardare il paesaggio (nella specie la Piana di Legino), che conserva pure nelle trasformazioni intervenute nei secoli notevoli segni della presenza agricola come ben aveva attestato il compianto Murialdo, studioso di pregio, leginese e Presidente della Società savonese di Storia Patria.
Murialdo aveva esplorato tutta la piana, ripercorrendo le antiche crose e trovando i segni dell’antica civiltà contadina. E’ anche in sua memoria che la villa romana di Legino dovrebbe essere finalmente aperta alle visite del pubblico.
Danilo Bruno

Da Renato Ciccione riceviamo e volentieri pubblichiamo – I miei complimenti a Danilo Bruno per l’articolo inerente il Santuario di Savona. Io sono di Genova ma il mio lavoro e i miei hobby mi hanno piacevolmente costretto a visitare più volte la valle del Letimbro e la zona in oggetto. Come tutti i santuari esiste un nonsochè di mistico, forse dovuto al paesaggio selvaggio o alla presenza proprio del Santuario che, con la sua piazza e la sua maestosità generano un senso di riverenza e rispetto. Non conoscevo l’esistenza di tante associazioni protezioniste del Satuario e dei suoi avvenimenti. A tutti consiglio di recarsi sul posto per assaporare questa sensazione di misticità e a tutti consiglio di mantenere vive le tradizioni e la storia vissuta nei suoi dintorni. Grazie


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Danilo Bruno

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