Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Albenga: folla inaugurale a ‘Corte Fiori’
l’artista che rivive con inedite testimonianze


Albenga si desta per onorare uno dei suoi figli migliori.  Nel 2014 per la mostra antologica, esposte 106 opere delle collezioni private della famiglia. All’appuntamento di domenica, 19 maggio, hanno risposto in centinaia provenienti anche da fuori città per un personaggio che aveva spaziato da ponente a levante della Liguria. Vittorio Fiori, dalla sua dimora celeste, lo vediamo commosso, sbigottito, orgoglioso di fronte alla marea di pubblico, una classe sociale eterogenea. Nessuno ha voluto mancare, quasi col senso di dovere, rispetto, ringraziamento, all’inaugurazione del ‘Corte Fiori’, a Palazzo Oddo.  E’  l’artista che rivive , con l’amata Isolina, già nel catalogo raccolta delle sue opere. L’introduzione di Francesco Gallea (…la rivincita dell’uomo capace di stupirsi per il quotidiano miracolo del creato), il ritratto in punta di penna di Fiorangela Fiori, la figlia; l’illustrazione artistica di Luca Bocchicchio; la penultima pagina di copertina di Giannino Balbis (… si è avvalso spesso di colori fabbricati in proprio, e, perciò, di fatto irripetibili).

La copertina del primo opuscolo della Pro Loco e del Comune di Bardineto quando iniziava l’era della ‘piccola Svizzera’  della Liguria

Ma quale sarebbe stato il  commento, riflessione, l’accoglienza con l’artista vivente ? Lui che non amava, anzi rifuggiva, da cerimonie, celebrazioni, conferenze.  Ostico all’esibizionismo, se non tirato per la giacca. Non c’è una foto nell’album di cronaca del vecchio cronista di provincia che lo ritrae in pubblico. Poliedrico, estroverso ed estroso albenganese all’antica, più vicino all’ideologia liberale della destra che alla ‘sinistra illuminata’ o comunista. Per nulla bigotto. Anticonformista pure nell’abbigliamento quotidiano da cacciatore e la caccia non la praticava. Vittorio Fiori che a 30 anni dalla di-partenza, incombe con tutta la sua integrità, coerenza nella fede civile, fustigatore della bellezza e della valorizzazione del patrimonio storico, ombroso  ed irriverente verso chi si sprecava in chiacchiere per fare consenso anzichè mettere  finalmente mano  alla ‘città cartolina’.

Vittorio, mite e determinato, ostico al compromesso dell’apparire per accattivarsi le grazie del potente di turno. Al punto che persino il ‘re rosso’, Angelo Viveri, volle arricchire le pareti del suo ufficio di sindaco con due vedute  del centro storico, ‘firmate’ dal suo concittadino negli anni in cui non aveva raggiunto l’aureola del successo. Vittorio allergico al cerimoniale al punto che quando fu presentato il primo catalogo- depliant di Bardineto, anni ’60, e lui fece omaggio dipingendo la copertina, firmata VIEFFE, l’allora sindaco prof. Secondo Olimpio, capo ufficio stampa al Ministero dell’Interno, organizzò, in pompa magna, la presentazione. Tra le autorità il ministro Paolo Emilio Taviani che, con la famiglia, era in ferie a Monesi, all’albergo Redentore, e fece uno ‘strappo’ a presenziare. Doveva esserci l’autore della prima pagina dell’opuscolo, ma tra l’imbarazzo degli organizzatori non si è fece vedere. Per poi scherzarsi su asserendo che a pranzo aveva assaggiato dei funghi ‘traditori’.

Abituè alla Locanda delle Corriere della famiglia Manfrino. La stessa locanda che per decenni ha attratto, grazie all’ispirazione di Vittorio, la curiosità dei visitatori e turisti, riprodotta per l’originalità sui depliant della Liguria e della provincia. Davvero caratteristica. La prima insegna, probabilmente in Italia, che faceva bella mostra con la scritta a rovescio. Una sorpresa  che colse di sorpresa gli stessi coniugi Manfrino, il figlio e le figlie. E Vittorio, tra il serio ed il faceto, sornione, a raccontare che si era sbagliato, restava una prova, vuol dire che ne faremo un’altra. E invece un successone. Lui seduto ai tavoli esterni a gustarsi i commenti,  partecipava e dava man forte ai giudizi critici di chi non sapeva che stava parlando proprio con l’artefice della ‘trovata’ e che incitava a protestare con i titolari. E ‘patron  ‘u Ninu’  a spiegare, chiarire, che non era stata una loro idea. Lavoro gratis di un villeggiante allegrone, prima o poi bisognerà rimediare.

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Sono parecchi i cittadini che hanno un lucido ricordo. Gerry Delfino, ex assessore alla Cultura di Albenga con Mauro Zunino sindaco. “Vittorio, sempre in compagnia dei suoi due moschettieri fuori dal coro. Anni 1967 – 68 davanti al mio negozio, in centro storico. Ogni sabato si dava appuntamento con Ernesto Vazio, agricoltore e numismatico di eccezionale competenza, cultura. Il terzo era il prof. Nino Lamboglia. Ricordo che un giorno durante lavori di restauro del locale trovammo 54 monete genovesi e Lamboglia:  chiama Ernesto… . Stavano in piedi anche un paio d’ore a confabulare. Vittorio che ‘tirava’ uno scherzo dopo l’altro all’archeologo Lamboglia fondatore dell’Istituto Internazionale di Studi Liguri, segnalando qua e là un abuso. Lamboglia in abito grigio, camicia bianca e cravatta. Ernesto che vestiva contadino, Vittorio alla cacciatora. Qualche volta arrivava anche il prof. Francesco Cotta, altre volte li raggiungeva il solitario  avvocato Gaia. Non c’era modo di sedersi, stavano appoggiati alla antica ringhiera, di quelle che non fanno ruggine e non vedevo l’ora di regalare al  Comune una panchina….davanti al Battistero, c’è tuttora, solitaria e assai frequentata. Con Vittorio una bella amicizia, per vent’anni con sua moglie Isolina si andava a Lourdes. Vittorio e Isolina  mai insieme, così differenti, eppure si sono voluti del gran bene. I quadri  firmati  con  IV.  Accadde che rubarono suoi quadri  nella sala consiliare e lui finto burbero, dava fondo all’inesauribile vena spiritosa. ”

Gerry Delfino che fa appello  a chi possiede vecchie cartoline  o foto dell’opera pittorica di Fiori, utilissimo riscoprirle,ce ne sono alcune inedite che hanno un significato e una storia tutta particolare. Un filo conduttore comune unisce la pittura dell’artista, spaziando e rinnovandosi nelle epoche (1904 – 1984). Un’impronta lo accompagnata: la scritta ‘Visitate Albenga‘. Città natale che lui amava, si impegnava a far conoscere con in suoi quadri. Vittorio che con le sue opere aveva varcato i confini e ‘raggiunto’ perfino la Finlandia. Un artista di quel paese,  vissuto e morto ad Albenga nel 1950, ha lasciando un patrimonio di 4 mila quadri e certamente non poteva mancare l’amico Fiori. Sarebbe utile, ha osservato Gerry, fare una ricerca e che ha concluso: “Per me Vittorio aveva un fascino particolare, lo vedevo sempre come un vecchio.

E’ toccato a  Fiorangela Fiori, la figlia, insegnante, coniugata con Franco Vignola, due nipoti, Paolo e Jacopo, docenti di filosofia, ricordare: “Gli piaceva parlare  e discutere  di ogni argomento, aveva una sensibilità umana non comune”.

L’incontro – cerimonia con l’introduzione del prof. Mario Moscardini e di Alessandro Colonna presidente della Fondazione Oddi dall’aprile 2017. La città che rende omaggio, con un gesto nobile e doveroso,  al suo concittadino. Vittorio che l’ha resa famosa  e bella  con le sue opere. Vittorio grande pittore del nostro ‘900. Il sindaco avv. Giorgio Cangiano alla viglia del suo commiato: “Non mi aspettavo di vedere così tanta gente, so quanto era amato e sono felice di questa partecipazione, meritata del resto.  Vittorio amava Albenga, grazie alle sue opere di grandissima modernità e che ha ottenuto prestigiosi riconoscimenti. Aggiungo che  anche per motivi professionali ero molto legato al figlio Giovanni. Oggi la nostra riconoscenza verso chi per la città ha fatto molto”.

La targa fa da corollario a Palazzo Oddi diventato un centro culturale  importante. Albenga ama la cultura, ha rimarcato Moscardini,  come la amava Vittorio, qui hanno sede  l’associazione Vecchia Albenga e Unitre. Il presidente Colonna  ha espresso tutta la condivisione  e la felicità  in questo giorno di gioia anche per la famiglia Fiori, l’intitolazione non è un mero momento celebrativo, racchiude un grosso e profondo significato. Moscardini ha introdotto la figlia Fiorangela, il ricordo appassionato di un uomo multiforme, che ha rappresentato Albenga sotto molti aspetti, Amava i paesaggi, gli angoli più nascosti e meno conosciuti della città.

Il percorso di vita  vede Fiori nella veste di grafico e pubblicitario. Il suo primo studio in quel di Alassio, l’amicizia con Giannetto Beniscelli. “Il grande amore di papà per Cezanne,  De Chirico, Piaccaso, Moravia. Albenga prediletta in cuor suo, nei suoi occhi il centro storico dove giocava da ragazzino. Luigi Pennone  rimarca come papà  avesse la predilezione pittorica per le strade, le piazze, via Roma. A Piazza San Michele ha dedicato moltissime opere tutte diverse e sempre deserta, vuota, senza gente. A papà piaceva contemplare, faceva ricorso alla pittura a olio , molto magro. Papà restauratore autodidatta, restauro conservativo, con tecnica realistica, capace, nell’arte, di ‘messaggi particolari’. L’esordio negli anni ’30, nuove esperienze anni ’50, Ha frequentato ed abbandonata l’Accademia di musica. I rapporti  con la politica, la franchezza al punto che  si prese dei rimproveri dal sindaco Romagnoli quando espose il cartello polemico: “Qui giace il buon gusto….”.  Cercava sempre nuove tecniche e nuove cromie, usavo volentieri materiali di recupero. Autodidatta dei restauri aveva grandissimo rispetto dei lavori altrui. Mamma Isolina stirava tutte le tele chi canapa, si usava  una colla puzzolente  a base di semi di lino. Ecco i quadri che lui ha restaurato hanno  già mezzo secolo  e sono intatti. Papà che dipingeva il ‘traballero’, cliente del bar Principe”.

Una notizia di Moscardini ai più sconosciuta, forse inedita alla storia recente. “Albenga fino al 1939 organizzava il più importante carnevale d’Italia, seconda solo a Viareggio.  In città arrivavano a migliaia da tutto il Nord Ovest, dalle grandi città. Un evento davvero eccezionale per quei tempi e per cosa rappresentava come polo di attrazione turistica”.

Vittorio Fiori, che da artista, era coinvolto nella scoperta e raffigurazione, a Toirano, della Basura, la prima grotta.  Sempre affascinato da tutto ciò che profumava di antico. Che combatteva  perchè Albenga si caratterizzava per un solo polmone, quello agricolo e lui  che tifava  turismo, con la neonata Pro Loco si adoperò per la grafica, i bozzetti. Adorava la Gallinara, catturava il fascino e la suggestione dalla terraferma, sull’isola era stato più volte, incaricato di lavori di restauro dall’allora proprietario, i primi anni ’30.  Con l’inizio anni ’50 si avvale  di nuove sperimentazioni, tecniche cromatiche, la maturazione del suo estro. fa mostre a Savona, a Genova, alla Galleria Sant’Andrea, La Spezia, Albissola, Laigueglia. Nel ’59 i suoi dipinti esposti al Teatro genovese. Ha corrispondenza con Felice Casorati pittore, incisore e designer. Dagli anni ’60 inizia la villeggiatura estiva a Bardineto, si dedica  alla ‘natura morta’ al fungo dipinto quale valore simbolico del paese. Tra le conoscenze l’odontotecnico che si fa convincere a lasciare  la professione  e avrà una carriera internazionale.

Vittorio che bussa alla sua Albenga e pare destinato a lasciare un’impronta indelebile. E nel ‘casato Fiori’ finora resta l’unico a rappresentare il vessillo dell’arte e del restauro. Le nipoti Vittoria e Carlotta, mamme di Guglielmo e Ludovico Arata, e di Giobatta Oliva, l’impegno nello studio legale che era di papà Gianni, hanno consapevolezza di un dovere che non è dettato da alcuna regola; è sorretto dall’eredità morale, dallo spessore culturale del nonno. Un impegno a tutto campo non solo a dimenticare, fare sinergia con quanti amano Albenga e nutrono la città  con un alto profilo di promozione e valorizzazione. Sorrette da una partecipazione qualitativa con pochi precedenti. Un riconoscimento, un grazie a posteriori e da lontano, che papà e nonno Vittorio merita non per grazie ricevuta.

Luciano Corrado

 


L.Corrado

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