Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

Settimanale d’informazione senza pubblicità, indipendente e non a scopo di lucro Tel. 350.1018572 blog@trucioli.it

La signora ‘Pasta e fagioli’ su Ivg.it
Don Farinella: ‘è spudorata ignoranza’


Un articolo di IVG.it (Il Vostro Giornale) blasfemo con la Beata Vergine (la Madonna) presa di mira. “All’ignoranza e alla stupidità non c’è rimedio”. Lo scrive Paolo Farinella prete, come lui preferisce firmare i suoi scritti. Un sacerdote scomodo. La cultura è il suo ‘hobby’, una bibliografia di dieci libri (i più significativi). Il suo ambito di studi e di ricerca sono le lingue bibliche: ebraico, aramaico e greco ellenistico. Dal 2005 vive a Genova, dove è Amministratore parrocchiale della chiesa S. Maria Immacolata e San Torpete nel centro storico di Genova-est; parrocchia senza territorio e, di fatto, senza parrocchiani, divenuta oggi un centro vivo di molteplici interessi. Strenuo assertore del Concilio Vaticano II e prete cattolico dal cuore laico. A fondo pagina leggi anche l’inusuale regolamento del Gruppo Caput Mundi di Loano a proposito di blasfemia e volgarità.

Trucioli della scorsa settimana: “Questa volta Ivg è finito nella bestemmia. Non un abbaglio, una svista o uno svarione. Ma la pubblicazione di un testo che, nel suo taglio paradossale, mette al centro la Beata Vergine. In un contesto grottesco, da barzelletta, che ha offeso e offende i sentimenti di non pochi fedeli delle Diocesi locali, di Savona-Noli e Albenga-Imperia. Il tutto condito da linguaggio scurrile che ha fatto sobbalzare sulle sedie quei sacerdoti (e non solo) che hanno avuto la ventura di leggere il contenuto” (vedi….).

Marzia Pistacchio scrittrice, artista, Make-up artist, titolare di Pistacchio Imago Lab. Formatore Docente presso Futura Centro Formativo Confartigianato Savona. Ha studiato al  Liceo Classico Gabriello Chiabrera e all’Università Di Genova (foto della pagina Facebook)

L’articolo di IVG.it, del 19 febbraio 2019, dal titolo: La pasta e fagioli della Madonna vedi…..a firma di Marzia Pistacchio curatrice di una rubrica settimanale “(Rosso Pistacchio. Appunti di una s-stuccatrice)” ha avuto forse l’accoglienza che meritava. L’indignazione. Ma la  docente di Futura Centro Formativo Confartigianato Savona non pare affatto pentita o dubbiosa delle sue azzardate interpretazioni ‘letterarie’ in merito alla Beata Vergine Maria (La Madonna), la divinità più cara ed amata dai fedeli cattolici. Basti pensare al Santo Rosario che fa compagnia ogni giorno a milioni di fedeli nelle chiese, negli ospedali, nei conventi, nei monasteri. Difficilissimo anche nella satira più spinta trovare ‘sberleffi’ alla Madre di Gesù.

Come è potuto accadere ? La reazione della scrittrice dopo il commento di Trucioli è stringata : “È stata una settimana… Interessante. Scrivere su un giornale on line spesso non ti dà la misura dell’impatto che i tuoi pensieri possono avere sulle persone. Il mio pezzo della settimana scorsa ha suscitato proteste accese. Grazie a chi mi è stato accanto aiutandomi a districare i pensieri.”  Marzia, in onore alla completezza d’informazione dell’editore puro Rainisio e del direttore Chiovelli,  non cita chi ha scritto (trucioli.it) forse per non sbagliare bersaglio.

Poi una nota NdR (nota del redattore che fa le veci del direttore) di IVG.it: “NdR: L’articolo della scorsa settimana, “La pasta e fagioli della Madonna“, ha fatto molto discutere. In redazione sono giunte alcune mail di protesta che accusano Marzia e IVG di blasfemia. La prossima settimana pubblicheremo i pareri di un teologo e di un insegnante di religione sul tema; nel frattempo, Marzia spiega così la sua “filosofia” di scrittura….”.

Non perdiamoci dunque la puntata Ivg che anticipa di…”.alcune mail di protesta…..i pareri di un teologo e di un insegnante di religione.” Giusto ascoltare, leggere, imparare da chi ne sa più di noi. A nostra volta daremo il risalto dovuto. Caro don Farinella, da parte sua, si prepari, la redazione di Ivg.it non scherza mai nelle promesse e coerenza giornalistica. Si racconta che sarebbe tra le meglio pagate della Liguria giusto in proporzione dello strepitoso successo di lettori – visitatori (fini a 220 mila) e boom pubblicitario senza pari nei giornali on line di provincia. Il munifico editore ‘impresta’ al Comune di Loano, come addetto stampa, un redattore a sole mille euro al mese netti, per tre anni, rinnovabili di altri tre. E l’ex direttore, sempre nell’ambito della filantropia, viene ‘prestato’ per consulenze al Comune di Ceriale e Consorzi vari. Un ammirevole spirito di cooperazione che va ben oltre il nostro umile volontariato.

L’INTERVENTO DI DON PAOLO FARINELLA: RIMANGO ALLIBITO

Nato nel 1947 a Villaba (CL) in Sicilia, nel 1965 segue la famiglia migrante a Genova, dove da allora vive e lavora. Nel 1977 lascia il seminario di Genova, troppo chiuso per i suoi gusti, e si trasferisce a Verona, dove iniziava l’attività il seminario per l’America Latina, voluto da Papa Giovanni XXIII come frutto del concilio ecumenico Vaticano II (1962-1965). Qui alla scuola di preti eccezionali (Fernando Pavanello, Olivo Bolzon, Mario Agazzi, Augusto Bergamini e altri) si apre in modo irreversibile alla Chiesa del concilio, universale e popolare. Tornato a Genova, è prete dal 1 novembre 1972, Solennità di Tutti i Santi, iniziando subito come vice parroco nelle parrocchie: Sacra Famiglia di via Bobbio e Santa Caterina da Genova di via Napoli. Nel frattempo frequenta la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale di Milano, dove consegue il baccalaureato in Teologia. (vedi il testo a fondopagina)

Ho letto  e rimango allibito da tanta spudorata ignoranza e grettezza. La signora culinaria, probabilmente consapevole della propria insignificanza, deve usare il metodo della civetta per richiamare lettori e avere attenzione basate più sulla curiosità che sulla bravura. Mi pare come quelli che si affannano e si onorano di essere atei, ma poi scrivono libri su Dio e sulla Chiesa, facendo fortune editoriali perché il religioso tira in un mondo di assoluta indifferenza.

La signora “Pasta e fagioli“, dovendo reggere una concorrenza spietata di cuochi e apprendisti cuochi, aveva bisogno di un escamotage per dire: “Ehi! Ci sono anche io, perché nessuno mi legge? Vedete che bestemmio anche!”.
Poveretta la sua povertà di spirito è tale che dubito possa capire oltre il “fagiolo”, ambito in cui pare molto brava, almeno a leggere del suo impegno pur frustrato.
Risponderle è darle ancora più importanza, ma poi cosa risponderle senza mettersi al suo infimo livello che più basso è inimmaginabile? Personalmente preferisco pregare: Signore, perdonala perché pur sapendo quello che dice, fa finta di essere una brava cuoca! Se deve ricorrere a questi mezzucci da taverna da suburra, significa che ne è esperta e con gli esperti, si sa!, c’è poco da discutere, tanto meno di teologia e religione. Se incontrassi la signora, dopo che ha ingurgitato la “pasta e fagioli”, le direi solo l’aforisma che un dotto dette a calzolaio che straparlava di materie fuori della sua portata: “Sutor, ne ultra crepidam” che tradotto in volgare comprensibile alla signora fagiolata significa: “Calzolaio, non parlare di materie che vanno oltre la scarpa”.

Lo stesso è avvenuto a Genova il 7 dicembre 2018, su cui scrissi un pezzo per la Repubblica che le accludo. Buona lettura.
Paolo prete

ALLA STUPIDITÀ NON C’È RIMEDIO
di Paolo Farinella, prete
[Pubblicato su la Repubblica/Il Lavoro, il 30-12-2018, a p. XIV col titolo:
«IL SENSO DEL NATALE E QUELLA CULLA VUOTA»

Il 7 dicembre 2018 era la vigilia dell’Immacolata cui, nel 1856, prima al mondo, Genova le dedicava la chiesa di via Assarotti. Il 7 dicembre a Milano si celebrava Sant’Ambrogio e s’inaugurava la Scala «operistica», mentre a Genova un centro sociale programmò la serata della «immacolata contraccezione» con evidente intento dissacratorio. Rispetto per milioni di credenti? Evidentemente per queste cime sociali, figli del vuoto, i cattolici sono «minus habentes», cioè cretini. Il 10 dicembre 2018 ricorreva il 70° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo dell’ONU che per costoro è passata invano. A chi mi chiedeva se ho fatto qualcosa, ho risposto: niente perché di fronte all’imbecillità nulla si può se non mettersi al loro livello e fare da cassa di risonanza di cervelletti piatti vaganti nel loro vuoto assoluto, ebbri di vacui gesti di cui nemmeno comprendono la portata. Il centro sociale si definisce «di sinistra», cavalca battaglie che crede di avanguardia, ma non sa di essere di sentimento fascista perché ignorante. Se studiasse e prendesse un po’ di sole ogni tanto, forse il cervello degli aderenti non avrebbe danni così gravi. Essi sono un’offesa al Diritto e una lesione alla democrazia. In caso di pericolo, ne sono sicuro, sarebbero i primi a darsi alla fuga.
La loro esistenza è la prova che il cattolicesimo ha fallito su tutta la linea, accontentandosi di una diffusa religiosità vuota e insulsa, fatta di materialismo (presepe, processioni, riti, ecc.) che raggiunge il vertice nelle feste di Natale, quando apostasìa, idolatria, osceno, pacchiano e sentimentalismo, non solo permeano la società scristianizzata – prendiamone atto una buona volta, senza rimpianti! –, ma abitano chiese, conventi, monasteri, cappelle e oratori. Tutti cantano il Bambino nascituro, ma nessuno si accorge che la culla è vuota perché «quel» Bambino è altrove, dove «deve» essere: tra i poveri, i profughi, i migranti economici e politici, tra coloro cioè cui è vietato, anche solo col pensiero, accostarsi al blasfemo superfluo che a Natale si spreca e si dilapida.
A Genova la chiesa di San Torpete ha voluto opporsi a questo andazzo, gridando con la forza di un gesto e solo di un gesto – chiudere la chiesa alla finzione, all’abitudine, alla menzogna e alla religione a buon mercato – che i superficiali non hanno capito perché non si sono accorti che è un gesto squisitamente cattolico, posto cattolicamente nel segno della fede senza orpelli idolatrici. Un segno sacramentale, simbolo di un’inesistente comunità cristiana e di una società «chiusa» che s’illudono baloccandosi con presepi e ninnoli, come fa Salvini Matteo che, presepe in mano, scaccia e vilipende i poveri con cui Gesù s’identifica.
Forse sarebbe un bene se chiudessimo tutte le chiese per due o quattro generazioni, mandassimo i preti a riformarsi sulle rive del Giordano, per ricominciare d’accapo, vangelo nel cuore e coerenza in mano. Buon anno Urbi et Orbi, da laico e da cattolico, ateo per grazia di Dio.

CHI E’ IL PRETE ORIGINARIO DI VILLALBA CHE EBBE UN RUOLO NELLE DIMISSIONI DEL CARDINALE SIRI

Nel 1987 ebbe un ruolo determinante nelle dimissioni del cardinale Giuseppe Siri da arcivescovo di Genova, pubblicando un articolo sul quotidiano «Il Secolo XIX» che ebbe un’eco internazionale. Per questo fu emarginato nella chiesa locale e relegato a parroco del piccolo paese dell’entroterra, Calvari di Davagna, parrocchia di 300 abitanti d’estate e 25 d’inverno. Dopo aver ristrutturato la vecchia canonica, qui diede vita a una casa di accoglienza per ragazzi in difficoltà come alternativa al carcere, cui si aggiunsero in seguito etilisti, drogati, prostitute. Per garantire il mantenimento del complesso, insieme alla Caritas di Genova, guidata dal lungimirante profeta Don Piero Tubino, fonda una cooperativa agroforestale, dedita al recupero del territorio con la coltivazione di ortaggi, riproponendo l’antico mestiere tipico della zona detto dei «besagnini» (dal nome del torrente Bisagno) che esportavano a Genova i loro raccolti agricoli. Nel 1984 ospita i primi due marocchini che fecero parte integrante della cooperativa «Lunanuova», regolarmente assunti.

Insieme ai collaboratori della Cooperativa Ezio, Carlo, Giovanni, Salvatore e Rita e altri 35 dipendenti partecipa al bando europeo «Leader II», realizzando il ripristino dei sentieri dell’Alta Via individuati e circoscritti, aprendo l’antica «Trattoria di Capenardo» sul monte Capenardo e dando vita ad alcuni consorzi agroforestali con la partecipazione degli abitanti dei paesi circostanti con lo scopo di bonificare l’intero comune di Davagna (GE) per la raccolta del legname boschivo, la prevenzione degli incendi e delle alluvioni, la manutenzione ordinaria del territorio.

Dopo circa 18 anni su questo versante, su invito del card. Dionigi Tettamanzi, si trasferisce a Gerusalemme per 4 anni e mezzo, frequentando lo Studium Biblicum Franciscanum, conseguendo due licenze (corrispondenti nell’ordinamento italiano a due lauree): «Teologia Biblica» (anno 2000) e «Scienze Bibliche e Archeologia» (anno 2002). A Gerusalemme abita nel villaggio palestinese di Bètfage, ai piedi del Monte degli Ulivi, sul versante est, verso Betània, sotto amministrazione del comune di Gerusalemme: da questo villaggio Gesù partì il giorno delle Palme, per gli Ebrei festa di Sukkôt, cioè delle Capanne, in memoria dell’esperienza del deserto vissuta dai padri dopo l’uscita dalla terra d’Egitto. Il popolo festoso tagliava rami di alberi per costruire le capanne e per fare festa al Messia intronizzato nel giorno ottavo, detto non a caso «Shimchà HaToràh – La Gioia della Toràh».

Il suo ambito di studi e di ricerca sono le lingue bibliche: ebraico, aramaico e greco ellenistico. Ha iniziato (tesi di licenza) una grammatica greca di tutta la Bibbia (Antico e Nuovo Testamento) comparata con l’ebraico. Convinto assertore della «ebraicità» del cristianesimo, divulga con scritti e conferenze la necessità per i cristiani di attingere alle fonti giudaiche per assaporare il vangelo in tutta la sua sapienza (v. Bibliografia). Sostiene con vigore che non conoscere il giudaismo significa perdere il gusto e la conoscenza di circa l’80% dell’intero Vangelo.

Durante la permanenza a Gerusalemme, da quell’osservatorio unico al mondo, matura l’idea di un romanzo sul genere letterario del giallo/thriller che pubblica a dicembre 1999, alla vigilia del Giubileo due volte millenario, regnante il Papa polacco, Giovanni Paolo II e profetizzando con tredici anni di anticipo, l’avvento di un Papa che avrebbe assunto il nome di «Francesco». Titolo: «Habemus Papam, Francesco» (Editoriale Delphi di Milano), su pressione di lettori e dei Gabrielli Editori di Verona, riedito nel 2012, aggiornato al pontificato di Benedetto XVI.

Dal 2005 vive a Genova, dove è Amministratore parrocchiale della chiesa S. Maria Immacolata e San Torpete nel centro storico di Genova-est, una parrocchia senza territorio e, di fatto, senza parrocchiani (v. La Chiesa di San Torpete), divenuta oggi a Genova un centro vivo di molteplici interessi. Oltre agli studi di ricerca biblica, si occupa di divulgazione della cultura in ambito storico, letterario, musicale, liturgico e teologico. A questo scopo viaggia per conferenze, presentazione libri e formazione biblica.

Per 13 anni (dal 2005 al 2018) è stato titolare della rubrica biblica mensile sulla Rivista «Missioni Consolata» (= MC) di Torino; ha un blog sul quotidiano «Il Fatto quotidiano» e una rubrica quindicinale domenicale, edizione cartacea della Liguria su «la Repubblica/il Lavoro». Insieme al fratello, Farinella Calogero, organista, nel ruolo di Direttore artistico, ha organizzato per 13 edizioni (dal 2007 al 2018) circa 300 concerti di musica antica, medievale, rinascimentale e barocca, su piazza europea, apprezzati e sempre molto frequentati.

Paolo Farinella, prete è uno strenuo assertore del concilio cattolico Vaticano II che per altro ritiene superato, auspicando e lavorando per l’avvento di un prossimo concilio che porti a compimento le riforme incomplete del Vaticano II e di Paolo VI. Il 14 settembre 2007, festa dell’Esaltazione della Santa Croce, quando, con scarso senso ecclesiale e miopìa teologica, Benedetto XVI pubblicò il motu proprio «Summorum Pontificum», con cui liberalizzava la liturgia latina preconciliare, dando la volata ai tradizionalisti, fascisti in politica e anti-conciliari in teologia, vi si oppone con forza, dichiarandosi pubblicamente «obiettore di coscienza» perché in quell’atto solitario papale intravede, come la storia successiva ampiamente dimostrerà, una insanabile frattura nel cuore stesso della Chiesa e una formidabile spinta alla deriva della chiesa istituzionale che guarda al passato, incapace di vedere i segni dei tempi e lo Spirito in azione ai nostri giorni e nei giorni del futuro che non sono né migliori né peggiori dei «tempi andati».

Paolo Farinella, prete cattolico dal cuore laico, che spesso è solito firmarsi, parafrasando Luis Buñuel, «Paolo Farinella, prete, ateo per grazia di Dio». Sia con la parola sia con gli scritti, egli rappresenta solo se stesso e quindi parla solo da sé stesso, senza alcuna pretesa di insegnare qualcosa a qualcuno. Consapevole di esporsi, come ha sempre fatto nella sua vita, mette in pubblico il suo pensiero, il suo cuore e la sua fede, firmandosi sempre. Chi condivide ne gioisce, chi non condivide, spesso lo attacca, volendo imporgli il silenzio anche su questioni politiche e sociali, con la scusa cretina che «il prete deve occuparsi di anime», segno morto di una religione amorfa e fuori della storia, funzionale al potere di turno per averne vantaggi e privilegi, tradendo la stessa Parola di Dio divenuta criterio di «discernimento» secondo le parole di Paolo apostolo: «Vagliate quindi ogni cosa, e ritenete il bello/buono» (1Ts 5,21).

In questo sito non vi sono dibattiti come perché ciò esige personale e tempo che non ho. Il sito è offerto in amicizia e gratuitamente: chi vuole prenda il materiale che condivido e se ne serva, avendo la gentilezza, se copia, almeno di citare la fonte e la responsabilità di chi ha sudato, sofferto e penato. Gratuitamente avete ricevuto gratuitamente date, come abbiamo già detto altrove. A tutti gli amici e le amiche che visitano questo sito (vedi….), un solenne abbraccio affettuoso e una promessa: tutti abitano la preghiera e l’Eucaristia di Paolo Farinella, prete.

I LIBRI CHE HA SCRITTO:

  1. Con l’Editrice Dehoniane, Bologna, Progetto Matrimonio. Due liberta che camminano insieme (1982). Esaurito, reperibile in pdf nel mio sito (METTERE LINK)
  2. Con l’Editoriale Adelfi, Milano, Habemus papam, Francesco, Romanzo (1999)
  3. Con Gabrielli Editori (San Pietro in Cariano – VR):
  • Peccato e Perdono. Un capovolgimento di prospettiva (2015)
  • Habemus papam. La Leggenda del Papa che abolì il Vaticano (2012). (È la riedizione del precedentes Papam, Francesco”, aggiornato a Benedetto XVI).
  • Il padre che fu madreRilettura moderna della parabola del “figliol prodigo” (2010).
  • Bibbia, Parole Segreti Misteri (2008).
    [Pagine di esegesi di passi o termini difficili della Bibbia, con particolare attenzione alla ghematrìa giudaica]
  • Ritorno all’antica Messa. Nuovi problemi e interrogativi (2007) con prefazione di P. Rinaldo Falsini, segretario della commissione conciliare per la Liturgia.
    Il giorno 14 settembre 2007 entrò in vigore il motu proprio papale «Summorum Pontificum» con cui papa Benedetto XVI autorizza tutti i preti che lo vogliono a celebrare senza alcuna riserva la Messa preconciliare, dando così forza e vigore ai traditori del concilio Vaticano II, i lefebvriani & C. che giudicavano e giudicano eretici non solo il concilio che è il magistero più alto nella Chiesa cattolica, ma anche i Papi Giovanni XXIII e Paolo VI.
  • Crocifisso tra potere grazia. Dio e la civiltà occidentale (2006)
  1. Con ilSaggiatore, Milano: Cristo non abita più qui. Il grido d’amore di un prete laico. Per amore di Gesù, contro il Vaticano (2013).LO

LOANO IL ‘GRUPPO CAPUT MUNDI’ NEL SUO REGOLAMENTO VIETA BESTEMMIE E BLASFEMIA

Caput Mundi DI lOANO (3372 MEMBRI), nel suo regolamento articolo  3: E’ assolutamente vietato inserire bestemmie, offese alle istituzioni, vilipendio alle religioni, apologie di razzismo o commettere qualsivoglia reato in base all’ordinamento vigente, sia nel titolo che nei contenuti dei messaggi inseriti. In caso di inadempimento la pena comminata è l’immediata esclusione permanente dal gruppo (sempre a discrezione dell’amministratore)….E’ inoltre fatto divieto di pubblicare qualsiasi volgarità, oscenità, immagini di nudo o comunque lesive della morale e del buon costume”.


Avatar

Trucioli

Torna in alto