Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Noli e… non solo Noli


(Notizie tratte da L’ affondamento del Transylvania” (1977) di Renzo Aiolfi – Sabatelli Editore). Il relitto del Transylvania giace a 200 metri di profondità a 2 miglia al largo di Bergeggi , su queste coordinate: 44° 13′ 2 latitudine nord 08° 28′ 5 longitudine est“. Nel 2011 i sommozzatori del Centro carabinieri subacquei di Genova hanno ritrovato il relitto del Transylvania a 630 metri di profondità. Perché questa differenza di quota di profondità ? Non c’è alcuna differenza. La differenza è plausibile in quanto, dopo 100 anni, il piroscafo Transylvania ha trovato un “poggio” cui fermarsi definitivamente.

 

Canyon di Genova-  In geografia, una gola (detta anche forra o indicata con l’anglicismo canyon, pronuncia italiana/ˈkɛnjon/, dallo spagnolo cañón) è una valle profonda con pareti ripide. È il risultato di fenomeni erosivi che si verificano quando un fiume o torrente incidono il proprio letto in rocce coerenti e molto resistenti, generando valli strette, profondamente incassate e con pareti molto ripide, talora strapiombanti.

L’erosione avviene soprattutto per azione meccanica abrasiva da parte del carico solido (massi e ciottoli) che il corso d’acqua trasporta al fondo, per saltazione e trascinamento, durante gli eventi di piena. L’effetto di tali eventi erosivi, proiettato nel tempo, genera forme spettacolari per la loro profondità.La formazione di gole può concentrarsi preferenzialmente in masse rocciose indebolite da faglie o fratture (o più in generale discontinuità nelle quali tenda a canalizzarsi lo scorrimento delle acque) oppure può essere l’evoluzione di crolli di pareti e soffitti di grotte, frequenti in zone carsiche.

Forre possono originarsi anche nei casi di corsi d’acqua a regime torrentizio, in cui a seguito delle piene stagionali consegue un elevato trasporto di detriti e di conseguenza un’erosione più marcata del fondo; si pensi ad esempio alle fiumare [venezia giulia] dei climi semi-aridi e gli uadi [calabria ionica]di quelli aridi.

Infine le gole possono nascere in corrispondenza a gradini di confluenza causati dal modellamento dei ghiacciai, laddove un ghiacciaio minore si univa ad uno principale con maggiore capacità erosiva. In questo caso, allo scioglimento del ghiaccio, la valle laterale sospesa è assoggettata ad erosione accelerata da parte del corso d’acqua che la percorre, inizialmente formando una cascata ed in seguito evolvendo nell’approfondimento della gola (la maggior parte delle gole delle Alpi sono dovute a questo fenomeno e si sono create negli ultimi 12.000 anni, dopo l’ultima glaciazione, il Würm).

Il canyon di Genova è un canyon sottomarino d è il più grande del Mediterraneo.

Il canyon ha inizio nel mare antistante Genova; inizialmente si compone di due rami separati, che hanno origine in corrispondenza delle foci dei due principali torrenti
dell’area genovese (Polcevera e Bisagno) e si estende per oltre 70 km in direzione nord-sud. I cigli delle sue pareti distano tra loro 50 km e la loro pendenza, in certi punti superiore anche al 50%, porta ad una profondità di 2400 m.

Una frattura simile, ma meno eclatante, di quella detta “Faglia di S. Andrea” in California, e la sua origine ha inizio con la chiusura dell’oceano ligure piemontese [vedi Natura, Scienza, Paesaggio : “L’orogenesi alpina e la geologia delle alpi”], che all’epoca dei dinosauri, separava l’Africa dall’Europa. [Placche] Il destino degli oceani è quello delle montagne sono legati insieme: per ogni oceano che scompare una nuova catena montuosa nasce. A questa regola non fanno eccezione le nostre Alpi, iniziate sotto il dominio dei grandi rettili e più precisamente a 250 milioni di anni fa.

La formazione del canyon è dovuta all’erosione del fondale marino provocata dai sedimenti trasportati a mare dai due torrenti. Sul ciglio orientale del canyon, a circa 45 km al largo di Portofino, è presente un rilievo sottomarino in corrispondenza del quale il fondale risale alla profondità di 515 m.

Vediamo quale è la morfologia del fondale marina:

 Nella cartina la linea rossa indica l’isobata dei 200 m e linea gialla l’isobata dei 500 m.

Costa ligure-provenzale [di Alessandro Arado]

Dalla immensa platea continentale del Golfo del Leone si passa, non appena doppiato il promontorio di Toulon, a una situazione completamente diversa. La platea continentale diventa quasi inesistente e il fondale precipita subito in una ripida scarpata verso il fondo della piana abissale del bacino Sardo-corso, che in questo suo settore settentrionale assume il nome di bacino Corso-ligure, ma si tratta solo di una denominazione diversa della stessa entità, in quanto tra le due piane abissali non non ci sono soluzioni di continuità.

La scarpata è incisa da canyon sottomarini. La pendenza è molto elevata: 200 m di profondità ad appena 2 Km dalla costa, 500 m ad appena 4 Km e l’inizio della piana abissale, che qui è posto a circa 2000 m di profondità, a non più di 15-20 Km dalla costa (pendenza media 8°).


I canyon sono diffusi quasi unicamente nel bacino occidentale del mediterraneo, per rendersi conto delle dimensioni della valle sottomarina posta al largo di Genova (con un esempio tratto dalle mie parti) immaginate un valle che comincia a Bologna e i cui versanti toccano il fondo uno a Ravenna e l’altro a Ferrara, due chilometri più in basso, lo stesso dislivello che affronta chi sale la vetta del Cervino.
Sul ciglio orientale del canyon è da sottolineare la presenza di un banco sottomarino, collocato circa 45 Km al largo di Portofino, dove il fondale risale fino a 515 m di profondità.
 Piana abissale del bacino Sardo-corso. 10,Scarpata continentale Ligure-provenzale.

“Pluto Palla”- Il relitto di un transatlantico inglese, affondato durante la Prima Guerra mondiale da un sottomarino tedesco, è stato individuato a 630 metri di profondità al largo dell’isola savonese di Bergeggi.

Il ritrovamento è stato effettuato dai carabinieri Subacquei di Genova, in collaborazione con la ditta Gaymarine di Lomazzo, in provincia di Como.

La SS Transylvania, questo il nome del transatlantico, era una lussuosa nave passeggeri, sequestrata dalla Marina inglese per il trasporto delle truppe: al momento dell’affondamento trasportava circa 3mila persone verso Alessandria d’Egitto.

Nel naufragio, i morti furono più di 400, molti dei quali seppelliti nel cimitero savonese di Zinola.

La nave era stata individuata nel 1999, ma a causa della profondità, nessuno era mai riuscito a raggiungerla e a riprenderla. Questo è stato possibile grazie all’aiuto di un robot subacqueo.

Si chiama `Pluto Palla´ ed è la nuova generazione dei Rov (Remotely Operated Vehicles), i robot generalmente utilizzati dalle marine militari e dai carabinieri subacquei per cercare materiali a profondità proibitive per l’uomo. `Pluto Palla´ è l’ultima evoluzione del `Pluto´ già utilizzato in passato dai carabinieri per cercare oltre i 300 metri di profondità. Il Rov, dotato di speciali telecamere, è radiocollegato alla barca-appoggio e fornisce in tempo reale le immagini e le scansioni degli oggetti che trova sul suo percorso.

La Storia [da il Secolo XIX] – Il relitto del Transatlantico britannico Transylvania, spezzato in due sul fondo del mare dell’isola di Bergeggi, nel savonese, ha dormito per oltre 90 anni. Grandissimo e silenzioso, il fianco squarciato in due da un siluro tedesco. Ogni tanto dava segnali di sé, strappando via un amo di pescatori, stracciando una rete. Era affondato a 3 miglia e mezzo dalla costa di Spotorno il 4 maggio 1917, in piena prima guerra mondiale.

Eccolo oggi, il Transylvania: ancora imponente, anche se spezzato in due. Ha tutta una storia da raccontare, con i suoi oltre 400 morti, i 2.600 soldati soccorsi dai pescatori che quel lontanissimo giorno videro inabissarsi la più grande nave da trasporto truppe che sia mai stata costruita. Generazioni e generazioni si sono tramandate il racconto di quell’inabissamento, durante la prima guerra mondiale. Il Transylvania stazzava 14.315 tonnellate ed era partito da Marsiglia con a bordo circa tremila persone, in gran parte soldati inglesi della Royal Navy. A bordo anche 64 infermiere della British Red Cross Society. Diretto verso il fronte turco in Palestina, era scortato da due incrociatori.

Alle 10,30, a 3 miglia dall’isoletta di Bergeggi, di fronte a Spotorno, un siluro sparato da un Uboot tedesco in agguato colpisce il transatlantico a un fianco. La nave sbanda, va verso riva, si spezza, s’impenna e affonda nel giro di due ore. I pescatori vedono la nave e la colonna d’acqua, sentono l’esplosione, mettono subito in acqua i gozzi e partono. Ne salvano oltre mille. I naufraghi vennero assistiti, medicati e ospitati dalla piccola comunità di Spotorno.

Oltre ai soccorsi portati dai pescatori nolesi con le loro piccole barche da pesca ai naufraghi caduti in mare, hanno accolto nelle loro abitazioni private, anche le più modeste, quelli che non hanno trovato posto nelle strutture pubbliche. Un comportamento che ha commosso i militari, i tecnici e le crocerossine che erano a bordo della nave inglese

Furono 89, invece, i cadaveri recuperati e portati nel piccolo cimitero di Zinola. Anche Tom fu salvato, il cagnolino mascotte del Transylvania caduto fuori bordo in seguito all’esplosione. Nuotò fino a riva. Stremato, ferito, fu accolto in una famiglia di Spotorno, con la quale visse tanti altri anni ancora.

Una lapide scolpita testimoniò, otto anni dopo, quella tragedia. La lapide venne poi abbattuta dai fascisti nel 1936, per protestare contro le sanzioni economiche imposte all’Italia dalla Gran Bretagna. Ma Spotorno non ha mai dimenticato.

La lapide è tornata al suo posto qualche anno fa. E grazie ai racconti dei vecchi, tramandati per generazioni, che narravano di un gigante spezzato che dormiva sul fondo del mare, oggi il Transylvania è stato ritrovato.

Alesben B.



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