Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Dopo il disastro si sono svegliati! Monesi in assemblea per non essere dimenticata


Monesi di Mendatica si è finalmente svegliata. Ci voleva l’alluvione, il disastro e l’evacuazione, danni per milioni di euro, per far ‘esplodere’ un’assemblea pubblica all’insegna della coesione, della pacatezza, della ricerca disperata alla ‘ricostruzione’ di strade e case danneggiate, alcune in modo grave.  E il pericolo di un ulteriore scivolamento a valle. Un messaggio, con la ragione e con il cuore, affinché lo Stato, attraverso le istituzioni, faccia davvero la sua parte anche verso gli ‘ultimi’. ULTIMA ORA: il presidente  della Regione Toti e assessori a Rezzo, sabato, ore 11; seguirà, alle 11,30, un incontro con i sindaci imperiesi dei comuni alluvionati. Era ora, è quanto avevamo auspicato, non per una passerella, ma per assumere impegni precisi e per solidarietà non di facciata.

Piero Pelassa, sindaco di Mendatica, alle prese con il dopo alluvione e bravo conduttore dell’assemblea a Pieve di Teco

E’ probabile che non abbia precedenti, almeno a memoria d’uomo, quanto è accaduto martedì sera all’Auditorium di Piazza Borelli, a Pieve di Teco, messo a disposizione dal Comune. Almeno in 200 hanno risposto all’invito dell’Amministrazione comunale di Mendatica e del suo sindaco, Piero Pelassa, che si potrebbe dire ha fatto ‘gli onori di casa’. Purtroppo non per un avvenimento di festa, ma per informare i cittadini, nel caso i proprietari di seconde case danneggiate da un’Apocalisse d’acqua e fango. Un confronto di idee, proposte, speranze, interrogativi. Una sorte maledetta si è accanita sulla ‘vecchia malga’ trasformata dagli anni ’60 in centro di vacanze estive ed invernali.

Con la ristrutturazione dei vecchi ‘tecci’, sono sorti, senza gran criterio urbanistico e conservazione della storia, alcuni edifici multipiano. Certo, non si è conservato e valorizzato come si può ammirare in centri montani dell’Alto Adige,  Val d’Aosta, Austria, Germania, la stessa confinante Francia. E Monesi non è l’unico esempio di terre pastorizie che hanno fatto gola ai costruttori edili modello riviera. E oggi, a pagarne le conseguenze, nel peggiore dei modi, sono i ‘turisti’ proprietari. Solo un forte terremoto avrebbe fatto più danni.

Il sindaco Pelassa che da artigiano idraulico ha imparato a tirarsi su le maniche a Palazzo Civico, che da quando eletto sta onorando la sua elezione con impegno, costanza, slancio, coerenza, disinteresse, ha parlato di una sciagura da cinque milioni di Euro, solo per la messa in sicurezza dell’area.  Il collega di Pieve di Teco, Alessandri, al suo secondo mandato, sulle spalle l’esperienza maturata sul campo, è stato eloquente ed esplicito: “Ho vissuto l’alluvione della nostra valle, non solo Monesi, anche Rezzo isolata per 9 giorni, Pornassio, Pieve di Teco, Armo; ebbene, tra le Istituzioni l’unico che ci è stato vicino è il prefetto. Dobbiamo essere sinceri, dire le cose come stanno. Di fronte ad una sciagura immane, di fronte a gente rimasta chiusa in casa come topi, occorre mantenere una mobilitazione continua, una pressione costante. Giornali e Tv presto si occuperanno d’altro. Se conoscete un giornalista, dal notiziario locale all’informazione nazionale, ebbene bisogna insistere. Se finiamo nel dimenticatoio non c’è speranza. Abbiamo letto che ad Amatrice, con un disastro ed una realtà maggiore della nostra,  non stanno dando un soldo….”.

Qui è il caso di dare notizie precise e non fomentare populismo a piè sospinto. E’ emerso che il 30 per cento delle persone che hanno richiesto i danni non avrebbe diritto agli aiuti. Si è scoperto l’esistenza di residenti fantasma. E’ stato un commercialista a segnalare alla Procura della Repubblica che molti moduli per accedere ai benefici dei terremotati sono stati compilati da cittadini domiciliati a Roma. Non solo, percepiscono già il contributo di ‘autonoma sistemazione‘ che non gli spetta e potrebbero entrare nelle liste dei moduli abitativi provvisori. Una truffa ai danni dello Stato, dei residenti veri e vittime del sisma del 24 agosto,  che si vedrebbero sopravanzare nelle graduatorie e nei risarcimenti dai furbetti del terremoto.

Emidia Lantrua vice sindaco di Mendatica: Siate fiduciosi faremo l’impossibile per far rivivere Monesi

L’Alta Valle Arroscia non ha fama di aver dilapidato quattrini pubblici. Il sindaco di Mendatica ha ricostruito con semplicità, efficacia e chiarezza espositiva, gli accadimenti in rapida successione. “Ho ritenuto doveroso informarvi, darvi conto della situazione. Anzitutto lasciatemi dire che per me è stata un’esperienza terribile, abbiamo fatto quanto era nelle nostre umane possibilità, senza perdere tempo. Dall’ordinanza di evacuazione e stato di pericolo, all’organizzazione delle ‘visite’ dei proprietari di case, dei tecnici, dei geologi.  Ho il dovere di ringraziare  i giovani, i ragazzi del mio paese che si sono prodigati anche  per 12 ore al giorno. Ringrazio il Corpo Forestale dello Stato, la protezione civile. Mi rendo conto che non è facile capire quello che sta succedendo nel dopo diluvio….”

Il nostro primo obiettivo, ha ricordato Piero Pelassa, è ottenere il finanziamento per sondaggi geologici e disporre di un quadro preciso di come sta evolvendo la frana. I geologi sono presenti in loco tutti i giorni, si sono confrontati con i tecnici della Regione. Sono stati installati ovunque si è ritenuto utile i fessurometri, a Piaggia  c’è anche un ‘sorvegliante’ a raggi infrarossi che permette di monitorare tutto il fronte frana.

Pelassa ha chiesto ai proprietari di munirsi di pazienza. ” Nell’immediato non solo non è possibile capire tutto ciò che vorremmo sapere, gli studi sono lunghi e laboriosi, ho l’esperienza di quanto già accaduto a Mendatica. Posso capire  la vostra rabbia, in qualche caso disperazione. Anzi, vorrei potervi dare buone notizie. Ho motivi comunque per essere fiducioso, con la Regione gli incontri sono stati  molto costruttivi”. C’è stata la visita ai comuni disastrati dell’assessore all’urbanistica Marco Scajola. Il presidente della Regione  Giovanni Toti ha fatto un’ispezione dall’elicottero con l’ex presidente del Consiglio, Matteo Renzi che, a Genova e poi a Savona, aveva assicurato “Non vi lasceremo soli….“.

La giunta regionale di centro destra, al completo, avrebbe meritato il plauso ad organizzare una ‘visita’, non solo formale, nei paesi alluvionati, dalla Valbormida alla Valle Arroscia. Si vedrà nell’immediato futuro l’impegno, le priorità per le emergenze. Ma anche la forza di pressione nei confronti del governo centrale. Proprio l’assessorato di Scajola (demanio e spiagge) da un anno si sta battendo, un giorno si e l’altro pure, siamo già sulla soglia dei 50 comunicati stampa dall’inizio dell’anno, nella ‘battaglia’ per le concessioni demaniali e da ultimo, proprio nei giorni del cataclisma d’acqua, l’erogazione di alcuni milioni di euro per il ripascimento degli arenili. “Abbiamo investito – ha chiarito Scajola quanto ci viene versato per le concessioni“. Che dire, se si aiutano gli stabilimenti balneari, forse è la volta che la montagna e l’entroterra avranno quanto meritano in un momento drammatico della loro storia.

Il sindaco Pelassa ha prospettato una soluzione  d’emergenza per la viabilità. Impossibile infatti raggiungere Monesi Vecchia e la Nuova Monesi, a sua volta, isolata e senza luce.  Anche qui l’insidia di una frana latente. Dall’alto della sorgente del Tanarello  si sono riversate tonnellate di detriti. Stesso scenario lungo l’invaso del Bavera che confluisce nel Tanarello. A quanto pare si è creato inizialmente un tappo che ad un certo punto è esondato, ha infranto la ‘diga’ che si era formata, e con una violenza inaudita ha corroso il fondovalle di Monesi Vecchia e in parte di Piaggia. L’unica arteria percorribile potrebbe essere il ripristino, nella stagione invernale, della provinciale da Viozene, Upega, Salse, Valcona, Piaggia. Anche l’Enel ha in programma un by pass, poi dovrà essere realizzata una linea ex novo.

Il cuore di donna, nella parole del vice sindaco di Mendatica, Emidia Lantrua: “Faremo di tutto per far rivivere la nostra, la vostra Monesi. Esisteva una frana quiescente, ma non ci siamo mai trovati di fronte a fenomeni di erosione importanti. Insomma, siamo stati colti impreparati e non certo per negligenza. Il problema maggiore è il dissesto geologico a bassa profondità. Un mostro che non è facile curare,  scoprire, certamente la vostra presenza così numerosa è per noi motivo di sprono, di sensibilizzazione  verso  gli organismi regionali e statali”.

Il geologo consulente del Comune di Mendatica, Roberto Macciò, ha detto  che l’area di Monesi Vecchia era conosciuta per la presenza di una paleo frana di origini imprecisate, così come accade in molte altre aree della Liguria. Ha aggiunto che di Monesi non esistono indagini geologiche. Si è dichiarato ottimista nell’arrivo di fondi  per sondaggi e carotaggi, c’è l’esperienza idrogeologica di quanto si è fatto a Mendatica.

In attesa della dichiarazione dello stato di calamità, la giunta regionale si riunirà, a quanto pare, il 16 dicembre per i primi provvedimenti urgenti. Tra le informazioni ai cittadini, i tempi per la consegna dei moduli di richiesta danni (27 dicembre). Per ora non è necessaria la perizia asseverata anche perchè la frana potrebbe muoversi ancora.

Alessandro Alessandri sindaco di Pieve di Teco è stato il più combattivo: Dobbiamo muoverci come una falange per non essere dimenticati anche dai media

Le conclusioni ? Siamo alla raccolta dei cocci ? La riunione volontaria di tanti cittadini che non hanno certo famigliarità con le manifestazioni di piazza, è stata un buon segno di compostezza, ragionevolezza, senza esasperazione e anche, da parte di tutti gli intervenuti, senza retorica e vena polemica. Una dignitosa reazione di cui le istituzioni devono tener conto.  E’ vero, ci sono state altre occasioni in cui le due Monesi avevano buoni motivi per  le barricate, proteste eclatanti. Basti pensare ai ritardi della prima nuova seggiovia, all’assurda imposizione dei funzionari, avvallatta dalla precedente giunta regionale di centro sinistra che pure ha fatto molto per l’entroterra imperiese, di vietare l’utilizzo della seggiovia al di fuori della stazione invernale. Motivo: tutela della fauna. Come se non fosse esistita per 40 anni la vecchia seggiovia che ha contribuito agli anni d’oro di Monesi e non solo. L’elenco dei torti, senza ribellione, subiti da Monesi potrebbe continuare. Ora il passato, la memoria storica serve per non sbagliare in futuro.

Il sindaco Alessandro Alessandri ha spronato a dare vita ad un comitato e aggiungere. ” Se non urliamo forte…, se non ci organizziamo…, se non ci muoviamo come una falange, altro che nuova viabilità a Monesi e ripristinare la vivibilità a Rezzo…. Se il caso di comitati facciamone anche due. Serve una mobilitazione permanente e organizzata”.

Monesi di Mendatica può annoverare l’Associazione Borgo Antico, con 25 adesioni e qualche delusione per il presidente Rinaldo Sartore anche quando ci si deve ritrovare per un pranzo conviviale.  Ora che è suonata l’emergenza e che coinvolge più o meno tutti, nessuno escluso, è giunto il momento  di essere coesi, uniti, determinati. L’Associazione è una realtà giuridica. Ha dato prova di impegno e slancio. E’ il momento di rafforzarla. Forse un Comitato non serve, alla luce di tante altre esperienze vissute spesso da comitati estemporanei. Vale pur sempre quel detto: meglio pochi ma buoni.

Luciano Corrado


L.Corrado

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