Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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La mia Valbormida senza felicità e sofferenza


Senza felicità e neppure sofferenza.

Dopo che la mamma e la nonna avevano detto NO, era come un laboratorio della mente che sfuggiva tra le dita e la tempesta delle parole indecenti o inconcludenti turbinava senza quiete apparente alla periferia di Plodio, un teatro della sofferenza che annichiliva i presenti gettandoli in vallate di paure e solitudine da Case Lidora a Montecala, un deserto del silenzio dove ogni parola era persa nello spazio sfinito da Cengio, a Saliceto, un luogo anacronistico per la contemplazione dell’assurdo che svuotava ogni pensiero di qualsiasi motivazione nei pressi di Bormiola e Dego

Una convergenza di fine corsa dove si pagava il biglietto senza aver corso sulla macchinina dell’otto volante verso Piana Crixia, una nicchia di decantazione mischiati alle scorie della spremitura oltre il Carretto, un limbo della decadenza senza felicità e neppure sofferenza nella strada sottana di Cosseria, una periferia obsoleta nel linguaggio impoverito che sfrecciava on-line sui quotidiani falsi alla vita di Altare…

Un circuito a spirali verso il binario morto in cui ogni destinazione portava nello stesso luogo dell’oblio nel sottopassaggio di San Giuseppe, una tasca semantica dimenticata in soffitta e inservibile perché mancante quando era utile verso Pallare, un pensiero assopito come in letargo della civiltà imponibile alle dichiarazioni periodiche di Millesimo, un canale di scolo per il troppo-pieno di tutta la Val Bormida.

Bruno Chiarlone Debenedetti


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B. Chiarlone

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