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Liguria e Basso Piemonte

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Diano Marina al voto e le ‘cattive amicizie’ con una formidabile promozione turistica


Rosy Bindi, Diano Marina, dopo la ‘ndrangheta spuntano le “cattive amicizie”… Il ‘caso Diano’ è stato ripreso dai maggiori quotidiani regionali e nazionali, da un centinaio di siti web. Che dire ? Sarà una formidabile promozione turistica ed immobiliare per chi vuole investire nella seconda casa ?

 

Ci pensa Matteo Salvini, l’unico politico nazionale che non si è risparmiato per i suoi candidati

E così Rosy Bindi è tornata all’attacco. Nell’elenco dei candidati alle comunali di Diano Marina non sono emerse persone “incandidabili”, ma nel documento ufficiale della Commissione Antimafia si legge: “Tuttavia, si rappresenta che risultano, con riferimento ad alcuni candidati appartenenti a più liste differenti, frequentazioni con soggetti gravati da precedenti penali e di polizia, nonché più specificatamente con personaggi riconducibili a storiche famiglie di ‘ndrangheta, come le famiglie Papalia e De Marte, in quest’ultimo caso anche con vincoli parentali. Tali circostanze, di per se stesse non necessariamente rilevanti, appaiono preoccupanti e degne di monitoraggio anche futuro, in ragione del contesto provinciale e del radicamento della ‘ndrangheta in Liguria come emerso dalle indagini citate.”

Insomma, secondo la Bindi bisogna tenere alta la guardia. I nomi di questi candidati con “amicizie pericolose” non vengono forniti, per il semplice motivo che non sono penalmente rilevanti. E meno male…. Resta il giudizio di fondo, sintetizzato nell’ormai famosa citazione di Rosy Bindi, secondo cui quella di Imperia sarebbe la sesta provincia calabrese. Come si può arrivare ad una simile affermazione? Basta leggere la relazione dell’Antimafia, di cui riportiamo ampi stralci. Eccoli: “Sono emersi, nel tempo, segnali di presenze ‘ndranghetiste in provincia di Imperia (locali di Ventimiglia, Bordighera, Sanremo, Taggia e Diano Marina), di Savona (Albenga, Borghetto Santo Spirito, Vado Ligure e Varazze), di Genova (omonima locale e locale di Lavagna) e di La Spezia (locale di Sarzana). L’importanza strategico-criminale della Liguria trova conferma anche nel fatto che sul territorio, secondo le risultanze investigative, sarebbero state istituite una camera di controllo e una di transito, ovvero di compensazione: la prima, si configurerebbe come una struttura intermedia, parzialmente autonoma, con la funzione di coordinare le locali che rispondono al “crimine” di Reggio Calabria; la seconda, avrebbe, invece, funzioni di raccordo con le realtà criminali della Costa Azzurra. È stato, infatti, rilevato come la zona di confine italo-francese e monegasca abbia costituito luoghi di elezione ove trascorrere periodi di latitanza da parte di esponenti della criminalità calabrese. Le emergenze investigative e gli atti giudiziari – in particolare l’inchiesta “Crimine”, coordinata dalla DDA di Reggio Calabria – hanno fatto emergere la presenza sul territorio del ponente ligure, nelle aree più specificatamente individuate di Ventimiglia, del sanremese e dell’imperiese, di una struttura complessa di ‘ndrangheta denominata “La Liguria”. Proprio nella provincia di Imperia è stato segnalato uno dei più alti indici di presenza mafiosa tra la regione dell’intero Nord Italia…. e sono stati individuati 57 affiliati di un sodalizio operante nei comuni di Ventimiglia, Bordighera e Diano Marina, in grado di condizionare l’operato di amministratori locali e di incidere sulle attività imprenditoriali, segnatamente svolte da quelle piccole e medie imprese che costituiscono il tessuto economico prevalente dell’intera area del ponente ligure. …..Attraverso l’assoggettamento ambientale l’organizzazione riesce ad operare per il raggiungimento delle proprie finalità sviluppando interessi in attività economiche (soprattutto nei settori dell’edilizia e movimento terra, guardiania, smaltimento dei rifiuti)” pilotando le scelte elettorali dei consociati verso candidati ritenuti utili al conseguimento dei propri obiettivi, “e realizzando vari tipi di vantaggi, talora apparentemente leciti ma viziati a monte dall’impiego del metodo mafioso”. La presenza e operatività dell’associazione nel territorio provinciale è, altresì attestata dai massicci investimenti operati nella zona da parte delle famiglie individuate come referenti ed esponenti delle cosche locali, documentati dai numerosi decreti di sequestro e confisca operati nei confronti di beni e attività riconducibili a soggetti identificati come appartenenti alle cosche mafiose.”

E Diano Marina come si collocherebbe in questa realtà? Proseguiamo la lettura: “In questo contesto territoriale si colloca il comune di Diano Marina che ha registrato, a partire dai primi anni 70, un flusso migratorio rilevante costituito in prevalenza da famiglie di origine calabrese, in gran parte provenienti da Seminara, comune della Piana di Gioia Tauro, tra le quali emergono alcuni nuclei di significativa levatura criminale, direttamente legati per vincoli di parentela e affinità a esponenti della criminalità di matrice ‘ndranghetista, protagonisti, nel corso degli anni, di una serie di episodi significativi sul territorio. In particolare è stata segnalata la presenza nel comune di soggetti imparentati o affini nonché in qualche modo collegati con esponenti delle storiche famiglie di ‘ndrangheta, quali quelle dei Di Marte, Papalia, Misitano, Tripepi e Surace.

Gli inquirenti sono giunti a formulare alcune ipotesi di reato sulla base di numerose intercettazioni. L’Antimafia scrive ancora: “Il pubblico ministero della D.D.A. di Genova riferisce di come dalle intercettazioni fosse “emersa l’esistenza di un “gruppo ristretto” (così come definito dagli stessi interlocutori) composto dal vice sindaco di Diano Marina, Za Garibaldi, dagli assessori Francesco Bregolin e Bruno Manitta e dall’amministratore unico della GM Spa...Domenico Surace viene poi descritto come in grado di orientare le dinamiche pubbliche e di avere il controllo delle attività sociali del comune dianese. Peraltro si è avuta conferma che Surace Domenico, pur non ricoprendo alcun incarico politico all’interno dell’amministrazione del comune di Diano Marina pare effettivamente il referente degli amministratori locali tanto da essere costantemente aggiornato sulle dinamiche del comune e da fornire direttive o consigli per la soluzione di problematiche […]”

Il risultato di tutte queste indagini è stato un rinvio a giudizio “multiplo”.

 

Za Garibaldi e Giacomo Chiappori brindano alla buona stella (da IL Secolo XIX)

“Il Gup del Tribunale di Imperia ha disposto il rinvio a giudizio a carico di Giacomo Chiappori, Francesco Bregolin, Cristiano Za Garibaldi, Bruno Manitta, Giovanni Surace, Domenico Surace, e Giovanni Sciglitano, per aver favorito, tramite l’elezione a primo cittadino di Chiappori, la nomina di Domenico Surace ad amministratore unico della municipalizzata G.M. Spa.

Secondo l’ipotesi accusatoria Giovanni Surace e il figlio Domenico Surace avrebbero dato pubblico appoggio alla lista capeggiata dal Chiappori alle elezioni del 2011, per ottenere la nomina di Domenico Surace ad amministratore unico della Gestioni Municipali Spa, società municipalizzata partecipata dal comune di Diano Marina. La GM Spa “è senza dubbio una struttura determinante per la politica e l’economia di quel territorio”, è evidente dunque che “il controllo della partecipata consente di gestire assunzioni, concessione di spazi per attività economiche e commerciali, nonché opere di manutenzione delle attività gestite (porto, spiagge, parcheggi), incidendo in maniera significativa sulla vita sociale del territorio”.

Parole che pesano come macigni. Ma non è tutto.

Chiappori risulta altresì rinviato a giudizio per tentato abuso d’ufficio (avrebbe cercato di “convincere” un vigile urbano a togliere la multa elevata nei confronti di un suo amico, non riuscendovi per la ferma opposizione dell’agente) e per finanziamento illecito a singolo parlamentare (avrebbe utilizzato mano d’opera pubblica per lavori “privati” nel suo campeggio)

Manitta Bruno deve rispondere inoltre di più fatti di peculato, ex art. 314 del codice penale e di falsità materiale in atto pubblico, ex art. 476 del codice penale.

Fin qui i documenti ufficiali. Certo, si potrebbe sapere qualcosa di più se si potessero conoscere tutte le intercettazioni effettuate, ma non è possibile, perché quando Chiappori fu intercettato era ancora Deputato, e la Camera ne ha vietato l’utilizzo. La “casta” politica non si tocca!

Concludendo, avere candidati inquisiti è certamente “scomodo”, ma i vari rinvii a giudizio non significano che gli imputati siano colpevoli: aspettiamo i processi.

Quanto alle “cattive amicizie“…. che dire? Non ne frequentiamo tutti, magari … a nostra insaputa?

Franco Bianchi



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