Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Accade al Secolo XIX, a La Stampa: il giornale delle novità ma c’è chi piange


Un terremoto senza precedenti nella storia dell’editoria ligure – piemontese. Una rivoluzione nelle redazioni di Torino, Genova, La Spezia, Chiavari, Savona, Imperia, Sanremo. Un uragano per edicolanti e moltissimi lettori delle pagine locali de La Stampa e soprattutto del beniamino Il Secolo XIX. L’esordio si annuncia nero, nerissimo, forse sbalorditivo. Tanto per cominciare perchè tutti zitti. Giornali, web, politici, sindacati, imprenditori, associazioni, ecc. C’è una ragione ? Io sono Belfagor, demonio del ponente dal 1967. Sarà per questo che l’editore del Dubai di questo mini blog mi ha affidato la trama del ‘film’: “Non parlo, non sento, non vedo. Figuraccia”.  Sarà una Caporetto ? Neppure con i petrodollari degli Emirati si è trovato finora un giornalista telecronista. Il compito è dunque di Belfagor. Ultima ora: il collaboratore Ansa del ponente ligure, Giò Barbera, ha lasciato RSVN, da febbraio è battitore libero per IVG, collabora con Riviera 24. Barbera è stato sostituito dal giornalista Ferdinando Molteni dello staff del sindaco di Savona. Direttore a titolo gratuito, anche per scongiurare la chiusura. E’ in arrivo, comunque, il nuovo ‘vero’ direttore.

La redazione di via Peleocapa dal primo di febbraio è stata chiusa

Gentili signore e signori avete la fortuna di ascoltare. Vivo soprattutto all’inferno, ma trasmetto dalla villa dell’antico Mulino che domina l’opulenta Baia del Sole, già prediletta da lord inglesi. Trucioli.it è stato il primo a rivelare il ‘piano segreto’ della Italiana Editrice Spa, sede a Torino in via Lugaro 15. (vedi….). Avevo divulgato, usando il verbo condizionale in ossequio alla prudenza, i probabili vertici in conseguenza della ancora riservatissima fusione delle redazioni del primo e glorioso quotidiano ligure e del primo, autorevole, quotidiano del Piemonte. E’ cosi accaduto che Graziano Cetara, 42 enne, genovese figlio di operai e della gavetta, da caporedattore del ponente ligure del Secolo XIX – Savona, Imperia, Sanremo – abbia assunto il comando delle due testate. Un ottimo, senza offese, generale – mastino, mai alla ricerca di ‘entrature’ con i poteri che contano di questa parte di Liguria. Aveva sostituito, al Decimonono di Savona, un gavettista che più gavettista non si può, Claudio Caviglia, classe 1963. Nel suo ‘regno’ in quel di Savona non ha guardato in faccia nessuno, ha menato a destra e a manca, se era il caso, con fiuto giornalistico. Oggi è capocronaca a Genova, posto difficile ed ambitissimo. L’ha raggiunto Maurizio Pellissone, classe 1959, nel cassetto una laurea, esordiente e scalata nella città della Torretta, poi un salto al comando della insidiosissima redazione di Sanremo, con competenza su Imperia, ora unificata alla sede imperiese de La Stampa, stesso discorso nella città dei Fiori. Pellissone  da  vice a Savona, spostato a vice in cronaca (Genova).

Graziano Cetara è il capo redattore delle redazioni del ponente ligure dopo la fusione tra Stampa e Secolo XIX

Bruno Lugaro, classe 1959, terzo ‘graduato’ della ormai ex redazione del Secolo XIX, dopo la fusione e approdato alla sede de La Stampa di Piazza Marconi, manterrà lo stesso ruolo, ma per due giornali, chiamato a sostituire, quando in corta, in ferie o malattie, il vice di Cetara, vale a dire il collega che era in forza alla redazione del quotidiano subalpino e che avevamo indicato: Paride Pasquino, classe 1966, savonese doc.  In effetti non risulta finora la nomina ufficiale di un ‘vicario’, poco importa.

Ha fatto le valige alla volta della redazione centrale di Torino (staff Italia) Stefano Pezzini, classe 1956, che sovrintendeva alle pagine ‘Riviera’ savonese ed era di fatto l’unica memoria storica dell’albenganese e del suo entroterra. Ha iniziato da corrispondente del Secolo XIX, poi alla Stampa, quindi alla redazione di Savona. Nel capoluogo subalpino incontrerà il savonese Massimo Numa, classe 1956, era stato corrispondente al Lavoro di Genova, in redazione a La Stampa – Savona, trasferito alla cronaca di Torino dove si è distinto; salito alla ribalta per le minacce di morte dei No Tav. A Savona, come anni fa avevamo scritto, fu protagonista di un sorprendente caso. Scrisse un libro, antesignano, sul traffico e business dei rifiuti,  delle discariche abusive, le indagini, le inchieste giudiziarie. Un giorno, prima di essere dato alle stampe, il ‘libro’ sparì e si seppe più tardi che un ‘angelo ‘ lo depose su una scrivania del palazzo di giustizia di Savona (anni ’90). Per La Stampa, Numa è pensionato, resta tra quelli che hanno un contratto di collaborazione biennale. Sempre in tema di ‘savonesi’ lascia la redazione de La Stampa di Torino. Fabio Pozzo, classe  1964,  e da genovese destinato alla redazione centrale del Secolo XIX. Per La Stampa era ‘specializzato’ nella pagine del marittimo e dell’economia affine.

Con la fusione dei due quotidiani, unica redazione a La Stampa di piazza Marconi

La fusione e la nascita Italiana Editrice ( presidente il rampollo Agnelli, John Elkann;  vice presidente Carlo Perrone, erede dell’ultimo giornale di famiglia in Liguria) ha creato pure dei pensionamenti. Parliamo della redazione di Savona. Da febbraio è in pensione  Gianluigi (Gigi) Cancelli, inizio da corrispondente locale, alassino, famiglia di esercenti. Invano gli abbiamo consigliato diete. Camperà cent’anni !  Sempre in conseguenza della fusione- unificazione ha lasciato la redazione La Stampa di Savona il cronista di giudiziaria Marco Raffa  (1961) del levante ligure, tra i colleghi recentemente eletti  nell’Associazione regionale (sindacato giornalisti). Aveva chiesto  Chiavari, destinazione La Spezia. O viceversa. A Savona tra i redattori resta l’inestimabile archivio, il panzer mite Claudio Vimercati (classe 1961), il ‘politologo’ Ermanno Branca (1965), il rivierasco alassino, Massimo Boero, lo sportivo Ennio Fornasieri.  Mentre  dovrebbe godersi la pensione Roberto Baglietto,  57 anni compiuti. Nel panorama quotidiano torinese il grande (letale ?) abbraccio Stampa – Secolo XIX segna la fuoriuscita dal campo dell’insuperabile (anni di comando nello stesso contesto geografico) Sandro Chiaramonti, fedelissimo ed autorevolissimo collega anche da pensionato. Rimasto per il ‘potere’ punto di riferimento sicuro e fidato. Al ‘padre nobile’ rimane un contratto di ‘marketing’ della Stampa e di conseguenza (?) del Secolo XIX, uniti nella neo società  editoriale.  Si sentirà la mancanza del paracadute Sandro? Prima di lui aveva raggiunto la sospirata pensione il simpaticone di Gianpaolo Carlini (1951), ‘primo cittadino’ della frazione Ferrania di Cairo Montenotte. Approfittiamo per salutare un giornalista galantuomo, mite e schivo, quale è Maurizio Fico (classe 1955) che da pensionato frequentava la redazione di Piazza Marconi quale collaboratore.  Scriveva anche pezzi  sulla diocesi e il vescovo di Savona – Noli.

Nell’estremo ponente, vale a dire imperiese, da San Bartolomeo a Ventimiglia, dove La Stampa ha mantenuto il predominio di copie e di lettori, nonostante la linea grintosa e graffiante impressa al Secolo XIX, per questo poco gradito all’élite dominante di affari & politica. Dimenticavamo le fratellanze  massoniche, peraltro attivissime pure a Genova e nel Savonese, dove a La Stampa, dicevamo, lo scettro della redazione unica (provincia di Imperia) è stato affidato a Fulvio Damele, classe 1958, tra gli ‘anziani’ del quotidiano torinese. Il suo vice proviene dal ‘seculorum’: Fabio Pin, 1959, e dire che lo ricordiamo ragazzino e birichino.  Poi Giulio Gavino (1967), Maurio Vezzaro (1961),  Enrico Ferrari  (1961). Aveva lasciato Gianni Micaletto(1958) ? Continua a firmare, per due. Da Imperia – Stampa alle redazione di Torino per Giulio Geluardi (1959), tra un annetto sarà a riposo e merita per il viaggio un onorevole rimborso spese.

Paride Pasquino capo servizio è il vice di Cetara dopo la fusione delle redazioni. dunque seconda nella scala di comando

Pilastri dell’unione fa la forza, in quel di Savona, il carro armato dei ‘buchi’ alla concorrenza, Giovanni Ciolina, tra i laureati, marito di un medico anestesista, alla quale raccomandiamo con ardore di imporre al maritino di riprendere le corse podistiche, garantiscono lunga vita e qualche notizia.  Segue uno degli ‘ultimi’ arrivati, un cognome famigliare, il segugio Alberto Parodi, fratello del compianto Maurizio. Il gentil sesso del redattori è rappresentato dalla affabilissima cellese Stefania Mordeglia, il papà comandante mi perdonò una marachella. Per la macchina della pubblicità è rimasto, pare non molto entusiasta, l’ottimo ‘procacciatore’ Marco Caruzzo, tanta fatica a Pubblirama, a Pubblikompass, abbastanza sfortunato da meritare un’eterna mostrina da soldato valoroso. “Sursum corda ” !

E’ rimasta solo la targa

Belfagor, re degli indemoniati, senza il permesso dell’emiro, chiede scusa a quanti sono stati tralasciati e meritano, ci rifaremo presto, questa volta si è dovuto procedere di corsa. Volevo intervistare i maestri del giornalismo ligure, Piero Ottone (‘Rivolgiti al mitico Luciano, vale a dire Angelini‘). Oppure Carlo Rognoni , direttore degli anni boom  delle vendite in edicola per il ‘monono’ (‘A Savona c’è un bravo scrittore, Mario, vale a dire Muda’). Entrambi prescelti non a caso per i corsi di aggiornamento dei giornalisti, non giornalai. Ed è proprio questi che voglio tirare in ballo. Ne abbiamo interpellato, solo dieci, del centro di Savona. Sapete cosa hanno il coraggio di dire? : ” Dalla fusione a rimetterci è Il Secolo XIX, avvertiamo un calo costante e il malumore dei lettori affezionati, forse il formato, forse la perdita dell’originaria identità. E’ probabile che alla fine La Stampa faccia piazza pulita ed Il Secolo XIX venda solo su Genova, dunque  grande ritirata. Magari  La Stampa diventerà un dorsale del Corriere della Sera, incluso il Piemonte”.

Tutto in fretta e manca la targa del Secolo XIX

Altre voci dicono che per il deus ex macchina della fusione editoriale,  Mario Calabresi, si aprirebbero le porte della direzione del Corrierone, per altri il TG1 Rai! Calabresi ci ha finora messo la faccia, era arrivato silenzioso alla redazione  del Secolo XIX di via Paleocapa, a Savona, poi in via Alfieri (La Stampa) a Imperia.  Ad altri che lo sostituiranno al vertice  della nuova editrice di Torino forse  l’ingrato compito dei giornali ‘panino’. L’unione fa la forza. Nella stanze del Secolo XIX pare che più di uno  sia stato colto, nel momento dei saluti, con le lacrime agli occhi, il magone. Rimasti prigionieri di un abbraccio mortale. Esagerazioni ? Leggiamo: ” Le novità vere verranno alla luce via via, con tante buone notizie. Abbiamo iniziato dal formato, da caratteri di stampa più chiari e leggibili, servono buone idee per progredire”. Grazie, grazie, più felici di così !  Non abbiate paura, sudditi del demonio, scrivete, scrivete le vostre opinioni. Nelle lettere, alla radio, alla posta del direttore, in tv. Intanto non vi risparmieranno l’inferno.

Bruno Lugaro capo servizio al Secolo XIX è il terzo nella scala di comando dopo la fusione delle redazioni

Belfagor

 

 

 

 

 

 

 

RICEVIAMO LETTERA  (1)

Le meraviglie della concentrazione editoriale: primi effetti dell’acquisto dell’editoriale La Stampa a spese del Secolo XIX

Per la verità i primissimi effetti sono stati i licenziamenti  dalla redazione del quotidiano subalpino, che hanno contrassegnato i mesi scorsi. Da parte sua  il direttore del giornale aveva assicurato che le redazioni locali sarebbero rimaste integre, coltivando il loro segmento di pubblico che era ed è diverso. Niente di più falso, altro che la riunificazione delle pagine  nazionali. Oggi  3 febbraio 2015 il buon Luigi Calabresi (in predicato per la direzione del Corriere della Sera, per  sostituire Ferruccio De Bortoli, la cui  testa e’ stata offerta da Marchionne al loquace toscano, per un articolo che  annusava nel governo un certo  olezzo di cappucci e grembiulini, usa cronisti di vaglia che pubblicano su entrambe le  testate (oggi sono ben tre) con 3 pezzi fotocopia,  il che significa un   grave  impoverimento della platea delle notizie e un ulteriore colpo al pluralismo ed alla categoria dei giornalisti. Era  meglio avere 2  redazioni in concorrenza oppure l’incombente uniformità della cronaca locale,  che potremmo definire “il decimostampa” ed  un assetto proprietario che comprende anche il corrierone ? Noi non abbiamo dubbi, ma a questo  punto e abbonamenti per leggere cose uguali ci sembrano veramente uno spreco di denaro e potrebbe aprirsi nuove praterie per l’informazione on line di qualità!

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RICEVIAMO LETTERA (2)

Dopo il pensiero unico, ecco il giornale fotocopia: effetti di una fusione che abolendo la concorrenza produce il monopolio dell’informazione!

Speravano in un abbaglio: tra il Decimonono e La Stampa ci fu il tempo della corsa alla notizia, giusto per dare “buca” alla concorrenza: il lettore poteva scegliere, ma chi ambiva ad una offerta più larga su quanto accaduto in città e provincia,optava per entrambi. Una volta la gara dei cronisti “Avversari” produceva più copie ed ampliava la platea dei lettori. Oggi non più: il quotidiano unico si chiama “stampa- secolo” oppure “decimo stampa” ed è il frutto dell’acquisizione da parte dei subalpini.
Che si sono mangiati i genovesi e tutti insieme appassionatamente rispondono a Fca, segnatamente al grande manager Marchionne, potente sostenitore del caro leader  Renzi. Insomma se un giornalista avesse in mente di parlare male o troppo dei principali dovrebbe essere dotato di grande sprezzo del pericolo ed avere un secondo mestiere. Insomma come su Repubblica, pagina ligure, è duro intrattenersi sul carbone ed i suoi sostenitori, cosi’ avverrà ed avviene anche sui giornali fotocopia che abbiamo cominciato ad apprezzare. Un piccolo esempio, tratto dall’edizione del 4 febbraio c.a.
Argomento: la centrale, autore un valente cronista proveniente dal Decimonono: cambia solo il titolo, pezzo identico, con un aggettivo di troppo che aggiunge un tocco in più: le emissioni di Tirrenopower su cui indaga la procura di Savona, sarebbero “presunte”. In genere si usa questo attributo come sinonimo di “supposto, opinato, congetturato, immaginato, opinato ritenuto,ecc.” Cioè come di cosa ipotizzata ma tuttaltro che provata. Ora chi abita a Vado Ligure, Quiliano. ecc. Può garantire erga omnes che i fumi (le emissioni) sgorgano dalle mega ciminiere dal lontano 1970 quindi non sono miraggi del deserto e di “presunto” non hanno nulla, parola di Massimo Gramellini che quando era piccolo gioiva alla loro vista, perché capiva che la famiglia lo stava portando al mare.
Quindi una semplice svista, ma che la dice lunga sul processo di allineamento in corso nelle redazioni locali, forse nella segreta speranza che anche l’inchiesta divenga “immaginata” e che cosi’ non venga meno l’inserzionista prezioso per i bilanci e verso il quale non si può,  né si deve eccedere, mai!

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