Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Liguria savonese tra metano e idrogeno


Tempi e scenari della transizione energetica in: Ecologia, Economia, Autonomia e Indipendenza.

di Giovanni Maina

E’ innegabile che i modello socio economico basato sulla energia da fonti fossili abbia migliorato la vivibilità globale, ad un livello relativamente elevato e diffuso tra i diversi strati sociali, sebbene in modo molto differenziato. Tuttavia dopo solo due secoli circa, l’intera umanità sta pagando il conto sul piano ecologico, consistente in un grave dissesto climatico e idrogeologico insostenibile.

Sostanzialmente il mancato rispetto dei cicli naturali, con l’utilizzo delle tecnologie più impattanti e meno intelligenti, ha condotto il mondo al limite del disastro ecologico irreversibile, insieme con un regresso socio economico generale. Nonostante tale situazione sia stata prevista dagli scienziati che denunciarono i limiti dello sviluppo sin dalla metà del Novecento, le nazioni più “progredite”, stanno sostenendo ancora oggi il modello delle fonti fossili e nucleari, responsabili della situazione estrema in cui viviamo.

Tutto ciò in pieno contrasto anche con il principio etico sostenuto nell’enciclica papale, di subordinazione dei tornaconti economici rispetto all’ecologia del pianeta. Di fatto in Italia, la transizione verde procede con troppa lentezza, rispetto al necessario, per mano di coloro che, contro gli interessi generali, tutelano quelli privatistici  degli enti che controllano le fonti fossili e le relative tecnologie.

Infatti il governo a rimorchio dei gas-petrolieri, ha scelto il GNL e il nucleare, investendo in queste filiere peggiorative del problema, da un lato oltre 10 MLD per un metanodotto Sud-Nord e per nuovi rigassificatori, mentre dall’altro prevede la costruzione di centrali nucleari anch’esse dal costo miliardario.

Inoltre, è noto che entrambi questi sistemi aumentano ulteriormente il costo dell’energia, che in Italia è il più elevato d’Europa e penalizza l’intero sistema Paese. Senza dimenticare che si prolunga lo stato di dipendenza dal mercato internazionale e si allontana sine die l’agognata autonomia. Obiettivo peraltro raggiungibile se si cambiasse il paradigma del sistema energetico, puntando alla filiera che fa capo all’idrogeno verde, ottenuto dall’acqua e prodotto da fonti sostenibili e rinnovabili.

LE VIRTU’ DELL’IDROGENO H2 verde- Il gas più virtuoso e abbondante dell’universo seppure in combinazione nell’acqua, è equamente distribuito e consente una disponibilità illimitata e poco condizionabile, che eliminerebbe i conflitti geopolitici dell’energia. E’ un vettore energetico facilmente accumulabile che non produce alcun inquinamento, e annullerebbe in gran parte, i gravissimi danni alla salute e all’ambiente.

Infine potrebbe essere decisivivo, per realizzare finalmente quella tanto auspicata svolta etica del modello energetico, grazie al fatto che il kw ottenuto dalla filiera dell’ H verde sia quello meno costoso e complessivamente più conveniente da tutti i punti di vista, poiché si ottiene da fonti gratuite ed eccedenti, sostenibili e rinnovabili: acqua, sole, vento.

D’altra parte il costo dipenderebbe solamente da quello di costruzione degli impianti e della loro manutenzione e gestione funzionale, quasi totalmente a beneficio del Paese.

Tali costi complessivamente sono molto minori di quelli, versati all’estero, per l’energia nucleare e il Gnl. A questi ultimi poi, si devono aggiungere i costi ingenti delle fonti, uranio e gas naturale, che sono totalmente a beneficio di enti esteri.

In sintesi, gli scienziati unanimemente sostengono che,  per superare definitivamente tutte le criticità globali indicate, e’ indispensabile realizzare al più presto, il sistema energetico dell’H2 verde, sia per la parte produttiva, che per quella dell’utilizzazione.

Peraltro si tratta della svolta strategica indicata dagli accordi internazionali e secondo le direttive dell’UE, la quale ha posto a disposizione dell’Italia fondi per oltre 3 MLD.

Nel savonese, questo progetto esemplare può essere fatto molto bene, poiché esistono le condizioni ambientali e infrastrutturali necessarie e le opportunità di utilizzazione favorevoli:

Un territorio in conclamato” stato socio economico depresso”, all’inizio di un percorso di transizione green, gravato da un sistema industriale impattante da superare.

Attraversato da 2 autostrade sv/to e ge/xxm congestionate dal traffico pesante e turistico nei week end.

Collegato da 2 line ferroviarie depotenziate verso Ventimiglia; e con velocità commerciale, turistica e per i pendolari dimezzata quella verso Torino e Alessandria.

Un sistema portuale a due poli sottoutilizzato poichè non direttamente collegato alla rete ferroviaria: ne quello per container/ traghetti di Vado, ne quello merci/ crociere di Savona.

Il trasporto merci tra i porti e lo scalo ferroviario, è effettuato con un treno navetta la cui locomotiva  diesel potrebbe essere sostituita da una a H prodotta da Alstom, ditta locale dichiaratamente disponibile all’operazione. Un sistema industriale con numerosi poli a grande rischio incidente ambientale e soggetto a un aggravamento connesso al programmato insediamento di un rigassificatore navale con accumulo a terra di gnl.

Rischio di compromissione; sia del nuovo progetto socio-economico-turistico-e di rinaturalizzazione e reindustrializzazione leggera, ecologicamente sostenibile; sia in parallelo, della rivalorizzazione del pregiato ambiente marino di livello internazionale.

Una centrale termoelettrica a forte impatto, prima a carbone e ora a metano, inserita nel progetto PNIEC di raddoppio a metano/ gnl. La quale secondo studi dell’UE, causerebbe danni alla salute e ambientali di 28 MLN annui, prima dell’ampliamento previsto.

Logistica infrastrutturale molto favorevole per le più iportanti utilizzazioni dell’energia pulita: decarbonizzazione ambientale mediane la graduale trasformazione a H della centrale di Vado; stazioni di servizio per la mobilità pesante, Tir e treni e in futuro navi, data la strettissima vicinanza di autostrada, stazione ferroviaria e porti.

GLI IMPIANTI DELLA FILIERA DELL’ H VERDE- Situazione è ottimale per la trasformazione della centrale di Vado dal metano all’idrogeno. L’eccesso di energia green disponibile, elemento fondamentale e prioritario, è garantito dagli impianti distribuiti sul territorio savonese, già funzionanti e cogestiti, dalla centrale termoelettrica, ora dotata di 2 turbogruppi da 400 mw a metano, a ciclo combinato con quello del vapore ottenuto dai gas di scarico, per elevare il rendimento al 60%.

Gli impianti che producono l’energia pulita per l’elettrolisi dell’acqua di mare per complessivi 126 mw, consistono in:

-18 centrali idroelettriche per 75 mw;

-20 pale eoliche per 50 mw;

Mentre sono in fase di installazione negli spazi della centrale, pannelli fotovoltaici per 1 mw. L’impianto di adduzione e scarico dell’acqua di mare è gia costruito e funzionante. Le attuali turbine possono funzionare con H fino al 30% nella miscela con il metano, come dimostrato da esperimenti effettuati.

INSTALLAZIONI EX NOVO NECESSARIE- Elettrolizzatori fino a 100 mw. Serbatoi di accumulo H in proporzione. Ulterioriore installazione di pannelli fotovoltaici. Serie di batterie al sodio di nuova tipologia industriale per accumulo. Lavori di collegamento e di modifica con gli impianti esistenti. Rete di collegamento per H prodotto in centrale, rispettivamente con:

-stazione di servizio su autostrada a 200 m.

-punto di ricarica per locomotive a idrogeno nella stazione ferroviaria di Vado.

-punto di ricarica per navi a H nel porto a 600 m. ( in tempi successivi )

INSTALLAZIONI DI 2° FASE- A fine ciclo di vita delle attuali turbine (2030 circa), sono disponibili quelle funzionanti con H al 50% tipo  Ansaldo, come quella già in funzione a Marghera (VE).

CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE- I costi dell’intera operazione sono certamente inferiori a quelli previsti per il rigassificatore Golar Tundra, ma soprattutto essa produrrebbe effetti positivi permanenti. Basti pensare ai risparmi e/o ricavi sicuri per sempre:

-28 mln di danni alla salute e ambiente, risparmiati ogni anno (centrale a regime 100 % H).

-risparmio dei costi milionari del metano gnl non consumato ogni anno.

Inoltre i risparmi ottenuti, a parità di ricavi per chi gestisce la centrale, possono produrre un ribasso delle bollette degli utenti serviti dalla centrale. Quindi il vantaggio si riperquoterebbe in modo ampliato su tutte le merci e i servizi, poichè il loro costo diminuisce della quota risparmiata dell’energia che serve per produrli. E’ il meccanismo che alla rovescia, ha mandato in crisi l’economia del paese. Dunque se la transizione a H verde venisse applicata a tutte le centrali a gas del paese, la vivibilità migliorerebbe sensibilmente in modo duraturo per tutti.

Giovanni Maina


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