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L’Olimpiade. Con mio padre trascorsi il pomeriggio in un bar ad Alassio


La prima Olimpiade, come il primo amore, non si scorda mai, soprattutto se la prima è stata quella di Monaco 1972, che credo abbia lasciato tanti ricordi in chi ha passato, o sta per passare, il traguardo dei sessant’anni.

di Willy Olivero

Intanto è stata la prima Olimpiade, almeno in Italia, a essere trasmessa a colori, a giorni alternati usando il sistema francese Secam e quello tedesco Pal. In un Paese dove da sempre ci si divide su tutto figurarsi se anche con l’avvento sperimentale del colore non ci  fossero due fazioni, anche se era un segreto di pulcinella che l’azienda aveva già firmato per il modello teutonico.

Le Olimpiadi venivano dunque trasmesse a reti unificate, che erano soltanto due, anche se nel nord si affacciava prepotente la TV Svizzera. Sul programma Nazionale perché i grandi eventi li trovavano spazio e sul Secondo, perché unico attrezzato per la diffusione a colori.

Mi ricordo che con mio padre trascorsi un pomeriggio in un bar di via Ferreri ad Alassio a vedere le gare di canoa e atletica e pazienza se i commenti erano più sulla tonalità dei colori che sulle prestazioni degli atleti.

Le Olimpiadi di Monaco sono state le prime in assoluto ad introdurre i promo perché già un mese prima la RAI faceva pregustare l ‘evento con una voce che su immagini di sport ricordava che per Monaco 1972 ben otto, dicasi otto, sarebbero state le ore giornaliere. Ma era giusto così perché allora i Giochi erano sacri e non un remake di Giochi Senza Frontiere dove si trova di tutto, arrampicata sportiva compresa.

Fu l’Olimpiade di Olka Korbut la ginnasta russa, pardon sovietica, che fece strage di medaglie e di cuori, ma anche la prima di Pietro Mennea che fu tra i protagonisti delle ore terribili al Villaggio Olimpico, assaltato da un commando di terroristi. Gia quelle immagini in bianco e nero con i cadaveri degli atleti israeliani e terroristi all’aeroporto di Monaco superarono i commenti sul colore. Furono le Olimpiadi della fuga dalla spiaggia: al pomeriggio si andava ad assistere alle gare nei bar vicino al lungomare o da qualche amico diventato poi nel mio caso un parente. Sono le Olimpiadi che più emergono in questa sempre più pressante Nostalgia Canaglia, adesso che Parigi sta per iniziare le sue due settimane. Gia Parigi dove il cerchio si chiude almeno per il vecchio cronista di provincia che ne ha visto tante, forse troppe e che ha il cuore troppo stanco per aspettare una nuova torcia che si accenda nel Sacro Fuoco di Olimpia. A presto, buon vento

Willy Olivero

 

 


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Guglielmo Olivero

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