Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Toirano negli occhi di un turista. Dalla descrizione ottocentesca di Goffredo Casalis a oggi


Goffredo Casalis (1), storico del Regno di Sardegna, nella sua monumentale opera “Dizionario geografico storico-statistico-commerciale degli Stati di S. M. il Re di Sardegna”, in cui ha descritto tutti i comuni del Regno, a proposito di Toirano scrive:

di Ezio Marinoni

La chiesa -parrocchia monumentale di San Martino

«TOIRANO (Turrianum), com. nel mand. di Loano, prov. e dioc. di Albenga, div. di Genova. Dipende dal magistrato di appello di Genova, intend., tribunale di prima cognizione, ipot. d’Albenga, insin. e posta di Loano.Trovasi in una ridente pianura a tramontana di Albenga, presso il confine occidentale del mandamento. Gli sono unite tre frazioni, cioè quelle di Braida, Barescione e Dari. È distante quattro miglia dal capoluogo di provincia, e due e mezzo da quello di mandamento. La principale strada ne è quella che di qua conduce al Borghetto, luogo lontano due terzi di miglio. Il torrente Varatella bagna questo comune: ha origine dalle montagne di Giovo e Bardineto: vi si scarica in esso il torrente Barescione: gli soprastanno varii ponti formati di cotto. Tanto il Varatella, quanto il Barescione sono fecondi d’anguille».

Dal tempo post-napoleonico sono cambiati alcuni riferimenti amministrativi. Nel 1815 Toirano viene inglobato nella provincia di Albenga del Regno di Sardegna, come stabilito dal Congresso di Vienna del 1814, e successivamente nel Regno d’Italia dal 1861. Dal 1859 al 1927 il suo territorio è compreso nel VII mandamento di Loano del circondario di Albenga, nella provincia di Genova; nel 1927, con la soppressione del circondario ingauno, passa per pochi mesi nel circondario di Savona e, infine, sotto la neo costituita provincia di Savona.

Ci troviamo nella Val Varatella, che prende il nome dal torrente omonimo e si apre in corrispondenza dei Comuni di Toirano, Borghetto Santo Spirito e Loano. A breve distanza si trova il piccolo paese di Balestrino (che nel tempo ha ceduto la borgata di Carpe a Toirano), abbandonato negli Anni Sessanta per un movimento franoso verificatosi fra il 1962 e il 1963 e riedificato a poca distanza.

In località San Pietro di Toirano sorge l’abbazia di San Pietro dei Monti (o in Varatella), fondata intorno all’anno Mille da monaci benedettini (nell’Ottocento già abbandonata e non menzionata dal Casalis). Una leggenda, affascinante ma priva di riscontri, racconta che da qui transitò anche l’apostolo Pietro. Dal piazzale dell’abbazia (in posizione dominante a 891 metri) e dal vicino monte Carmo si gode il panorama di tutta la costa. Ogni prima domenica di maggio vi si svolge la quinquennale processione. Dal 1313 l’abbazia passa ai Certosini, provenienti dalla Certosa di Casotto, in provincia di Cuneo. Il successivo trasferimento (1495) dell’ordine di San Bruno nel nuovo sito della clausura certosina, ubicato a fondovalle in prossimità di Toirano, provoca un lento e progressivo abbandono dell’abbazia sul monte.

Riprende il Casalis: «La maggiore ricchezza di questo paese si è quella che gli viene procurata dagli olivi: gli altri prodotti sono il grano, l’orzo, i legumi, gli aranci, i limoni, le pere, le mele, i fichi e le mandorle: i cereali che vi si raccolgono servono al mantenimento degli abitanti solo per quattro mesi dell’anno. Il fieno che vi si raccoglie mantiene approssimativamente 186 capi di bovini, 185 capre, 220 somarelli».

È una Liguria antica e quasi arcaica, che vive ancora di agricoltura e pastorizia, di allevamento e raccolta dei frutti della terra. Quanta distanza dal paesaggio che vediamo oggi, con l’agricoltura quasi scomparsa e la cementificazione selvaggia avvenuta negli anni del secondo dopoguerra, quando si costruiva ovunque e senza criterio o piani regolatori.

L’ultima parte di questa descrizione può aprire un piccolo mistero storico, riguardante le Grotte di Toirano. Leggiamo ancora un brano del Casalis: «Alle falde del monte Varatella esiste, nel vivo sasso, una vasta grotta, che è creduta la più bella di quante ve ne ha nelle riviere ligustiche. Prima di entrarvi si attraversa una piccola piazza, e si va nella casuccia di un eremita, che mette in un oratorio tutto formato dalla cavità del monte, lungo 82 palmi ed alto 45. In cima è la cappella con la statua di s. Lucia, onde ha il nome la grotta; indi non distante più che 25 palmi esiste una fonte d’acqua, che per mezzo di un canale scaturisce sulla piazza. Dopo la fontana, passando avanti, si può comodamente percorrere uno spazio di 1270 palmi, dopo il quale è forza, per proseguir oltre, di adoperare una scala. A pochi passi da questa grotta a mezzodì ve n’ha un’altra quasi della stessa elevatezza, ma di minore lunghezza: si trova in essa una sorgente d’acqua limpidissima. Quella di s. Lucia è piena di bellissime stalattiti prodotte dal carbonato di calce, che si separa dalle acque stillanti».

Il complesso turistico delle grotte di Toirano è stato aperto al pubblico nel 1953, pochi anni dopo la scoperta della grotta della Bàsura, avvenuta nel maggio del 1950 ad opera di un gruppo di toiranesi (tra cui Luigi Ferro, Dario Maineri, Andrea Nervi e Adolfo Zunino). Per una decina d’anni il percorso turistico si è limitato alla sola grotta della Bàsura, fin che nel 1960 viene scoperta la grotta di Santa Lucia Inferiore. Il collegamento delle due grotte attraverso un tunnel artificiale permetterà di ampliare il percorso turistico e organizzare un percorso a senso unico di circa 1300 metri attraverso le due cavità, con ingresso dalla Bàsura sul versante nord e uscita dalla Santa Lucia Inferiore sul versante sud ovest. La domanda è: a quali grotte si sarà riferito l’eminente storico del Regno di Sardegna, cento anni prima della loro scoperta? Quale grotta avrà visto, lui o il suo collaboratore? O si è avvalso soltanto di conoscenze e memorie locali, che probabilmente avevano già individuato, almeno in parte, il sito che oggi conosciamo e i turisti possono ammirare?

Concludiamo questo resoconto ottocentesco: «La chiesa parrocchiale, sotto l’invocazione di San. Martino vescovo, è di antica costruzione. Le principali feste sono quella che si celebra in onore del santo titolare, e quella che si fa in onore dei corpi santi: ad entrambe accorrono parecchi forestieri (…) Evvi un ospedale sotto il titolo di s. Lucia, che può ricoverare sei malati poveri. Il camposanto giace in sufficiente distanza dall’abitato, in riva del torrente Varatella».

Un primo edificio religioso sorge in epoca medievale, intitolato al vescovo di Tours; l’arcipretura di Toirano viene citata per la prima volta il 3 settembre 1235. La chiesa attuale viene riedificata sul finire del XVI secolo, inglobando parte dell’antica pieve, di cui rimangono tre colonne poste nella loggia antistante l’attiguo Oratorio dei Disciplinanti; sarà consacrata il 1º agosto 1609 dal vescovo di Albenga (oggi Diocesi di Albenga – Imperia), monsignor Luca Fieschi.

Sono arrivato a Toirano al tramonto di un pomeriggio di gennaio. La luce scarsa e radente le conferisce un grande fascino e aumenta l’impatto visivo di un borgo rimasto un angolo intatto di Medioevo, a partire dallo stemma incastonato nella pavimentazione stradale all’imbocco della zona pedonale (l’antica via centrale). Incontro quel che resta della Porta di Borghetto (o Portassa), del XIII secolo, memoria del tempo delle signorie e dei castellani.

L’affresco raffigurante San Martino, sulla facciata della chiesa parrocchiale, è molto scolorito e poco leggibile. Eppure, il suo mantello racconta secoli di preghiere ed implorazioni, di una fede a volte ingenua che sapeva dialogare con il soprannaturale, anche nella grande povertà di esistenze umane brevi e travagliate.

Nella stretta via G.B. Parodi, tra archetti pensili e antichi palazzi, al numero 37 sorge la Civica Università di Toirano, fondata nel 2005, con laboratori ispirati al pensiero artistico di Bruno Munari.

Cammino nel silenzio di queste stradine e penso che l’apparizione di una strega o di un folletto non mi stupirebbe, mentre un velo di foschia scende a sfumare i contorni delle architetture. A breve distanza dal mare, qui è già montagna, un territorio dove i miti e le leggende continuano a vivere, nella memoria storica o nelle ombre di un angolo inaspettato di strada.

Ezio Marinoni

Note- (1) Goffredo Casalis (Saluzzo, 9 luglio 1781 – Torino, 10 marzo 1856). Nel 1833 Carlo Alberto fonda la “Regia Deputazione sopra gli studi di Storia patria” permettendone l’accesso, fino a quel momento negato, agli studiosi. Grazie a questa nuova possibilità, nasce l’idea di raccogliere in un’unica opera tutte le informazioni su ogni singolo comune e villaggio dello Stato: un’impresa che assumerà il nome di Dizionario geografico storico-statistico-commerciale degli Stati di S. M. il Re di Sardegna. Se nel 1838 erano stati completati solo 3 volumi, nel 1855 i volumi pubblicati erano 26. Questa immane opera lo impegnerà per tutta la vita, e malgrado non avesse mai goduto di ottima salute, riesce a portare a termine l’impresa anche grazie alla collaborazione con Vittorio Angius. Goffredo Casalis muore un anno dopo l’ultimazione del suo “Dizionario”.

Una foto d’archivio durante le Giornate del Fai: Toirano da riscoprire

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