Lo scorso numero di trucioli Gianfranco Benzo ha scritto alcune riflessioni sulla ferrovia Ceva – Ormea (vedi….). Trucioli si era già interessato di argomenti ferroviari locali per non dimenticare, per informare anche i distratti. L’articolo, documentato, additava l’ultimo paradosso, con 125 anni di storia della tratta ferroviaria, prima in agonia, poi defunta, con qualche segnale di vita. Un’infrastruttura che doveva unire il Basso Piemonte con la Liguria di Ponente è al disastro, ma qualcuno ha deciso di fare il make-up ad alcuni sottopassi! Incredibile! Ora si stanno pure divertendo alle spalle dei valligiani. Pubblichiamo il commento di uno ‘storico esperto e studioso’ di tematiche ferroviarie del Nord Ovest, l’ing. dr. Roberto Borri. Lui batte il chiodo, ma i sordi non ascoltano.
Ancorché certe stuccature delle fughe possano rappresentare il levare la pagliuzza da un occhio trascurando la presenza della trave nell’altro, queste operazioni non hanno solo un valore estetico, ma anche funzionale, specie quando la muratura è portante e non solo di tamponamento o di finitura: infatti, proprio dalle fughe possono originare pericolosi fenomeni che, a lungo andare, potrebbero comportare seri danni strutturali.
Il ponte sul Tanaro, di cui sopravvivono solo le colonne, raffigurato nell’immagine, verosimilmente, dovrà essere ricostruito, al pari di quello su Via Vittorio Emanuele II a Garessio, tenendo conto dei dati idrologici aggiornati alle ultime piene e, quindi, con luci più ampie e maggiore altezza dell’intradosso, ma va da sé che l’operazione non possa prescindere da adeguata manutenzione dell’alveo, manutenzione che deve comprendere le necessarie pulizie, i dragaggi del fondo ed il ripascimento degli argini.
Quanto all’impiego della ferrovia della Val Tanaro, il favore del Biancheri nei confronti della linea della Val Roya è cosa nota e, peraltro, comprensibile, stante l’origine Intemelia di quell’Onorevole, senza contare i vantaggi derivanti dalla possibilità di collegare Torino con Nice.
Dal canto suo, la linea di Ormea, anche nella configurazione attuale, serve per collegare uno degli estremi meridionali della Granda con il suo Capoluogo di Provincia e con il suo Capoluogo di Regione, il che tanto basterebbe a giustificarne non solo l’esistenza, ma anche la programmazione di un servizio viaggiatori e merci adeguato: turismo e servizio ordinario non sono affatto antitetici, bensì l’uno complementare all’altro ed il treno turistico può tranquillamente solcare i binari di una linea oggetto di quelle migliorie atte a consentire l’effettuazione di treni ordinari più capienti e più veloci. Due sono le possibilità di collegare la Val Tanaro alla Riviera Ligure: una originante da Garessio, che, attraverso la Val Neva, raggiunge Albenga e l’altra, naturale prosecuzione della linea oltre Ormea, che, attraverso una galleria elicoidale sotto il Colle di Nava, impegnativa per contenere le pendenze entro valori amichevoli, raggiunge Pieve di Teco, località dalla quale raggiungere Imperia, con un traforo sotto il Colle San Bartolomeo è faccenda quanto mai banale, specie con i mezzi oggi offerti dalla tecnica moderna. Desta tuttavia scalpore che lungo la variante della linea costiera, aperta con il cambio orario del dicembre 2016, non sia stato realizzato nemmeno uno scalo merci, ad ennesima testimonianza di quanto e quale serbatoio elettorale sia il mondo del trasporto su gomma.
Roberto Borri