Trucioli

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Quando sarò vecchio…


L’adolescente Daniele Barbieri (74 anni e 11 mesi) ragiona su un libro dell’ancor più giovane Edoardo Boncinelli (82 anni almeno).

Per i miei 74 anni circa mi sono regalato l’ultimo libro di Boncinelli. Con auto-dedica: “così quando sarò vecchio, cioè ora, lo leggerò”. Mi scuso dell’inizio personalizzato ma questo agile saggio di Edoardo Boncinelli è molto centrato sull’individualità. «La nostra vita è unica in tutti i suoi aspetti […] per tutta la sua durata. Ci piace analizzarla, riassumerla e addirittura far finta di comprenderla».

Un bel libro: piacevolmente utile per chiunque di qualunque età. E’ centrato sul bisogno di conoscere, su «curiosità» e «stupore» sempre necessari. «Si invecchia quando non c’è nulla più da scoprire». L’ottantenne Boncinelli ricorda che «le ossa scricchiolano ma il cervello non si ferma». Nonostante, nel suo caso, il morbo di Parkinson: il quale però – entro certi limiti – può essere tenuto sotto controllo.

«Si vive una volta sola, senza preavviso e senza preparazione». Bisogna «amarsi un po’» anche se «la tarda età è strettamente legata alla percezione del dolore». I grandi e piccoli problemi vanno affrontati «come l’ultimo degli Orazi fece con i tre Curiazi: uno alla volta». Godersi il tempo libero e la calma anche se «tutto va di corsa oggi, anche l’ozio». Secondo certa morale cattolico-occidentale «l’orgoglio» è negativo ma «congratularsi con se stessi» spesso è giusto quanto necessario.

Molto da imparare o ricordare in queste pagine: dalla socratica «epimèleia heautoù» (cura di sé) alle metamorfosi del corpo (anche gusto e olfatto), dall’epocale passaggio dal «mondo del pressapoco» all’«universo della precisione» come riassunse il famoso libro di Alexandre Koyré. Ricordando, di sfuggita che «in greco antico sia l’arte che la tecnica si dicono téchne». Inquietante poi che «pensare» venga «dal latino pensum, che era la quantità di lana che le matrone romane davano da filare ogni mattina a una loro schiava».

Poche citazioni altrui – sì, Boncinelli è molto autocentrato – ma decisive: dall’ «accrescere l’animo ed esaltare l’intelletto» di Giordano Bruno ad Albert Camus, al «Palomar» di Italo Calvino e a «L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello» del neurologo-scrittore Oliver Sacks; includendo Norberto Bobbio e il Michel Foucault che ci invitava a «smettere di identificarci con la maschera per rivolgerci alla nostra interiorità», concetto che implica una presa di coscienza, tutto il contrario dell’adeguarsi alle favolette delle religioni organizzate.

«Cosa farò da grande è una domanda che mi sono posto spesso […] Persino adesso, avendo superato la soglia degli 80, continuo a chiedermelo» e dunque: «spero che questo libro dia una modalità per cercare dentro di sé il desiderio di vivere, di pensare e utilizzando i propri strumenti di progettare il futuro. Anche se stiamo parlando di anziani».

Fisico di formazione, biologo molecolare, psicoterapeuta, insegnante, biologo, traduttore dal greco antico e orgoglioso creatore di aforismi, Boncinelli con questo volumetto (92 pagine) non annoia un attimo. Ho un solo dubbio, tanto più forte in quanto l’autore scrive «nella mia vita ho incontrato quasi soltanto persone di sinistra». Saggiamente ricorda: «tempo e libertà si coniugano» ma «condizione essenziale è che si abbia qualcosa da fare». Però essenziale è anche avere quel minimo di serenità economica che la società classista nega a tante persone. Se lui può, come me, essere in vecchiaia al riparo dagli incubi peggiori è opportuno ricordare che purtroppo non è così per tutti. Il privilegio di «pensare» senza il «pensum» appunto.

 

 


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