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Finale L., vandalizzato maestoso pino marittimo. E grido dall’allarme in provincia dei Verdi


Incredibile e assurdo atto di vandalismo a Finale Ligure, in Regione San Bernardino. Ignoti hanno praticato fori nel tronco di un grande pino marittimo, rimpiti poi di sostanze tossiche. Proteste e proposte di sanzioni.

di Gabriello Castellazzi

Il pino marittimo sulla strada di San Bernardino

Continua a suscitare scalpore tra la popolazione l’attacco letale contro un bellissimo pino marittimo in Regione S. Bernardino di Finale Ligure. Per le modalità non si era mai vista realizzare una tale azione vandalica a danno del patrimonio verde pubblico Finalese. Si dice che a qualcuno avrebbero dato fastidio alcune radici affioranti in prossimità della pianta.

Un sollevamento di alcuni centimetri del manto stradale si verifica quasi sempre in prossimità di questo genere di piante (e potrebbe diventare a volte pericolo per chi transita) ma al difetto viene normalmente posto rimedio con un rimodellamento del manto stradale (spesa di poche centinaia di Euro) come viene fatto ovunque: nelle vicinanze proprio a Pietra Ligure, dove un gran numero di pini marittimi vegeta rigoglioso da molti decenni ai bordi delle strade, il manto di asfalto viene ripristinato (con la sorveglianza di un agronomo), e reso percorribile.

Invece a San Bernardino, sulla strada che porta alla rete di sentieri dell’ altopiano, alla base del tronco di un grande pino marittimo (che valorizzava da almeno cinquant’anni tutta l’area), sono stati praticati molti fori del diametro di almeno cinque centimetri, con successiva immissione di sostanze tossiche (oli combustibili e persticidi come dichiarato dall’Amministrazione Comunale) e questo è avvenuto certamente con il concorso di più persone.

Data l’entità del vandalismo, che ha richiesto per essere attuato l’utilizzo di macchinari pesanti, è impossibile che nessuno  della zona abbia visto o sentito nulla. La pianta sta oggi mostrando segni di grande sofferenza  (parte della chioma è ormai secca) (v. foto) e per alcuni il suo destino segnato. Il danno economico si aggirerebbe intorno ai 20.000 Euro e se la pianta dovesse essere abbattuta  lo sfregio al paesaggio sarebbe enorme, non quantificabile economicamente.

Il pino marittimo preso di mira a San Bernardino di Finale Ligure

A questo punto si attende un’azione decisa da parte dei Carabinieri Forestali e dell’Amministrazione Comunale per l’applicazione delle norme che regolano la gestione del verde privato e pubblico.

I danni biologici arrecati al patrimonio verde sono puniti con sanzioni amministrative pecuniarie ai sensi della L. 24/11/81 n.689 , quantificate in modo preciso secondo criteri elencati al titolo quinto del Regolamento Comunale (art. 14) per chi “provoca ferite o versa sostanze tossiche che provochino il disseccamento parziale della pianta o la sua morte”.

Lo sconforto e l’indignazione di tante persone per questo fatto si somma alle tante legittime proteste per il trattamento che viene riservato al patrimonio “verde” che, in tutta la provincia, va dal disboscamento scriteriato con utilizzo del legname per alimentare le “centrali a biomasse”, alle “potature selvagge”,  causa di malattie che segnano poi la vita delle piante.

Per questo è utile riaffermare la necessità del rispetto verso il patrimonio verde. E’ ben noto come ogni singolo albero contribuisca all’assorbimento di anidride carbonica  dall’atmosfera, producendo ossigeno vitale per tutti noi, migliorando il comfort ambientale, riducendo gli inquinanti dispersi nell’aria, proteggendo il suolo e,  dato che moltiplica la biodiversità garantisce rifugio e protezione a molti animali.

Più un albero è grande e il fogliame fitto, maggiori sono i benefici: l’ombra fa spendere meno energia per il raffreddamento delle case nel periodo estivo e  risparmiare sul riscaldamento (grazie all’effetto frangivento) nei periodi freddi.  Quindi grande attenzione anche alle potature: un problema forse meno traumatico, ma altrettanto importante, che vogliamo riprendere.

I pini lungo il Maremola a Pietra Ligure
Pietra ligure pini sulla strada per Tovo San Giacomo

Ci aiuta, per questo, Elisa Marmiroli, agronoma, laureata in “Tutela del paesaggio” presso la Facoltà di Agraria dell’Università di Bologna e autrice dell’ importante testo sulle procedure corrette da seguire per la potatura delle piante: “in Italia c’è un ritardo culturale tangibile. Parchi e alberi non sono considerati di valore. Siamo rimasti al concetto delle potature degli alberi da frutta, che si eseguono per aumentarne la produzione, trasferendole all’albero ornamentale che invece va gestito in modo completamente diverso. La capitozzatura non si deve più fare, va applicata una potatura adatta all’età e alle caratteristiche di ciascuna pianta, intervenendo solo sulla porzione esterna della chioma, conservando i rami primari e quelli interni. Si pensa, sbagliando, che fare potature più precise e attente sia più costoso; in realtà, la situazione è ben diversa perché ogni albero ha le sue esigenze particolari. Una programmazione porta a minori spese perché le capitozzature richiedono nuovi interventi in pochi anni, mentre potature ben fatte lasciano effetti di lunga durata”.

Il Ministero dell’Ambiente ha definito i “criteri ambientali minimi” per la gestione corretta del verde pubblico e tra le altre indicazioni ha precisato di “evitare la capitozzatura, la cimatura e la potatura drastica degli alberi”. Infatti le potatura sbagliate (per non parlare della capitozzatura) provocano stress alle piante, carie interne, crescita di rami deboli in prossimità del taglio, morte delle radici corrispondenti con conseguente instabilità dopo pochi anni, consente a parassiti e malattie di attaccare l’albero.

Al problema citato se ne associa un altro: il taglio sempre più frequente di alberi ad alto fusto che, pur rientrando secondo alcuni agronomi nella categoria di “rischio moderato” (quindi con obbligo di successivo controllo biennale secondo regole consolidate), vengono invece immediatamente tagliati e, quando va bene, sostituiti generalmente con pianticelle che porteranno i preziosi benefici solo dopo venti o trent’anni.

In conclusione, oltre alla giusta condanna degli atti vandalici, è utile ribadire come il verde urbano debba essere trattato con maggiore attenzione e cura per gli effetti benefici che ha sull’ambiente e sulla qualità della vita.

Gabriello Castellazzi – Europa Verde – Verdi finalesi


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